Scene di conversazione intorno a…

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Scene di conversazione intorno a…
Scene di conversazione
intorno a…
a cura di Sandrina Bandera, Filippo Crivelli, Giorgio Panizza, Cecilia Ghibaudi
con la collaborazione del Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali
dell’Università degli Studi di Pavia -sede di Cremonae dell’ “Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi”
Apprezzare e capire un’opera d’arte è sempre un’operazione complessa, che in ciascuno agisce a
livelli diversi, tra il più immediato piacere estetico e la più consapevole decifrazione storica,
stilistica, iconografica. È un percorso in cui siamo portati per prima cosa a connettere quell’opera
con altre, a intenderne il senso proprio, di rappresentazione con i mezzi delle arti figurative.
Tuttavia spesso lo sguardo che rivolgiamo porta con sé non solo raffronti di immagini, ma anche
echi di vere parole, il ricordo, o la ricerca, di testi verbali. Sono le espressioni dell’incontro di
culture, tra quella del contesto in cui l’opera è nata, e la nostra, sempre rinnovata, di osservatori
“moderni”. Non si tratta di riaprire l’antica competizione tra le arti, tra pittura e poesia, ma di
cogliere la realtà delle relazioni che, a monte e a valle, nel tempo in cui l’opera è prodotta e in
quello in cui la guardiamo e la interpretiamo, la connettono al “mondo”. Possono essere
suggestioni infinite e anche troppo libere. Abbiamo però pensato con questo progetto di sostenere
la sfida, di promuovere un esperimento.
Si tratta di proporre brani letterari contemporanei, o anche non contemporanei ma in relazione e a
commento dei dipinti esposti in museo. Saranno innanzitutto i testi a occupare la scena, presenti per
così dire in diretta, richiamati attraverso la voce di attori. A spiegare le connessioni e a mediare il
rapporto, due studiosi volta per volta, l’uno storico dell’arte, l’altro della letteratura, dialogheranno
in servizio di quanto si osserva e di quanto si ascolta. Sarà insomma una conversazione, una scena
di conversazione, che davanti all’opera rievoca le parole dei testi, come fosse quella di due
osservatori in funzione di tutti gli altri.
Si vuole così mettere in risalto la relazione fra invenzione figurativa e opera letteraria, congiunte da
riflessioni o suggestioni tematiche all’interno di un rapporto che vorremmo persuasivo, misurato
con attenzione verso la tavola o la tela in esame.
Un quadro non è solo una superficie dipinta raffigurante scene di soggetto vario, definite da forme,
segni e colori, ma un oggetto dal significato complesso in cui si intrecciano conoscenze religiose,
storiche, geografiche, sociali ecc.. intellegibili e condivise dai membri della società in cui viene
prodotto.
Uno spazio espressivo la cui comprensione, oltre i rigorosi e controllati strumenti della critica e
della storia dell’arte, può essere arricchita attraverso altre forme di studio, meno consuete ma non
per questo meno profonde.
All’interno del divario così esteso e che può essere così indeterminato fra l’evidenza dell’immagine
e l’evocatività della parola si possono precisare una serie di relazioni principali, quelle che hanno
guidato la nostra proposta, come ne fossero la struttura portante.
Per prima cosa è giusto riflettere sul rapporto cronologico, e storico, tra i due ambiti delle opere
d’arte e dei testi letterari
Possiamo avere innanzitutto letture pertinenti alla cultura coeva al dipinto: testi cioè che
permettono non solo di comprendere il soggetto raffigurato, ma di capire meglio la percezione che i
contemporanei dell’artista potevano avere dell’opera. Cosa, ad esempio, gli uomini del primo
Cinquecento vedevano nella grande tela della Predica di San Marco ad Alessandria d’Egitto di
Gentile e Giovanni Bellini? Quali visioni conosciute direttamente o perché sentite descrivere dai
concittadini, o perché lette, suscitava quella raffigurazione agli occhi di un mercante di Venezia,
città che, nel XVI secolo intratteneva, con l’Egitto e con tutto il Medio Oriente, intensi traffici? A
quale patrimonio di conoscenze condiviso fa riferimento la rappresentazione scenica dell’evento?
Un brano letterario permette di fornire almeno una parte degli strumenti utili ad evocare con una
certa chiarezza quella società e quella cultura e aggiungere elementi importanti alla comprensione
dell’opera.
Ma possiamo anche ricorrere a letture appartenenti a tempi successivi al dipinto, attraverso le quali
ci si propone di verificare da una parte l’attualità dell' opera d'arte, dall'altra la possibilità che testi
letterari, anche non specialistici e più vicini a noi, possano servire a leggere opere lontane nel
tempo.
È da valutare se uno scarto temporale di secoli può essere colmato dalla letteratura dei nostri giorni.
Ci si interroga se quelle scene e quelle figure di grande fascino dipinte su una superficie piana
possano essere ricondotte, in tutto o in parte, al mondo moderno: il “pasticcio realista” di un Gadda
può guidarci a leggere un quadro di Campi, oppure il Ritratto di Andrea Doria di Agnolo Bronzino
supporta il confronto con le invenzioni di Francesco Domenico Guerrazzi o di chi ha raffigurato
altri dirompenti “condottieri”.
