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INSEGNAMENTO DI DIRITTO PRIVATO COMPARATO LEZIONE XIII “TIPICITÀ ED ATIPICITÀ DEL FATTO ILLECITO NEI SISTEMI DI COMMON LAW” PROF. ANNAFLORA SICA Diritto Privato Comparato Lezione XIII Indice 1 Il sistema originario dei torts e l’origine e l’espansione dei tort of negligence. ------------------------------------- 3 2 Gli elementi costitutivi del tort of negligence ----------------------------------------------------------------------------- 5 3 Il duty of care: dalla responsabilità per ipotesi tipiche alla regola del neminem laedere. ------------------------ 6 4 Gli interessi protetti. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 11 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII 1 Il sistema originario dei torts e l’origine e l’espansione dei tort of negligence. In base al sistema originario di responsabilità delittuale nei Paesi di common law non vi era un principio generale di responsabilità, ma piuttosto una pluralità di rimedi con un campo d'azione tendenzialmente differenziato (trespass, nuisance, conversion, deceit, assault, e così via) . In base a questo sistema per ottenere giustizia in caso di lesione alle cose o alle persone non era sufficiente dimostrare di aver subito danni, ma occorreva provare gli estremi di uno qualsiasi dei vari torts riconosciuti. L'onere della prova poteva così variare a seconda del tipo di illecito in questione, e così pure il quantum del risarcimento. Si trattava in altre parole di un sistema per molti versi comparabile a quello originario romano, parimenti caratterizzato da una pluralità di rimedi con regole operative differenti l'uno dall'altro (furto, rapina, iniuria, che copriva il settore delle lesioni all'integrità fisica o morale della persona — membrum ruptum, os fractum, ecc. — e quella di danneggiamento, damnum iniuria datum, che viceversa si riferiva ai danni inflitti corpore corpori alle cose) . Il sistema originario dei torts era però destinato a subire una profonda e radicale trasformazione in seguito all'origine ed al rapido sviluppo del tort of negligence. Il tort of negligence ha iniziato a svilupparsi e ad assumere una configurazione autonoma solo molto recentemente, diciamo a partire dalla fine del secolo scorso; anche prima si parlava di negligence, ma unicamente con riferimento all'elemento soggettivo di certi torts. Basti pensare che ancora nei primi decenni del ventesimo secolo si discuteva se il negligence fosse un tort vero e proprio o soltanto un elemento costitutivo degli altri torts . Il nuovo tort comunque, nonostante l'opinione contraria di certa dottrina, si andava vieppiù espandendo addirittura nell'area prima coperta da altri torts quali trespass, nuisance, conversion, ecc., tanto da assumere un ruolo di primo piano nel sistema inglese degli illeciti. Grazie a questa espansione il tort of negligence non può più considerarsi alla stregua di un qualsiasi altro rimedio inglese, ma è diventato in materia di colpa il rimedio per eccellenza, ovvero l'azione delittuale per antonomasia da intentarsi in presenza di un danneggiamento colposo alle cose o alle persone. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Tutto questo può apparire per lo meno a prima vista sorprendente; la nascita di un nuovo tort è già di per sé un fatto curioso; se a questo si aggiunge la rapida espansione addirittura nel settore prima occupato dagli altri torts la curiosità è destinata ad aumentare. Perché gli inglesi avrebbero dovuto preferire già nel secolo scorso il nuovo tort al trespass ed alla nuisance? In realtà vi erano ben precise ragioni di carattere processuale che rendevano il tort of negligence più appetibile del trespass. La procedura era più rapida e meno formale; l'attore inoltre, non rischiava di perdere la causa semplicemente perché non gli riusciva di provare che il danno era diretto, requisito essenziale del trespass. Molto spesso poi, grazie al meccanismo processuale della res ipsa loquitur, si verificava un'inversione dell'onere della prova e spettava quindi al convenuto dimostrare che non si era comportato negligentemente . Furono dunque essenzialmente ragioni di questo tipo che favorirono la rapida espansione del tort of negligence fino a renderlo il rimedio delittuale per eccellenza in caso di lesioni colpose. Del resto anche nel continente si è verificata un'evoluzione del tutto analoga; già con la compilazione giustinianea, ma soprattutto ad opera degli interpreti medioevali, l'azione di danneggiamento (actio legis aquiliae) ha iniiato ad assumere maggior rilevanza, tanto da diventare l'azione di responsabilità per eccellenza, da applicarsi con preferenza rispetto ad ogni altri tipo di azione . Ma le analogie non sì fermano a questo punto; la preminenza assunta da questi rimedi (actio legis aquiliae e tort of negligence) preludeva alle generalizzazioni che si sono verificate nel continente a partire dalla scuola del diritto naturale, e nei Paesi di common law a partire dalla fine del secolo scorso. