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QUESTIONI DI GENERE: L'IMMAGINE E L'IMMAGINARIO FEMMINILE NELLA "NOSTRA" CULTURA E NELLE "ALTRE" Relatori: Luca Cremonesi e Luigi Muzzolini FILMOGRAFIA CTI 7-­‐ TERZO INCONTRO DONNE SENZA UOMINI, SHIRIN NESHAT, GERMANIA, 2009 Il film narra la storia delle vite intrecciate di quattro donne iraniane nell'estate del 1953, un periodo catastrofico nella storia iraniana, quando un colpo di stato guidato dagli americani e appoggiato dagli inglesi depose il Primo Ministro democraticamente eletto, Mohammad Mossadegh, e restaurò lo Shah al potere. Nell'arco di alcuni giorni, quattro donne appartenenti a classi diverse della società iraniana si ritrovano insieme sullo sfondo dei tumulti politici e sociali. Fakhri, una donna di mezza età intrappolata in un matrimonio senza amore, deve fare i conti con i sentimenti che prova nei confronti di una vecchia fiamma. Zarin, una giovane prostituta, cerca di fuggire quando si rende tragicamente conto che non riesce più a vedere i volti degli uomini. Munis, una giovane donna con una coscienza politica, deve resistere all'isolamento che le impone il fratello religioso tradizionalista, mentre l'amica Faezeh resta incurante dei disordini nelle strade e sogna soltanto di sposare il dispotico fratello di Munis... ABOUT ELLY, ASGHAR FARHADI, IRAN, 2009 Ahmad, che vive ormai da molto tempo in Germania, torna in Iran per un breve soggiorno. I suoi vecchi amici dell'università decidono così di organizzare 3 giorni di vacanza in riva al Mar Caspio. Sepideh, una delle donne del gruppo, si è presa carico dell'organizzazione e ha deciso d'invitare, all'insaputa di tutti, Elly, la maestra di scuola di suo figlia. Ahmad, reduce da un matrimonio fallimentare con una tedesca, vorrebbe rifarsi una vita con una iraniana e i suoi amici si rendono conto poco a poco della ragione per cui Sepideh ha invitato Elly. UNA SEPARAZIONE, ASGHAR FARHADI, IRAN, 2011 Nader e Simin hanno ottenuto il visto per lasciare l'Iran ma Nader si rifiuta di partire e abbandonare il padre affetto da Alzheimer. Simin intende chiedere il divorzio per partire lo stesso con la figlia Termeh e, nel frattempo, torna a vivere da sua madre. Nader deve assumere una giovane donna, Razieh, che possa prendersi cura del padre mentre lui lavora, ma non sa che la donna, molto religiosa, non solo è incinta ma sta anche lavorando senza il permesso del marito. Ben presto Nader si troverà coinvolto in una rete di bugie, manipolazioni e confronti, mentre la sua separazione va avanti e sua figlia deve scegliere da che parte stare e quale futuro avere... MADRI, BARBARA CUPISTI, ITALIA, 2007 Raccolta di testimonianze di vita, momenti quotidiani, filmati di repertorio e materiale video privato di madri israeliane e palestinesi, tutte di estrazione culturale e sociale differente, ma che, in una terra dilaniata da una guerra infinita, sono accomunate dal vivere nel terrore di non veder rientrare a casa i propri figli. Storie di dolore e di rabbia in una terra dove il sentimento del perdono non esiste, ma esiste 'Parents Circle', l'organizzazione che riunisce genitori di vittime palestinesi ed israeliane che ci fa capire come si stia tentando di migliorare il futuro delle nuove generazioni. MIRKA, RACHID BENHADJ, SPAGNA/FRANCIA/GRAN BRETAGNA, ITALIA, 1999 Un bambino di dieci anni, Mirka, approda in un villaggio montano dei Balcani ed entra di prepotenza nella vita di Kalsan e della nipote Elena. Il film si interroga sulla possibilità che si possa stabilire un rapporto tra un bambino e sua madre quando il bambino è frutto di una stupro, usato come arma di guerra per assicurare il predominio della razza più forte. IL GIARDINO DEI LIMONI, ERAN RIKLIS , GERMANIA/FRANCIA/ISRAELE, 2008 Salma Zidane vive in Cisgiordania, ha 45 anni ed è rimasta sola da quando suo marito è morto e i suoi figli se ne sono andati. Quando il Ministro della difesa israeliano si trasferisce