Per dare una ragione alle nostre scelte, abbiamo provato a distinguere in alcune classi, a un primo,
semplice livello, senza alcuna pretesa teorica, né tanto meno enciclopedica, il rapporto fra
letteratura e produzione artistica; e senza considerare la funzione dei testi come fonte iconografica,
in quanto moltissimi soggetti presenti nelle arti figurative derivano da poemi, romanzi o altri testi,
fin dai vasi greci decorati con scene dell’Iliade o dell’Odissea, per arrivare, più vicino a noi, i
poemi dell’Ariosto e del Tasso, o nell’Ottocento alle opere di Alessandro Manzoni, di Tommaso
Grossi e di Massimo d’Azeglio, che ispirarono tanta “pittura di storia”.
Per le ragioni che ci hanno guidato si è anche deciso, almeno in questo primo ciclo di “scene di
conversazione”, di non utilizzare testi di critica e di storia dell’arte che pure per le loro qualità
formali ed espressive vengono ad assumere valore letterario, come possono essere le Vite del
Vasari, o gli scritti di Roberto Longhi o Giovanni Testori, ma di muoverci, come si è detto,
all'interno di una letteratura diversa.
Quelle che seguono saranno dunque le tipologie di relazione arte-letteratura entro cui
concretamente si muoveranno gli incontri:
testi letterari di artisti, riferiti alla propria o altrui produzione artistica. Escludendo la
trattatistica e a parte casi non ordinari, come il Lomazzo dei Rabisch, o anche come Dominique di
Fromentin, o si tratta, per lo più, di una letteratura minore che appartiene al genere dell’epistolario,
alla memorialistica o ai diari, come l' autobiografia, Memoirs of Thomas of Penkerrig di Thomas
Jones.
Una tipologia che non raggiunge quasi mai le vette della “grande letteratura”, ma che ha il pregio
di offrire il punto di vista dell’artista sui meccanismi elaborativi della propria opera, come è il caso,
ad esempio, delle Memorie di Francesco Hayez o Le lettere di Vincent van Gogh. Oppure
reminescenza che sa divenire interpretazione sensibile, attenta e profonda di dipinti altrui. Ne è
esempio la bella pagina di Gaetano Previati dedicata alla poetica di Giovanni Segantini:
l’ammirazione, quasi venerazione dell’artista per il collega più anziano, espressa nelle lettere al
fratello, ha dato origine alle pagine più belle e commoventi sul pittore nativo della Val Bregaglia.
testi letterari riguardanti opere d’arte. La produzione figurativa, e gli spazi a lei deputati,
hanno sempre esercitato un grande attrattiva su prosatori e poeti. Gli scrittori di mestiere sono per
altro divenuti, con strumenti spesso ferrati, critici e commentatori di opere d’arte. Lo furono, ad
esempio, Goethe, Diderot e Stendhal che seguivano i Salons parigini, Henry James, Marcel Proust
o Guillaume Apollinaire, per giungere a Carlo Emilio Gadda, di cui possiamo leggere un
coinvolgente commento ai polittici di Carlo Crivelli.
testi letterari non riferiti alle opere d’arte che, tuttavia, riflettono situazioni o descrizioni che
s’attagliano a dipinti affini per il soggetto o le tematiche espresse; scritti che non decodificano
l’opera ma ne evocano o ne condividono in modo evidente il contenuto o la poetica. Si può
pensare, ad esempio, alle Rime burlesche di Francesco Berni per le tele di Vincenzo Campi
raffiguranti la Fruttivendola, la Pollivendola, la Pescivendola e la Cucina; o alla dignità che il
milanese Carlo Maria Maggi conferisce ai personaggi popolari così accostabile alla pittura di
Ceruti.
Sulla base di queste considerazioni, all’interno di un percorso cronologico che copre un arco
temporale dal XV al XX secolo sono stati selezionati non solo i dipinti più conosciuti e famosi ma
anche quelli, non meno importanti, davanti ai quali spesso, non sempre, il visitatore scivola via.
Gli spazi della Pinacoteca non permettono purtroppo che tutte queste conversazioni avvengano di
fronte all’opera. Questo sarà possibile solo per i primi due incontri, nelle sale spaziose che ospitano
rispettivamente La predica di San Marco di Gentile e Giovanni Bellini e le tavole di Carlo Crivelli.
Per gli incontri successivi ci si sposterà nella Sala della Passione, dove la mancanza diretta
dell’opera sarà supplita dalla sua proiezione, tale da permettere una ricchezza straordinaria di
particolari.
Questa proposta, per la pluralità di discipline coinvolte, nasce dalla collaborazione fra istituzioni e
competenze diverse: Filippo Crivelli per la sua lunga esperienza in ambito teatrale; Giorgio
Panizza, docente di Letteratura italiana dell’Università di Pavia e Cecilia Ghibaudi, storica dell’arte
della Soprintendenza BSAE, e con la consulenza di Francesco Frangi. In particolare il progetto si
regge sulla collaborazione tra la SBSAE di Milano e il Dipartimento di Musicologia e Beni
culturali dell’Università di Pavia (sede di Cremona) e sull'appoggio degli "Amici di Brera" .