I migliori 50 chef, solo tre italiani
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I migliori 50 chef, solo tre italiani
HOME / ENOGASTRONOMIA & TURISMO / I MIGLIORI 50 CHEF, SOLO TRE ITALIANI ENOGASTRONOMIA & TURISMO I migliori 50 chef, solo tre italiani — 15 Giugno 201 Gli chef più quotati del mondo non sono italiani, e tantomeno francesi, ma spagnoli. Ci sono infatti i fratelli Roca del ristorante El Celler De Can Roca di Girona, a 100 chilometri da Barcellona, in testa alla World’s 50 Best Restaurants 2015, classifica che ogni anno decreta il meglio della gastronomia internazionale. Secondo il ‘nostro’ Massimo Bottura, alla guida dell’Osteria francescana di Modena. Fra i primi 50 ci sono anche il Piazza Duomo di Alba, con la cucina di Enrico Crippa, e Le Calandre, a Rubano (Padova), di Massimiliano Alajmo. Il verdetto arriva dalla World’s 50 Best Restaurants Academy, organismo che dal 2002 riunisce quasi 1000 esperti fra critici gastronomici, chef e giornalisti, in rappresentanza di 26 regioni del mondo. Per assicurare varietà e obiettività di giudizi, parte dei votanti viene rinnovata ogni anno. Nonostante questo, la selezione del 2015 sembra confermare una tendenza consolidata negli ultimi anni: la cousine francese batte quella italiana. Nessuna traccia nel prestigioso elenco di Carlo Cracco, Bruno Barbieri o degli altri ‘volti’ resi famosi da Masterchef o dai vari talent culinari. I transalpini possono contare cinque ristoranti fra i migliori cinquanta, fra cui il Au Plaza Athénée del pluristellato Alain Ducasse, vincitore del Premio alla carriera, e si sono aggiudicati anche il premio per la Migliore donna chef al mondo, assegnato a Helene Darroze. Che di ristoranti ne guida ben due: il Connaught di Londra e il Restaurant Hélène Darroze a Parigi. Ma, come detto, i nuovi re dei fornelli vengono dalla Spagna, con sette ristoranti al vertice. Quotatissimo, al 42° posto, è Tickets, locale aperto da Albert Adrià (premiato come Miglior pasticcere del mondo) insieme al fratello Ferran, finito sotto la lente della trasmissione satirica Striscia la notizia per l’utilizzo di additivi chimici nei suoi piatti. Un insuccesso da cui però si è prontamente risollevato, a giudicare dai voti dei critici. Il resto della classifica, a testimoniare che il baricentro dell’alta gastronomia non è più la vecchia Europa, vede tanti ristoranti sudamericani. Fra le new entry ci sono il Cile, il Messico e il Perù, che con il Central di Lima conquista il quarto posto. A conferma che i tempi stanno cambiando, anche in cucina.