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII 2 Gli elementi costitutivi del tort of negligence Attualmente il tort of negligence, sebbene sia di origine molto recente, è indubbiamente uno dei torts più importanti. Esso consta di quattro elementi: 1. duty of care; 2. breach of the duty of care; 3. remoteness of damage; 4. damage. In linea di prima approssimazione possiamo dire che il breach of the duty of care corrisponde al nostro concetto di colpa. L'espressione remoteness of damage fa viceversa riferimento al problema della c.d. causalità giuridica: in altre parole, mediante questo requisito del tort of negligence si richiede non solo che il danno sia stato «causato» di fatto dall'autore dell'illecito, ma anche che sia una conseguenza sufficientemente prossima (proximate consequence) sul piano giuridico del suo comportamento negligente. Ai fini del risarcimento occorre dunque: il danno (damage), la colpa (breach of the duty) ed il nesso di causalità. Tutto questo non è però sufficiente se in quelle particolari circostanze non vi era un duty of care; infatti come è stato detto da Lord Esher «ognuno ha diritto di essere tanto negligente quanto gli pare nei confronti di tutti gli altri, se non è tenuto ad un obbligo verso di essi». Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII 3 Il duty of care: dalla responsabilità per ipotesi tipiche alla regola del neminem laedere. Per comprendere fino in fondo il significato del concetto di «dovere di attenzione» può essere utile il ricorso alla storia. Un tempo, diciamo nel diciottesimo secolo, nessuno parlava di duty of care. Fu solo nel corso del secolo successivo che i giudici in concomitanza allo svilupparsi di un autonomo tort of negligence iniziarono ad utilizzare questa espressione. Winfield ha notato in proposito come agli inizi del secolo scorso i giudici si avvalessero del concetto di assenza di un duty of care essenzialmente per negare che l'inadempimento o il cattivo adempimento di un contratto potesse comportare responsabilità anche nei confronti di eventuali terzi estranei al contratto che avessero riportato danni. E comunque certo che nei primi tempi non vi era un concetto generale di duty of care, ma solo una pluralità di situazioni in cui i giudici avevano riconosciuto o meno la sussistenza di questo requisito. I primi doveri di attenzione (duties of care) furono riconosciuti in capo agli esercenti certe professioni (public cal- lings) che implicano un particolare rapporto di fiducia con i clienti (artificieri, osti, alberga- tori, corrieri, vettori, farmacisti, medici, avvocati, ecc.) . Doveri di attenzione (duties of care) potevano inoltre essere connessi all'esercizio di una funzione pubblica (public office), o derivare da antiche consuetudini. Con il passare del tempo il crescere delle occasioni di danneggiamento colposo che presenta la moderna vita di relazione ha determinato un progressivo incremento dei duties of care riconosciuti. Questo processo doveva alla fine sfociare nell'aperto riconoscimento di un general duty of care, ovvero di un dovere di attenzione generalizzato in capo a chiunque intraprenda attività suscettibili di recare danno ad altri. Il primo a sostenere queste idee in dottrina fu Sir Frederick Pollock, ricordato come uno dei maggiori autori inglesi del secolo scorso. Fin dalla prima edizione del suo fondamentale trattato sui torts questo autore, traendo palesemente spunto dall'elaborazione francese, iniziò infatti a sostenere l'esistenza di un principio generale di responsabilità per colpa. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Questa impostazione non doveva successivamente tardare ad espandersi a macchia d'olio sia in dottrina che in giurisprudenza. Essa era probabilmente conforme alle esigenze del momento ed alla forte tendenza all'espansione dell'ambito di applicazione del tort of negligence che ha caratterizzato la fine del secolo scorso e l'inizio del ventesimo. La maggior parte degli autori successivi ha infatti finito per far propria la concezione di Pollock, ribadendo l'esistenza di un principio generale di responsabilità per colpa. Da parte sua anche la giurisprudenza non doveva tardare a far proprio questo insegnamento. Il primo tentativo di generalizzazione fu fatto nel 1883 dal giudice Brett in Heaven v. Pender, 1883, 11 Q.B.D. 503. Questo tentativo specie in Inghilterra non ebbe però molto successo. Probabilmente i tempi, come suol dirsi, non erano ancora sufficientemente maturi. Un nuovo tentativo venne fatto nel 1932 da Lord Atkin in Donoghue v. Stevenson, 1932 A.C. 562. Vista l'importanza e la risonanza di questa decisione, non solo in Inghilterra ma anche negli Stati Uniti, sembra opportuno soffermarvisi un momento. Due signore erano entrate in un bar ed avevano ordinato della gingerbeer; dopo aver bevuto qualche sorso, una di loro si accorse che sul fondo della bottiglia vi erano i resti decomposti di una lumaca. Lo spavento fu grande e la signora che aveva bevuto suffered from shock and severe gastroenteritis. Venne in conseguenza intentata un'azione contro il produttore della ginger-beer e la House of Lords, con una maggioranza di tre giudici su cinque, riconobbe l'esistenza di un duty of care dei produttori nei confronti dei consumatori. L'importanza di questa decisione non dipende però solo da questo, ma soprattutto dal fatto che Lord Atkin, uno dei cinque giudici, non si limitò a riconoscere l'esistenza di una nuova categoria di duty of care, ma volle suggerire un criterio generale per stabilire una volta per tutte quando vi è questo requisito del tort of negligence: «La regola in base alla quale bisogna amare il prossimo viene accolta dal diritto: non bisogna recare pregiu- dizio al prossimo. E l'interrogativo del giurista: Chi è il mio prossimo? riceve una precisa risposta. Occorre prestare ragionevole attenzione per evitare atti od omissioni che si può ragionevolmente prevedere possano recare pregiudizio al prossimo». Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Grazie a questo enunciato di così grande respiro la porta era ormai aperta alle generalizzazioni anche nei Paesi di common law. Subito dopo l'emanazione della sentenza iniziarono le discussioni. In dottrina da più parti si è obiettato che l'accoglimento di una generalizzazione così ampia avrebbe potuto svuotare di significato il requisito del duty of care facendolo coincidere con il requisito della colpevolezza ovvero del breach. Dire che vi è duty of care ogniqualvolta il danno è prevedibile, equivale ad ammettere che, data la colpa, il danno ed il nesso di causalità sorge necessariamente l'obbligo risarcitorio. I requisiti del tort of negligence continuano ad essere formalmente quattro, ma di fatto questa impostazione finisce per ridurli a tre facendo coincidere il primo di essi (il duty) con il secondo (il breach). Anche le prime reazioni della giurisprudenza sono state piuttosto tiepide; nei primi tempi prevaleva la tendenza a considerare l'affermazione di Lord Atkin alla stregua di un mero obiter dictum e come tale non vincolante . Con il passar del tempo queste prime resistenze erano però destinate a dissolversi rapidamente. La forte tendenza all'espansione dell'ambito della responsabilità per colpa che ha caratterizzato il ventesimo secolo poneva l'esigenza di un appiglio giuridico mediante il quale fondare l'obbligo risarcitorio anche in assenza di precedenti che già avessero specificamente configurato l'esistenza di un duty of care in relazione alla fattispecie di danno dedotta in giudizio. A soddisfare questa esigenza ben si prestava, nella generalità della sua accezione, la formulazione proposta dal giudice Atkin. Con il passare degli anni in un numero crescente di giudicati troviamo così deciso che essa può ben considerarsi vincolante e come tale costituire il fondamento dell'obbligo risarcitorio anche in assenza di specifiche decisioni che già in precedenza avessero ammesso l'esistenza di un dovere di attenzione. Attualmente stando agli enunciati contenuti nelle più recenti sentenze, nonché agli elaborati della dottrina, sembrerebbe che l'esistenza di un principio generale di responsabilità per colpa fondato sul neighbour principle proposto da Lord Atkin sia un dato indiscutibile, talmente certo e fuori discussione, da non necessitare neppure più di essere dimostrato. