Strumenti e azioni nella didattica dell`italiano L2
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Strumenti e azioni nella didattica dell`italiano L2
Didattica dell’italiano L2: strumenti ed azioni a cura di Daniela Baroni C.T.P. Bussolengo – Tante Tinte Sportello di Bussolengo Percorso di formazione per docenti e mediatori culturali Marzo/Aprile 2008 1 “ La parola è la chiave fatata che apre ogni porta. Chiamo uomo chi è padrone della sua lingua.” (Don Lorenzo Milani) “Le parole sono come le uova, appena schiuse mettono le ali” (Proverbio africano) 2 Tra lingue e lingue Lingua materna Lingua nazionale Lingua straniera (LS) Lingua seconda (L2) Lingua uno (L1) Lingua di contatto 3 Tra lingue e lingue 1. 2. 3. 4. 5. 6. Lingua materna: è la lingua appresa per prima nell'infanzia. È la lingua che ognuno apprende, in modo naturale e spontaneo, dal contesto familiare in cui nasce e cresce. Per alcuni italofoni, ad esempio, la lingua materna è il dialetto e non l'italiano. Lingua nazionale: è la lingua che può essere diversa da quella materna e che costituisce il mezzo di comunicazione all’interno di una nazione. Ad es., l’italiano standard è lingua nazionale, ma non è la prima lingua dei dialettofoni e degli appartenenti alle minoranze linguistiche comprese entro i confini del territorio italiano (tirolesi, valdostani, ladini, ecc...) Lingua straniera (LS): è la lingua non presente nel territorio in cui essa è insegnata/appresa; ad es., l’inglese in Italia o l’italiano in Inghilterra. L’insegnante è fonte unica di apprendimento. Lingua seconda (L2): è la lingua diversa dalla materna. È la lingua che si apprende spontaneamente e/o attraverso lo studio vivendo all'interno del paese nel quale si parla questa lingua. Ad.es., l'italiano studiato a Verona o l'italiano studiato a Bolzano da un apprendente germanofono. Lingua uno (L1): è la lingua d’origine. Nelle comunità multilingue dove un bambino può passare dall’uso prevalente di una lingua all’altra, la Lingua 1 può riferirsi alla lingua che il bambino avverte come più in sintonia con lui. Lingua di contatto: espressione introdotta di recente per identificare meglio la situazione linguistica di tutti gli alunni di origine straniera che frequentano la scuola. 4 Apprendimento L1 e L2 a confronto CONDIZIONI Quantità di tempo Contenuti strutturati L1 l'apprendente ha maggior tempo a disposizione. L1 l'apprendente è esposto a lingua che occorre naturalmente. L2 l'apprendente ha tempo limitato. L2 all'apprendente viene offerto un INPUT selezionato e graduato. Errori L1 gli errori sono permessi. L2 gli errori sono evitati e corretti. 5 Apprendimento L1 e L2 a confronto APPRENDENTE Motivazione Conoscenze linguistiche L1 l'apprendente non ha L1 forte motivazione; comunicare è necessario precedenti conoscenze per soddisfare le necessità linguistiche. basilari. L2 le motivazioni sono deboli. L2 l'apprendente conosce già una lingua e potenzialmente trasferisce questa conoscenza pregressa nell’acquisizione della nuova lingua. Cultura L1 acquisisce norme culturali durante il processo di acquisizione linguistica. L2 ha già acquisito un insieme di valori di riferimento culturali. 6 La scuola: contesto misto dell’apprendimento La scuola, oltre che contesto educativo per eccellenza, è soprattutto un contesto in cui l’alunno straniero apprende spontaneamente e in modo guidato l’italiano (apprendimento misto). Quale italiano ? Nella scuola, l’alunno straniero si muove in uno scenario linguistico e motivazionale (condizione di migrante) molto complesso. L‘alunno straniero è un apprendente di italiano ma è anche un parlante della propria lingua di origine. L'alunno straniero non è un semplice apprendente di italiano L2, in quanto il contesto scolastico gli richiede di acquisire abilità e competenze in lingua superiori a quelle necessarie per la comunicazione interpersonale quotidiana. (Tali competenze sono molto simili a quelle richieste a un parlante nativo italiano). Per l'alunno straniero nella scuola, l'italiano non costituisce solo una L2, che va ad affiancarsi alla conoscenza della L1, ma si configura come italiano lingua di contatto: definizione nata per descrivere meglio questa competenza linguistico-comunicativa, dal carattere multiplo e più complesso, nella quale l'italiano è in contatto–interscambio continuo con la lingua d'origine. 