Scuola ufficiale e «seconda scuola

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Scuola ufficiale e «seconda scuola
I
R A P P O R T I C O N G L I A LT R I : A S C U O L A
Francesco De Bartolomeis
Scuola ufficiale e «seconda scuola»
TEMI
Secondo l’autore del brano che stai per leggere, nella «seconda scuola»
i ragazzi manifestano se stessi e appagano i loro bisogni, più pienamente di quanto non accada nella scuola ufficiale, quella cioè delle lezioni,
delle interrogazioni, dei voti.
1. si simulano: si fi n-
gono.
2. si canzona: si deri-
de, si prende in giro.
3. ragguagli: informa-
zioni dettagliate su qualcosa.
1
La scuola, in modo diretto e indiretto, occupa una parte rilevante
nella vita dei giovani. Prima di essere il luogo dove si va per ascoltare
le lezioni, per partecipare ad attività culturali, per rispondere alle interrogazioni, essa significa molteplici occasioni di esperienza sociale
che i giovani vivono indipendentemente dalla scuola caratterizzata
come studio e dai vari obblighi che questo comporta.
I giovani spesso danno un giudizio negativo sulla scuola e perfino si
ribellano ad essa perché richiede di occuparsi di cose di cui non si
comprende l’utilità, di stare fermi nei banchi, di soffrire la minaccia
di interrogazioni. Eppure vanno volentieri a scuola. Sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti i giovani riescono a creare contro la
scuola ufficiale quella che possiamo chiamare una «seconda scuola»,
costituita di gruppi di compagni e di amici.
La seconda scuola comincia già con l’appuntamento alla fermata del
tram o del bus o a un angolo di strada per avviarsi insieme, e continua dopo la fine delle lezioni, prima di separarsi per tornare ciascuno
alla propria casa.
Questo è infatti ciò che più di ogni altra cosa rende accetta e piacevole la scuola: il ritrovarsi, il comunicare, l’allegra eccitazione di
rapporti tra compagni e amici che si lascia alle spalle il sacrificio
di una levata troppo mattutina quando si aveva ancora una grande
voglia di dormire. I discorsi si infittiscono e nessuno si preoccupa
che abbiano un ordine o uno scopo preciso, Si dicono bizzarrìe,
si simulano1 lotte, si fa qualche dispetto, si canzona2 questo o quel
compagno. Si parla anche dei professori, quasi sempre accentuando
umoristicamente i loro difetti reali o inventati. C’è chi trova per loro
nomignoli, chi li imita nell’atto di spiegare, di interrogare, di arrabbiarsi.
Importanza dei dieci minuti prima dell’entrata o, nei corridoi e
nell’aula, prima dell’inizio delle lezioni. Incontri rumorosi, allegri,
rapidi ragguagli3 sulle cose fatte o da fare. «Ho studiato», «non ho
studiato», «ho paura di essere interrogato», «vedrai che se la prende
proprio con me», «gli sono antipatico» ecc.
I riferimenti alla scuola si mescolano ad altri riferimenti: l’ultimo
film, lo spettacolo televisivo, i cantanti, il fumetto della settimana, il
disco-novità, la corsa in bicicletta, l’incontro con il ragazzo x o con la
ragazza y, avvenimenti sportivi (di solito gli atleti interessano meno
Rosetta Zordan, Il Narratore, Fabbri Editori © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education
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dei cantanti), questa o quella cosa fatta con il padre e con la madre,
con il fratello o la sorella maggiori.
Si passa così, con disinvoltura, da un argomento a un altro, senza preoccuparsi di seguire un filo. Chi è appena arrivato si inserisce subito
nel gruppo con un «ciao» in cui si esprime il piacere del ritrovare
persone e situazioni note.
Dunque la scuola che i ragazzi e le ragazze amano è quella di cui gli
stessi insegnanti sanno poco e che offre soprattutto un’occasione per
ritrovarsi, per sentirsi accettati e sicuri nei rapporti con i coetanei.
TEMI
(da Lettura e ricerca, Loescher, Torino, 1974, rid.)
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