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII L'ammissione incondizionata di un principio generale di responsabilità basato sulla mera prova della colpa, del danno e del nesso di causalità, non poteva però non creare problemi anche nei Paesi di common law. In particolare restava la questione di gestire in qualche modo i casi nei quali tradizionalmente si esclude il sorgere dell'obbligo risarcitorio. Mi riferisco in particolare al vasto settore dell'economic loss che esamineremo tra breve. Di qui il fiorire di reazioni di segno contrario, volte a circoscrivere in termini ragionevoli l'ambito della responsabilità per colpa. Diversamente da quanto è avvenuto nei Paesi di civil law la funzione di limitare l'ambito della responsabilità non è stata assunta tanto dalle esimenti riconosciute, dal concorso di colpa, dall'esercizio dei common rights, e così via, quanto piuttosto da fattori molto più variegati e complessi che prendono il nome assai suadente di policy considerations . Mediante l'espressione policy considerations si fa sostanzialmente riferimento alle argomentazioni utilizzate dai giudici per negare l'esistenza del duty of care. Un argomento molto utilizzato a questi fini è l'esigenza di evitare che un eccessivo incremento del numero dei processi possa condurre ad una paralisi dell'amministrazione della giustizia (the flood- gates argument); un altro fattore sovente preso in considerazione è l'esigenza di non porre, su determinate categorie di persone, oneri tali da impedire lo svolgimento della loro attività con conseguente pregiudizio per l'intera collettività (the looking over the shoulder factor) . Le policy considerations avrebbero dunque assunto la funzione di limitare il principio generale di responsabilità enunciato da Lord Atkin (neighbour principle). Ai fini dell'accertamento del duty of care occorrerebbe dunque procedere ad una duplice valutazione: in primo luogo applicare al caso dedotto in giudizio il neighbour principle per vedere se vi sia una sufficiente relazione di neighbourhood; dopodiché, se l'esito è positivo, occorre altresì accertare che non vi sia un qualche motivo particolare (policy consideration) per cui il danno non possa essere risarcito: Home Office v. Dorset Yacht Co. Ltd., 1970, A.C. 1004, 1027; Anns v. Merton London Borough Council, 1978, A.C. 728, 751. In realtà il primo tipo di accertamento è una mera finzione come dimostra il fatto che non si conoscono sentenze le quali abbiano negato l'esistenza del duty of care in base alla considerazione che non vi era una sufficiente relazione di neighbourhood; se un giudice non vuole condannare al risarcimento dei danni, preferisce argomentare in termini di policy considerations. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Le policy considerations costituiscono dunque un limite all'operare della «presunzione» di responsabilità che sembra ormai basarsi sulla generalizzazione proposta da Lord Atkin. Stando agli enunciati contenuti nelle sentenze nonché alle affermazioni della più recente dottrina, un tale ribaltamento di impostazione sembrerebbe innegabile. Resta però da verificare, per il tramite dell'esame degli interessi effettivamente protetti, fino a che punto sia effettivo un tale principio generale di responsabilità; fino a che punto sia cioè corretta l'affermazione in base alla quale attualmente nei Paesi di common law in materia di negligence non vi è più un sistema di tipicità degli illeciti ma un principio generale di responsabilità per colpa. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII 4 Gli interessi protetti. Il vero banco di prova per misurare l'effettività di queste affermazioni è costituito dallo studio degli interessi protetti. In effetti il mutamento di visuale può risultare illuminante. A partire dalla fine del secolo scorso l'ambito della responsabilità per colpa si è sicuramente notevolmente espanso. Molte cose sono infatti ormai cambiate da quando T. A. Street poteva ancora affermare che «la prima osservazione che occorre fare in una discussione in materia di responsabilità per negligence è che essa figura quasi esclusivamente quando è in gioco un pregiudizio di natura materiale alle cose o alle persone». Il settore dei danni di natura materiale alle cose od alle persone è ovviamente il primo nel quale si è affermata la responsabilità per negligence. Un tempo vi era però un certo numero di situazioni nelle quali si era soliti escludere il sorgere dell'obbligo risarcitorio. Per esempio se un soccorritore (rescuer) si feriva nel tentativo di portare aiuto ad una persona coinvolta in un incidente, i giudici erano soliti negare ogni risarcimento al salvatore; in applicazione del principio volenti non fit injuria l'intervento volontario del rescuer sarebbe cioè stato idoneo a spezzare il nesso di causalità. Attualmente queste pregiudiziali sono però state completamente superate, con la conseguenza che chi riporta lesioni nel corso di un'operazione di salvataggio è legittimato ad agire in giudizio contro il responsabile dell'incidente per essere risarcito. Un altro settore nel quale tradizionalmente si escludeva il sorgere dell'obbligo risarcitorio è quello delle lesioni prenatali (prenatal injuries). Se una donna incinta subiva lesioni che in qualche modo venivano ad interessare anche il nascituro, quest'ultimo dopo la nascita non era legittimato ad agire personalmente in giudizio (v. Allaire v. St. Luke's Hospital, 1800, 184 I11. 