Lezione 25 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione

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Lezione 25 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2011 / 2012
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1. Le lingue dei segni
"Le lingue dei segni sono espresse con le mani, le braccia e la faccia e sono intese
attraverso gli occhi. Le lingue dei segni si evolvono nelle comunità di persone non udenti,
e i figli di questi acquisiscono la lingua dei segni come lingua prima. Come tutte le lingue,
le lingue dei segni hanno regole linguistiche riguardo a come le parole, le frasi e i testi
sono strutturati. Quindi, tutte le lingue dei segni hanno lessico, morfologia grammaticale
e derivazionale, fonologia, sintassi e semantica."
(Mayberry, R. I., Squires, B., 2006, Sign language: acquisition, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of
Language and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia)
Istituzioni di Linguistica (M-Z) – A.A. 2011 / 2012 – [email protected]
"Per molti aspetti, le lingue dei segni sono come le lingue verbali: sono lingue naturali
che nascono spontaneamente quando c'è una comunità di comunicatori; possono essere
usate efficacemente per tutte le funzioni sociali e mentali delle lingue verbali; sono
acquisite senza istruzione esplicita dai bambini, a condizione che abbiano sufficiente
esposizione ed interazione linguistica"
(Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics,
Amstedam, Elsevier; trad. mia)
→ le lingue dei segni non sono universali, sono specifiche di una comunità, esattamente
come le lingue verbali storico-naturali
→ differenza di mezzo: le lingue dei segni sfruttano primariamente il canale visivo (e,
eventualmente, tattile), mentre quelle verbali utilizzano primariamente il canale fonicoacustico
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Lingua dei segni italiana (LIS):
(Dizionario dei segni Zanichelli, 1991)
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(Dizionario dei segni Zanichelli, 1991)
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LIS e lingua italiana:
(Dizionario dei segni Zanichelli, 1991)
→ mancata corrispondenza 1:1 tra parole italiane e segni LIS
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LIS: flessione
GATTO
+
MOLTI
=
(Russo Cardona, T., Volterra, V., 2007, Le lingue dei segni. Storia e semiotica. Roma, Carocci)
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GATTI
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American Sign Language (ASL): composizione e derivazione
(Tennat, R. A., Gluszak Brown, M., 1998, The American Sign Handshape Dictionary, Gallaudet University Press,
Washington D.C.)
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(Liddell, Scott K., 2003, Grammar, Gesture and Meaning in American Sign Language, Cambridge, Cambridge
University Press)
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Pronomi interrogativi wh− nella lingua dei segni indo-pakistana:
(Zeshan, U., 2006, Sign languages of the World, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and
Linguistics, Amstedam, Elsevier)
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American Sign Language (ASL): 'dove abiti?'
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(Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York,
McGraw-Hill)
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(Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York,
McGraw-Hill)
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(Fant, L., Bernstein Fant, B., 2009, Perfect Phrases in American Sign Language for Beginners, New York,
McGraw-Hill)
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1.1 Le lingue dei segni nel mondo
Le persone non udenti rappresentano una minoranza della popolazione (in Italia, circa lo
0,12-0,15% della popolazione; negli Stati Uniti, circa lo 0,23%; importanza della soglia
come criterio statistico) → in un gruppo sociale locale, possono esserci pochissimi non
udenti o anche nessuno
→ contesto tipico della comunicazione segnata: istituti scolastici per non udenti
→ si ritiene che nessuna delle lingue dei segni usate nel mondo contemporaneo sia
apparsa più di tre secoli fa
(Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics,
Amstedam, Elsevier)
→ stime sul numero totale delle lingue dei segni: 300-400 circa
(Zeshan, U., 2006, Sign languages of the World, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and
Linguistics, Amstedam, Elsevier)
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Repertorio Ethnologue: 130 lingue dei segni nel mondo
→ alcuni esempi:
(http://www.ethnologue.com/show_family.asp?subid=23-16)
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Relazioni di 'parentela' tra lingue dei segni
Gruppo della Lingua dei
Segni Francese
Lingua dei segni francese, americana, svedese,
finlandese
Gruppo della Lingua dei
Segni Britannica (BSL)
Lingua dei segni britannica, alcune varietà di
Lingua dei segni australiana
Gruppo indopakistano
Varietà indiane, pakistane, nepalesi
Gruppo giapponese
Varietà giapponese, coreana, taiwanese
(Woodward, J., 1985, Universal constraints on two-finger extension across sign languages, "Sign Language
Studies, 46, pp. 53-72.)
