LM16_02 - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere
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LM16_02 - Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere
Didattica delle lingue moderne LM Elena Nuzzo [email protected] Tipi di apprendimento e di conoscenza Due possibili modi differenti di conoscere la lingua seconda: – un tipo di conoscenza che permette di svolgere correttamente un esercizio grammaticale o di rispondere a domande sul funzionamento di certe strutture; – un tipo di conoscenza che consente di capire e farsi capire nel momento in cui ci si trova in una situazione comunicativa concreta. Tipi di apprendimento e di conoscenza • Chi impara a usare una seconda lingua senza studiarla, ossia per acquisizione spontanea, sviluppa soltanto (o prevalentemente) il secondo tipo di conoscenza. • Chi impara la L2 mediante studio / insegnamento, può avere accesso a entrambi i tipi di conoscenza. MA spesso il primo viene privilegiato > gli studenti “conoscono” le regole grammaticali della lingua che stanno studiando e le sanno verbalizzare, ma non sono capaci di applicarle in attività produttive libere. Tipi di apprendimento e di conoscenza Quale sia il tipo di conoscenza più auspicabile per chi impara una L2 dipende dagli obiettivi di ogni apprendente: – perché vuole imparare quella lingua? – a che cosa gli servirà? – come la userà? Però di solito le lingue straniere moderne si imparano (anche) per comunicare. Quindi una conoscenza solo del primo tipo, che permette di svolgere un esercizio di completamento ma non di sostenere una conversazione, è poco soddisfacente. Apprendimento e acquisizione • Krashen distingue tra una conoscenza acquisita in modo inconsapevole e una conoscenza appresa con un processo conscio. – acquisizione > tramite l’uso della lingua in situazioni naturali di comunicazione, quando il parlante non è concentrato sulla forma bensì sul contenuto. – apprendimento > quando si sviluppa una riflessione sul funzionamento della lingua, come a scuola, e c’è attenzione verso la correttezza grammaticale. • Krashen ritiene che l’acquisizione sia molto più efficace dell’apprendimento, se si vuole assimilare in modo duraturo la conoscenza di una lingua. L’insegnamento, secondo questa prospettiva, dovrebbe quindi cercare di promuovere l’acquisizione mediante attività basate sull’uso naturale della L2 anche in classe. Apprendimento implicito ed esplicito • Da Krashen in poi, la distinzione tra acquisizione e apprendimento è rimasta sempre sullo sfondo della ricerca sull’insegnamento delle lingue seconde, ma è stata reinterpretata e aggiornata. • L’opposizione più usata negli studi più recenti è quella tra apprendimento implicito (e relativa conoscenza) e apprendimento esplicito (e relativa conoscenza). Apprendimento implicito • L’apprendente non ha consapevolezza di ciò che impara. • Spesso anche incidentale, cioè avviene senza intenzione da parte dell’apprendente, mentre la sua attenzione è focalizzata su altro. Esempio: un individuo è esposto a vari esempi di una regola, che non gli viene spiegata. Se questo apprendente dopo un certo periodo di esposizione agli esempi è in grado di valutare l’accettabilità di frasi che mostrano l’applicazione della regola, ma che non ha mai incontrato prima, allora si può ritenere che abbia appreso in modo implicito qualcosa che va oltre i singoli esempi originali. Senza essere consapevole di averlo fatto, la persona ha sviluppato una conoscenza astratta e generalizzabile della regola sottostante alla quale gli esempi cui è stata inizialmente esposta si conformavano. Conoscenza implicita • Prodotto finale dell’apprendimento implicito > una conoscenza che gli apprendenti hanno ma non sanno di avere, e che utilizzano automaticamente e inconsapevolmente. • Sembra sia questo il tipo di conoscenza a cui ricorriamo di solito nell’uso spontaneo della lingua per la comunicazione. Conoscenza implicita • In un secondo momento uno può riflettere su questa