7 Ruolo della L1 nell’apprendimento della L2 Per un alunno straniero è fondamentale apprendere l’italiano per un positivo inserimento e rendimento scolastico. Tuttavia, è altrettanto importante il consolidamento della lingua uno. Le parole danno forma ai pensieri: l`alunno straniero ha bisogno di una lingua FORTE capace di sostenere la sua attività di pensiero e la lingua più adatta a dare voce ai suoi pensieri e conoscenze è quella in cui ha una competenza maggiore, ovvero la L1. La prima lingua costituisce la base sulla quale costruire una lingua seconda: se le basi della lingua prima non sono solide, anche la lingua seconda non avrà buone fondamenta. “Il processo di imparare prima e seconda lingua sono interrelati e interdipendenti" (J. CUMMINS). Se interrompiamo il processo di acquisizione linguistica in una lingua, rischiamo di interromperlo in tutte le lingue. Impoverire o perdere la lingua d’origine significa perdere la possibilità di acquisire alte abilità in L2. 8 Ruolo della L1 nell’apprendimento della L2 Impoverire o perdere la lingua d’origine significa perdere la possibilità di scambi pieni di significato con i propri familiari. Significa anche perdere la possibilità di mantenere una relazione con la cultura d’origine per una rielaborazione continua della propria appartenenza e della propria identità. “SOLO SE SAI DA DOVE VIENI, PUOI SAPERE DOVE ANDRAI” Avere un buon rapporto con le proprie origini accresce l`autostima dei ragazzi e permette loro di avere successi scolastici. Pertanto, è importante prevedere attività che favoriscano il mantenimento e il rafforzamento della lingua 1 degli alunni stranieri. 9 Il concetto di plurilinguismo Nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue, il concetto di plurilinguismo poggia sull’idea che imparando una nuova lingua l’individuo sviluppa una competenza multipla e una personalità più ricca e complessa perché caratterizzate dall’integrazione di conoscenze: “chi apprende una lingua straniera o seconda e la relativa cultura non cessa di essere competente nella propria madrelingua e nella cultura ad essa associata. E la nuova competenza non è del tutto indipendente dalla precedente. L’apprendente non acquisisce semplicemente due modi distinti di agire e di comunicare, privi di relazioni reciproche. Chi apprende una lingua diventa plurilingue e sviluppa interculturalità. Le competenze linguistiche e culturali di ciascuna lingua vengono modificate dalla conoscenza dell’altra e contribuiscono alla consapevolezza interculturale, al saper essere e al saper fare. Aiutano l‘individuo a sviluppare una personalità più ricca e complessa, potenziano la sua capacità di apprendere altre lingue e promuovono la sua apertura verso nuove esperienze culturali ”. Da Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, La Nuova Italia/Oxford, Firenze, 2002 10 Cosa favorisce l‘apprendimento di una lingua ? IL CONTESTO (LA SCUOLA) UNA FORTE MOTIVAZIONE (ruolo del filtro psico-affettivo di Krashen) IL PRENDERSI CURA DELL’ALTRO: CURA DELL’ACCOGLIERE, DEL CONOSCERE E DEL DOCUMENTARE Il contesto non è sufficiente per favorire l’apprendimento di una lingua. È necessaria anche una forte motivazione, che determina una grande volontà di impadronirsi del sistema della lingua con cui si entra in contatto e una condizione di agio e di fiducia nell’altro. “SI IMPARA UNA LINGUA SOLO SE SI AMA QUELLA LINGUA !!!” 11 Come creare le condizioni per far sì che avvenga l’apprendimento ? AZIONI ESTERNE AL LABORATORIO: conoscenza a priori dello studente Identificare le caratteristiche socio – culturali dell'alunno (sentimenti, esperienze, saperi e conoscenze pregresse, ecc). Indagare sul vissuto migratorio del nostro apprendente. AZIONI INTERNE AL LABORATORIO (momento dedicato alla L2) Creare le condizioni di agio e fiducia nell’insegnante e nei compagni e curare la qualità della relazione che si instaura all`interno del gruppo e con l`insegnante. Verificare i dati raccolti. Identificare i bisogni dei ragazzi. 