Relazione Salvatore Crisafulli
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Relazione Salvatore Crisafulli
Studio di Architettura Architettura - Urbanistica Engineering Dott. Arch. Salvatore Crisafulli iscritto all’Ordine degli Architetti di Milano n°8014 iscritto all’Ordine Regionale dei Collaudatori n° 2306 Premessa Urbanista La nostra realtà moderna, ricca di concezioni, sistemi, strutture, articolazioni e quant’altro, è anche caratterizzata da profondi crisi, quella del benessere, quella sociale, crisi economica, il caos politico, etc. Tutto questo determina un mondo inadatto alla vita, ovvero adatto ad una ridotta quantità di esseri, ed inadatta ad una moltitudine costituita da soggetti incapaci di adeguarsi alle nuove regole, alla competizione, o da soggetti che il solo benessere economico non è sufficiente, in sintesi mancano valori. L’economia intende soddisfare i bisogni materiali espressi dall’uomo, e questa affermazione è alquanto riduttiva, ma ha gran successo perché in un sistema ad alta competizione come il nostro, non è possibile dissociarsi, pena l’emarginazione sociale. L’organizzazione socio-politica dei vari popoli esprime le ragioni etnico – culturale delle scelte che determinano l’uso e lo sfruttamento di risorse, e fino a poco tempo fa si credeva che queste fossero inesauribili, e che l’ambiente poteva riparasi da solo. I grandi momenti delle emergenze hanno caratterizzato la crescita non controllata delle nostre città, realizzato abitazioni senza precisi criteri di umanizzazione, ma solo elementi tecnici, unità abitative aggregate per il miglior sfruttamento, generando quartieri, agglomerati residenziali, più nemici che amici dell’uomo. Ma quale era l’elemento dominante? Lo sviluppo economico, la competizione dei mercati. L’uomo rinunciava al suo naturale rapporto, con l’ambiente, con la natura, con i suoi valori fondamentali per competere una grande gara le cui leggi sono solo di tipo economico, pensando che per migliorare le condizioni di vita era un congruo prezzo da pagare, poi magari se vi erano cose da riparare o ricostruire non sarebbe stato un problema. In questa breve analisi emerge che lo sviluppo che abbiamo vissuto non è stato armonioso, ha generato ricchezza e ancor meglio povertà, ha creato nelle menti la predisposizione a perseguire il benessere come unica condizione fondamentale della nostra esistenza, ha creato ospedali come officine per auto, residenze per anziani come parcheggi urbani, asili nido come sosta temporanea, scuole come forge per metalli, dinamiche per una crescita materialistica e per soddisfare bisogni sociali di natura organizzativa. Per fortuna, l’uomo ha immense risorse, e praticamente è sensibile alla propria coscienza e alla natura, ed in virtù di ciò si rende conto che superata l’emergenza occorre riumanizzare tutto, le città, ospedali, scuole, agglomerati, abitazioni, capisce che con la sola conoscenza della medicina non riesce a garantire la salute, occorre un’integrazione di conoscenze, accrescere la debole percezione degli individui verso le informazioni più integrate della natura. L’assetto di un territorio non dipende più dalla sola conoscenza del territorio, o dalla conoscenza dell’elettromagnetismo terrestre, o dalla la capacità di riconoscere le reti che ricoprono tutta la terra e beneficiare degli influssi favorevoli di questi reticoli di cui, solo oggi, cominciamo a riconoscere gli aspetti positivi per la tutela fisica delle persone e delle cose; la conoscenza del Cielo astronomico un tempo era indispensabile per avere i riferimenti d’impostazione di tutto l’impianto costruttivo. Il Foro Romano era un esempio classico di queste teorie anche se, come ogni luogo, oltre alle linee energetiche e ai punti di grande concentrazione positiva vi erano anche siti non positivi. Qui è stato trovato dal prof. Kunen un punto molto pericoloso, tanto che lo ha chiamato “punto della morte improvvisa”: i Romani lo conoscevano già per questo motivo vi avevano sistemato sopra il braciere del fuoco sacro delle Vestali che ardendo, lo bio-sanava. “ E’ utile sapere che vi sono strutture dall’uomo realizzate e che poste negli incroci