conoscenza implicita e svilupparne anche una rappresentazione esplicita > es. L1 con l’istruzione scolastica prendiamo consapevolezza di alcune regole linguistiche imparate implicitamente in età infantile. – Es: la possibilità di fare riferimento ai concetti di genere maschile e genere femminile, e di accordo articolo-nomeaggettivo, per spiegare la differenza tra una mela rossa e un tavolo rosso si sviluppa grazie alla riflessione compiuta nel contesto scolastico, ma i bambini in età prescolare sono in grado di produrre questi due sintagmi e altri analoghi. Apprendimento implicito • I bambini sotto i 6 anni apprendono la L1 (e, se vi sono esposti, anche la L2) in modo quasi esclusivamente incidentale e implicito. In assenza di problemi cognitivi, il successo è garantito: tutti diventano parlanti competenti della propria L1 senza quasi rendersene conto. • Intorno ai 12 anni la capacità di apprendere in modo implicito sembra ridursi, mentre cresce la capacità di apprendere in modo esplicito: ecco perché l’età della prima esposizione alla L2 è un fattore determinante nello sviluppo dell’interlingua, come abbiamo già visto. Apprendimento esplicito E’ un’operazione consapevole, in cui l’apprendente presta attenzione a determinati elementi dell’input e cerca di individuare schemi o strutture sottostanti. È generalmente intenzionale. Conoscenza esplicita • Risultato dell’apprendimento esplicito > le persone sanno qualcosa e sanno di saperlo. Usiamo questo tipo di conoscenza quando svolgiamo un esercizio grammaticale o comunque abbiamo il tempo per pensare a come formulare un enunciato prima di produrlo (tipicamente, nello scritto). • La conoscenza esplicita viene spesso definita anche conoscenza metalinguistica. Apprendimento esplicito • In età adulta l’apprendimento implicito e incidentale sembra essere meno efficiente che in età infantile > i risultati dell’acquisizione spontanea di solito sono inferiori rispetto a quelli di un parlante nativo, o di un apprendente che viene esposto alla L2 già da piccolo. • Come già visto, le persone che da adulte imparano una L2 in modo del tutto spontaneo procedono lentamente e difficilmente raggiungono un livello di competenza analogo a quello di un parlante nativo: tendono a stabilizzarsi. • Per chi impara la L2 in età adulta, quindi, sembra inevitabile che l’apprendimento implicito sia affiancato da quello esplicito. • Ma come interagiscono tra loro i due tipi di apprendimento (e, soprattutto, le relative conoscenze) nel cervello degli apprendenti? Rapporto tra tipi di conoscenze Tre posizioni principali: • non-interface position > le conoscenze esplicite non possono trasformarsi in conoscenze implicite; • strong interface position > ammette la possibilità di una trasformazione delle conoscenze esplicite in implicite tramite la pratica; • weak interface position > prevede possa esserci qualche forma di “comunicazione” tra i due tipi di conoscenze, ma pone alcune restrizioni in merito a come questa si realizza. Non c’è interfaccia • Chi sostiene la prima posizione parte dal presupposto che i due tipi di conoscenze sono immagazzinati in aree diverse del cervello – quella della memoria procedurale e quella della memoria dichiarativa – tra le quali non ci può essere osmosi, e che vengono recuperate per mezzo di processi diversi (automatico vs controllato). • Al limite, le conoscenze esplicite possono essere automatizzate e velocizzate al punto da “mimetizzarsi” e passare per conoscenze implicite, consentendo al parlante di utilizzare fluentemente la L2. C’è interfaccia Chi sostiene la seconda posizione ritiene invece che l’automatizzazione ottenuta mediante la pratica possa condurre a una vera e propria trasformazione delle conoscenze da esplicite a implicite. Può esserci interfaccia Della terza posizione, infine, esistono tre versioni leggermente diverse. 1) la conoscenza esplicita può convertirsi in implicita attraverso la pratica, ma solo se l’apprendente è pronto dal punto di vista evolutivo (cfr. la nozione di apprendibilità). 