in una casa vicina a quella di Salma, la donna ingaggia una battaglia legale con gli avvocati del Ministro che, per motivi di sicurezza, vogliono abbattere i secolari alberi di limoni che sono nel suo giardino. Ma Salma non lotterà da sola. Infatti, oltre al supporto del suo avvocato -­‐ un trentenne divorziato con cui nasce un profondo sentimento amoroso -­‐ Salma troverà inaspettatamente anche quello della moglie del Ministro che, stanca della sua vita solitaria per gli impegni del marito, prende a cuore il caso della sua vicina di casa palestinese. LA SPOSA SIRIANA, ERAN RIKLIS, ISRAELE/FRANCIA/GEORGIA, 2004 Per Mona, il giorno del matrimonio sarà il giorno più brutto della sua vita. Sa bene che una volta attraversato il confine tra Israele e Siria, per sposare la star della televisione siriana Tallel, non potrà mai più far visita alla sua adorata famiglia che vive nelle Alture del Golan, occupate dagli Israeliani dal 1967. LA SPOSA SIRIANA è un film che parla di confini fisici, mentali ed emotivi e della volontà di conviverci e di attraversarli. Il film racconta la storia di una famiglia, con particolare attenzione alle vicende della sorella di Mona, Amal, una donna moderna intrappolata in una cultura e in una tradizione delle quali vorrebbe liberarsi. Una volta attraversato il confine, è impossibile tornare indietro e alla fine di una lunga giornata, la famiglia, i funzionari di governo, gli ufficiali dell'esercito e tutti coloro che si sono radunati su entrambi i lati del confine, si troveranno a fare i conti con un futuro incerto, intrappolati in una terra di nessuno tra Israele e Siria. IL CORPO DELLE DONNE, LORELLA ZANARDO, ITALIA, 2009 Un pomeriggio d'inverno Lorella e Marco iniziano a discutere sulle donne, di come sia possibile che le donne vengano considerate così poco nella società. Marco vede nelle immagini televisive una fortissima influenza, Lorella si ribella a questa banalità. Sostiene che la TV esiste da 50 anni e che ormai il pubblico è adulto e responsabile. Si lanciano una sfida per scoprire se la televisione effettivamente abbia una sua responsabilità. Se la televisione è un mezzo di comunicazione di massa, quale immaginario proietta? Quale modello propone? Quale sapere ci presenta? Così parte l'indagine, un viaggio attraverso le immagini televisive che ogni giorno vediamo nel nostro televisore. VIAGGIO A KANDAAR, MOHSEN MAKHMALBAF,FRANCIA7IRAN, 2001 Delle protesi artificiali che scendono ondeggiando dal cielo attaccate a dei paracadute e, in controcampo, una massa di mutilati che arranca con le stampelle nel deserto per raggiungerle e impadronirsene. Questa è l'immagine che resta impressa sulla retina della memoria di un film che ha come tema primario la condizione delle donne in Afghanistan. Una giovane donna afgana, emigrata da tempo in Canada, tenta di rientrare in patria attraverso l'Iran per raggiungere la sorella priva di gambe che ha deciso di suicidarsi allo scadere di tre giorni. Inizia cosi' un viaggio attraverso la cancellazione dell'immagine stessa delle donne, oltre a quella del loro ruolo sociale. L'accompagneranno nel viaggio, a turno, un bambino cacciato dalla scuola per diventare mullah, un nero americano che si improvvisa medico mentre cerca di trovare un Dio che non vuol farsi raggiungere e un imbroglione per vocazione e necessita'. Makhmalbaf gira un film meno poetico di altri suoi ma animato dal bisogno di denunciare una situazione tragica. Rischia pero' di fare propaganda alla situazione iraniana in cui la donna gode certo di maggiori riconoscimenti ma non si puo' definire 'libera'. Il regista negae rilancia: "È invece un avvertimento ai nostri integralisti affinché non esasperino una situazi PERSEPOLIS, MARJANE SATRAPI, FRANCIA/USA, 2007 Teheran, 1978: Marjane, otto anni, sogna di essere un profeta che salverà il mondo. Educata da genitori molto moderni e particolarmente legata a sua nonna, segue con trepidazione gli