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Da “noi”… | 1
Racconto di Leonardo
Siamo atterrati nei pressi di Linate stamattina, molto presto. Faceva piuttosto freddo. Beati quelli che sarebbero rimasti a bordo… Un’ occhiata al
cielo, grigio piombo, con nuvoloni pesanti e gravidi di pioggia. Sarà stato un segno del destino – forse – ma appena tocco il suolo, un fulmine e un
tuono dirompente annunciano l’apertura delle cateratte. Se non altro mi pare di essere da “noi” a casa, dove piove sempre moltissimo!
Ok, ora pensiamo ad essere pratici: devo trovare un mezzo di trasporto per andare in città. Prenderò un taxi, non ho molta voglia di stare in
mezzo a un sacco di gente che ti guarda e ti radiografa, per cui meglio mettere in testa un berretto di lana, non si sa mai.
Arrivo solo soletto davanti alla fila dei taxi. A quanto pare devo essere il primo passeggero della mattina; lo intuisco dall’
aspetto dei tassisti, poco vivaci, la maggior parte sonnacchiosi, il primo della fila è proprio addormentato, e russa
rumorosamente.
“Signore mi scusi…” dico rispolverando il mio stentoreo italiano. La mia voce appare strana alle mie orecchie, visto che di solito da “noi” non si
parla quasi mai.
L’autista ha un sussulto e spalanca gli occhi sulla realtà che pare notare per la prima volta.
“Uh! Ehm… buongiorno signore (che figura) dove deve andare?”
Prima di salire do un’occhiata alle macchine in coda; sono tutte di buon livello, anche se da “noi” si tratta di veicoli ormai obsoleti.
“Mi porti in centro, grazie.”
“Così presto? Troverà tutto chiuso!”
“Lo so! Aspetterò che aprano!”
Sono stato forse un poco brusco. Il tassista pare un brav’ uomo e vorrebbe parlare, ma io sono in difficoltà. Parlo poco e la loro strana lingua mi
mette a disagio. Poi non saprei proprio cosa dire, non vengo più qui da un secolo…! Quante cose saranno cambiate.
Il tassista ha capito il mio disagio e mi lascia al mio tanto amato silenzio, guida rilassato, con l’autoradio che suona in sottofondo una nenia
preistorica. Mi pare fossero i Pooh. Mah!… Contento lui…
Mi sintonizzerò con la stazione di casa mia… non posso! La copertura nuvolosa è troppo spessa e il satellite non è raggiungibile. Accidenti…! E
becchiamoci pure i Pooh!!.
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Durante il percorso mi guardo intorno e vedo tutto sommato, che molte cose non sono cambiate:
Strade, budelli, strettoie, rotonde, cunette, dossi, lavori in corso ovunque e semafori, troppi semafori. Da “noi” abbiamo un’altra concezione del
viaggiare. Un tragitto lungo qui è micidiale: arrivi dopo ore, cattivo come un cercopiteco. Quando poi c’è traffico anche se il tragitto è breve
potresti impiegare ore!
Sulla base di tutto ciò il tassista mi pare stranamente tranquillo (io sarei già diventato nevrotico a fare un simile lavoro!). Mi dicevano che i
tassisti di qui erano una brutta razza, scorbutici, maleducati e soprattutto ladri. Lui non pare così, ma aspettiamo cosa mi chiederà da pagare
all’arrivo… o forse non è vero. Anche da “noi” dicono cose sui tassisti che non corrispondono alla realtà.
Mi guardo intorno, bella macchina anche se superata, pulita, sedili comodi… cosa c’è qui? Toh…un giornale! Ma li usano ancora? Pazzesco!
Apro le pagine divertito, curioso di trovare forme di comunicazione disperse nel tempo. Vediamo un po’ che reperti possiamo trovare…!
Uhm…Cronaca di Milano “…Inizia la settimana della moda donna e la città registra da subito il tutto esaurito. Nelle ore di punta, traffico
impazzito e code di ore ai posteggi per trovare un taxi, troppo pochi rispetto a Barcellona e Parigi…”
E’ Incredibile! Dicono la stessa cosa anche da “noi”, che non abbiamo di certo manifestazioni che durano una settimana, ma molto meno, perché
siamo estremamente veloci in tutto. Anche i taxi sono velocissimi, teleguidati da una centrale di smistamento traffico su rotte preferenziali.
Eppure su Venere mancano taxi e a dirlo e scriverlo non sono più i giornalisti, come accadeva secoli fa, ma la lagnanza proviene dal pensiero
della gente, captato da intercettori a bordo e fuori dai taxi, registrato e divulgato in tempo reale alla struttura di monitoraggio. Lamentarsi dei
taxi a quanto pare è un’abitudine che è rimasta immutata con il trascorrere degli anni-luce.
Preso da questa inaspettata analogia e turbato dall’anacronistica scoperta, mi sono accorto solo ora che siamo arrivati in centro. Il tassista si
ferma, mette in cassa il tassametro.
“Sono 16 e 60, signore” ,esattamente quello che segnava il tassametro. Gli dò una banconota da 20 e gli dico di tenere pure il resto, tanto non
me ne farei nulla.
“Grazie signore!” , mi risponde il tassista con la faccia di un bimbo a cui hanno regalato un giocattolo.
Uscendo dal taxi urto il tettuccio e mi si sposta il berretto. La vista delle mie orecchie tradirebbe la mia provenienza; cerco di rimetterlo subito a
posto, ma il tassista ha già visto quanto basta.
“Ehi! Ma lei è…”, dannazione! Mi ha scoperto…devo fare in modo che non ricordi assolutamente nulla! Ecco che lo tocco con due dita su
una spalla e lo neutralizzo mediante la fusione mentale. E’ un’azione assolutamente indolore: dormirà per quindici minuti e al suo risveglio non
ricorderà assolutamente nulla. Perché egli non dovrà ricordare assolutamente nulla!!!
“Assessore galattico XWG@@*** ad astronave … – XWG@@*** ad astronave, rispondete!”
“Dimmi assessore XWG@@***, ti ricevo forte e chiaro”
“Aziona il teletrasporto sulle mie coordinate e riprendimi subito a bordo”
“Qualche problema assessore galattico XWG@@***?”
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“Torniamo su Venere e riuniamo subito la commissione dei sideraltaxi,”
“Come mai assessore XWG@@***?”
“Da noi si è creato un problema che forse non esiste!!!”
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[nella foto Leonard Nimoy nelle vesti del vulcaniano “Spock” della serie “Star Trek“]
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