Le ultime lettere di Jacopo Ortis

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Le ultime lettere di Jacopo Ortis
Le ultime lettere di Jacopo Ortis
Uno dei romanzi più significativi del poeta e scrittore italiano Ugo Foscolo è “Le ultime lettere di
Jacopo Ortis”. Tale opera è considerata il primo romanzo epistolare della letteratura italiana.
L’opera si ispira ad un fatto realmente accaduto: la vicenda del suicidio di uno studente
universitario, Girolamo Ortis. Foscolo, in seguito, mutò il nome di Girolamo in Jacopo, in onore di
Jean-Jacques Rousseau.
Le lettere del giovane suicida Jacopo Ortis sono indirizzate ad un amico, Lorenzo Alderani, che,
dopo il suicidio di Jacopo, le avrebbe date alla stampa corredandole con una presentazione e con la
rispettiva conclusione. Si tratta anche di un romanzo autobiografico, poiché si ispira alla doppia
delusione avuta da Foscolo, da una parte, per l’amore impossibile per Isabella Roncioni che non
riuscì a sposare, e dall’altra parte, per la patria, riferendosi al Trattato di Campoformio dove
Napoleone decide di cedere all’Austria parte del territorio.
Ugo Foscolo prende spunto dal modello letterario de “I dolori del Giovane Werher” di Johann
Wolfang von Goethe e risente molto dell’influsso del poeta e drammaturgo Vittorio Alfieri, tanto
che il suo capolavoro è considerato una tragedia alfieriana in prosa.
Il romanzo narra le vicende di uno studente universitario veneto di passione repubblicana: Jacopo
Ortis. Dopo aver assistito impotente al sacrificio della sua patria, Jacopo si rifugia presso i Colli
Euganei. Il ragazzo trascorre una vita in perfetta solitudine, ormai deluso da tutto e da tutti,
passando il suo tempo libero scrivendo al suo caro amico Lorenzo Alderani, leggendo il filosofo
greco Plutarco o intrattenendosi quando capita con un sacerdote, con il medico e con altre persone
della cittadina. La sua vita ha una svolta quando incontra il Signor T e le sue due figlie Teresa e
Isabellina. L’uomo inizia a frequentare la loro casa e si innamora perdutamente di Teresa, ma la
donna è già promessa in sposa al freddo e avido Odoardo.
Proprio durante una passeggiata, Teresa confessa a Jacopo di non sentirsi felice e di non volere
sposare Odoardo, al quale il padre l’ha promessa in sposa solo esclusivamente per mere questioni
economiche. Il ragazzo da una parte è felice di questa sua dichiarazione, dall’altra però sente la sua
disperazione per un amore a suo dire impossibile.
Stanco di tutto, decide di andare a Padova, dove è riaperta l’Università. Dopo alcuni mesi, però,
Jacopo ci ripensa e ritorna da Teresa. Nel frattempo, approfittando dell’assenza del futuro sposo
Odoardo riprende i dolci colloqui con la donna. Ma anche quella felicità dura un soffio. Il destino è
segnato: “l’uomo sarà infelice” e questo Jacopo lo ripete narrando la storia di Lauretta, una
fanciulla infelice, nelle cui braccia è morto il fidanzato e i cui genitori sono dovuti fuggire dalla loro
patria.
Per un periodo i due giovani sono travolti dall’amore; poi Jacopo, oppresso da una parte dalla
scomoda situazione vissuta con Teresa, promessa sposa di Odoardo, e dall’altra assillato dal dolore
di poter servire la propria patria, d’improvviso si ammala. Il giovane, in seguito, confessa al padre
di Teresa, venutogli in visita, l’amore per la figlia.
Una volta guarito, il giovane decide di partire alla volta di alcune città italiane, scrivendo una lettera
d’addio alla donna amata. Jacopo si reca a Ferrara, Bologna e Firenze. Qui visita i sepolcri dei
“grandi” a Santa Croce. Poi, portando sempre con sé l’immagine di Teresa, viaggia fino a Milano
dove sarà fondamentale l’incontro con Giuseppe Parini, che lo dissuade da qualsiasi tentativo di
mettere in scena atti di audacia per salvare, a sua detta, la sua patria.
Jacopo continua a viaggiare fino a quando viene messo al corrente del fatto che Teresa si è sposata.
Decide quindi di ritornare sui Colli Euganei per salutare per l’ultima volta la donna che ama; poi
parte alla volta di Venezia dove riabbraccia per l’ultima volta la madre. In ultimo si reca di nuovo
verso i Colli Euganei. L’uomo, dopo aver scritto una lettera a Teresa e l’ultima all’amico Lorenzo
Alderani, si uccide piantandosi un pugnale nel cuore.
Temi trattati
Ugo Foscolo, nella sua opera, tratta il tema del suicidio considerato come una scelta dell’ultima
libertà che il destino non può togliere. Tra gli altri temi trattati troviamo quello della patria, tanto
caro allo scrittore, il tema dell’amore inteso come una forza positiva da cui scaturiscono la bellezza
e l’arte, quello della morte, della speranza di essere compianto (“la morte non è dolorosa“) e della
sepoltura nella propria terra.
Il tema della patria è rimarcato perfino con un’affermazione scritta nel’incipit del romanzo: “Il
sacrificio della patria nostra è consumato, tutto è perduto…“. Infatti, secondo lo scrittore, anche la
società è tutta impegnata solo a occuparsi del benessere materiale, apparendo indifferente al
richiamo dei valori ideali e al sacrificio. Il lessico usato da Foscolo è caratterizzato da frasi
esclamative e interrogative, da risonanze letterarie drammatiche e da parecchie pause espressive.