12 Competenze del docente: indagare i bisogni dell’apprendente Che tipo di studente è il nostro apprendente ? Che cosa lo spinge ad apprendere ? Che cosa interessa al nostro apprendente ? Qual è il suo stile di apprendimento ? Qual è la situazione linguistico – comunicativa dell’apprendente ? In quali ambiti si troverà ad agire, con che tipo di persone dovrà rapportarsi e quali situazioni dovrà fronteggiare ? Quali compiti dovrà eseguire e conseguentemente quali abilità dovrà sviluppare per agire con la lingua ? Che cosa ha bisogno di dire e di raccontare il nostro apprendente ? Da Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione, La Nuova Italia/Oxford, Firenze, 2002 13 Come procedere ? Bisogni e stili di apprendimento Approcci orientati all’azione Contenuti e obiettivi Le caratteristiche socio-culturali e l'ambiente comunicativo di riferimento dell'apprendente divengono il punto di partenza della programmazione didattica, il cui modello deve essere coerente con l'identificazione dei bisogni. Tutti coloro che operano nel campo dell'apprendimento linguistico sono tenuti a fondare il proprio lavoro sui bisogni, sulle motivazioni e sulle caratteristiche dei destinatari (stili cognitivi e affettivi), al fine di definire obiettivi concreti e realistici ed elaborare conseguentemente programmi e materiali adeguati al raggiungimento di tali obiettivi. 14 Il Quadro Comune Europeo di riferimento per le lingue straniere Modello operativo e Approccio orientato all’azione Il Quadro Comune Europeo o Framework rappresenta per gli insegnanti della scuola un modello operativo che offre indicazioni sul profilo formativo che si intende realizzare e una guida nel campo dell’apprendimento/insegnamento linguistico che definisce, per ogni livello linguistico, i contenuti (grammaticali, lessicali, funzioni comunicative e atti linguistici) e gli obiettivi del corso. Una caratteristica del documento europeo, di grande rilevanza nella pratica didattica, è l'approccio orientato all'azione: l'apprendente è concepito come attore sociale e la lingua come realtà dinamica strettamente connessa al suo uso effettivo, il cui elemento fondante è la sua dimensione sociale e interazionale. 15 Le competenze di chi apprende e usa una lingua Nel Framework si legge che le competenze di chi apprende e usa una lingua si dividono in: COMPETENZE GENERALI COMPETENZE LINGUISTICO - COMUNICATIVE Produrre frasi correttamente Usare la lingua per usi diversi e in contesti diversi 16 Le competenze generali LE COMPETENZE GENERALI consistono nel: sapere (conoscenze dichiarative: conoscenza del mondo e consapevolezza interculturale); saper fare (abilità pratiche e abilità interculturali); saper essere (atteggiamenti, motivazioni, valori morali, convinzioni, stili cognitivi); saper apprendere (imparare a imparare). 17 La competenza linguistico - comunicativa LA COMPETENZA LINGUISTICO – COMUNICATIVA comprende: il SAPER FARE LINGUA: le competenze linguistiche (competenza lessicale, grammaticale, competenza semantica, competenza competenza ortografica). competenza fonologica, il SAPER FARE CON LA LINGUA: le competenze sociolinguistiche (ovvero tutti quegli elementi linguistici che segnalano i rapporti sociali, le regole di cortesia, i registri verbali, le varietà regionali e gli accenti); le competenze pragmatiche (ovvero le funzioni comunicative e gli atti comunicativi: gli scopi delle risorse linguistiche). 18 I livelli di competenza linguistica - comunicativa Il Framework identifica 6 livelli : A1 (livello di contatto) A = Uso elementare della lingua A2 (livello di sopravvivenza) B1(livello soglia) B2 (livello progresso) C1(livello dell’efficacia) C2 (livello di padronanza) B = Livello intermedio: uso indipendente della lingua C = Livello avanzato: uso competente della lingua 19 Le abilità linguistiche Le abilità PRIMARIE Le abilità INTEGRATE • DIALOGARE • PARAFRASARE • RIASSUMERE • PRENDERE APPUNTI • SCRIVERE SOTTO DETTATURA • TRADURRE (da Paolo Balboni, Tecniche didattiche, Utet, 1988 ) 20 Le 4 abilità primarie Abilità di ricezione (o comprensione) ascoltare e leggere Abilità di produzione parlare e scrivere 21 Le piramide delle abilità P.S. (produzione scritta La produzione scritta è un'abilità che si sviluppa relativamente tardi e rimane a lungo instabile. P.O. (produzione orale) C.S. (comprensione scritta) C.O. (comprensione orale) La capacità di comprensione precede quella di produzione. Con i bambini dare priorità alle abilità audio-orali per poi sviluppare, in un secondo momento, la capacità di lettura e scrittura. 