di corrente sotterranee agiscono da amplificatori che si incrementa o diminuisce a seconda del ciclo lunare Un esempio di queste strutture sono : i Menhir, che per effetto del concentrato di energie della terra e cosmiche, producono benefici effetti, oppure, nella Basilica S. Ambrogio di Milano, esistono due colonne, una accanto al chiostro di entrata della chiesa, e l’altra nella navata centrale ed è adornata da un serpente di bronzo. Le forme di energia che escono dalle colonne conferiscono forza e saggezza, mentre la seconda colonna quando veniva toccata guariva le malattie. L’uso di pietre similare ai menhir, risulta diffuso, proprio per allontanare energie ritenute dannose. Le leggi fisiche e chimiche, l’astronomia, la natura , costituiscono un insieme disciplinato interattivo, lo stravolgimento di un sistema o di parte di esso crea disordine, ovvero si interrompe la correlazione naturale. Le conseguenze del disordine sono gravi, e ciò cessa solamente quando viene ripristinato l’ordine naturale, ovvero l’armonia. Si può quindi affermare che il sistema vegetale, animale e l’uomo interagiscono, mediante uno scambio convenzionale predefinito (naturale), e uno sconvolgimento influisce negativamente con il sistema vegetale, animale e ancor peggio con l’uomo. L’uomo, necessita di una costante configurazione con i sistemi naturali per la sua evoluzione, la mancanza di ciò produce una nuova organizzazione che spesse volte consente la sopravvivenza ma non esclude la patologia. Ma un sistema urbanizzato prevale esclusivamente per aspetti gerachici e funzionali, piuttosto per compatibilità organizzativa con i criteri emotivi e biologici degli individui. Un sistema antropizzato, nella deprecabile ipotesi di agglomerati confusi e disarticolati, con inserimento traumatico sotto il profilo ambientale, connesso ad un ulteriore sistema, anch’esso alterato con presenza di impianti industriali e rifiuti sparsi ovunque, una totale o parziale carenza del sistema vegetale, è la raffigurazione estrema di un grave disordine urbano . Nulla si potrà sviluppare in un contesto così gravemente alterato, lo squilibrio fisico che altera quello spirituale, un prodotto della sottocultura dello sviluppo, una totale assenza di valoriEnergie dissipate, inquinamento elettromagnetico di alta e bassa frequenza, acque luride e morte, traffico congestionato e disordinato, impianti obsoleti e/o insufficienti, condizioni di rischio elevate. Tutto questo degrado può trovarsi per intero in alcuni luoghi, e parzialmente in altri, ma non ho accennato a fenomeni come, la fallout radioattiva, con gravi rischi per la salute , a questi andrebbero connessi aspetti della vita relazionale, come il mondo lavorativo e la sua particolare organizzazione, e tanti altri aspetti che mettono in giuoco l’identità e l’autostima. L’insicurezza urbana ed il suo relativo disordine, è generata dal fatto che le risorse non sono né adeguate ne correttamente distribuite, per cui gruppi di lavoratori sono esclusi o emarginati, l’insicurezza sociale, genera caos. In sostanza si evidenzia che si sono ridotte le cosiddette malattie per povertà e sono sviluppate quelle generate da un virtuale benessere, in sintesi si registra proprio la crisi del benessere. Negli studi epidemiologici si sta passando da un modello interpretativo definito di transizione epidemiologica, che prevedeva la diminuzione della mortalità infantile anche nei paesi del terzo mondo, ad altri modelli quali quello della polarizzazione epidemiologica , che evidenzia i divergenti effetti della globalizzazione non solo fra paesi ricchi e poveri, ma anche fra aree ricche e povere all’interno dei paesi sviluppati..” Il contrasto stridente spesse volte è nella contrapposizione della città sociale con la città fisica, è evidente che la città sociale prevale su quella fisica, ma è anche evidente che quella fisica deve consentire l’evolversi del sociale, dell’importanza della vita degli uomini, di un ambiente organico, esteticamente valido, e forse sarà possibile risolvere e superare il dilemma ordine –disordine, e trovare il modo di non rinunciare alla ricchezza emozionale del caos risolvendo però