359). Attualmente anche queste pregiudiziali sono però state superate e questo non solo in Inghilterra ed America, ma ad esempio anche in Germania (per il revirement americano in materia v. Bourest v. Kotz, D.D.C. 1946, 65 F. Supp. 138). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Si continui invece ad escludere che chi sia nato con mal formazioni possa agire in giudizio contro il medico che visitando la madre non avevi rilevato le malformazioni stesse (wrongful en try into life) . A tal proposito si ricorda il casi Gleitman v. Casgrave, 1967, 49 N J. 22, 227 A 2d 688, al quale le successive decisioni fanne costantemente riferimento. Nel secolo scorso numerose limitazioni d responsabilità erano rinvenibili in materia c proprietà terriera. I landowners godevano di numerose immunità che li mettevano spesso al riparo da eventuali domande di danni. Una prima immunità riguardava i davi causati dalle condizioni naturali (natural coi ditions) dei fondi. I proprietari terrieri erano infatti ritenuti responsabili solo quando i danni erano stati causati dalla cattiva manutenzione o dal crollo di edifici o costruzioni realizza dall'uomo; se viceversa qualcuno periva seguito al crollo spontaneo di un masso da una parete rocciosa, il proprietario del fondo non era ritenuto responsabile. Un'altra tipica immunità dei landowners riguardava i danni causati dai loro animali domestici su di una pubblica via (straying animals). Se un animale riusciva a scappare dai recinti in cui era rinchiuso o dai prati in cui pascolava e causa danni su di una strada pubblica, il proprietario non era tenuto a risarcirli. Parimenti, chi vendeva (vendor) o affittava (lessor) un immobile non aveva alcuna responsabilità extracontrattuale (duty of care) nei confronti della controparte, dei suoi familiari o di terzi estranei che avessero riporto danni come conseguenza del cattivo stato manutenzione in cui si trovava l'immobile momento della conclusione del contratto. Attualmente tutte queste limitazioni, che di fatto venivano a rendere i proprietari terrieri pressocché immuni in relazione ai danni connessi al godimento dei loro beni, sono state abolite. L'unica limitazione che sussiste ancora per lo meno in parte è quella che riguarda i danni subiti da eventuali intrusi Nel secolo scorso un'altra categoria privilegiata era quella degli industriali. Un discorso sostanzialmente analogo può essere ripetuto per quel che riguarda i danni causati dai prodotti; come produttori gli industriali non erano infatti tenuti a risarcire i danni subiti dai consumatori. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII Attualmente questo stato di cose si è però notevolmente modificato; da un lato la progressiva erosione della sfera di immunità dei datori di lavoro nei confronti dei loro dipendenti, e dall'altro lato l'affermarsi della responsabilità dei produttori per i danni da prodotti non doveva tardare a generalizzare il campo di applicazione del tort of negligence anche in questo settore. Ma se così stanno le cose sembrerebbe di poter dare una risposta per lo meno parziale agli interrogativi che ci eravamo posti all'inizio dell'indagine; se limitassimo le nostre conclusioni ai soli danni materiali alla proprietà ed all'integrità fisica (physical damages) non potremmo fare a meno di concludere a favore dell'esistenza di un principio generale di responsabilità extracontrattuale per colpa. In questo settore vi è stata un'indubbia generalizzazione. Come abbiamo avuto modo di constatare, la maggior parte delle situazioni in cui nel secolo scorso per un motivo o per l'altro si negava ogni ristoro sono venute meno. Ci si riferisce in particolare ai produttori, ai datori di lavoro, agli owners and occupiers of land, ai rescuers, ed alle lesioni prenatali. Non possiamo però astenerci dal verificare se un'analoga generalizzazione si sia verificata anche nel settore dei danni inflitti senza impatto all'integrità fisica delle persone (nervous shocks) ed al patrimonio (economic losses) . La gamma dei danni che non implicano un pregiudizio di natura materiale alle cose o alle persone è estremamente ampia e variegata. Essi possono consistere non solo in perdite patrimoniali (economic losses), ma anche in lesioni