→ le relazioni tra le lingue segnate delle varie comunità non riflettono (necesariamente)
quelle tra le lingue verbali delle stesse comunità
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Es.: marcatura del genere 'maschile' e 'femminile' nella lingua dei segni sudcoreana
'sgridare un maschio (pollice)' e 'sgridare una femmina (mignolo)'
(Zeshan, U., 2006, Sign languages of the World, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and
Linguistics, Amstedam, Elsevier)
→ sistema comune alle lingue dei segni giapponese e taiwanese; a Taiwan, però, si
parlano lingue cinesi, e l'esistenza di una relazione genetica tra giapponese e coreano non
è comunemente accettata
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→ problema del contatto
Es.: lingua dei segni americana in alcuni paesi africani, lingua dei segni britannica nel
subcontinente indiano
→ problema della motivazione iconica: data la natura iconica di molti segni, non è
chiaro se la presenza di segni simili o identici in lingue segnate diverse sia da attribuire a
parentela, contatto o a fondamenti cognitivi comuni
Es.: 'mangiare' e 'guidare' in LIS, British Sign language e ASL:
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(2008, British Sign Language for Dummies, Chichester, John Wiley & Sons)
Es./2: LIS, British Sign language, Lingua dei segni nederlandese (NSL) e lingua dei segni
della Vallonia (Belgio francofono): sistemi non imparentati, condividono circa il 40% dei
segni totali (identici o molto simili)
(Woll, B., 2006, Sign language: history, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics,
Amstedam, Elsevier)
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Basso livello di standardizzazione
Le lingue dei segni conoscono una variazione diatopica molto notevole
→ mancanza di diffusione scolastica attraverso il medium scritto, quasi totale assenza nei
mass media
Strumenti e canali per la stabilizzazione dello standard: descrizioni grammaticali,
dizionari, database → lingua dei segni italiana (LIS), lingua dei segni svizzero-tedesca
(DSGS), americana (ASL), inglese (BSL), australiana (AUSL), francese (LSF), etc.
→ sulla LIS: Volterra, V., 2004, La lingua dei segni italiana. La comunicazione visivogestuale dei sordi, Bologna, Il Mulino
Romeo, O., 1991, Dizionario dei segni, Bologna, Zanichelli
www.dizlis.it
http://www.ens.it/linguadeisegni.asp
http://www.depietro.it/vocabolario/
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2. Sincronia e diacronia nelle lingue dei segni
2.1 Le comunità di non udenti
Presenza di diversi livelli di competenza nella lingua dei segni di riferimento
→ dal 3% al 7% circa dei non udenti sono figli di non udenti, che imparano la lingua dei
segni fin dalla prima infanzia
→ la (stra)grande maggioranza dei sordi entra in contatto con la lingua dei segni in età
successive e con modalità diverse
→ importanza del contesto scolastico e dei circoli
N.B.: segnanti di lingue diverse se in contatto prolungato riescono a comunicare più
rapidamente dei parlanti di lingue verbali a parità di condizioni → utilizzo degli elementi
iconici del codice segnato
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Comunità dei non udenti e società
"La formazione di comunità di sordi è strettamete connessa con i ruoli sociali a cui sono ammessi i
non udenti. Dove la sordità è concepita come incompatibile con qualunque attività sociale − dove
alle persone sorde è proibito o fortemente sconsigliato lasciare le dimore di nascita e, quindi, restano
isolati l'una dall'altra − non si formerà nessuna comunità non udente. Dove le attività sociali sono
ritenute possibili solo tramite la comunicazione orale, un certo numero di non udenti si impegnerà
per raggiungere questo obiettivo, e alcuni ci riusciranno. Gli altri considereranno la loro incapacità di
raggiungere la scioltezza nell'oralità come un fallimento personale, in un quadro comunemente
accettato, e parteciperanno marginalmente o affatto alla società al di fuori delle loro famiglie.