il caos in una struttura architettonica urbana espressa da tante strutture architettoniche, raggiunti attraverso un sistema di progetti Mentre il dibattito si impernia in modo costante sulla qualità artistica, sui sistemi ad alta specializzazione, sui trasporti e sui servizi, la città deve essere vissuta da tutti, con plurimi problematiche ed esigenze, che non saranno certamente esaudibili se il supporto economico non li recepisce in tutto o in parte. Il paradosso è che ciò diventa sistema marginale da affidare ad organizzazione umanitarie, in cui non è previsto il recupero , anzi solo una forma di assistenza caritatevole, ciò significa che la città pur ricca di arte, piazze e monumenti, e di floridi sistemi di scambi economici produce una quota di povertà che non si riesce a debellare in quanto fa parte di un sistema. Allora la risposta non è il sistema, la città deve essere capace di svolgere un grande ruolo culturale,e deve promuovere opportunità affinché ogni individuo possa concretizzare le proprie aspettative , lasciando eventuali disfunzioni in quanto quota fisiologica. Lo spazio non è una massa omogenea e non è la somma di molte particelle spaziali: quello che è il tempo rispetto alla durata, così è lo spazio rispetto all’estensione; per l’uomo un luogo, non è un punto qualsiasi dello spazio rispetto all’estensione, ma è un ubi consistam nell’estensione del mondo, un posto che riconosce e vive. Come le parti del tempo, le parti dello spazio hanno un valore proprio e indipendente: sono “luoghi”. Ma diventano tali perché vengono distinti dalla vasta estensione del mondo: così il luogo diventa località per il fatto che l’uomo vi si ferma e vi sta. Ma i sistemi sono finalizzati all’uomo, la nostra era moderna, caratterizzata da costanti emergenze, da speculazioni economiche, da ritmi infernali, impedisce ogni forma di riflessione e meditazione. Solo chi ha o ha raggiunto una tranquillità economica può permettersi trattamenti terapeutici privilegiati, momenti di relax, consumi di alta qualità, gli altri invece debbono correre, bruciare il tempo, come una sorta di corsa per evitare la emarginazione per incapacità a mantenere relazioni istituzionalizzate come il lavoro e la condizione di contribuente, oppure come soggetto tipo della società dei consumi. A questo si aggiungono gravi squilibri e devastanti catastrofi ecologiche, quindi un quadro allarmante e disumano, città il cui disordine urbano provoca stress, e offrono condizioni di vita tali che non consentono lo sviluppo della vita relazionale. Esistono anche condizionamenti derivanti dal melanconico consumismo sfrenato, che assomiglia alla psicopatologia della depressione. L’uomo, nel suo percorso terreno, rischia di non trovare le ragioni per il quale vive, costretto alla lotta per la sopravvivenza fisica, tante sono le ragioni che lo conducono a questo, una è l’organizzazione economica, imbastita in modo tale da relegarlo come uno strumento del profitto e della speculazione. Per ragioni economiche è disposto a disconoscere le leggi naturali della vita relazionale, e appare proprio ludica la visione che egli possa permettersi di considerare la natura e gli aspetti residuali della sua spiritualità. Il Caos è la più probabile conseguenza di questa realtà, effimera prospettiva. L’organizzazione sociale con tutti i sui sistemi non è sufficiente a surrogare le mete spirituali, per appagar il bisogno umano di trascendenza. Le crisi socio-politiche sono sempre più diffuse, gli squilibri di una economia, che da una parte del mondo appaga i bisogni espressi garantendo anche il superfluo e dall’altra manca l’indispensabile, sono sintomi di una realtà prossima al fenomeno anormale per ricondurre equilibri antropologici. La realtà dei fatti è che finora l’urbanista si è molto preoccupato di mantenere le cose come sono, proteggendo il paesaggio e le preesistenze ambientali di interesse storico artistico quando vi erano. Si è ancora preoccupato dei problemi di coordinamento generico fra gli interventi ai vari livelli, per cercare di diminuire il disordine e le contraddizioni che si stavano generando. Si è preoccupato ancora dei mezzi giuridico-politici