avvenimenti che porteranno alla Rivoluzione e provocheranno la caduta dello Scià. Con l'instaurazione della Repubblica islamica inizia il periodo dei "pasdaran" che controllano i comportamenti e i costumi dei cittadini. Marjane, che deve portare il velo, diventa rivoluzionaria. La guerra contro l'Iraq provoca bombardamenti, privazioni e la sparizione di parenti. La repressione interna diventa ogni giorno più dura e i genitori di Marjane decidono di mandarla a studiare in Austria per proteggerla. A Vienna, Marjane vive a 14 anni la sua seconda "rivoluzione": l'adolescenza, la libertà, l'amore ma anche l'esilio, la solitudine, la diversità. Sono rari i film di animazione in grado di far percepire al pubblico le difficoltà dell'esistenza di chi li ha ideati. Spesso impegno in difesa dei diritti e qualità grafica non convivono. In questo caso il connubio è perfettamente riuscito. Marjane Satrapi è riuscita a trasformare i quattro volumi di fumetti in cui raccontava, con dolore e ironia, la propria crescita come donna in un Iran in repentina trasformazione e in un'Europa incapace di accogliere veramente il diverso, in un lungometraggio di animazione di qualità. Ha anche un altro merito che le va attribuito: è riuscita a sfuggire alle sirene hollywoodiane che la volevano sedurre con la proposta di film in cui Jennifer Lopez sarebbe divenuta sua madre e Brad Pitt suo padre. Ha tenuto duro e ne è nata un'opera in bianco e nero (con lampi di colore) capace di raccontare un'infanzia e un'adolescenza al femminile comune e differente al contempo. Comune perchè tante giovani donne si potranno ritrovare nel suo percorso di crescita. Differente perchè la donna in Iran è (per chi ha dettato e detta le leggi) meno donna. Per una volta ci venga concessa una citazione diretta: vedere questa giovane regista non riuscire più a trattenere le lacrime nel corso di una standing ovation durata 15 minuti a Cannes dava la misura della difficoltà di una vita ma anche della necessità di non dimenticare lo springsteeniano "No retreat no surrender". IL CANTO DI PALOMA, CLAUDIA LLOSA, SPAGNA/PERU’, 2008 La madre di Fausta, una ventenne peruviana, sta morendo e le ricorda cantando che lei è stata allattata con il ‘latte della tristezza' perché nata negli anni Ottanta in cui terrorismo e stupri erano all'ordine del giorno. Dopo la morte della genitrice Fausta vorrebbe offrirle un funerale degno di questo nome ma i pochi soldi sono stati tutti investiti nei festeggiamenti per l'imminente matrimonio della cugina. Lo zio però vuole che il cadavere venga seppellito prima delle nozze. Fausta che vive in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una pianista. Spera così di mettere insieme una somma adeguata per le esequie. Fausta è un personaggio dall'assoluta originalità. Non poteva essere altrimenti visto che la regista è Claudia Llosa che già in Madeinusa, mai distribuito in Italia, aveva dato prova di altrettanta originalità. In quel caso in un paesino disperso sulle cime delle Ande il carnevale si celebrava negli ultimi giorni della Settimana Santa partendo dal principio che ogni sregolatezza in quelle ore è permessa perché 'Dio è morto e non vede i peccati degli uomini'. Qui Fausta ha fatto del suo corpo un vero e proprio terreno. Perché il terrore di essere violentata l'ha spinta ad inserire una patata nella vagina e il tubero ha preso a germinare. A una prima lettura si potrebbe pensare a una premessa che conduca verso un film che faccia leva sul versante erotico o grottesco. Invece la Llosa, con il contributo di una bravissima Magaly Solier, riesce a conservare una visione di assoluta compassione (nel senso più elevato del termine) nei confronti della sua protagonista. Il terrore nei confronti degli uomini Fausta lo ha veramente succhiato con il latte e sembra incapace di liberarsene per volgersi verso una sessualità accettata e consapevole. Intorno a lei sopravvive un mondo di miseria che contrasta