È l`ora dei giovani nel segno della legalità!

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È l`ora dei giovani nel segno della legalità!
È l’ora dei giovani nel segno della
legalità!
Classe II C, prof.ssa Clelia De Vecchi
Liceo Classico Antonio Canova, Treviso
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“Cultura della legalità è qualcosa di più
della semplice osservanza delle leggi, delle
regole; è un sistema di principi, di idee, di
comportamenti, che deve tendere alla
realizzazione dei valori della persona,
della dignità dell’uomo, dei diritti umani,
dei principi di libertà, eguaglianza,
democrazia, verità, giustizia come metodo
di convivenza civile.”(Pietro Grasso, ex
procuratore nazionale antimafia)
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Il principio di legalità
Il principio di legalità sabilisce che tutti gli organi dello Stato sono tenuti ad agire
secondo quando disposto dalla legge e ogni atto della pubblica amministrazione
deve essere fondato su una legge. Il principio di legalità è stato introdotto dai padri
costituenti nell'articolo 25 della Costituzione al fine di impedire l'esercizio
discrezionale e arbitrario del potere pubblico. Il principio di legalità può essere
suddiviso nel seguente modo:
•  Principio di legalità formale. (LEX) afferisce alla formulazione di una determinata
legge
•  Principio di legalità sostanziale. (IUS= diritto di natura, nasce per tutelare valori)
Fa riferimento alla bontà o meno del valore tutelato da quella norma. Es: punire
omicidio, valore tutelato è la vita.
L'applicazione del principio implica una garanzia per i cittadini nei confronti di
eventuali abusi e decisioni arbitrarie. In ambito penale nessuno può essere punito se
non in forza di una norma di legge come stabilito dall'articolo 25 della
Costituzione .
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Educarci alla legalità…
Il principio di legalità è contenuto nella maggioranza delle costituzioni
moderne (a partire dalla rivoluzione francese) e le costituzioni possono
costituire una garanzia non però sufficiente all'attuazione del principio.
Senza ius la lex diventa fragile e al tempo stesso può diventare tirannica.
La scommessa delle costituzioni sta tutta qui nella loro capacità di essere
lex ma nello stesso tempo di recepire lo spirito dello ius.Perché questo
possa accadere è necessario che la legalità sia sentita come un valore
proprio e bene comune appartenente alla nostra società.
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“La legalità è un’esigenza fondamentale della vita
sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona
umana e la costruzione del bene comune”
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Non c’è legalità senza cultura
Non esiste cultura fuori della società e delle dinamiche interattive, che caratterizzano
l’acquisizione e la trasmissione di conoscenze, di valori, la formazione di idee, di
attitudini e di competenze. Da qui il pericolo del disimpegno morale, di frequenti
comportamenti antisociali, di mancanza di senso civico. È venuto il tempo di una nuova
alleanza, una nuova solidarietà, fatta di coerenti messaggi educativi anche in riferimento
alle nuove esigenze derivanti da una globalizzazione culturale che comporta la necessità
di convivenza tra dei riferimenti valoriali anche molto diversi. La sfida per noi giovani è
di confrontarci nel segno della legalità con realtà diverse dalla nostra.
Cultura come possibile minimo comune denominatore.
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Il principio di legalità e l'Europa
La dichiarazione universale dei diritti dell'uomo approvata nel 1948 dall'organizzazione
delle Nazioni Unite non contiene norme di diritto positivo ma è una sorta di manifesto
che promuove nel mondo il riconoscimento e la tutela dei diritti naturali.
Essa esprime una grande forza etica e sociale che riesce in questo modo ad attribuire pari
dignità alle diverse istanze valoriali poste a base di culture e società diverse.
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Ma qual è il rapporto delle giovani
generazioni con la legalità?
Nel nostro Paese assistiamo ad una grave crisi della legalità: è venuto meno
il sistema dei valori, il senso etico. Le notizie, i dati riportati dagli organi
d’informazione ci parlano di cattivi esempi, che portano a cattive imitazioni.
Così si corre il pericolo che il contrasto alla criminalità organizzata, alla
disoccupazione giovanile o all’incontenibile evasione fiscale continui ad essere
delegato a pochi eroi isolati, senza che i cittadini, e in particolare i giovani, si
assumano le proprie responsabilità, assistendo passivamente alla deriva del
nostro Paese.
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Le mafie: un problema trasversale
e comune
“Parlatene, parlatene, parlatene”: è stato uno degli ultimi appelli di Paolo
Borsellino, rivolto ai giovani e soprattutto ai giornalisti, all’opinione pubblica.
Parlare di mafia e mafie, far capire la loro pericolosità e consistenza, mettere
in luce, con inchieste puntuali e periodiche, gli affari di quelle criminalità
organizzate che si insinuano con la violenza nell’economia reale del Paese,
alterando il mercato e la concorrenza con un giro d’affari che, secondo la
Commissione Antimafia del Parlamento, si aggira oggi sui 150 miliardi di
euro l’anno. (Santo della Volpe, direttore di “Libera”)
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Le mafie nel nostro territorio:
il Veneto
Terreno fertile della criminalità sono le difficoltà economiche in cui
versano gli imprenditori, specialmente edili, privati dei crediti bancari e alla
disperata ricerca di denaro facile per far fronte alle spese e alle scadenze. Un
sistema di racket ha attecchito anche in Veneto, con infiltrazioni anche in
Trentino e Friuli. «Il sistema seguiva sempre lo stesso copione» ha rivelato il
procuratore generale del Veneto Pietro Calogero «l’organizzazione, collegata
alla camorra campana e soprattutto al pericoloso clan dei Casalesi, è sorta in
appena un anno. Attirava imprenditori in difficoltà attraverso la pubblicità su
giornali e televisioni locali, proponendo la riscossione di credito e
finanziamenti facili senza garanzia. Dopo il prestito, pretendevano rate mensili
a tassi usurai e quando l’imprenditore non era in grado di pagare, comparivano
minacce e percosse anche ai familiari, che finivano inevitabilmente con la
cessione di immobili o dell’azienda stessa al clan, attraverso prestanome, e con
il trasferimento dei contanti in conti bancari del Casertano».
