un amore senza tempo
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un amore senza tempo
TERZO CLASSIFICATO SEZIONE TESINA BIENNIO UN AMORE SENZA TEMPO di Veronica Randazzo, Marta Frontini, Elena Nardin, Letizia Pascale, Carolina Troccoli della classe II ASU del Liceo delle Scienze Umane “Erasmo da Rotterdam” - Sesto San Giovanni (MI) Docente Referente: Prof.ssa Monica Rinarelli UN AMORE SENZA TEMPO INTRODUZIONE Il nostro lavoro ha come fonte di ispirazione tutti i pensieri e le considerazioni nati dalla lettura della frase Tu passeggerai sovra le stelle. Essa ci ha subito fatto pensare a ciò che una persona prova quando si innamora: sente la felicità che gli scorre nelle vene, sorride sempre, è in pace con sé stesso e con gli altri, affronta la vita con più serenità. Insomma, è come se il suo essere cominciasse a dare meno importanza alle cose materiali della vita per respirarne un’essenza migliore. Foscolo dice tutto questo nel suo romanzo Le ultime lettere di Jacopo Ortis; ma approfondendo la lettura di quest’opera, abbiamo dovuto anche sviluppare le tematiche che a queste si collegano, come quella della sofferenza, della solitudine e infine della morte. Abbiamo cercato di capire come il protagonista del romanzo cerchi di combatterle: sappiamo che la sofferenza è un aspetto inevitabile dell’amore, e Foscolo parla di questo sentimento in prima persona, arrivando a descrivere un gesto disperato come il suicidio. Soprattutto, anche attraverso la considerazione di alcuni altri autori oppure di altre opere di Foscolo, abbiamo provato ad immergerci nel suo modo d’amare, confrontandolo con il nostro. UN SENTIMENTO REALE L’amore, nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, ha una sua dinamica reale: c’è un primo incontro, cui seguono la gelosia, l’attrazione fisica, la sofferenza per il distacco… La ho veduta, o Lorenzo, la divina fanciulla; e te ne ringrazio. La trovai seduta miniando il proprio ritratto. Si rizzò salutandomi come s'ella mi conoscesse, e ordinò a un servitore che andasse a cercar di suo padre. […] Io tornava a casa col cuore in festa. - Che? lo spettacolo della bellezza basta forse ad addormentare in noi tristi mortali tutti i dolori?”[lettera del 26 Ottobre] Se nondimeno non vi fosse quello sposo, perché davvero - io non odio persona del mondo, ma vi sono cert'uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano… [Lettera dell’1 Novembre 1797] Non ho osato no, non ho osato. - Io poteva abbracciarla e stringerla qui, a questo cuore. La ho veduta addormentata […] Le sue vesti mi lasciavano trasparire i contorni di quelle angeliche forme; e l'anima mia le contemplava e - che posso più dirti? tutto il furore e l'estasi dell'amore mi aveano infiammato e rapito fuori di me. Io toccava come un divoto e le sue vesti e le sue chiome odorose e il mazzetto di mammole ch'essa aveva in mezzo al suo seno - sì sì, sotto questa mano diventata sacra ho sentito palpitare il suo cuore. Io respirava gli aneliti della sua bocca socchiusa - io stava per succhiare tutta la voluttà di quelle labbra celesti - un suo bacio! e avrei benedette le lagrime che da tanto tempo bevo per lei [Lettera del 12 Maggio] Or perché farmi conoscere la felicità s'io doveva bramarla sì fieramente, e perderne la speranza per sempre?- No, Teresa è mia tutta; tu me l'hai assegnata perché mi creasti un cuore capace di amarla immensamente, eternamente.”[Lettera del 12 Maggio] Nella comune esperienza, si cerca inoltre di rendere più serio ed importante un rapporto d’amore scambiandosi ciondoli o comunque oggetti che rappresentino l’unione di una coppia. Lo stesso fa Jacopo quando scrive una lettera a Teresa chiedendole di recapitargli il suo ritratto per avere un ricordo di lei. In questo modo Jacopo avrà sempre con sé qualcosa della sua amata: infatti, il ritratto che le chiede è proprio il simbolo del loro amore. Possedere qualcosa che appartiene al proprio compagno aumenta il senso di unità e affiatamento, ma soprattutto si dà forma concreta al proprio sentimento: “Mandami in qualunque tempo, in qualunque luogo il tuo ritratto. Se l'amicizia, se l'amore o la compassione e la gratitudine ti parlano ancora per questo sconsolato, non negarmi il ristoro che addolcirà tutti i miei patimenti.” [7-8 luglio 1798 – ore 9] Particolarmente dettagliata è poi la descrizione del momento del primo bacio: Sì, ho baciato Teresa; le piante esalavano i quel momento un odore soave, le aure erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tutte le cose si abbellivano allo splendore della Luna che era tutta piena della luce infinita della Divinità” [14 Maggio,a sera 1798]. Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca a’ miei sguardi; il lamentar degli augelli, e il bisbiglio de’ zefiri fra le frondi son oggi più soavi che mai; le piante si fecondano, e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; non fuggo più gli uomini, e tutta la Natura mi sembra mia. Il mio ingegno è tutto bellezza e fantasia. [15 Maggio 1798]. Quando si è innamorati il mondo è diverso, più luminoso, più sorridente. Una sera comune appare ai suoi occhi un tripudio di colori e odori, è come se tutti sensi delle persone innamorate siano più fini, più acuti. Quando si è innamorati si nota la bellezza in tutto, come se si vedesse sempre il lato positivo di ogni situazione: il “bicchiere mezzo pieno” anziché “mezzo vuoto”. Anzi, di più: si arriva al “divino”, a “passeggiare sopra le stelle”. Inoltre, quando si è innamorati si ha la forza di vincere qualsiasi sfida, si è più coraggiosi. E nello Jacopo Ortis il protagonista mostra un tipo di coraggio “disperato”. D’altra parte, tutti gli amori di Foscolo erano stati sempre caratterizzati dalla sofferenza, perché la maggior parte delle sue relazioni erano avvenute con donne sposate, o fidanzate con uomini più ricchi e potenti di lui. Pur essendo un uomo colto e sensibile, Foscolo non riuscì mai a realizzare il desiderio di avere un amore fedele e duraturo, e questo lo portò ad una vita malinconica. Nell’Ortis, addirittura, si arriva fino alla scelta tragica della morte. Ma anche questa è presentata come un atto di amore e passione: non proferire sulle mie ceneri la crudele bestemmia: Chi vuol morire non ama nessuno” [Venerdì ore 1, 1798]. Infatti, Ortis precisa al suo caro amico Lorenzo (di cui riporta una frase) che egli sceglie la morte poiché non può più avere la donna che ama e non può vivere l’amore come lui vorrebbe. Non si può morire sapendo di lasciare la persona amata, poiché la sua presenza accanto a sé può donare un senso alla vita; però egli preferisce morire e ricordare Teresa come l’aveva conosciuta: una bellissima ragazza pura e ingenua: la tua virtù risplende nel tuo viso celeste, ed io la ho rispettata; e tu sai ch'io t'ho amato adorandoti come cosa sacra [Mercoledì ore 5, marzo 1799]. Dopo il matrimonio di Teresa con Odoardo, Jacopo vuole morire anche per non commettere qualche delitto nei confronti della giovane, per non tormentarla e per far sì che lei lo possa amare liberamente: Poiché abbandono la vita mentre tu m’ami, mentre sono ancora degno di te e degno del tuo pianto, ed io possa sacrificarmi a te solo e alla tua virtù. No; allora non ti sarò colpa l’amarmi. [Mercoledì ore 5, marzo 1798]. “Liberandosi” del suo corpo Jacopo pensa che così Teresa possa amarlo incondizionatamente senza commettere peccato, senza danneggiare il suo matrimonio: lei potrà così amarlo per sempre, pensarlo ogni momento. E se anche l’avesse sposata, Jacopo è consapevole che lui non avrebbe potuto donarle la vera felicità: Pur nondimeno io mi sento rinsanguinare più sempre all'anima questo furore di patria: e quando penso a Teresa - e se spero - rientro in un subito in me assai più costernato di prima; e ridico: Quand'anche l'amica mia fosse madre de' miei figliuoli, i miei figliuoli non avrebbero patria; e la cara campagna della mia vita se n'accorgerebbe gemendo [17 marzo 1798] Un amore come questo, per gli adolescenti del tempo d’oggi, è quasi un’utopia. Spesso si cerca l’amore sui social network, senza sapere neppure cosa sia; si desidera condividere le proprie esperienze con qualcuno, magari accompagnandole con fotografie da mostrare agli amici, oppure frequentando feste insieme per “sfoggiarsi” l’un l’altro; insomma, si attribuisce un significato molto banale all’amore, senza curare invece i veri sentimenti che invece Jacopo fa emergere: No, Teresa è mia tutta; tu me l’hai assegnata perché mi creasti un cuore capace di amarla immensamente, eternamente. [12 Maggio 1798]. L’amore