in modo stridente con la vita che si conduce nei quartieri alti. Anche se non manca qualche tocco di folklore di troppo la percezione di un divario che non può non essere colmato, pena l'esplosione di conflitti dalle conseguenze imprevedibili, è quasi tattile. MIRAL,JULIAN SCHNABEL, INDIA/ISRAELE/FRANCIAIITALIA, 2010 Gerusalemme 1948. Hindi Hussein incontra nella strada 55 bambini palestinesi orfani che hanno perso i loro cari in un attacco israeliano. Li porta a casa sua e offre loro rifugio. Nel giro di pochi mesi gli orfani che ricevono aiuto da lei raggiungono il numero di 2000. La casa di Hindi si trasforma nell'Istituto Al-­‐Tifl Al-­‐Arabi (La Casa dei Bambini) divenendo simbolo di speranza e di istruzione per i più piccoli travolti dal conflitto. Trent'anni dopo sarà ospite della Casa un abambina di sette anni la cui madre si è suicidata. Si tratta di Miral che, una volta divenuta una ragazza decide di impegnarsi attivamente a favore del suo popolo rischiando in prima persona e vivendo sulla sua pelle le contraddizioni di quella complessa condizione politica e sociale. Miral è il nome di un fiore che cresce ai bordi delle strade, uno di quelli che sbocciano a migliaia ma che pochi notano. Julian Schnabel, artista a tutto tondo e da sempre attento a vicende di chi viene posto dalla vita sul difficile ed arduo crinale delle scelte determinanti, non poteva non dare attenzione al libro di Rula Jebreal che mescola storie tutte rigorosamente vere perché, come afferma, “Non esiste spazio per l'immaginazione nel Medio Oriente. Puoi solo raccontare quello che hai visto coi tuoi stessi occhi. Ogni singolo giorno questo luogo ti obbliga a decidere chi devi essere e cosa devi fare. E' un qualcosa che ti viene imposto”. La vicenda narrata nel libro però ha finito con l'imporsi alla densa visionarietà di Schnabel quasi forzandolo a un didascalismo che può risultare sicuramente efficace per un pubblico giovane (che poco o nulla sa delle vicende mediorientali) ma che fa rimpiangere la complessità stilistica de Lo scafandro e la farfalla. Perché se Hindi è il fil rouge che unisce le storie personali ci troviamo poi a seguire ciò che accade a Nadia e a sua figlia Miral senza che alcuno scatto narrativo ci aiuti ad entrare ‘dentro' le loro storie. Le osserviamo, con tristezza così come Miral bambina quando vede abbattere, senza alcuna ragione se non quella del più forte, una povera abitazione palestinese. Schnabel sembra ritrovare la propria vena (quasi che prima avesse ‘voluto' aderire quanto più possibile all'esperienza tradotta in libro dalla sua attuale compagna) quando in Miral si fanno sempre più laceranti le contraddizioni tra l'ideologia e l'incontro con le persone reali obbligandola a decodificare ciò che la circonda con uno sguardo profondamente diverso ma non per questo acquiescente. AFFETTI E DISPETTI( LA NANA), SEBASTIAN SILVA, CILE/ MESSICO, 2009 Raquel è l'introversa e bizzosa domestica dei Valdés, una famiglia benestante che da vent'anni occupa tutti i suoi pensieri fino all'emicrania. E sono proprio le sue dolorose e frequenti cefalee a preoccupare la padrona di casa, che ritiene opportuno affiancarle una seconda cameriera. Convinta che il provvedimento della signora Valdés possa minacciare il suo ruolo e il suo regno domestico-­‐
affettivo, Raquel si accanisce sulle ignare aspiranti, intralciandone il lavoro e chiudendole letteralmente fuori dalla porta e dalla vita dei “suoi cari”. Ricoverata in ospedale dopo un collasso fisico ed emotivo, viene provvisoriamente rimpiazzata da Lucy, una giovane donna esuberante che non tarderà a farsi amare dai Valdés. L'offensiva della domestica storica non risparmierà nemmeno la nuova arrivata, che metterà in atto però un inedito quanto efficace contrattacco. Approvata e infine accreditata, Lucy vincerà il cuore di Raquel, rivelandone la dolcezza e muovendola alla vita. Opera seconda e “a colori” di Sebastián Silva, Affetti & dispetti è una commedia domestica centrata sulla famiglia, valore centrale e formidabile collante sociale per i popoli latini, e colma di emozioni finemente descritte. Dopo il debutto in bianco e nero (La Vida me Mata), il regista cileno racconta il suo paese e la sua giovane democrazia attraverso i vincoli affettivi e di classe dei protagonisti. La dinamica, almeno quella di partenza, è quella classica padrona-­‐serva: Pilar Valdés è la madre borghese e colta di quattro figli che coniuga lavoro e famiglia dentro la sua lussuosa villa, Raquel è la sua domestica da due decenni, ne ha cresciuto i figli e con il suo proletario senso pratico fa fronte alle faccende casalinghe. La prima parte del film documenta allora le tappe di questa relazione e il vincolo di necessità ma pure di affetto sincero che tanti anni di convivenza hanno instaurato tra le due donne. Inibita e chiusa al mondo e alle persone, la Raquel ordinaria e straordinaria di Catalina Saavedra (premiata al Sundance e blasonata al Torino Film Festival) è sullo schermo una presenza misurata ma non meno capace di suscitare sfumature di intenso sentimento. Caduta in uno stato di profonda depressione, cui cerca di far fronte nel modo a lei più congeniale, riordinando la cucina, rigovernando le stanze da letto e disinfettando i servizi, “la nana” recupererà la condizione fisica e il valore dei rapporti umani nella seconda metà del film e nel confronto con la nuova domestica. Sarà lei a vedere chiaramente oltre l'intrattabilità, lei a interrogare la rassegnazione di una vita tribolata, lei, ancora, ad invitare la collega e l'amica ad amare di nuovo, a conoscere altri suoni, altri odori, altri corpi, altri amici, altre famiglie. Affetti & dispetti è una commedia di costume che ha i suoi momenti più interessanti negli spazi chiusi ma che si risolve e risolve la protagonista scorrendo all'esterno, dove la vita di Raquel riprende letteralmente a correre. LE DONNE VERE HANNO LE CURVE, PATRICIA CARDOSO, USA, 2002 Ana, una teenager di origine messicana, sta per diventare donna. Vive in una comunità latina ad est di Los Angeles. Appena diplomata, grazie alle sue capacità, ottiene l'accesso alla Columbia University. Ma la sua famiglia, che è molto tradizionalista, pensa che per la ragazza sia venuto il tempo di aiutare la sua famiglia economicamente e non quello di ricominciare a studiare. Combattuta tra le sue ambizioni e il volere dei suoi familiari, decide di lavorare con la sorella e la mamma in una fabbrica alla periferia della città, dove apprende il valore della solidarietà tra donne. IO SONO LI, ANDREA SEGRE, ITALIA/FRANCIA, 2011 Shun Li confeziona quaranta camicie al giorno per pagare il debito e i documenti che le permetteranno di riabbracciare suo figlio. Impiegata presso un laboratorio tessile, viene trasferita dalla periferia di Roma a Chioggia, città lagunare sospesa tra Venezia e Ferrara. Barista dell'osteria ‘Paradiso', Shun Li impara l'italiano e gli italiani. Malinconica e piena di grazia trova amicizia e solidarietà in Bepi, un pescatore slavo da trent'anni a bagno nella Laguna. Poeta e gentiluomo, Bepi è profondamente commosso dalla sensibilità della donna di cui avverte lo struggimento per quel figlio e quella sua terra lontana. La loro intesa non sfugge agli sguardi limitati della provincia e delle rispettive comunità, mettendo bruscamente fine alla sentimentale corrispondenza. Separati loro malgrado, troveranno diversi destini ma parleranno per sempre la stessa lingua. Quella dell'amore. Per quelli che ‘fanno il cinema a Roma' e per cui un veneziano vale un triestino, il Veneto è un set popolato da improbabili abitanti che si limita a fare da sfondo a storie italiane altrettanto improbabili. Serviva evidentemente un po' di sangue di quella terra per raccontarne la sorprendente bellezza e per far crescere un film preciso nell'ambientazione e credibile nelle emozioni lambite ‘ogni sei ore' dalla