22 La fase del silenzio Nella fase iniziale di apprendimento di una lingua non materna, la componente orale occupa un ruolo privilegiato nella didattica linguistica. L’apprendente, tuttavia, non deve essere forzato a parlare: ogni studente di lingua seconda attraversa una fase, detta fase del silenzio, durante la quale egli rielabora gli stimoli esterni linguistici e socio- culturali assorbiti senza esporsi in una produzione autonoma. La fase del silenzio può durare pochi giorni, a volte, anche alcuni mesi. È difficile stabilirne la durata. I popoli asiatici hanno tempi più lunghi rispetto, ad esempio, agli ispanofoni o ai francofoni. 23 Tecniche glottodidattiche per lo sviluppo dell’abilità di ricezione (o comprensione) Ascolto autentico (o globale) e analitico Quesiti a scelta multipla, V/F, Griglie, Transcodificazione, Completamenti, Abbinamenti, Cloze o testo bucato, Dettato, Incastro o Puzzle linguistico di parole, frasi, porzioni di testo. Lettura autentica (o globale) e analitica Quesiti a scelta multipla, V/F, Griglie, Lettura rapida, Transcodificazione, Cloze o testo bucato, Completamenti, Inserimenti, Abbinamenti, Domande strutturate, Ricostruzione di testi. 24 Esempio di quesito a scelta multipla Leggi attentamente il seguente testo Gli alberi in città Gli alberi sono molto importanti per la montagna, per la campagna e per la città. Gli alberi ci aiutano a vivere meglio in città. Nelle città con tanti alberi, c’è meno rumore e più fresco. Per i ragazzi è anche molto bello avere tanti spazi verdi per passeggiare, giocare e incontrarsi con gli amici. Nel 1992 in Italia hanno fatto una legge per gli alberi e i bambini. Quando nasce un bambino o una bambina in una città italiana, si pianta un albero. Rispondi alle seguenti domane. Segna la risposta giusta con una crocetta. 1. Perché gli alberi in città sono importanti ? a) Perché ci danno la legna. b) Perché ci fanno stare meglio. c) Perché ci stanno gli uccelli. 2. Come sono le città con tanti alberi ? a) Più tristi. b) Più rumorose. c) Meno rumorose. 3. Che cosa si sente nelle città con tanti alberi ? a) Più fresco. b) Più caldo. c) Più vento (da M.C. Peccianti, Valutazione e certificazione delle competenze in italiano L2, MILIA, Modulo 15, IRRSAE, Genova, 1996) 25 Esempi di transcodificazione Consiste nel verificare o dimostrare la comprensione di un testo ricorrendo a codici diversi da quello linguistico. Esempi: • trasformare le informazioni di un testo in un disegno, grafico o diagramma, • mimare quanto si ascolta, • eseguire un ordine o un comando ricevuto, • Colorare o completare un disegno, • seguire un itinerario su una mappa di una città o di una regione. È una tecnica che può essere messa in atto quando il testo (orale o scritto) è usato per la comprensione globale e le risposte a domande inferenziali richiedono una competenza linguistica che la classe ancora non possiede. Naturalmente è possibile anche il percorso inverso: descrivere con parole quello che viene comunicato attraverso delle immagini, dei disegni o dei grafici. 26 Esempi di incastro L'incastro, o riordino o puzzle linguistico mira a ricostruire parole, espressioni o enunciati dati in ordine sparso in unità linguistiche superiori dotate di senso compiuto. La tecnica può essere usata a livello di: - parola - frase -> : riordinare lettere sparse per ricostruire le possibili parole; Esempio di incastro a livello di dialogo Es.: A O R M -> Roma, Omar, ramo, amor - Ciao Josè ! Di dove sei ? -> : riordinare parole singole in disordine (Frasi strapazzate); - Ciao Anna ! Come stai ? Es. studia - a - italiana. - lingua – Verona - la italiana a Verona) - Sono argentino di Buenos Aires. (Studia la lingua - paragrafo -> : riordinare porzioni di periodi o proposizioni disposti alla rinfusa: - testo ->: riordinare paragrafi posti in disordine - Molto piacere ! - Bene, grazie ! - Anna, ti presento il mio amico Josè. L’incastro può essere usato anche tra immagini o fumetti: ad esempio, riordinare secondo la corretta sequenza una serie di vignette o immagini, relative ad una storia o situazione, date in ordine sparso. Possibile variante è l’abbinamento delle battute relative alle diverse vignette date in ordine sparso. 