2) la conoscenza esplicita contribuisce indirettamente all’acquisizione di conoscenza implicita promuovendo alcuni dei processi che sono alla base di quest’ultima. Per esempio, l’esplicitazione delle regole può rendere salienti alcuni aspetti della lingua che altrimenti passerebbero inosservati e quindi può favorire il processo di noticing necessario per l’apprendimento implicito. 3) La conoscenza esplicita induce gli apprendenti a produrre un output che può costituire una sorta di auto-input utile per innescare meccanismi di apprendimento implicito. Inoltre, il sapere esplicito può modificare alcune routine di elaborazione della L1 radicate come automatiche, alterando così il modo in cui successivamente l’input in L2 viene elaborato implicitamente. Un punto d’attenzione per la didattica • E’ importante avere consapevolezza dei diversi tipi di conoscenze implicati nel processo di apprendimento, soprattutto per sapere che cosa sia opportuno aspettarsi – o non aspettarsi – durante il percorso verso la lingua-obiettivo. È controproducente, per esempio, pensare che lo studio di una regola linguistica possa generare subito la capacità di usare produttivamente la struttura coinvolta. • Se, come insegnanti o apprendenti, ci aspettiamo di poter tradurre in modo diretto e lineare una regola studiata in una regola acquisita rischiamo solo di andare incontro a innumerevoli frustrazioni > i fattori in gioco danno vita a un quadro molto più complesso. Riepilogo • L’insegnamento è in grado di offrire risultati migliori rispetto all’acquisizione spontanea, almeno nel caso di apprendenti che non siano più in età infantile. • Per poter sfruttare appieno i vantaggi dell’apprendimento guidato, è importante avere consapevolezza dei vincoli di apprendibilità (e quindi dei meccanismi naturali di acquisizione) e dei diversi tipi di conoscenze implicati nel processo di apprendimento. • Qual è il modo più efficace per realizzare l’intervento didattico? Come e cosa insegnare • La riflessione sul rapporto implicito / esplicito nell’apprendimento e nella conoscenza ha portato a esplorare la possibilità di applicare all’insegnamento analoghi criteri, e a valutarne l’impatto sull’apprendimento. • confronto tra insegnamento implicito e insegnamento esplicito > valutare comparativamente l’efficacia di questi due modi di insegnare. Insegnamento implicito Si cerca di mettere gli apprendenti nelle condizioni di usare le strutture della L2 senza averne consapevolezza > si cerca di far “incontrare” esempi di applicazione delle regole mentre gli studenti non sono concentrati sugli aspetti formali della lingua, ma sui significati che la lingua veicola. Questo obiettivo può essere ottenuto in modo reattivo o proattivo. • reattivo > l’insegnante propone attività comunicative ritenute utili e interessanti per gli studenti dal punto di vista dei contenuti e si sofferma sugli aspetti formali solo nel momento in cui sorgono difficoltà o problemi nella comunicazione (errori, incomprensioni ecc.). • proattivo > l’insegnante progetta le attività comunicative in modo mirato dal punto di vista linguistico, con l’obiettivo di elicitare l’uso di determinate strutture, affinché lo svolgimento dell’attività crei naturalmente le opportunità per incontrare le strutture-obiettivo. Insegnamento esplicito • Si fa riferimento alle regole e si aiutano gli studenti a sviluppare una consapevolezza metalinguistica degli aspetti formali della L2. • Questo obiettivo può essere ottenuto in modo – deduttivo (fornendo agli apprendenti una descrizione grammaticale della regola) o – induttivo (assistendo gli apprendenti nello scoprire la regola da soli a partire dai dati forniti). Insegnamento e apprendimento Non è detto che un insegnamento esplicito sfoci sempre in apprendimento implicito né che un insegnamento implicito provochi sempre apprendimento implicito. Per esempio, l’insegnante può fornire agli studenti una spiegazione esplicita