Diapositiva 1 - Vivere in Italia
Transcript
Diapositiva 1 - Vivere in Italia
Progetto Vivere in Italia. L'italiano per il lavoro e la cittadinanza. Terza edizione. Convenzione di Sovvenzione n. 2012/FEI/PROG-104481 CUP ASSEGNATO AL PROGETTO E83D13000880007 Corso propedeutico Ditals 1 Istituto Frisi, Via Otranto1, Milano Dicembre 2013 - aprile 2014 L’interlingua: una definizione • L’interlingua non è semplicemente una lingua che sta a metà tra la prima e la seconda lingua; essa è un sistema linguistico in formazione con il quale un apprendente cerca di avvicinarsi il più possibile alla L2 o lingua d’arrivo. Questo sistema autonomo, a sé stante, è costituito da un insieme interno di regole, che in parte coincidono con quelle della L2, in parte possono essere ricondotte alla L1, ma allo stesso tempo sono anche indipendenti da entrambe. Tali regole portano gli apprendenti a produrre frasi che, dal punto di vista della lingua d’arrivo, sono degli errori, delle forme devianti; esse però vengono interpretate, dal punto di vista dell’interlingua, come dei tentativi sistematici da parte di un apprendente di ricostruzione del sistema della seconda lingua. Il processo di acquisizione è caratterizzato infatti da una graduale ‘complicazione’: a partire da un codice molto semplice, definito anche da Corder ‘ipotesi euristica iniziale’, vengono sviluppate sempre nuove ipotesi sul funzionamento della L2, che portano l'interlingua a divenire sempre più complessa e, si spera, simile alla varietà parlata dai nativi. (cfr. Pallotti 2000) Interlingua e interpretazione dell’errore • Il termine costruzione ben rappresenta il processo dell’interlingua perché esprime, da un lato, il suo carattere graduale, continuo di formazione e ristrutturazione e, dall’altro, il ruolo attivo dell’apprendente. È infatti l’apprendente che, grazie alle conoscenze linguistiche acquisite e ad una competenza innata e strutturata (LAD), sperimenta e costruisce la lingua, formulando ipotesi e inferenze ed aggiornando continuamente quanto già appreso, in un percorso che va man mano “complicando” la lingua appresa. In quest’ottica, orientata all’interlingua, l’errore non è solo la manifestazione più evidente dell’acquisizione, ma ne è parte integrante e necessaria perché consente il continuo aggiornamento delle conoscenze; deve perciò essere considerato un mezzo per comprendere e analizzare l’interlingua, piuttosto che un comportamento da sanzionare. Come guardare agli errori? • È indispensabile, innanzitutto, una rilevazione oggettiva degli errori, condotta con regolarità e con strumenti che consentano un’analisi dei dati sia diacronica che sincronica, non focalizzata esclusivamente sul confronto tra interlingua e lingua-target quanto piuttosto sull’interlingua stessa, comparandone le diverse fasi e la produzione di diversi apprendenti. Quali errori? • riconoscere diverse tipologie di errore, distinguendo innanzitutto tra errori sistematici -di competence- e sbagli -di performance-, ma anche tra errori di semplificazione, dovuti ai processi propri dell’interlingua, ed errori di interferenza, dovuti a transfer negativo, infine individuando gli errori relativi ai diversi livelli di lingua, fonologici, grammaticali, lessicali o di registro. • Solo così è possibile sviluppare interventi efficaci per l’apprendimento che rispettino, da un lato, le tappe e la gradualità del naturale percorso di acquisizione e, dall’altro, il ruolo attivo dell’apprendente. Riflessione sulla lingua • fondamentale valorizzare la riflessione sulla lingua, tanto sull’interlingua e sugli errori, quanto sulle strutture, anche comparate, di L1 ed L2, e adottare una valutazione formativa, che lasci spazio all’autocorrezione. Il sillabo orientato all’interlingua • Emerge il profilo di un sillabo “a spirale”, capace di accogliere la continua ristrutturazione dell’interlingua, riconosciuta e valorizzata come percorso di acquisizione linguistica, ma anche di consapevolezza linguistica, di sviluppo cognitivo e di padronanze Lo sviluppo dell’interlingua: le prime parole Prime parole apprese: - Sollecitatori d'attenzione: guarda, maestra, bimbi, ecco, io, NOMI PROPRI. - Regolatori dell'interazione: aspetta, andiamo, va via, aiuto, piano, sì, no. - Formule rituali: ciao, scusa, grazie, com chiami?, puttana, unodue-tre-quattro. - Dimostrativi: questo, quello. - Descrittori: bella, grande, brava, brutto, mio, buono, pipì. Cfr. G. Pallotti La seconda lingua Bompiani Lo sviluppo dell’interlingua: formule linguistiche • a) Formule fisse: Mi chiamo X, come stai?, sto bene, per piacere, quanto costa?, cosa vuol dire, che cos'è?, come si chiama?, non ho capito, capisci?, non so, buon giorno, arrivederci. • b) Formule semi-aperte: mi piace X, posso X?, devo fare X, voglio X, vorrei X. La varietà basica • Fondata su PRINCIPI PRAGMATICI (informazione importante prima, agente prima) • Prevalgono le funzioni interpersonale e regolativa della lingua • Utilizzo di formule linguistiche • Lessico concreto • Lessico funzionale non padroneggiato (uso non corretto di pronomi, preposizioni, avverbi) • Aspetti grammaticali: morfologia assente, negazione invariabile • Gestualità, intonazione La varietà intermedia • Lessico: le parole vengono distinte in classi semantiche (parole che si riferiscono a persone o oggetti, parole che si riferiscono ad azioni, ecc.) • Temporalità: principalmente passato prossimo • Modalità espressa lessicalmente La varietà avanzata • È fondata su principi PRAGMATICI, SEMANTICI, MORFOSINTATTICI • Scoperta dell’esistenza delle possibilità flessive delle parole • morfologia flessiva e derivativa – morfologia verbale • progressivo ingresso di nuovi tempi (imperfetto, futuro, condizionale, congiuntivo) • progressiva ristrutturazione del sistema in una forma più simile a quella dell’italiano nativo – morfologia nominale • assegnazione di nomi e aggettivi alle corrette classi flessive • sviluppo del sistema di accordo per genere e numero • organizzazione di paradigmi regolari • sintassi – Ordine della frase secondo la sintassi dei nativi – Subordinazione