27 Esempio di incastro con immagini (da G. Favaro, G. Bettinelli, E. Piccardi, Insieme, La Nuova Italia, Firenze, 2000) 28 Esempi di abbinamento Analoga all’incastro è la tecnica dell’abbinamento o matching. Agli studenti vengono proposte due o più colonne di parole o frasi o di parti di frasi in ordine sparso: essi dovranno abbinarle secondo un criterio logico o linguistico. Come per l’incastro funzionare a livello di: anche l’abbinamento Abbina ogni aggettivo al suo contrario : Aggettivo Contrario 1. giovane a. salato 2. alto b. amaro 3. moderno c. corto 4. dolce d. antico 5. lungo e. vecchio 6. insipido f. basso può • parola: (abbinare coppie o gruppi di parole che abbiano una qualsiasi relazione) • frase: (parti di frasi date in ordine sparso sono riunite per ricostituire le frasi di partenza). • testo/immagine: (collegare una serie di immagini ai nomi o alle descrizioni corrispondenti) 29 Esempio di cloze (testo bucato) guidato Leggi attentamente il seguente testo Io sono Pippo il pipistrello, ho le ali e non sono un uccello. Mi piace abitare dentro le grotte, mi faccio vivo soltanto la notte. Perché di notte mi chiederete: perché al rumor preferisco la quiete. E quando il cielo comincia a schiarire, vi lascio il “buon giorno” e vado a dormire. Il procedimento CLOZE (cloze procedure), consiste nella cancellazione da un testo di alcune parole a intervalli regolari (solitamente intervalli compresi fra le 5 e le 10 parole) e nella successiva reintegrazione da parte dell'allievo delle parole cancellate o di altre di significato e funzione equivalente purché accettabili in quel contesto. È una tecnica che non solo riproduce i meccanismi che di solito si mettono in atto quando si ascolta o si legge, ma abitua anche a fare attenzione a quegli elementi che in un testo aiutano a fare previsioni e congetture. In questo senso il cloze risulta essere un efficace strumento di guida e di verifica della comprensione di un testo. Adesso completa questo testo che parla dei pipistrelli. Scegli le parole fra quelle che sono in fondo al testo, chiuse fra parentesi. I pipistrelli hanno le ___________, ma non sono __________. I pipistrelli stanno tutto il _______ chiusi ed escono solo di ____________. Preferiscono uscire quando è___________ perché non gli piace il __________. Appena spunta il__________, i pipistrelli vanno a dormire dentro le __________. (sole – gallo – notte- uccelli – camere – rumore – giorno – grotte – farfalle – ali – buio) (da M.C. Peccianti, Valutazione e certificazione delle competenze in italiano L2, MILIA, Modulo 15, IRRSAE, Genova, 1996) 30 Tecniche glottodidattiche per lo sviluppo dell’abilità di produzione Produzione orale libera e guidata Parlato faccia a faccia monodirezionale (descrizioni di immagini, racconto di un’esperienza personale o di un film o di un libro, Narrazione); Parlato faccia a faccia bidirezionale ( Role Play, Intervista o conversazione guidata, Dialogo, Discussione) Produzione scritta libera e guidata Scrittura libera (Composizione, Saggio, Poesia, Canzone, Scrittura creativa, Domande aperte); Scrittura guidata con traccia o micro–testi (scrivere lettere o e.mail, dare istruzioni o indicazioni, compilare moduli, domande chiuse); Riscrittura, Completamento, Riempimento, Sostituzione, Transcodificazione, Cloze. 31 Tecniche glottodidattiche per lo sviluppo della metalinguistica e del lessico Metalinguistica Cloze o testo bucato, Completamenti, Trasformazioni, Sostituzioni (per la fissazione e il reimpiego delle strutture grammaticali), Frasi strapazzate, Trova l’intruso, Caccia all’errore, Inclusione o Esclusione, Riscrittura, (per una riflessione sulla lingua). Lessico Spidergram, Associazioni logiche, Giochi di memoria, Giochi di parole, Filastrocche, Canzoni, Trova l’intruso, Abbinamenti, Inserimenti, Transcodificazioni (per l’ampliamento, la fissazione e la revisione del lessico). 