Ma quando un numero sufficiente di persone sorde scoprono che l'attività sociale tramite l'oralità
non è l'unica strada, e che una forma di linguaggio alternativa potrebbe funzionare altrettanto bene,
una comunità di sordi si forma e i suoi membri diventeranno agenti sociali all'interno di tale gruppo.
Useranno il gruppo come ponte verso una partecipazione sociale più ampia ed attiva. Alla periferia
della comunità, si formerà un sottogruppo di individui bilingue che diventeranno gli intermediari per
i membri della comunità con la società della maggioranza orale. Quindi, la partecipazione alla
comunità dei non udenti offrirà a questi individui ampie opportunità di essere attori sociali all'interno
della subcultura e, attraverso il sottogruppo dei bilingue, la partecipazione come agenti sociali nella
più ampia società sarà inoltre possibile."
(Polich, L., 2005, The Emergence of the Deaf Community in Nicaragua, Gallaudet University Press, Washington
D.C.; trad. mia)
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'Gradi di appartenenza' alla comunità dei non udenti:
(A) segnanti nativi, sordi figli di sordi → nucleo centrale
(B) segnanti sordi che hanno appreso la lingua dei segni a scuola o in un percorso
educativo specifico, o all'interno di comunità
(C) segnanti udenti, familiari di segnanti, interpreti, educatori, etc., con una competenza
variabile nella lingua dei segni
D
C
B
A
A
(udenti)
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2.2 Come nascono le lingue dei segni?
"Ogni volta che persone sorde hanno l'opportunità di riunirsi e di interagire con regolarità,
nasce una nuova lingua dei segni"
→ "(...) l'emergere di un sistema di comunicazione altamente strutturato tra umani è
inevitabile. Se il canale orale-auricolare non è disponibile, la lingua emerge dalla
modalità visivo-gestuale"
(Sandler, W., 2006, Sign language: overview, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language and Linguistics,
Amstedam, Elsevier; trad. mia)
→ anche i bambini non udenti nati in famiglie dove viene usato solo una lingua verbale
'costruiscono' una forma rudimentale di comunicazione segnata (home signs)
→ i bambini esposti in età precoce a una lingua dei segni la apprendono in modo naturale,
parallelamente a quanto avviene con le lingue verbali → importanza dell'età come
fattore dell'apprendimento
→ una lingua dei segni può trasferirsi in un nuovo territorio (istituzione di scuole; e.g. la
antica lingua dei segni francese negli Stati Uniti e in Brasile)
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Lingua dei segni del Nicaragua (ISN, Idioma de señas de Nicaragua)
Anni '70, Nicaragua: creazione di istituti scolastici per bambini non udenti, didattica
basata sullo spagnolo (lettura labiale)
→ nascita di una forma di comunicazione gestuale spontanea tra gruppi di bambini;
affermazione di una varietà comune ai due principali istituti del paese
→ standardizzazione ed omogeneizzazione di una lingua dei segni, diffusasi anche nel
resto del paese; stabilizzazione di lessico e grammatica nell'arco di due generazioni di
segnanti
→ importanza dell'interazione con gli altri segnanti e con gli udenti
"I sordi sembrano, quindi, riuscire a sviluppare un lessico in segni e anche forme
rudimentali e via via più complesse di sintassi sulla base di un processo di
convenzionalizzazione e di adattamento di tutti i materiali comunicativi a loro disposizione.