disperato di Jacopo Ortis, fino al suicidio, vuole essere quasi una “prova” del fatto che non è il tempo a rendere più importante una storia d’amore. Il protagonista e Teresa di fatto non hanno trascorso molto tempo insieme, eppure i sentimenti erano sinceri, l’amore era intenso. Il tempo non è fondamentale, tutto dipende dai sentimenti che una persona prova. Eppure ciò che fa soffrire Jacopo è proprio non avere avuto tempo, non avere avuto un’occasione per vivere la propria storia con Teresa, per poterla corteggiare e amare alla luce del sole: grazie al trascorrere del tempo Foscolo avrebbe potuto conoscerla meglio, e condividere con lei le sue esperienze. Il tempo, per Foscolo, non è incentivo, ma ostacolo. Descrivendo un amore slegato dal tempo, Foscolo ci fa comunque vedere che, se anche le modalità di amare cambiano da un’epoca all’altra, le sensazioni e le emozioni che si provano quando ci si innamora oggi non hanno tempo né spazio. Il mio cuore si gonfia e geme come se non volesse più starmi in petto” [25 Maggio 1798] Questa frase è un esempio di come l’amore sia immortale e immutabile negli anni. L’infinita gioia e la sensazione di avere un cuore così grande da non stare più nel petto è un tipo di emozione che accomuna tutti gli uomini che amano, e leggendo Jacopo Ortis chiunque abbia amato si può riconoscere in quel ragazzo innamorato. In più (con una diversità forse rispetto a oggi), la continua e logorante tristezza fa apprezzare a Jacopo/Foscolo ancor di più i momenti felici della sua esistenza; egli crede infatti che solo chi ha provato dolore nella sua vita sappia davvero apprezzarla e capire la vera importanza della felicità. Questo è un aspetto che si ritrova anche in altre opere dell’autore: ….non taque Le tue limpide nubi e le tue fronde L’incito verso di colui che l’acque Cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui BELLO DI FAMA E DI SVENTURA Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse..” (Alla sera, vv.6-11.) In questi versi si associa la bellezza di un eroe sia alla fama che alla sventura; è un accostamento inconsueto, ma fa capire il modo in cui Foscolo percepisce quest’ultima: dolorosa ma fortificante. Dolorosa si può considerare anche la solitudine di Foscolo e di Jacopo anche se non è temuta da loro, poiché riescono comunque ad esprimerla, anche se non sempre a una persona fisicamente presente. Tu sol mi ascolti, o solitario rivo, ove ogni notte amor seco mi mena, qui affido il pianto e i miei danni descrivo, qui tutta verso del dolor la piena. (Perché Taccia il rumor di mia catena.., vv.1-4) In questo sonetto emerge la solitudine causata dall’amore, poiché egli racconta a un fiume il dolore che l’amore provoca in lui. Parlando con questo fiume, in realtà Foscolo si immerge in una riflessione personale, e quindi nella solitudine. Conserva per sé il suo dolore, senza esporlo a un’altra persona, anche se ne scrive. E infatti tutto lo Jacopo Ortis fa emergere questa solitudine, poiché il protagonista scrive a Lorenzo, ma è come se creasse un diario personale. In certi passaggi, questo procedimento è piuttosto evidente: per esempio quando, trovandosi solo a casa dopo il bacio di Teresa, il protagonista ripensa che lei non potrà mai essere sua: “Ohimè che notti lunghe, angosciose!- il timore di non rivederla mi desta: divorato da un presentimento profondo, ardente, smanioso sbalzo dal letto al balcone e non concedo riposo alle mie membra nude aggrezzate, se prima non discerno sull’oriente un raggio di giorno. Corro palpitando al suo fianco e- stupido! Soffoco le parole, e i sospiri: non concepisco, non odo: il tempo vola e la notte mi strappa da quel soggiorno di paradiso. – Ahi lampo! Tu rompi le tenebre, splendi, passi,ed accresci il terrore e l’oscurità.” [21 Maggio 1798] Questo parlare con un soggetto non vivente, o che comunque nel caso di Lorenzo non è presente fisicamente, accomuna Jacopo/Foscolo a Leopardi, per esempio al suo Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, dove il narratore espone alla luna la propria vita, paragonandola alla sua: . Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna? Sorgi la sera, e vai, Contemplando i deserti; indi ti posi. Ancor non sei tu paga Di riandare i sempiterni calli? Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga Di mirar queste valli? Somiglia alla tua vita La vita del pastore.” [Canto notturno di un pastore errante dell’Asia- vv.1-10] Anche noi adolescenti ci immergiamo nella nostra solitudine: molto spesso ci sfoghiamo ascoltando canzoni che riflettono lo stato d’animo del momento, ed è come se tutto quello che ci circonda sparisse. Sapere che ci sia un’altra persona che condivida il nostro stesso stato d’animo, anche solo attraverso una canzone, rende meno soli. E talvolta si ama esattamente ascoltare canzoni che mettano a tema questa solitudine: “La’sul mare, l’onda viene, La tua vita con la mia L’onda va La solitudine Onde di mare Fa pensare che e’ bugia.” Non s’incontreranno mai (Patty Pravo- La solitudine) Di solitudine Puoi morire e non lo sai Strade di notte, Tutte uguali davanti a te Una ti porta a casa, Nelle altre ti perderai In solitudine Parti sempre non torni mai Guarda quei rami, E’la stessa pianta che Li ha fatti crescere, Uno e’in fiore e l’altro mai La solitudine Fa appassire quel che non dai Io dico amore, E tu amore rispondi a me Vorrei cambiare Le parole di questa canzone potrebbero essere anche quelle di Jacopo/Foscolo: O mie speranze! Si dileguano tutte; ed io siedo qui derelitto nella solitudine del mio dolore [17 Settembre 1798] E lo stesso vale anche per Foscolo: la sua famiglia non era mai stata molto presente nella sua vita, e gli spostamenti e le fughe per motivi politici lo portarono a non stabilire rapporti duraturi praticamente con nessuno. COMUNICARE E SUPERARE LE PROPRIE PAURE Foscolo è un uomo dei nostri tempi per la sua capacità di comunicare sentimenti e angosce tipiche della natura umana. Colpisce il lettore arrivando direttamente al cuore e all’anima dell’uomo. Questa capacità di trasmettere emozioni, soprattutto per un adolescente, è rappresentata oggi dalla musica; è scritto anche in un romanzo di successo dei nostri giorni: Ti sbatti due auricolari nelle orecchie ed entri in un'altra dimensione. Entri nell’emozione dal colore giusto” [A. D’Avenia, Bianca Come Il Latte Rossa Come Il Sangue] La musica è un mondo capace di contenere ogni emozione e sentimento: odio, amore, felicità, tristezza, carica adrenalinica… Tutti gli stati d’animo sono sperimentati in modo forte proprio nell’adolescenza, quel periodo in cui alcuni potrebbero decidere già tutto quello che faranno nel futuro, mentre altri non ne hanno la più pallida idea, perché pensano che sia ancora troppo presto; così vivono la loro vita giorno per giorno, senza programmare niente, improvvisando ogni loro giornata. E’ anche quel periodo in cui un giorno si è sicuri e un giorno non lo si è più, come nelle Ultime Lettere Di Jacopo Ortis, per cui il protagonista un giorno vive nella massima solitudine e tristezza, mentre il giorno dopo si sente al settimo cielo solo vedendo la sua amata. Per farci provare le emozioni che noi sentiamo attraverso la musica, Foscolo usava la parola. L’emozione che noi adolescenti proviamo semplicemente ascoltando strumenti che mettono vicini due accordi, Foscolo ce la fa ritrovare nelle sue descrizioni, mettendo nero su bianco; e questo per lui costituiva anche l’evasione dalla sua triste realtà. Scrivendo di Teresa, Ortis/Foscolo trasforma tutti i suoi “amori impossibili”, anche se per poco, in “possibili”, illudendosi che quell’amore sarebbe durato per sempre. Jacopo ammette questa illusione, ma non vuole fermarsi, perché se l’inganno cadesse la sua vita diverrebbe terribile, non avrebbe un senso: Ella non t'ama; e se pure volesse amarti, non può. È vero, Lorenzo: ma s'io consentissi a strapparmi il velo dagli occhi, dovrei subito chiuderli in sonno eterno; poiché senza questo angelico lume, la vita mi sarebbe terrore, il mondo caos, la Natura notte e deserto [8 Maggio del 1798] Ancora più esplicitamente: Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de' baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele [15 Maggio 1798] L’inganno viene poi nutrito non solo da Jacopo, ma anche da Teresa, che lo illude con il bacio del 14 Maggio del 1798, anche se cerca subito di disilluderlo, dicendogli: “non posso essere vostra mai!”, ma è troppo tardi perché Jacopo torni sui suoi passi. Anche noi adolescenti conosciamo la forza delle illusioni, non