32 L‘apprendimento attraverso una metodologia ludica Una metodologia ludica attribuisce al gioco un valore strategico nel promuovere lo sviluppo globale dello studente. Attraverso il gioco, infatti, si assumono e si rielaborano i dati della realtà, si espandono e si organizzano le conoscenze in un continuum dinamico che vede lo studente protagonista del proprio percorso formativo. 33 Tecniche ludiche Le tecniche ludiche sono didatticamente utile ed efficaci in quanto: non sono ansiogene perchè sono percepite come divertenti, stimolanti e realizzabili; consentono l’uso di alcuni oggetti tipici dei giochi: dadi, carte, gettoni, mappe, schemi, griglie, percorsi, oggetti vari; danno la possibilittà di muoversi, di fare, ma anche di cantare, di memorizzare rime e filastrocche, di assumere ruoli diversi, di drammatizzare, di risolvere problemi, di giocare con la lingua, di ampliarne il lessico, di esercitarla e usarla per comunicare in modo autentico, significativo e creativo nei più diversi contesti; permettono la conoscenza, il rispetto e l’applicazione di regole, dalle più semplici alle più articolate prevedono l’organizzazione della classe in coppie, gruppi, squadre, promovendo così l’interazione fra gli allievi e facilitando la cooperazione e l’integrazione nel gruppo; 34 Tipologia di attività ludiche 1. Giochi di memoria 5. Memory, Catene 2. 3. 1. Cruciverba Giochi tradizionali 1. Crucipuzzle Bingo o tombola, Battaglia navale 2. Crucintarsi Giochi a indovinare Gioco dei mestieri, Identikit Indovina il personaggio misterioso 4. Giochi di parole Giochi su percorso 1. Gioco dell’oca 2. Caccia al tesoro 2. Anagrammi 3. Crittogrami 4. Rebus 5. L’impiccato 6. Acrostici 6. Conte, filastrocche, canzoni 7. Giochi di simulazione 1. Role-play 2. Drammatizzazioni 35 L’approccio comunicativo L’approccio comunicativo è un modello o visione glottodidattica che pone come obiettivo del processo di apprendimento/insegnamento di una lingua la competenza comunicativa e quindi la pratica comunicativa. Nell’approccio comunicativo, l’insegnante è il regista del processo di acquisizione di competenze linguistiche; lo studente, invece, è l’attore. Il Framework sostiene fortemente l’approccio comunicativo. 36 Aspetti dell’approccio comunicativo 1. L’approccio comunicativo si dirige innanzitutto alla lingua d’uso e non alla grammatica o alla struttura formale della lingua. 2. Non c’è ossessione per la correttezza. 3. La progressione non è basata su temi grammaticali ma su argomenti che esprimono contenuti. 4. Uso di materiali autentici, in modo da permettere all’apprendente di venire a contatto con una lingua più vicina a quella usata dai nativi e facilitare così le eventuali e possibili interazioni con parlanti madrelingua. 5. Il discente è posto al centro del processo di apprendimento/insegnamento. La GRAMMATICA nell’insegnamento dell’italiano L2 Studi più recenti, tuttavia stanno evidenziando l’importanza della riflessione linguistica e grammaticale accanto alla pratica comunicativa e tali studi sembrano suggerire una didattica bilanciata in cui all’interno di un approccio prevalentemente comunicativo ci sia spazio per la riflessione grammaticale, in special modo sulle strutture più complesse. 37 Che cosa è l'errore ? L’errore è dovuto a strategie di apprendimento: lo studente formula ipotesi sulla lingua straniera. L’errore è dovuto alle influenze della lingua di partenza. L’errore si crea per eccessiva vicinanza (transfer positivo) o per eccessiva lontananza (transfer negativo) alle regole di derivazione della lingua di partenza. L’apprendente tende a trasferire nella L2 le caratteristiche formali della L1, le quali influenzano la L2 a tutti i livelli (lessicale, fonologico, morfosintattico e semantico). L’errore è dovuto agli aspetti particolari della lingua da apprendere (ipergeneralizzazione, semplificazione, ipercorrettismo). 38 Le interferenze della L1 sull’italiano L2: alcuni esempi. Fenomeni a livello fonetico - fonologico Tendenza a trasferire categorie fonetiche da L1 a L2 o difficoltà a sviluppare categorie fonetiche nuove. Esempi: arabofoni /p/ > /b/; difficoltà a riprodurre i suoni ci, ce, ghi,ghe,gn e le vocali /e/ - /o/ (che non esistono nella lingua araba); non esiste la punteggiatura, l'accento e l'apostofo. ispanofoni /v/ > /b/ - /gl/ > /ll/; sinofoni /r/ > /l/ - /b/ > /p/ aspirata – /d/ > /t/ aspirata - difficoltà a riprodurre il suono /d/ In molte lingue (russo, romeno, portoghese) non esistono le doppie. 