Laguna. Partendo da un luogo esistente, ‘provocato', smontato e ricomposto attraverso l'osservazione soggettiva di un'immigrata, Andrea Segre lo mostra nelle concrete trasformazioni stagionali e nelle più sottili conversioni sociali. Contro gli stranieri impersonali e posticci di Patierno e le sue ‘cose dell'altro mondo', il documentarista veneto ribadisce quelle di questo mondo e di questa Italia in rapporto dialettico, ostile o conciliato, con l'altro da sé. Un altro che è persona e mai personaggio. Io sono Li è un'architettura delle posizioni relative tra le figure in campo, al cui centro si colloca la protagonista di Zhao Tao, centrata in ogni dove e concentrata su un proponimento che ha il volto di un bambino di otto anni. Come satelliti le gravitano intorno pescatori cauti e imprenditori (cinesi) rapaci che non la spostano da ‘Li', che è insieme identità, punto, momento e baricentro. Dopo i documentari (Magari le cose cambiano, Il sangue verde, La Mal'ombra, Come un uomo sulla terra) e congiuntamente alla ricerca sociale, Segre debutta nel cinema a soggetto, sposando sentimenti affettivi e sociali con una limpidezza di esposizione che non riesce sempre a scongiurare l'inciampo didascalico. Di fatto, pur romanzando con sensibilità la realtà, il film non è in grado di rimettere in gioco la finzione con la verità, incorrendo troppe volte in formule da dibattito. Meglio sarebbe stato lasciarsi cullare dalle perifrasi dei sentimenti, così magnificamente comprese nell'interpretazione implosa di Zhao Tao e in quella lirica di Rade Šerbedžija. Portatore sano della condizione umana di straniero lui, portatrice pudica lei del cinema poetico e reale di Zhangke, del cambiamento epocale della Cina e dell'incanto a cui rinuncia per cambiare anima. THE HELP, TATE TAYLOR, USA/INDIA…, 2011 Ambientata a Jackson, Mississippi, nei primi anni Sessanta, la storia esplora i temi del razzismo e del perbenismo di facciata delle famiglie del Sud, quando una aspirante scrittrice intervista una cameriera che racconta la verità sulle sue esperienze nelle case dei bianchi. E ORA DOVE ANDIAMO, NADINE LABAKI, FRANCIA/LIBANO, 2011 Sul bordo di una strada dissestata, un corteo di donne avanza in processione verso il cimitero del villaggio. Takla, Amale, Yvonne, Afaf e Saydeh affrontano stoicamente il caldo soffocante di mezzogiorno, reggendo le fotografie dei loro amati uomini, perduti in una guerra futile, lunga e lontana. Alcune di loro portano un velo, altre indossano croci di legno, ma tutte sono vestite di nero, unite da una sofferenza condivisa. Giunta alle porte del cimitero, la processione si divide in due congregazioni: musulmani da una parte e cristiani dall'altra. Unite da una causa comune, l'impensabile amicizia tra queste donne supera, contro ogni aspettativa, tutti i punti di contrasto religiosi che creano scompiglio nella loro società e, insieme, grazie alla loro straordinaria inventiva, mettono in atto dei piani esilaranti cercando di distrarre gli uomini del villaggio, in modo da allentare la tensione interreligiosa. A SIMPLE LIFE, CINA/HONG KONG, 2011 Ispirato a fatti e persone reali, il film narra la storia di Chung Chun-­‐Tao, detta Ah Tao, nata a Taishan, in Cina. Il padre adottivo muore durante l’occupazione giapponese e la madre la manda a lavorare. Appena adolescente, Chung Chun-­‐
Tao diventa una "amah", una serva, per la famiglia Leung, condividendone la vita quotidiana. Col tempo alcuni membri della famiglia passano a miglior vita e altri emigrano. Trascorsi sessant'anni, Ah Tao è ora al servizio di Roger, l'unico della famiglia rimasto a Hong Kong, dove lavora nell'industria cinematografica. Un giorno, tornando a casa, Roger trova la donna in preda a un ictus e la porta precipitosamente in ospedale. Una volta fuori pericolo, Ah Tao gli comunica di volersi ritirare in un ospizio. ILLEGAL, OLIVIER MASSET DEPASSE, BELGIO, 2010 Ivan 14 anni e Tania, sua madre, vivono in Belgio da 