solo nei rapporti d’amore, ma anche in quelli di amicizia. Ci illudiamo di “possedere” persone che non sono nostre, che a volte preferiscono invece legarsi ad altre persone; ed è proprio in questi momenti che si pensa di essere soli, e si crede di non volersi più legare ad una persona perché non si vogliono subire delusioni che sembrano a volte anche più grandi di noi. Nonostante la perdita di un rapporto, però, si continua a pensare a quella persona, alle emozioni provate insieme a lei, e allora si vuole “ritentare”, cercando un’altra persona che faccia rivivere le stesse emozioni. Questa dinamica accomuna noi adolescenti più a Foscolo che a Jacopo Ortis: Foscolo infatti si è innamorato sempre di molte donne, anche se già promesse ad altri; Jacopo, invece, di una donna sola. Foscolo personificato in Jacopo è molto sicuro di sé, ma solo perché si illude; infatti quando si disilluderà si accorgerà che non ha più speranze. Dopo la sua delusione politica, Teresa era la sua unica strada, perciò non avendo nessun’altra via da percorrere si suiciderà. Colpisce però soprattutto che, se gli adolescenti spesso non hanno il coraggio di dimostrare le emozioni che provano per la persona amata, Foscolo/Ortis invece pensa che le emozioni vadano sempre dimostrate, e ciò ci viene detto nella lettere dell’1 e del 20 novembre: Io non odio persona del mondo, ma vi sono cert'uomini ch'io ho bisogno di vedere soltanto da lontano. – Suo suocero me n'andava tessendo jer sera un lungo elogio in forma di commendatizia: buono - esatto - paziente! e niente altro? possedesse queste doti con angelica perfezione, s'egli avrà il cuore sempre così morto, e quella faccia magistrale non animata mai né dal sorriso dell'allegria, né dal dolce silenzio della pietà, sarà per me un di que' rosaj senza fiori che mi fanno temere le spine [1 Novembre 1797] In tanta piena di affetti le anime si schiudono per versarli nell'altrui petto: ed ella si volgeva a Odoardo. Eterno Iddio! parea ch'egli andasse tentone fra le tenebre della notte, o ne' deserti abbandonati dalla benedizione della Natura. Lo lasciò tutto a un tratto, e s'appoggiò al mio braccio [20 Novembre 1797 (lettera da Arquà)] Jacopo e Teresa invece nutrono le loro emozioni, a differenza di Odoardo; ed è proprio per la freddezza del futuro sposo che Teresa ricerca qualcun altro a cui esprimere il proprio affetto. Spesso noi adolescenti, dopo i primi tentativi, ci arrendiamo, o addirittura questo primo tentativo non lo facciamo neanche; lasciamo scappare le nostre occasioni, e spesso ce ne pentiamo pensando a come sarebbe andata se solo ci avessimo provato, se avessimo continuato a credere in noi stessi, nelle nostre capacità. Invece, basterebbe forse ricordare che quando c 'è di mezzo l'amore le persone a volte si comportano in modo stupido. Magari sbagliano strada, ma comunque ci stanno provando [Alessandro D’Avenia, Bianca Come Il Latte, Rossa Come Il Sangue] CONCLUSIONE… Leggere le opere di Ugo Foscolo è un modo forse meno comune della musica, ma ugualmente efficace, per capire meglio l’amore, immergendosi in una storia che narra di sentimenti senza tempo. Un aspetto imponente emerso da queste letture è la disperazione causata dall’amore. Difficile immaginare una vita spezzata a causa di una storia finita male; ma l’aspetto nuovo e interessante è proprio l’unicità dell’amore che Ortis prova per Teresa. Egli infatti non pensa nemmeno un attimo di voler provare ad amare ancora: aveva donato la sua anima a Teresa e questa doveva morire con la fine del loro amore. Ciò che ci ha inoltre insegnato lo studio di quest’opera è vivere la vita senza viaggiare nelle illusioni, come Jacopo, per evitare di restare delusi. Anche a noi giovani capita di trascorrere periodi negativi, che ci inducono a sognare e immaginare situazioni alternative e felici. Ma Jacopo si è lasciato compromettere da ciò che gli accadeva, senza agire per realizzare i suoi più grandi desideri e arrivando così a suicidarsi, fuggendo dai problemi. I sogni potrebbero essere anche non solo illusioni, ma obiettivi reali, e forse bisognerebbe solo impegnarsi a realizzarli concretamente, senza aspettare che sia il futuro a cambiare le circostanze. Solo così potremo raggiungere la vera felicità che Ortis ha sempre cercato.