Intervento Morrone

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Intervento Morrone
Aldo Morrone
Direttore Generale INMP
Intervento alla Conferenza Internazionale sulla violenza contro le donne
Ministero per gli Affari esteri , 9-10 Settembre 2010
Intanto ringrazio tutti per questa grande opportunità. Ringrazio il Ministro Maria Rosaria Carfagna
ed Emma Bonino per avermi coinvolto in questa meravigliosa famiglia dove mi sento presente da
oltre trent’anni, prima come Ospedale San Gallicano di Roma e ora come Istituto Nazionale per la
salute delle popolazioni Migranti e il contrasto delle malattie della Povertà, dove ogni giorno
accogliamo e ci prendiamo cura delle donne vittime di questa forma di violenza. Sia in Italia che in
Africa, specie nel Corno d’Africa, promuoviamo azioni di contrasto grazie anche alla
collaborazione delle mediatrici culturali, donne che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma
delle mutilazioni e oggi, liberate e affrancate, aiutano le altre donne che ci convivono.
Ieri il Ministro Frattini diceva che in questa sala nessuno vuole dare lezioni a nessuno e io vorrei
sottolineare tre punti proprio su questo. Il primo punto è che le mutilazioni genitali femminili non
sono legate a nessuna religione: né l’Islam, né il Cristianesimo, né l’Ebraismo incitano a questa
pratica. Erano difatti già diffuse nei luoghi in cui tali religioni si sono diffuse dal momento che si
associano a una grande idea di cultura. Quindi è assolutamente da cancellare l’associazione tra
Islam e mutilazioni genitali femminili. La seconda cosa è che il termine infibulazione, utilizzato
molte volte, deriva in tutto e per tutto dalla cultura latina. Infatti la fibula era non soltanto la spilla
che i romani utilizzavano per tenere a posto la toga, ma anche la spilla che usavano per impedire
alle proprie mogli e schiave di avere rapporti sessuali illeciti. Terzo elemento importante: per tutto il
XIX secolo fino agli inizi del XXI secolo, nella civile Europa veniva praticata una tecnica di
chirurgia chiamata clitorictotemia terapeutica, ovvero l’asportazione del clitoride come cura per
malattie ritenute allora molto gravi, quali la masturbazione, la melanconia, l’isteria, la ninfomania e
la follia. Era una “cura” effettuata solo sulle donne dato che si pensava fossero le uniche portatrici
di isteria (dal greco isteros che significa utero): riviste molto importanti, tra cui The Lancet,
pubblicarono numerosi articoli su queste nuove tecniche che erano in grado di curare malattie così
gravi. Era una tecnica molto utilizzata anche nei manicomi: molte donne, a loro insaputa, furono
operate in maniera selvaggia.
Questo avveniva nel secolo scorso. Oggi invece sta nascendo una tendenza nuova che è quella della
chirurgia genitale estetica, cioè l’asportazione dei genitali esterni per motivi estetici o cosmetici.
Voi dovete sapere che la definizione di mutilazioni genitali femminili considera tali ogni
asportazione di genitali che venga fatta non per motivi terapeutici, ma culturali o estetici. Questa è
dunque una nuova forma di mutilazione che si sta diffondendo in Europa: se è aberrante farlo nelle
foreste, è altrettanto aberrante farlo negli studi medici con aria condizionata e moquette.
Altro motivo importante da tenere in considerazione sono le complicazioni: ho visto troppe donne
morire di complicazioni gravi, tardive e immediate. Son stato testimone in Tanzania di una morte
per shock dovuta a un’emorragia per il taglio dell’arteria femorale. In particolar modo sono due le
complicazioni drammatiche di cui dobbiamo tener conto: io le ho vissute da medico sia a
Lampedusa, dove da un anno lavoriamo al Centro di Soccorso e Prima Accoglienza, sia nel Corno
d’Africa. A Lampedusa le donne, dopo essersi salvate da questi viaggi della disperazione, arrivano
al nono mese di gravidanza: quando le visitiamo ci accorgiamo che le cicatrici e la restrizione del
canale del parto non consentono una gestazione naturale e siamo dunque costretti ad agire in piena
emergenza per salvare la loro vita e quella dei loro bambini. L’altro problema è quello delle fistole
vescico-vaginali che costringono le donne che le hanno a sentirsi le urine addosso e sono da
considerare come una lebbra moderna.
Non ci sono per fortuna solamente le situazioni drammatiche. Il contrasto esiste: come diceva prima
l’Onorevole Emma Bonino le associazioni internazionali e i movimenti (soprattutto) di donne hanno
lavorato affinché ci si potesse opporre alla pratica delle mutilazioni genitali femminili e ci si è in
parte riusciti. In Italia c’è una nuova legge, approvata nel 2006, che prevede l’intervento non solo di
proibizione per l’integrità psico-fisica della donna ma anche di persuasione per evitare che le madri
perpetuino una tale pratica sulle figlie. Queste nuove leggi (anche in Egitto ce n’è una come
accennato in precedenza da Emma Bonino) hanno fatto si che l’incidenza di tali pratiche sia
diminuita in molti paesi. Si sono poi ridotte anche le cerimonie religioso-culturali che
accompagnavano queste realtà. C’è stato l’impegno di tante donne, come abbiamo visto anche qui
in questa due giorni di conferenza: la presenza di moltissime donne che portano con sé i colori delle
fogge dei vestiti, i profumi, i suoni, la lingua della loro cultura e che rappresentano un arcobaleno di
speranza nella lotta alle mutilazioni genitali femminili.
Un ultimissimo ringraziamento ancora al Ministro Mara Carfagna che ha voluto organizzare questa
conferenza nella mia città, Roma, che deve la sua gloria nel mondo alla leggenda di un immigrato
clandestino, fuggito da una città in fiamme e in guerra da dieci anni, che arrivò qui circa tremila
anni fa su un barcone alle foci del Tevere tenendo sulle spalle suo padre e per mano un bambino. Io
sono sicuro che se noi sapremmo riprendere questa tradizione di accoglienza e calore avremmo fatto
un passo in più per aiutare le donne a sconfiggere le mutilazioni genitali femminili. Grazie.