In particolare, una volta che si sviluppa un lessico abbastanza ampio, le prime forme
grammaticali e sintattiche emergono spontaneamente. Questo processo nasce dai bisogni
comunicativi e si esplica quando i sordi sono in contatto tra loro o con persone udenti"
(Russo Cardona, T., Volterra, V., 2007, Le lingue dei segni. Storia e semiotica. Roma, Carocci)
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Al Sayyid Bedouin Sign Language
Piccola comunità arabofona della regione del Negev, Israele, circa 3.700 individui
→ predisposizione genetica, matrimoni tra consanguinei: 4,28% dei membri della
comunità sono sordi (circa 150 individui)
→ sviluppo di una lingua segnata indipendente (circa 75 anni fa)
Elevato numero di non udenti, relativo isolamento della comunità
→ diffusione della lingua dei segni anche tra gli udenti, frequenti matrimoni tra sordi ed
udenti, buona integrazione delle due 'comunità'
N.B.: nei paesi occidentali industrializzati, circa il 90% dei matrimoni di non udenti
avviene con un/a partner non udente
(Ladd, P., 2006, Sign language: Communities and Cultures, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language
and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia)
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Formazione di parola e variazione nello Al Sayyid Bedouin Sign Language:
Famiglia 1 (tre membri)
THE
=
Famiglia 2 (cinque membri)
VERSARE
THE
OGGETTO ROTONDO
TEIERA
(Meir, I. et al., 2010, Sign languages and compounding, in Scalise, S., Vogel, I., Cross-disciplinary issues in
compounding, Amsterdam-Philadelphia, John Benjamins)
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2.3 Cenni storici
'È probabile che persone sorde che comunicano tramite gesti o segni siano esistite come
parte dell'umanità sin dai suoi stessi inizi"
(Ladd, P., 2006, Sign language: Communities and Cultures, in Brown, K. et al. (eds.), Encyclopedia of Language
and Linguistics, Amstedam, Elsevier; trad. mia)
→ Platone, Cratilo (IV sec. a.C.):
"[Socrate] Rispondi a questa domanda: se non avessimo voce né lingua e volessimo a
vicenda manifestarci le cose, non cercheremmo forse, come ora i muti, di significarle
con le mani, con la testa e con le altre membra del corpo?"
"[Ermogene] E come si potrebbe diversamente, o Socrate?"
→ Aristotele: i sordi non parlano perché non hanno mai udito le parole e non sono quindi
in grado di riprodurle, non perché hanno impedimenti articolatori
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La sordità nel tardo impero e nel medioevo:
Codex Iustinianus (531): sordi privi di alcuni diritti fondamentali (testamento, contratti,
testimonianza, etc.)
Sant'Agostino, Contra Iulianum (V sec. d.C.): sordità può portare a mancanza di fede
Ugo di San Vittore, De institutione novitiorum (XII sec.): comunicazione gestuale dei
sordi come forma di espressione animalesca, legata alle passioni più basse
Ordine monastico cistercense (e benedettino): regola del silenzio, utilizzo di una forma di
lingua segnata per la comunicazione
→ fine del medioevo (XV sec.): (ri)nascita dell'interesse per la sordità e per l'istruzione
dei non udenti, importanza dell'educazione alla scrittura
→ istruzione per i sordi nell'ambito delle famiglie aristocratiche, scrittura come mezzo
per aggirare le restrizioni legali imposte ai non udenti
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Età illuminista
Crescita dell'interesse e della considerazione per i non udenti, riconoscimento (parziale)
del valore della comunicazione segnata (Cartesio, Bacone, Vico)
→ Metodo 'oralista' vs. metodo 'manualista'
(Ri)educazione all'uso del linguaggio verbale (Jacob Rodrigues Pereire, 1715-1780)
versus
Utilizzo di forme di comunicazione segnata (abate Charles-Michel de l'Épée, 1712-1789)
→ fondazione dell'Institut national des sourds-muets (1775, 1791); importanza dei gesti
come strumento di accesso alla comunicazione per 'rompere' l'isolamento del non udente;
i sordi segnanti diventano educatori per altri sordi
N.B.: il metodo di de l'Épée prevedeva comunque dei segni 'metodici' (signes
méthodiques) basati principalmente sulla lingua francese
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Ritorno all'oralità nel XIX secolo
Congresso di Milano (1880): segni banditi dalle principali scuole europee, repressione dei
segni anche al di fuori del contesto scolastico
→ Giulio Tarra, Serafino Balestra e Tommaso Pendola: lo sviluppo di una lingua segnata
autonoma isola i sordi e rende impossibile l'istruzione religiosa e l'integrazione sociale
→ Stati Uniti: Edward Miner Gallaudet (1837-1917), difesa e continuazione
dell'istruzione 'manualista'; fondazione della Gallaudet University (1867), unica
università al mondo per non udenti (ad oggi)
→ de Saussurre: la comunicazione gestuale dei non udenti prova che le lingue sono
indipendenti dal canale acustico-orale
William Stokoe (1919-2000): pubblicazione di Sign Language Structure (1960),
'rifondazione' degli studi linguistici delle lingue segnate
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