Sala Darsena, ore 11 Sala Darsena, ore 13.30

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Sala Darsena, ore 11 Sala Darsena, ore 13.30
Cinema
re la pioggia. L’aveva annunciato. Così mentre
sono a vedere Vallanzasca (fuori concorso) lei è
al riparo, insieme all’esercito dei fotografi che
sostano sotto i palmizi artificiali come cammelli
in attesa della marcia.
Sala Darsena, ore 11
Vallanzasca. Gli angeli del male,
di Michele Placido
Preceduto da un fiume di polemiche italiane,
cioè quelle preventive, è un film molto brutto.
E molto ridicolo. Fatto (abbastanza) bene, girato
senza uno stile, ha un’addizione sceneggiata di
scene d’azione. La vicenda è quella del celeberrimo bandito Vallanzasca che terrorizzò l’Italia
negli anni ’70 però aveva un codice d’onore, a
suo modo. Kim Rossi Stuart è bravo, certo, soprattutto nella parte di un milanese, però gigioneggia senza freno. Filippo Timi, invece, sgrana
gli occhiacci e la voce, come fa sempre quando
non c’è un regista che sa dirigerlo. Romanzo criminale mi era piaciuto abbastanza, ma là c’era
una storia dietro, scritta da Giancarlo De Cataldo.
Per Vallanzasca pare che Andrea Purgatori abbia voluto ritirare la firma dalla sceneggiatura
(ma sui titoli compare). Michele Placido si esibisce nello show che preferisce: rispondere con
acredine alle polemiche sterili, magari buttandola in rissa, ma chiunque abbia visto il film
non sente neanche il bisogno di accusarlo di
apologia criminale: è solo un film d’azione con
poco da dire, sia stilisticamente sia per contenuti. Eppure ci ricascherò: tornerò a vedere anche
il prossimo film di Michele Placido.
Esco dalla sala ed è già il momento di rientrare. Come i proiettili. Entrato e uscito. Conosco
Dario che poi ricollego appartenente alla cellula
bolognese. Siamo in attesa di Promises written
in water di Vincent Gallo, un altro americano
in concorso.
Per me è l’occasione di aspettare un po’ di sana,
cruda, pura, maledetta verità.
Dario mi dice che Gallo non ha fatto sapere
niente del film. Nella cartella stampa, al posto
della sinossi, ha scritto: Un film di VINCENT
GALLO. Invece ho letto da qualche parte la storia del film e glielo dico. Su uno dei giornaletti
che danno gratuitamente al mattino c’è scritto
che il film parla di un impresario di pompe funebri, chiamato a rispettare le ultime volontà
di una giovane morente: spargere le ceneri in
mare. A seguito della mia spiegazione dettagliata Dario mi ringrazia e dice:
“Di solito vado al cinema cercando di non sapere niente del film che vedrò”.
“Ah. Ops. Scusa”, risatina.
Gelo.
Be’, Dario, puoi sempre sederti da solo. Lui è un
galliano convinto, ché perfino Brown bunny gli
è piaciuto.
Sala Darsena, ore 13.30
Promises written in water, di Vincent Gallo
(con Vincent Gallo, scritto prodotto diretto
montato musicato da Vincent Gallo, occupato
per 75 minuti da Vincent Gallo)
Un attore, quand’è anche regista, abituato a fare
il maudit da protocollo, quindi ad andare contro tutto e tutti, offendere chiunque, rinchiudersi in capricci da stella maledetta, può indulgere all’autocompiacimento. Allora la domanda
è: ma i selezionatori cosa hanno visto? Perché
questo film è in concorso? Le prime risate del
pubblico arrivano ai titoli di testa, quando il
nome di Gallo compare a ogni categoria. Per
sette minuti la macchina da presa segue soltanto il primo piano di Gallo, che cammina per la
stanza, mette a posto la giacca, sbuffa. Qualcuno fra il pubblico grida: “Quanto s’i bello”.
Il film prosegue così, fra silenzi che vorrebbero essere di Antonioni e dialoghi sconnessi che
forse ammiccano all’ultima moda di Los Angeles. Indifendibile.
Alla fine della proiezione fischi e risate e qualche applauso e Dario dice: “Non capisco. Gli
applausi saranno ironici. E lo dico da galliano
convinto”. Penso anch’io che siano ironici.
Riesco a pranzare con Anais. È bello mangiare con qualcuno, in un luogo che ti vuol disperdere lontano in milioni di frammenti. Tutto, alla Mostra, è predisposto per la difficoltà
alla comunicazione. Sia interna che esterna. Il
programma massacrante non favorisce chi deve
vedere un film e poi spedire l’articolo, mentre
se appartieni al proletariato del Giallo-Media
Press rischi perfino di non vedere il film. C’è la
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