39 Le interferenze della L1 sull’italiano L2: alcuni esempi. Fenomeni a livello morfologico: Le influenze dipendono molto dal grado di morfologizzazione delle due lingue L1 e L2. Esempi: sinofoni: l’italiano è una lingua flessiva, il cinese è una lingua isolante cioè priva di flessioni (non esiste il genere maschile e femminile, non esistono i plurali); non esiste la categoria dell’articolo. romenofoni: lingua flessiva ma l’articolo determinativo si trova alla fine della parola. slavofoni: lingua flessiva ma non esiste l'articolo. Il participio passato concorda sempre con il soggetto. 40 Le interferenze della L1 sull’italiano L2: alcuni esempi. Fenomeni a livello di sintassi: 1. Strategie di semplificazione. Esempi: arabofoni e slavofoni: omissione della copula o sovraestensione dell’infinito. 2. Interferenza della L1 su L2 ( distribuzione delle parole all’interno della frase o difficoltà nell’uso dei tempi). Esempi: arabofoni: costruzione della frase VSO sinofoni: esistono pochissimi connettivi, le localizzazione spaziali e temporali vanno a sinistra del gruppo verbale. 41 Il contributo di Corder Tra l’INPUT e l’OUTPUT c’è di mezzo l’INTAKE. Il dato in entrata. La lingua che dà l'insegnante. Il dato in uscita. Tutto ciò che il discente produce, sia oralmente che per iscritto. È quella parte dell’input a cui l’apprendente presta attenzione. Ciò che viene elaborato e trattenuto perchè non si imita o si riproduce un dato ma si seleziona e si ri elabora. Solo una volta interiorizzato, l’input si trasforma in intake ovvero in acquisizione !!! 42 Elaborazione interna (KRASHEN) fattori emotivi input linguistico filtro prima lingua età organizzatore monitor (elaborazione linguistica non consapevole) (elaborazione linguistica consapevole) esecuzione verbale del discente Modello di Krashen (Teoria innatista): l’apprendimento linguistico risente sia di fattori ambientali esterni che di fattori interni all’apprendente: ovvero il filtro, l’organizzatore (meccanismi mentali subcoscienti) e il monitor (meccanismo cosciente). 43 Il contributo di KRASHEN Il filtro affettivo è un blocco mentale che agisce impedendo di utilizzare a scopo di acquisizione gli input linguistici offerti dall’ambiente, anche nel caso in cui questi siano comprensibili. Identifica lo stato emozionale dell’apprendente; è la sua motivazione, la sua determinazione nel processo di apprendimento della L2. Quando il filtro affettivo agisce l’input non si trasforma in intake. Creare una situazione di agio e di apertura verso l’apprendimento per abbassare il filtro affettivo. Il monitor indica il controllo che l’apprendente attiva nel processo di apprendimento. È un dispositivo mentale consapevole che controlla la correttezza di ciò che si dice richiamando alla mente le regole che si sono imparate. Per poter attivare il monitor, l’apprendente deve conoscere la regola, avere il tempo di applicare la regola e di elaborare i dati Rinforzare l’input se si verificano ricorsivamente gli stessi errori. L’esposizione alla lingua di per sé non è sufficiente per assicurare l’acquisizione automatica di una lingua. L’acquisizione di una lingua avviene attraverso un INPUT di poco oltre il livello di competenza acquisita; ovvero attraverso un INPUT + 1, dove l’input rappresenta il dato già acquisito e 1 l’informazione nuova Privilegiare un’esposizione globale alla lingua per poi procedere in un secondo momento all’analisi degli elementi oggetto di riflessione. (Rendere l’input comprensibile attraverso attività di pre-ascolto o pre-lettura: elicitare le conoscenze pregresse dell’apprendente). 44 L’interlingua “È un sistema linguistico provvisorio, di mezzo, in continua evoluzione, perchè dipende dalla risposta dell’apprendente, che è indipendente sia dalla L1 che dalla L2. È un sistema governato da regole che indicano la formulazione di ipotesi del discente.” (Teoria dell’interlingua, Corder, Selinker, 1972) “L’interlingua rappresenta la storia dell’apprendimento come successione coerente e sistematica di diversi stadi di interlingua dotati di una loro grammatica interna”. (Anna Giacalone Ramat) L’interlingua è ottimo strumento per verificare se uno studente avanza nello studio della lingua straniera. 