dell’uso degli articoli definiti e indefiniti in inglese, ma, assumendo che questa spiegazione venga fatta in L2 e seguita con attenzione, gli studenti possono finire per imparare implicitamente e incidentalmente elementi lessicali o grammaticali che hanno incontrato nell’input costituito dalla spiegazione stessa. Analogamente, nel caso di un insegnamento implicito, gli apprendenti possono scoprire quali sono le strutture-obiettivo della lezione e cercare di impararle in modo esplicito. Confronto tra i due modi di insegnare • Nel complesso sembra più efficace l’insegnamento, MA si osservano molte differenze tra i risultati dei vari studi. Perché? – non c’è omogeneità nel modo in cui i due tipi di insegnamento vengono operazionalizzati nei diversi lavori. • E’ difficile individuare nettamente le peculiarità dei due orientamenti, soprattutto quando si deve calare la descrizione teorica nel contesto concreto di una classe. • C’è anche chi propone di abbandonare la dicotomia esplicito-implicito per ipotizzare piuttosto un continuum di tecniche didattiche che si collocano più verso l’uno o l’altro dei due poli. Che cosa insegnare e quando • Il tipo di insegnamento che si decide di adottare in un corso di lingua orienta anche la selezione e la sequenziazione dei contenuti dell’intervento didattico, ossia la progettazione del sillabo: – Che cosa devo insegnare? – Da dove devo cominciare? – Quale ordine devo seguire? • Non c’è sempre una relazione univoca tra come insegno e che cosa insegno (e quando), ma i due aspetti sono inevitabilmente collegati. Il sillabo • Chi opta per un insegnamento esplicito generalmente adotta un sillabo di tipo sintetico, mentre l’insegnamento implicito si adatta più facilmente a un sillabo di tipo analitico, anche se non si escludono combinazioni diverse. • Opzioni ibride tra sillabi di tipo diverso. Sillabi sintetici • Detti anche proposizionali > considerano le conoscenze e le capacità da acquisire come esprimibili in termini ben definiti: strutture, regole, schemi ecc. • La lingua-obiettivo viene scomposta in unità chiaramente distinte, normalmente determinate a monte del lavoro didattico > “sillabi a priori”. Si ritiene che l’apprendente sia in grado di operare una sintesi di ciò che ha appreso in modo parcellizzato ricomponendolo nella sua globalità alla fine del percorso. • Possono essere suddivisi in: – – formali (detti anche grammaticali o strutturali) e funzionali (o nozional-funzionali). Sillabi formali • Focalizzano l’attenzione sul codice linguistico e suddividono i contenuti in base a livelli di significato della lingua: fonologici, morfologici, sintattici e lessicali. • I contenuti vengono messi in sequenza secondo una progressione che va dal più facile (= più semplice strutturalmente o più frequente statisticamente) al più difficile. Sillabi funzionali • Definiscono i contenuti strutturali in termini di categorie sociosemantiche: – le funzioni sociali e comunicative espresse dagli enunciati (-> teoria degli atti linguistici); – concetti di tipo logico, come per esempio le nozioni spaziali o temporali. • I contenuti sono sequenziati secondo una organizzazione ciclica (a spirale) che procede da un repertorio di usi linguistici ritenuti basici a un repertorio sempre più specifico, complesso e differenziato. Sillabi analitici • Detti anche processuali o procedurali > considerano le conoscenze e le capacità da acquisire come un insieme di procedure che stanno alla base delle competenze d’uso della lingua che si desidera vengano raggiunte dai discenti. • Si prevede che l’apprendente fin dal primo momento venga messo di fronte a situazioni in cui la lingua è utilizzata in modo autentico > varietà di elementi strutturali e lessicali che non sono stati selezionati e graduati a priori. • Si passa dall’esposizione alla lingua nella sua realtà strutturalmente eterogenea e globale alla graduale analisi e messa a fuoco delle singole forme linguistiche estrapolate dai contesti in cui occorrono.