8 anni da immigrati clandestini provenienti dalla Russia. In continuo stato di allerta, Tania vive nel terrore che la polizia le controlli l'identità -­‐ fino al giorno in cui viene arrestata. Madre e figlio vengono separati e la donna viene trasferita in un centro di detenzione. Farà tutto ciò che è in suo potere per riunirsi al figlio, malgrado la costante minaccia della deportazione che pende sopra la sua testa. OFFSIDE, JAFAR PANAHI, IRAN, 2007 Chi sarà mai quel ragazzino un po' strambo seduto in silenzio in un angolo di un autobus pieno zeppo di tifosi urlanti diretti allo stadio? In realtà non è un ragazzo, ma una ragazza travestita da uomo. E non è la sola, dal momento che la passione per il calcio accomuna tante donne iraniane. Prima del calcio d'inizio, la ragazza viene arrestata e rinchiusa in una specie di recinto, proprio accanto alla stadio, insieme ad altre donne tutte travestite da uomini. Dopo la partita saranno consegnate alla buoncostume. Ma prima di allora verranno addirittura sottoposte a tortura! Saranno infatti costrette a ascoltare ogni grido d’incitamento e applauso provenienti dall’interno dello stadio, senza poter vedere con i propri occhi ciò che succede in campo... LA SPOSA TURCA, FATIH AKIN, GERMANIA/TURCHIA, 2003 Sibel, una ragazza di origini turche scampata a un tentativo di suicidio, per sfuggire alle severe abitudini musulmane della famiglia decide di chiedere aiuto a Cahit, anche lui turco, per farsi sposare. Anche Cahit ha provato a togliersi la vita e, dopo l'iniziale riluttanza, accetta di prendere Sibel in moglie, forse per realizzare nella sua vita qualcosa di utile. Nonostante il matrimonio fanno vite separate e spesso Sibel porta a casa altri uomini. A poco a poco il ragazzo si innamora della sua coinquilina e prova gelosia per gli uomini che lei frequenta. Anche Sibel inizia a provare dei sentimenti ma se ne rende conto troppo tardi. Cahit uccide uno dei suoi amanti e viene arrestato. Lei va a Istanbul e quando lui viene rilasciato la va a cercare perché spera ancora che potranno avere un avvenire insieme. WE WANT SEX, NIGEL COLE, GRAN BRETAGNA, 2010 Rita O'Grady guidò nel 1968 a Ford Dagenham lo sciopero di 187 operaie alle macchine da cucire che pose le basi per la Legge sulla Parità di Retribuzione. Lavorando in condizioni insostenibili e per lunghe ore rubate all'equilibrio della vita domestica, le donne della fabbrica della Ford di Dagenham perdono la pazienza quando vengono riclassificate professionalmente come "operaie non qualificate". Con ironia, buon senso e coraggio riescono a farsi ascoltare dai sindacati, dalla comunità locale ed infine dal governo. Rita, la loquace e battagliera leader del gruppo, risulterà un ostacolo non facile per gli oppositori maschi e troverà nella battaglia della deputata Barbara Castle la sua eco per affrontare il Parlamento, maschilista. BIBLIOGRAFIA Donne che (non) si arrendono SAGGI Filosofici Elisabeth Badinter, Madri Cattivissime?, Corbaccio 2011 Judith Butler, Scambi di Genere, Sansoni 2006 Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli 2011 Michele Marzano, Sii bella e stai zitta, Mondadori 2010 Saggi Divulgativi Donatella Bersani, Indignate. E' arrivato il momento di dire basta, Newton 2011 Marjane Satrapi, Persepolis, Rizzoli 2007 (con DVD) Marjane Satrapi, Taglia e cuci, Rizzoli 2009 Amir & Khalil, Zahra's Paradise, Rizzoli 2011 Abdel Qader Sumaya, Porto il velo e adoro i Queen, Sonzogno 2008 Valeria Palumbo, Le figlie di Lilith, L'altra ribellione femminile, Odradek 2008 Luca Bernardo, Il bullismo femminile, Cult Editore 2009 Nerino Valentini, L'inquietante femminile da Lilith alla femme fatale, Sometti 2011 AA. VV., Donne del Risorgimento, Il Mulino 2011 P. Moiola (a cura di), Donne per un altro mondo, Gabrielli editori 2008 Silvia Benussi, Le donne afroamericane negli Stati Uniti, Franco Angeli 2007 Ruba Salih, Mussulmane rivelate. Donne, Islam e modernità, Carocci 2008