LA COPPIA GIANCARLO MORELLI E CESARE
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LA COPPIA GIANCARLO MORELLI E CESARE
LA COPPIA GIANCARLO MORELLI E CESARE GALLUZZO VINCITORI DELLA PRIMA EDIZIONE DI CREARE GUARDARE MANGIARE Il patron chef dell’Osteria del Pomiroeu di Seregno, in coppia con il giovane artista Cesare Galluzzo trionfa all’evento ideato dal mensile CHEF in collaborazione con l’azienda vinicola KETTMEIR Milano, 24 novembre 2011 – Le ricette incastonate in una spoglia composizione di cemento per esplorare gli stadi di difesa della Natura attraverso il rigore di forme e sapori; si chiama Mimetismo –Apparire minacciosi – Fuga, ed è l’opera d’arte culinaria con la quale lo chef Giancarlo Morelli, patron del ristorante Pomiroeu di Seregno (Mi), in tandem con l’artista Cesare Galluzzo, ha vinto la prima edizione dell’evento Creare, Guardare e Mangiare, sviluppato dal mensile Chef (Guido Veneziani Editore) in collaborazione con Kettmeir, azienda del Gruppo Vinicolo Santa Margherita. “Creare Guardare Mangiare - ha spiegato Davide Di Corato, direttore di CHEF - è un progetto a squadre che ha il suo punto di forza nel matrimonio tra lo chef, quindi la cucina, e l’artista, ossia l’arte in tavola”. La redazione del mensile, dedicato agli specialisti del settore enogastronomico, ha raccolto nelle scorse settimane le richieste di numerosi chef, che hanno voluto partecipare all’iniziativa lavorando in abbinamento con un artista (designer, scultore, pittore, architetto, grafico, stilista ecc…) a loro scelta, così da poter realizzare un’opera d’arte gastronomica. Kettmeir ha collaborato, in questa fase, inviando agli chef una Jeroboam di Spumante Metodo Classico Brut Athesis, grande classico da aperitivo caratterizzato da un gusto secco, fresco e piacevolmente persistente per celebrarne il lavoro e ispirarli nelle loro creazioni gastronomiche. “Compito dello chef - ha aggiunto Di Corato - è stato quello di reinterpretare in chiave moderna, dal punto di vista della ricetta, un piatto classico della tradizione gastronomica italiana. Compito del designer è stato invece quello di presentare la ricetta secondo il suo stile, eventualmente ridisegnando, a suo piacere, gli utensili utilizzati dallo chef sia per la preparazione del piatto sia per la presentazione”. La finale del concorso, svoltasi lunedì 21 novembre a Milano, presso l’Istituto Alberghiero Carlo Porta, ha visto sfidarsi sette chef accoppiati ad altrettanti artisti. Oltre ai già citati vincitori, hanno partecipato Igles Corelli dell’Atman di Pescia (PT) rappresentato dal suo secondo Marco Cahssai, insieme con l’artista Riccardo Biavati; Paolo Teverini del ristorante Casa Teverini di Bagno di Romagna (FC), con l’architetto Enrico Bertelli; Davide Di Rocco, sous-chef del ristorante De Pisis all’Hotel Bauer di Venezia con la pittrice Nadia Rossi; Alessandro dal Degan de La Tana di Asiago (VI), con l’architetto Paolo Cazzaro; Maria Elisabetta Probst de La Tenda Rossa di Cerbaia in Val di Pesa (FI), con il graphic designer Aldo Segat; e Carla Aradelli del Riva di Ponte dell’Olio (PC) con l’architetto Paola Lavezzi. La giuria, composta dalla giornalista Paola Ricas, Fausto Arrighi, direttore della Guida Michelin Italia, il blogger Alberto Cauzzi, il food photographer Riccardo Marcialis e dal designer e produttore di olio Lorenzo Piccione di Pianogrillo, ha incoronato i vincitori al termine di una giornata avvincente, che ha visto protagoniste opere accomunate da un alto tasso di qualità e creatività, premiandoli “per aver saputo coniugare al meglio il tema proposto. L’artista è stato fonte d’ispirazione per il cuoco, viceversa il cuoco ha fornito spunti all’artista per creare un tutt’uno tra preparazione e contenuto.” Il piatto presentato da Giancarlo Morelli si concentra su un tema caro alla poetica del ventiquattrenne