Il corpo di Mickey

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Il corpo di Mickey
Cinema
Il corpo di Mickey
“The Wrestler"di Darren Aronofsky
di Filippo Polenchi
Scena paradigmatica. Mickey Rourke e Marisa
Tomei sono dentro un bar, di fronte a una birra.
Al juke-box suonano i Guns ‘n’ Roses. Rourke
balla ed entrambi esaltano la musica degli anni
’80. Poi lui dice: “E poi è arrivato quel finocchio
di Kurt Cobain. Li ho odiati gli anni ’90…”.
Già, perché il wrestler Randy “The Ram” Robinson è stato un lottatore professionista per tutti gli anni ’80. Adesso fa spettacoli in scuole o
squallide palestre, per pochi fan ancora disposti
a vedere le botte finte. Poi un infarto lo inginoc-
chia e deve smettere perfino con le pagliacciate
dell’ultima ora. Cosa fare della propria vita quando si è un “vecchio pezzo di carne maciullata e
solo”? Riuscirà a ricucire il rapporto con la figlia
Stephanie, abbandonata da piccola? O magari
a rischiare di essere felice con la spogliarellista
Pam/Cassidy?
Quando The wrestler, il quarto film del newyorkese Darren Aronofsky, fino allora apprezzato
regista di film visionari e cerebrali, vinse il Leone
d’Oro a Venezia 2008, un entusiasta Wim Wenders disse che l’interpretazione di Rourke era da
spezzare il cuore.
Il film vive in questo specchio.
Da un lato si mette in scena il tormento della
carne. Il corpo, da sempre oggetto d’indagine di
Aronofsky, nelle sue pieghe martoriate e tumefatte, è al centro della prassi del wrestling. Uomini imbottiti di steroidi, con calzamaglie ridicole,
si mettono d’accordo su quali mosse adottare in
combattimento. E soprattutto si sa già chi vince.
La boxe è uno sport nobile, il wrestling è puro
spettacolo. Però i corpi si maciullano ugualmente, come quando “The Ram” finisce contro il filo
spinato di un avversario o quando gli propongono di usare una sparachiodi per esaltare il pubblico. O come quando un infarto lo costringe a
una nuova cicatrice: quella toracica, del by-pass.
Randy “The Ram”, nel film, è un corpo isolato: la
sua solitudine è esaltata dalla macchina da presa,
che lo insegue nei tragitti indefinibili dei magazzini alimentari, dove lavora come uomo di fatica,
nel triste parcheggio di roulotte, dove vive.
Randy è vivo soltanto quando una folla lo acclama e gli sospende l’isolamento. Ma è solo
perché ha fatto terra bruciata di affetti. Il wre-
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 140 gennaio-febbraio 2011
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