all'integrità fisica o mentale delle persone causate da perturbazioni nervose (nervousshocks). Si pensi per esempio a chi muoia d'infarto dopo aver assistito ad un incidente stradale o ad una donna incinta che perda suo figlio in seguito ad uno shock. La prima reazione dei giudici angloamericani di fronte a questo tipo di lesioni è stata quella di negare ogni risarcimento. Attualmente la situazione si è però modificata per lo meno in parte. Chi subisce uno shock può in linea di principio chiedere di essere risarcito; a questi fini è però essenziale la prova di una qualche conseguenza fisica oggettivamente riscontrabile (infarto, aborto, malattia mentale, o simili) . A differenza dei giudici francesi che ammettono il risarcimento anche in presenza di una mera sofferenza morale dovuta alla perdita o semplicemente al ferimento di una persona cara, i common lawyers sono molto fermi nel negare ogni risarcimento quando sia unicamente ravvisabile Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII un dolore mentale (grief or sorrow) non accompagnato da conseguenze fisiche apprezzabili; questo è anche quanto statuito in Restatement of Torts, § 436 A. Non mancano, tuttavia, decisioni che ammettono il risarcimento dell'emotional di-stress anche in mancanza di qualsiasi physical hàrm ad esempio Bass v. Nooney Co., Mo. 1983, 646 s.w. 2d 765, ma queste sono rare eccezioni. Ancora più restrittivo è l'atteggiamento dei common lawyers in materia di danni puramente economici. Già sappiamo che per danni puramente economici (economic losses) si intendono le perdite patrimoniali non conseguenti il danneggiamento materiale di una cosa. L'elaborazione dottrinale in materia è piuttosto scarsa; i common lawyers non pongono particolari distinzioni e trattano nella stessa casella le questioni più disparate che vanno dalla lesione del credito, alla illecita interferenza nelle altrui relazioni contrattuali (wrongful interference with contractual relationship), dalla responsabilità per informazioni erronee a quella di chi reca danno ad altri privandolo dell'erogazione dell'energia elettrica (cable cases). Queste varie ipotesi di danno non hanno chiaramente molto in comune se non il fatto di essere perdite patrimoniali che non conseguono il danneggiamento materiale di una cosa, e di non venire normalmente risarcite (Feldthusen) . Una prima classificazione può però consistere nel distinguere a seconda che si tratti di danni economici mediati (ossia di danni che conseguono la lesione dei beni o dell'integrità fisica di un'altra persona: relational economic loss), ovvero di danni economici che non conseguono la lesione dei beni o dell'integrità fisica altrui. Iniziamo ad esaminare i danni di natura economica mediata che conseguono alla morte od al ferimento di un'altra persona. Molto spesso quando qualcuno viene ferito od ucciso anche le persone che gli sono legate da rapporti familiari, di lavoro o di altra natura risultano danneggiate di rimbalzo. Si pensi per esempio al danno che subisce un datore di lavoro in seguito all'uccisione di un dipendente le cui prestazioni avessero carattere infungibile, o al danno dei familiari conseguente la morte od il ferimento del capofamiglia. In questi casi i giuristi continentali sono soliti parlare di «lesione del credito». I common lawyers non possiedono invece una espressione equivalente alla nostra e si occupano solo marginalmente di queste questioni per limitarsi a dire che chi subisce danni di natura consequenziale non può in linea di principio ottenere il risarcimento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. 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Occorre però avvertire che ad esempio in Inghilterra si considera, almeno per quanto riguarda l'aspetto della tutela aquiliana, come familiare anche il convivente sopravvissuto, il cui diritto al risarcimento dei danni subiti in conseguenza dell'uccisione dell'altro convivente è stato dal legislatore introdotto nel 1982. Fatta però eccezione per questa categoria di persone, continua ad applicarsi il vecchio principio di common law in base al quale nessuno (neppure il datore di lavoro) può pretendere qualcosa in seguito alla morte di un'altra persona. Quest'ultima regola un tempo subiva alcune eccezioni. I datori di lavoro potevano per esempio agire in giudizio contro chi feriva un loro dipendente (actio per quod servitium amisit). Quest'azione, le cui origini si perdono in un tempo molto antico in cui ancora si pensava che i padroni avessero un interesse di natura dominicale sui loro servi, è però stata recentemente completamente abolita (Administration of Justice Act, 1982) . Un discorso analogo può essere ripetuto per l'azione che consentiva al marito di agire in giudizio in caso di privazione dei servizi della moglie o dei figli (loss of consortium), parimenti abolita nel 1982. Ecco quindi come la tendenza attuale nei Paesi di common law non sia certo nel senso di un'espansione della tutela esterna del credito, salvo il diritto dei familiari al risarcimento del danno in caso di morte del congiunto. Ma un discorso sostanzialmente analogo può essere ripetuto per le altre categorie di danno economico mediato. Anche la distruzione o il danneggiamento di un bene può comportare danni di rimbalzo in capo ad altre persone (pure economic loss conseguent on property damage) . Si pensi per esempio ad un industriale il quale sia costretto ad interrompere la produzione in seguito alla rottura colposa dell'impianto di erogazione o di distribuzione dell'energia elettrica determinata da terzi (cable cases) : Spartan Steel v. Martin & Co., 1973, 1 Q.B. 27. o ancora ad un Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII commerciante che in seguito alla rottura di un ponte che assicurava l'unica via di accesso ad un'isola subisca danni di natura economica consequenziale: Richards v. Sun Oil Co., 41 A. 2d 267, 1945. Nei pochi casi nei quali i giudici sono stati chiamati a dirimere controversie di questo genere hanno infatti sempre escluso ogni possibilità di estensione dell'ambito di applicazione del tort of negligence. Il discorso non muta se prendiamo in considerazione i restanti casi, di danno puramente economico. In materia di danno da prodotti è per esempio chiaro che la responsabilità del produttore non si estende ai danni puramente economici. Come già sappiamo, se un prodotto causa danni fisici alle cose o alle persone, i giudici angloamericani non esitano a concedere il risarcimento. Non diversa è la situazione se i difetti del prodotto provocano un incidente in cui risulta danneggiato il prodotto stesso. Se invece non si verificano incidenti ed il prodotto presenta soltanto difetti o ha un valore inferiore a quello che avrebbe dovuto avere non si concede il risarcimento: TWA v. Curtiss-Wright Corp., 124 N.Y.S. 2d 284, 1955. Ecco quindi un'ulteriore conferma di come al di fuori dei casi di danneggiamento materiale di un bene o di lesione dell'integrità fisica di una persona (physical damages) chi subisce danni non venga normalmente risarcito. Fino a non molto tempo fa avremmo quindi potuto tranquillamente concludere la nostra esposizione a questo punto. Attualmente questo non è però più completamente vero. Negli ultimi anni si sono infatti delineate alcune eccezioni al principio di non responsabilità sopra enunciato (exclusionary rule), la più importante delle quali è costituita dall'ammissione della responsabilità dei professionisti ammette l'esistenza di un principio generale di responsabilità per colpa, a fortiori deve ammettersi anche un principio generale di responsabilità per dolo. Questa semplice previsione risulta però smentita nella realtà; vero è che verso la fine del secolo scorso vi erano stati alcuni tentativi di generalizzazione anche in materia di dolo; questi tentativi non hanno però attecchito. Per esempio il giudice Bowen in una sentenza pronunciata verso la fine del diciannovesimo secolo era giunto a formulare il principio in base al quale «il fare intenzionalmente (intentionally) quello che è finalizzato nell'ordinario corso degli eventi a danneggiare e che, di fatto, danneggia un Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 17 Diritto Privato Comparato Lezione XIII altro nella sua proprietà od attività commerciale, è perseguibile in giudizio se fatto senza una giusta causa diesonero (without just cause) »: Mogul Steamship v. McGregor, 1889, 23 Q.B.D. 598; 1892, A.C. 25. Questo dictum avrebbe veramente potuto costituire la base per l'elaborazione di una figura generale di illecito di dolo al pari di quanto è avvenuto in materia di negligence. Una tale evoluzione non si è però ancora verificata né in Inghilterra né negli Stati Uniti; con la conseguenza che in materia di dolo continua a farsi riferimento alle varie figure di illecito tradizionali (torts) molto più di quanto non si faccia nel settore della colpa, dove lo sviluppo del tort of negligence sulla base della generalizzazione formulata da Lord Atkin in Donoghue v. Stevenson ha condotto all'assorbimento per lo meno parziale delle precedenti figure tradizionali di illecito. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 17
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