necessari per una organica programmazione, e si è dedicato alle dimensioni ottimali della città. Superata l’impasse determinata dalle scorie del movimento razionalista, si è cominciato a prendere in considerazione delle varie forme della città, con particolare riferimento all’arredo urbano (vegetazione distribuita su aree residuali ), la funzione estetica della pubblicità, delle attrezzature tecnologiche, alla pressante localizzazione dei supermercati e centri commerciali e nuove funzioni urbane di scala . Poche le attività legate al recupero culturale. Si pensava che una panchina, una insegna della Coca Cola, un albero etc. potessero soddisfare l’uomo moderno, viziato da meravigliose scoperte scientifiche , da prodigiosi progressi tecnologici, dalla sollecitazione visiva imposta dalla civiltà dei consumi. Nella realtà si concretizzava una pressante domanda di funzionalità, raggiungere il, posto di lavoro entro 30 minuti, poter parcheggiare la propria auto, asili nido per lasciare i propri figli durante la fasce orarie di lavoro, poter raggiungere facilmente nel fine settimana luoghi di svago di mare e di montagna, crescono numerose esigenze generate dal nuovo modo di vivere. La nuova città ha posto priorità diverse dalla qualità culturale e spirituale, essa deve garantire servizi, deve pianificare il territorio per perseguire livelli di funzionalità urbana adeguati alla nuove esigenze. L’architettura si spoglia del suo ruolo creativo, e sposa discipline tecniche, giuridiche e economiche, la morale economica della spesa pubblica contenuta, serve ottimamente a giustificare la mancanza dell’arte e dello spirito in una città che del resto perde la sua vita pubblica e collettiva. Quello che prima avveniva nelle agorà, nel foro e nelle terme. Quello che si realizzava avanti le cattedrali, fra colonne, basiliche e perfino dentro le chiese, etc. oggi non avviene più nelle nostre piazze e edifici di culto. Si può dire che il vitalismo della cultura di massa esprima più chiaramente e coerentemente le necessità e i desideri della società reale di quanto non faccia quella ufficiale, comprese le istituzioni. Inoltre in campo architettonico-urbanistico, essa sembra sconfessare gli intellettualismi, le ambiguità, la disponibilità, le comode aperture della critica. Nell’attuale produzione architettonica perdura l’originaria tensione eticoestetica dell’avanguardia storica, si diffonde illimitatamente priva di contenuti semantici, assolve alcune funzioni ma non esprime più nulla, si evolve e involve tra la più completa e generale indifferenza. L’architettura, appena in contatto con la cultura di massa diventa essa stessa cosa, reificazione di quella cultura oscillante tra il mid cult di una produzione formalistica e velleitaria ed il kitsch delle aree depresse . Risemantizzare il linguaggio architettonico significa attualmente istituire un codice tra tecnici e la società di massa , istituzionalizzare un piano d’intesa comune in cui sia possibile accettare o contestare i valori i significati di questo nuovo medium. Coloro i quali vivono all’interno della grande convinzione che l’uomo rappresenta l’elemento centrale del sistema universo, e con esso egli dialoga e regola ogni sistema organico, probabilmente a mezzo di vibrazioni di varia natura e frequenza, così come oggi la fisica moderna dimostra, non può trascurare il fatto che lo spazio specializzato e organizzato deve interagire in modo funzionale senza alcuna alterazione dei valori di scambio e di informazione. Ma è anche notorio che non è possibile perseguire solo il benessere materiale e fisico, necessariamente il complesso spirituale deve elevare l’aspetto materiale, per giungere in uno stato di piacevole benessere, tanto da positivizzare ciò che ci circonda, e non solo, da costituire uno scudo di difesa da ogni invasione nefasta che altererebbe livelli di frequenze dei vari organi, creando un dissesto che spesse volte giunge alla grave patologia. Tale attività, molte volte si sostiene con la cultura, sorgente di ogni forza, tanto è più elevata tanto è più forte il sistema di difesa verso ogni forma avversa. Accade che ciò non può essere elevato