Laicità: le voci del dibattito di GVradio Inblu a partire dalle riflessioni

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Laicità: le voci del dibattito di GVradio Inblu a partire dalle riflessioni
Laicità: le voci del dibattito di
GVradio Inblu a partire dalle
riflessioni del Patriarca Scola al
Redentore
Patriarcato di Venezia Ufficio stampa Venezia, lunedì 18 luglio 2005
Su GVradio Inblu dibattito sulla laicità a partire dalle riflessioni del
Patriarca Scola al Redentore
Anche quest’anno Gvradio Inblu (92 e 94.6 fm) – la radio della diocesi di
Venezia, in collegamento con le radio del circuito In Blu di Padova, Treviso,
Venezia, Udine e Vicenza – ha invitato autorevoli esponenti del mondo
dell’informazione, della cultura e dell’economia a riflettere sui temi che il
Patriarca ha trattato nella sua omelia della Festa del Redentore. Stavolta
uno dei temi portanti è stata la questione di cosa sia laicità e se sia
possibile fondare una nuova laicità come spazio di dialogo e incontro. In
onda sono intervenuti: Gad Lerner, Giuliano Ferrara, Gian Enrico Rusconi,
Lorenzo Bini Smaghi, Massimo Cacciari, Marino Folin. Ha condotto il filo
diretto speciale la giornalista Fiorella Girardo. Di seguito, segnaliamo
alcuni passaggi significativi della diretta radiofonica svoltasi questa
mattina e che può essere riascoltata in streaming sul sito www.gvonline.it
dove è riportato, inoltre, il testo integrale dell’intervento del Patriarca
Scola tenuto ieri sera al Tempio del Redentore a Venezia. Gad Lerner  Di
questi tempi, devo confessarlo, ho percepito troppo poca speranza tra i
pastori cattolici quasi che la fede si dovesse difendere dentro un recinto e
guai a mandare le pecore libere al pascolo’ Ho sentito pessimismo più che
speranza.  Sono d’accordo con il Patriarca Scola: noi dobbiamo lavorare
insieme e reinventarci insieme una nuova concezione della laicità all’altezza
dei tempi. E sottolineo questo ‘insieme’ perché non basta il concetto di
autolimitazione citato da Scola. Non dobbiamo temere neanche la reciproca
contaminazione che già è avvenuta e deve continuare nella capacità di dialogo
che implica e prevede, nella sua concezione laica, anche una disponibilità a
rimettersi in discussione e a trasformarsi nella relazione con l’altro. 
Nesso tra identità e differenza: non si può prescindere mai dalla
consapevolezza che la parola ‘identità’ non a caso ha la stessa radice della
parolai ‘identico’. Non c’è identità senza il riconoscimento del fatto che
siamo tutti uguali di fronte al Signore. Identità non è esaltazione della
differenza. Al contrario, questo paradigma universalistico – gli uomini sono
tutti uguali – viene oggi rimesso insidiosamente in discussione e a noi tutti
spetta di difenderlo strenuamente perché è alla base della grandezza delle
nostre culture. Giuliano Ferrara  Interessante il discorso del cardinale, vi
ho trovato un’eco indiretta della predicazione giuridica di uno dei candidati
alla Corte suprema americana che ha segnalato la necessità di passare, nel
concetto di laicità, dalla separazione alla neutralità. Lo Stato diventa
veramente laico quando si limita ad una sostanziale neutralità tra le
impostazioni di valore che nelle società si confrontano; lo Stato è il
garante ultimo, attraverso le regole democratiche, di questa gara. E la
neutralità non significa indifferenza. La Costituzione e le basi dello Stato
sono extra statuali e si fondano, più o meno confusamente, su valori
extrastatuali ed extragiuridici; si può fare riferimento alla legge di
natura, alla rivelazione o ad un credo ‘autoevidente’ ma, comunque, è sempre
questa la base del vivere associato degli uomini.  Il punto di vista laico
deve essere effettivamente tale: lo Stato non deve avere una sua ideologia e
una sua cultura etica. E soprattutto non deve imporre come un pensiero
dominante e unico le regole (sacrosante peraltro) della secolarizzazione.
D’altra parte, le Chiese devono essere sempre più orientate al loro
insediamento nella società civile e funzionare anche come deposito di cultura
e di cultura etica. Questo, naturalmente, mette le Chiesa anche sotto
giudizio e sotto verifica perché i complicati problemi della modernità (il
ruolo della donna, la questione della vita, il divorzio tra vita e libertà
che sembra determinarsi nel mondo liberale moderno) devono essere affrontati
dalle Chiese su un piano di parità con le altre centrali di pensiero che si
manifestano nella società.  La libertà è quella cosa che tutti dobbiamo
esercitare senza ledere la libertà degli altri; la norma e il divieto sono
costitutivi del diritto. Chi lo nega o fa della retorica su questo sbaglia.
Il ‘vietato vietare’ è un principio ideologico e di libertarismo che è
estraneo alla pratica e alla teoria dello Stato moderno. Lorenzo Bini Smaghi
 Il dibattito nell’ambito della Costituzione europea sulle radici cristiane
è stato vissuto in Italia in modo poco passionale. Non abbiamo capito come
altri paesi che si opponevano di più a questo concetto (come la Francia e il
Belgio) erano paesi di tradizione cristiana ma che hanno ormai nel loro
ambito delle realtà religiose molto diverse con cui devono convivere e a cui
devono riconoscere pari dignità. La ricerca del dialogo va fatta forse prima
di tutto con le altre religioni e, poi, insieme, con lo Stato. Importante è
coinvolgere e non rifiutare il dialogo con le religioni che stanno emergendo
anche numericamente ed hanno una loro forza che bisogna riconoscere. Massimo
Cacciari  Facciamo ogni sforzo credenti o non credenti perché si
costruiscano ponti; in parte saranno artifici con tutte le debolezze
connaturate e dovute alle diversità tra persone di credenze, opinioni,
culture diverse, saranno anche artifici insufficienti ma è doveroso fare e
sperare’  Ci sono delle cose che possiamo costruire razionalmente e
ragionevolmente e ci sono altre cose che occorre sperare di poter risolvere;
che anch’io spero come non credente di poter veder superate. Certo, la
speranza del Patriarca ha una forza tutta diversa perché è una speranza che
si fonda sulla fede ed ha quel fondamento, la mia è invece una speranza che
si basa sulla volontà sulla ragione. Ma non sono speranze contraddittorie e
polemiche tra di loro, sono speranze che possono combinarsi, congiungersi, ci
sono dei ponti che si costruiscono insieme credenti e non credenti uomini di
culture e civiltà diverse perché, sono il prodotto delle nostre intelligenze.
 Laddove questi ponti non bastano bisogna saper sperare; c’é chi spera
perché ciò è fondato nella fede della rivelazione e c’é chi spera perché
deve. La democrazia si imbatte in una grande difficoltà tra convinzione e
responsabilità, il politico democratico deve avere delle profonde e radicate
convinzioni non scambiabili ma nello stesso tempo deve essere responsabile
nei confronti di molte altre posizioni e deve garantire il rispetto della
loro pluralità pur non cadendo in alcuna forma di relativismo. La soluzione
in chiave politica di questa difficoltà, come mettere insieme queste due
dimensioni riconoscendo in modo pieno di tutte le posizioni e tutti gli
interessi non è definibile a tavolino, è un’arte politica che va esercitata
nelle diverse condizioni perché non ci sono soluzione di principio. Info
041/959999