Cesare Galluzzo, attualmente studente presso la Facoltà di Architettura Ambientale del Politecnico di Milano che, a dispetto della giovane età, ha già alle spalle premi e diverse mostre collettive e personali. Base del piatto è una composizione piana e quadrata di cemento suddivisa in nove precise campiture, a loro volta divise in gruppi di tre, che formano settori omologhi ma differenti l’uno dall’altro per impercettibili spessori e profondità. I tre blocchi dedicati al Mimetismo ospitano cubi di baccalà accompagnati da salse bianche ben mimetizzate ma corrispondenti a sapori molto diversi; quelli dedicati all’Apparire Minacciosi accolgono piccole milanesi di fonduta impanate con appuntite scaglie di grissini: minacciose nell’aspetto, dunque, ma sorprendentemente morbide al palato; la Fuga è infine espressa da boeri di zabaione che liberano un profumatissimo ripieno liquido. Un’opera che mostra straordinaria maturità e sapienza nell’assimilazione di secoli di storia della cucina, qui astratta con intelligenza, sicurezza e riguardo. Partner dell’evento: Electrolux Professional e Coltelleria Sanelli. Mimetismo//Apparire minaccioso//Fuga (un gioco rigoroso di apparenze e contrasti, consistenze e sapori) Il piatto presentato esplora attraverso il rigore di forme e sapori, un tema già caro alla ricerca poetica dell'artista Cesare Galluzzo. I diversi stadi , permettendosi un gioco di parole, della “natura” di difesa della Natura: mimetismo, apparire minacciosi, fuga, elaborati attraverso altrettante ricette dello chef Giancarlo Morelli. Ricette che traggono dall'iconografia culinaria della tradizione la primaria ispirazione declinando l'esecuzione ad una semplicità rigorosa e riproducibile che gioca però a confondersi e nascondersi dietro alle forme, ai colori e ai concetti dell'arte. Il piatto, la base, é una composizione piana e quadrata di cemento suddivisa in nove precise campiture e griglie, a formare settori omologhi ma differenti l’uno dall’altro per impercettibili spessori e profonditá. Ogni settore (in tutto nove) ospita una parte di cibo. I nove spazi si suddividono in gruppi di tre per presentare la tematica proposta e già cara alla ricerca dell'artista: il mimetismo, l'apparire minacciosi, la fuga. Il Mimetismo individua le infinite (come possono essere infinite le possibilità di combinazione delle forme e dei sapori) capacità di nascondere attraverso ciò che davvero appare al mondo sensibile: tre cubi di baccalà, disposti nei primi tre settori del piatto, sono accompagnati da tre salse bianche che ben si mimetizzano fra loro, con il baccalà e con il fondo.. ma che corrispondono a tre sapori molto diversi. Il secondo, Apparire minacciosi, presenta, nei tre settori ad esso dedicati, tre piccole milanesi di fonduta. Queste, impanate con scaglie di grissini appuntite come guglie al cielo, sono ostili al palato in apparenza, ma si sciolgono, una volta addentate, nella morbidezza colata della fonduta. Forme minacciose che caleidoscopicamente si rompono non appena ti avvicini. Il terzo tema, la Fuga, viene ben espressa nell'essenza del boero di zabaione... il ripieno liquido sfugge e emana le sue essenze una volta liberato dalla corazza di cioccolato. Un piatto che mostra una straordinaria maturità e sapienza per aver assimilato secoli di storia della cucina (anche quella moderna e più recente) con un rigore e una sicurezza di citazione rielaborata che lasciano letteralmente sbalorditi. Astrarre la tradizione nel modo più puro e classico, ma con riguardo. Misurarsi con i temi dell’equilibrio, della simmetria, dell’indagine degli equilibri universali e della lotta che la Natura deve intraprendere per mantenere saldo il proprio predominio sulla res cognita. Senza che mai si possa svelare per ciò che è, senza cedere alla tentazione di emergere con aspetto riconoscibile…