a regola, poiché diverse sono le caratteristiche dei vari soggetti, e ciò rende taluni più vulnerabili di altri, a che occorre che l’ambiente, lo spazio definito, siano amici dell’uomo, che non vi siano azioni patogene. La scienza oggi è andata molto avanti, ciò che prima sembra irrazionale oggi non lo è, ad esempio, nella scienza noetica, la coscienza umana è esterna al corpo e consiste in una energia altamente organizzata capace di modificare il mondo fisico, la scienza dell’intenzione. Conclusione eclatante: abbiamo appena scalfito la superficie delle nostre facoltà mentali. A fronte di ciò sono stati eseguiti esperimenti, in California ove avevano dimostrato che il pensiero umano, se opportunamente indirizzato, è in grado di influenzare e modificare la massa fisica. La mente plasma la materia. La mente umana può veramente influenzare tutto, dalla velocità di crescita delle piante, alla sincronizzazione dei sistemi automatizzati, alle reazioni chimiche nel corpo umano perfino creare cristalli di ghiaccio straordinariamente simmetrici mandando pensieri ad un bicchier d’acqua mentre stava congelando. Non è una mantra new age, la mente può spingere il mondo fisico in una direzione anziché in un'altra. Heisenberg aveva, decenni prima intuito tutto questo, ma solo di recente era diventata uno dei principi delle scienze noetiche Questa scoperta collega la scienza moderna con il misticismo degli antichi. Allora il determinismo di Newton non trova riscontro nelle dinamiche sociali e urbane, infatti il determinismo si sbarazza del libero arbitrio, toglie ogni creatività e impedisce di sognare sul futuro. Come affermare che tutto è stato già deciso. Ed ecco che appare la metafisica, ovvero lo studio delle caratteristiche di ciò che non è fisico o tangibile, i pensieri, le sensazioni, la spiritualità e le religioni sono tutti settori della metafisica. La Metafisica va verso aree della vita dove la scienza non si inoltra e descrive percorsi che non hanno bisogno di essere convalidati, come dire che per noi la verità non ha bisogno di nessuna autenticazione salvo quella della nostra esperienza. Noi non siamo dominati dalla Scienza, a noi basta sentire, conoscere, percepire. Gli scienziati quantistici hanno dimostrato che se certi esperimenti sono solamente osservati si può cambiare il risultato di ciò che sta accadendo, ciò corrobora l’idea che il mondo sia soggettivo, individuale, cioè ognuno di noi ha il suo mondo, il suo universo con qualche verità in comune. Il mondo trabocca di potenzialità e promesse , dio non ci ha mai sottratto il libero arbitrio. Noi possiamo migliorare la nostra vita e renderla più armoniosa, Dopo questa esposizione che stigmatizza la possibilità di adattare lo spazio fisico per renderlo utile all’uomo, perché diventi un sistema capace di soddisfare le sue esigenze relazionali, perché siano possibili sviluppi economici, di gestione dei fenomeni induttivi affinché diventino opportunità, che il tasso di umanizzazione del tessuto sociale accresca, che si migliori la qualità ambientale e la sostenibilità economica e energetica, e la volontà dei soggetti coinvolti indirizzi verso realizzazioni che incrementino il valore culturale di un territorio oggi una realtà post industriale . Negli anni sessanta Luis Sullivan ha introdotto l’architettura organica , “ la forma segue la funzione” quindi forma e funzione verso un funzionalismo spirituale. Noi oggi, possiamo, forse parlare di Urbanistica Organica, ovvero la capacità di trasformare una realtà verso uno sviluppo sostenibile e verso un pieno coinvolgimento di tutti i portatori di interesse. Di qualunque natura essa sia: l’identità tra contenuto e funzione, tra significato e significante (nel modo della linguistica semiologia), tra spirito e materia ( nel modo della filosofia classica) La necessità di sperimentare livelli superiori di coscienza per uno sviluppo condiviso e partecipato. Il dominare della nostra cultura meramente utilitaristica forse, ha impedito di valutare con il giusto discernimento, forme diverse della nostra organizzazione socio economica, elementi di analisi pongono questioni anche di sostenibilità economica