45 Le fasi di acquisizione di una lingua: gli stadi dell’interlingua. Tutti gli individui, quando imparano una seconda lingua, acquisiscono certe aree importanti della grammatica secondo un ordine sequenziale. Se è possibile prevedere le sequenze di acquisizione di una lingua 2 da parte di un apprendente, non è invece possibile prevederne i tempi di acquisizione. Es. Sequenza del sistema verbale italiano (della temporalità) presente/infinito > (aux) + part. pass. > imperfetto > futuro > condizionale > congiuntivo (Da A. Giacalone Ramat, Verso l’italiano, Percorsi e strategie di acquisizione, Carocci, 2003). 1° stadio dell’interlingua: non esistono mezzi morfologici per esprimere la temporalità. Si usa una forma unica del verbo (Guarda; io mangia pizza ) 2° stadio: compare l’azione passata o conclusa (participio passato) 3° stadio: differenza tra eventi passati ed eventi duraturi. Appare l’imperfetto. 4° stadio: appare il futuro, il condizionale e il congiuntivo. 46 Dove, quando e come correggere ? Lavorare sull’interlingua dello studente: registrare e/o trascrivere le produzioni orali e/o scritte degli alunni: operazioni utili per lavori di autocorrezione/revisione della lingua o per lavorare sul passaggio dall’oralità alla scrittura. Far assumere all’apprendente il ruolo di detective alla ricerca degli errori: l’apprendente agisce e diventa attore. Prevedere momenti di auto-correzione e auto-valutazione individuali o di gruppo. Insegnare una strategia di revisione (aiutare a snidare gli errori; chiedere agli alunni di correggerli; auto-domande: è la parola giusta ? è scritta bene ? e l’accordo è corretto ? Editing (revisione tra pari). 47 Per riassumere…alcuni suggerimenti pratici 1. Individuare e programmare i temi e i contenuti più adatti al percorso che si intende compiere con il singolo alunno o la classe del laboratorio. Sviluppare e programmare le attività. 2. Portare alcune delle attività del laboratorio di italiano L2 nella classe oppure individuare delle attività adatte sia a studenti stranieri che a italofoni. 3. Privilegiare l’uso di materiali autentici/originali (attività, esercizi, piccoli testi). Vanno bene le fotocopie o le schede scelte da manuali diversi ma anche materiali nuovi appositamente creati per l‘alunno o il gruppo o prodotti dagli alunni stessi. (pezzi di narrazioni, elaborati scritti, ecc). 4. Dedicare alcuni momenti dell’attività didattica alla valorizzazione della L1. 5. No all’uso della grammatica tradizionale. Presentare la lingua, non spiegare la grammatica. Sì a momenti di riflessione grammaticale nei quali l'alunno si pone come detective sulle tracce delle strutture della lingua italiana. 48 …alcuni suggerimenti pratici 6. Utilizzare il dispositivo della narrazione. Partire da una situazione lontana da sé (neutra) per arrivare ad una situazione vicina a sé (soggettiva – intima) per costruire le condizioni di agio e la fiducia per raccontare di sé. 7. Lavorare con e sull’interlingua dello studente. Registrare e/o trascrivere le produzioni orali e/o scritte degli alunni per attività di auto-correzione/revisione o per lavorare sul passaggio dall’oralità alla scrittura. 8. Curare lo spazio di lavoro in modo tale da creare un ambiente accogliente e di agio e perciò più favorevole all’apprendimento. Rompere lo schema classico dei banchi. 9. Utilizzare il dispositivo del gioco, soprattutto con i bambini: la maggior plasticità celebrale e il basso filtro affettivo, insieme alla spiccata immaginazione e creatività possono avvantaggiare i bambini nell’apprendimento di una lingua. 10. Con i bambini è bene dare precedenza alle abilità orali, insistere molto sull’ascolto e sul dialogo, tenere conto della loro plasticità fonatoria sviluppando accuratamente la competenza fonologica. Tra le quattro fasi previste (motivazione, globalità, analisi (lavoro sul testo) e sintesi (verifica), la terza richiederà più attenzione. 49