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La “ribellione positiva” dei giovani
Oggi giorno viviamo con la preoccupazione delle conseguenze che un tale modello
culturale, ovvero quello del malcostume fondato su un’illegalità che ormai si è
insediata nelle pieghe della vita sociale, può avere sui giovani. Ci capita di dialogare
con alcuni nostri coetanei - nelle scuole, nelle associazioni, negli incontri pubblici - e
quando il discorso tocca la questione della legalità e del rispetto delle regole, si vede in
alcuni di loro una tendenza alla giustificazione («se la maggior parte della gente non
rispetta le regole, perché proprio io devo farlo?»). Per fortuna nella maggior parte di noi
c'è invece un senso di ribellione positiva, una voglia di non conformarsi che va
intercettata e trasformata in impegno. Non basta "predicare" la legalità, bisogna
praticarla. Presentare la legalità solo in un'ottica formale, come un sistema di
prescrizioni e divieti, significa mancare al nostro impegno di giovani, accompagnato
dalla voglia di cambiamento e di giustizia.
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Giovani, cittadini attivi
Solo una partecipazione attiva e appassionata alla vita politica
può cambiare il Paese e restituire il futuro agli italiani, purchè lo
Stato torni ad essere “amico” e a fianco di chi studia, lavora,
investe e rispetta le leggi. Ma ora come ora, l’impegno civile e
politico diventa ogni giorno più difficile, soprattutto per i giovani,
che, spinti verso naturali aspirazioni e ricerca di certezze per il
proprio futuro, risentono oggi più che mai della progressiva
riduzione dell’etica contemporanea. I giovani, non ancora dotati
del tipico scetticismo degli anziani, credono, nella loro ingenuità,
che i loro sogni, le loro utopie siano realizzabili e ciò costituisce
l’unica speranza che riescano a realizzare quelle cose che al resto
dell’umanità appaiono impossibili.
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I giovani, speranze per il futuro…
“Colgo in questa vostra generazione una carica di sensibilità,
intelligenza e generosità che molto mi conforta, che mi da grande
speranza e fiducia. Perciò voglio dirvi completate con impegno la
vostra formazione, portate avanti il vostro apprendistato civile e
scendete al più presto in campo per rinnovare la politica e la
società, nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne ha
bisogno. L’Italia ve ne sarà grata.” Giorgio Napolitano
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Uno sguardo sul passato
Ci piace concludere questo nostro breve excursus sul concetto di legalità ricordando le
parole di Platone e Aristotele per porre in rilievo la loro modernità.
La più esplicita presa di posizione di Platone a favore della supremazia della legge è
affidata all'ultimo dei suoi dialoghi politici (Leggi, 715D)
“Dove la legge è sottomessa ai governanti ed è priva di autorità io vedo pronta la rovina
della città, dove invece la legge è signora dei governanti e i governanti sono suoi schiavi
io vedo la salvezza della città e accumularsi su di essa tutti i beni che gli dei sogliono
elargire alla città”
Nella Politica Aristotele così definisce il concetto di legalità : “è preferibile senza dubbio
che governi la legge più che un qualunque cittadino e secondo questo stesso
ragionamento anche se è meglio che governino alcuni, costoro bisogna costituirli
guardiani delle leggi e subordinati alle leggi “ (Politica, 100287A)
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Antigone, paradigma di legalità nel mondo della
globalizzazione
“io lo seppellirò e avrò compiuto un delitto santo”
“io ubbidisco a quelle leggi che nessuno sa quando comparvero”
Da Antigone all’interculturalità, dunque un viaggio che va dal V secolo a.C al XXI secolo d.C.,
siamo passati attraverso la legalità e le possibilità di leggi giuste e moralmente valide che mettano
d’accordo attorno ad un tavolo comune le culture umane nel reciproco rispetto.
Oggi, tutte le costituzioni delle più avanzate democrazie “ riconoscono” i diritti fondamentali dei
cittadini, dove nell’uso del verbo “riconoscere” si conferma l’implicita ammissione che i diritti
preesistono alla costituzione stessa dell’ordinamento e l’autorità si limita, per così dire, al loro
riconoscimento e non alla loro creazione.
La nostra costituzione ne parla all’ art. 2.
L’individuo con il suo carico di autonomia, libertà, uguaglianza e dignità è meritevole di tutela
indipendentemente e nonostante la volontà del Potere Pubblico, che può stabilire la misura di quella
tutela nei limiti in cui non ne intacchi il nucleo fondamentale.
Antigone ce lo dice: senza ius la lex diventa fragile e, al tempo stesso, può diventare tirannica. La
scommessa delle Costituzioni sta tutta qui: nella loro capacità di essere ‘lex’ ma, nello stesso tempo,
di recepire lo spirito dello ‘ius’.
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Un messaggio ancora attuale
Ut contemnendus est qui in navigando se
quam navem mavult incolumem servare,
ita vituperandus est qui in reipublicae
gravissimo discrimine suae plus quam
communi saluti consulendum putat.
Nave enim fracta, multi incolumes
evaserunt: ex naufragio patriae salvus
nemo potest enatare.