nella vicenda della gestione istituzionale per il mantenimento dei livelli di fornitura dei servizi. Occorre contenere lo stridente contrasto tra gli aspetti speculativi e gli aspetti qualitativi, è necessario far ricorso alla cultura, disporre della necessità economica nella misura che questa consenta una equilibrata crescita sociale. La grande umanizzazione passa attraverso la prassi della crescita spirituale, dei valori fondamentali che caratterizzano il nostro modo di convivenza, il rispetto delle etnie, delle varie culture, il riequilibrio economico e sociale, di tutti i popoli sono necessità fondamentali, senza il riconoscimento di ciò si ottengono tensioni e dissesti Il dilemma fondamentale è la formazione di un preciso processo insediativo, con piena vitalità delle funzioni, sistemi produttivi, rapporti economici, sistemi di scambio, servizi, e che tale sistema globale funzioni tenendo conto della natura dell’uomo e del suo habitat. Dilemma mai, in assoluto risolto, si hanno situazione laddove prevalgono gli aspetti speculativi rispetto a quelli umani, e mai viceversa per ragioni di strategie economiche; si hanno situazioni laddove la funzionalità dei sistemi e dei processi si subordini alla cultura umanitaria. Ma nella idealizzazione, è possibile perseguire un criterio che consenta il pieno recupero di tutto il patrimonio culturale e spirituale dell’uomo, purchè tali criterio non penalizzi altre sistemi di evoluzione, anzi purchè tutti i sistemi rientrino un una visione strategica omnicomprensiva in una precisa condizione di equilibrio. L’uomo può programmare il suo sviluppo, purchè esso non generi disequilibri, quindi una visione olistica in cui tutte le scienze concorrano per un miglio modo di vivere e comunicare. Occorre pensare al nostro pianeta come un unico organismo in grado di creare le condizioni più favorevoli al perpetuarsi della vita. La terra è un organismo che deve essere studiato e trattato con i metodi della fisiologia, da questo indiscutibile principio si può affermare che micro realtà possono essere concepite con il criterio dell’insieme organico. Non sempre è vero che un territorio è depresso in quanto non contiene significative strutture economiche, si può invece affermare che un territorio è depresso in quanto un determinato degrado ambientale non consente diverse possibilità di forme di sviluppo. Parimenti si può ancora affermare che il degrado ambientale si ha per una univoca direzione di sfruttamento e quindi impossibilitato a fornire altre forme diverse forme di sviluppo. Un territorio ben strutturato, quindi con idonee infrastrutture territoriali, rappresenta la condizione ideale per processi di sviluppo economico. La città moderna, è dominata dalla necessità economica, dalla capacità di produrre beni, costituendo un accorpamento di sistemi amministrativi e un meccanismo psico-fisico nel quale, e per mezzo del quale , gli interessi privati e politici trovano un’espressione non solamente collettiva, ma corporativa. La città è la sede naturale dell’uomo civile, e l’equilibrio e la funzionalità tra i poteri sono decisivi per la vita della polis. La città, per questo costituisce un’area culturale caratterizzata da un particolare patrimonio urbano, l’esistenza umana è strettamente correlata alla esistenza della città Aristotele, definì la città il luogo dove gli uomini vivono una vita comune per un nobile fine. Il perseguimento del nobile fine, deve essere costante, la crescita culturale, la solidarietà umana, la distribuzione dei beni, la giustizia sociale, la sicurezza sociale, l’efficienza dei servizi, l’efficacia delle varie forme di assistenza, la crescita dei valori, costituiranno vere opere d’arte. Ma la città deve avere anche una sua bellezza e un adeguato rapporto con la natura, cosa che il movimento moderno ha fortemente penalizzato. La bellezza non esclusivamente come unica espressione della opulenza, ma anche espressione culturale e dell’insieme armonico. Buon lavoro a tutti E-mail- [email protected] oppure [email protected] V.le dei Platani, 6 - 20020 Arese (MI) Tel/Fax 02.94309268 - Mobil +39.348.8744602- C.F. CRS SVT 47S23 F206N P.IVA 07084870158