Foto di Mina Patocchi Veglia, 22 ottobre 2013
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Foto di Mina Patocchi Veglia, 22 ottobre 2013
Veglia, 22 ottobre 2013 Broglio Brontallo Fusio Foto di Mina Patocchi Menzonio Peccia Prato Sornico 2 La giornata internazionale del volontariato di Bruno Giovanettina All’inizio del mese di dicembre, in concomitanza con la giornata internazionale del volontariato, si è svolta presso la sala multiuso della scuola di Sornico una serata dedicata alle persone che operano nei vari enti ed associazioni presenti nel nostro comune. La manifestazione, oltre a rappresentare un momento di incontro per coloro che lavorano per il benessere della nostra collettività, aveva anche lo scopo di sottolineare che il volontariato, nelle sue molteplici forme, rappresenta una grande risorsa umana per la società ed è un indispensabile completamento dei servizi forniti dall’ente pubblico. Il ruolo essenziale svolto dalle associazioni basate sul lavoro volontario per promuovere lo sviluppo sociale si può cogliere dai dati forniti dall’ufficio federale di statistica, secondo il quale tutte le persone che svolgono volontariato in Svizzera lo fanno per un totale di 44 milioni di ore al mese nei vari campi di attività. Si tratta di una mole di lavoro enorme e dal valore impagabile che affianca e completa l’intervento di tipo professionale. Per quanto riguarda il Ticino, si calcola che sono almeno 80'000 le persone impegnate in associazioni di carattere sociale, culturale, sportivo e di salvaguardia del territorio. Se è vero che i valori della solidarietà, della responsabilità e della disponibilità sono senza tempo, è anche vero che essi rappresentano un valore aggiunto ancora maggiore nella società odierna, sempre più complessa e in costante mutamento sull’onda dei processi economici e sociali legati alla globalizzazione e all’affermarsi di una mentalità vieppiù individualistica. Da questo punto di vista il volontariato ha un’importante funzione nella creazione di un’identità condivisa della collettività. Del ruolo fondamentale che i sodalizi rivestono nella promozione della vita sociale ho potuto rendermi conto nella mia ormai quasi decennale esperienza di segretario comunale. Grazie al rapporto di proficua collaborazione che si è creato Indice La giornata internazionale del volontariato pag. 2 Oltre 28 tonnellate di mascarpa all’anno pag. 4 Nove giorni a Natale pag. 6 “Se penso ai miei nonni” pag. 8 Valmaggina Amarcod: tornano in valle alcuni pezzi della Motrice 1 pag. 10 Il personaggio: Silvano Giovanettina pag. 11 1° agosto... GRAZIE DORIS! pag. 14 L'ospite: I Patriziati, testimoni delle tradizioni e del legame con il territorio pag. 16 Notizie e comunicati in breve… pag. 17 Sopra a Peccia un giardino pensile riaffiora dal bosco e dal passato pag. 24 La rinascita dell’antica mulattiera che collega Brontallo e Menzonio pag. 26 A tutte le Pierine (e le osterie) del mondo pag. 27 Gemellaggio di due cori San Martino pag. 28 Dall’Album dei ricordi... pag. 31 3 fra gli organi politico-amministrativi del comune nato dall’aggregazione del 2004 e le numerose associazioni presenti nel nostro comprensorio, è stato infatti possibile fornire alla popolazione tutta una serie di attività ricreative, sportive e culturali e portare a buon fine dei progetti anche molto ambiziosi. Fra le varie iniziative, tutte ugualmente importanti, ne cito due che mi sembra esemplifichino molto bene come sia ampio e diversificato l’orizzonte della collaborazione fra l’ente pubblico e le associazioni basate sul volontariato. Si tratta della realizzazione del Centro Sportivo Lavizzara e della stesura dei volumi sui toponimi delle frazioni di Brontallo, Menzonio, Broglio e Peccia. Come detto, sono dei progetti molto differenti fra loro, il primo di carattere sportivo, è stato pensato per promuovere e vivacizzare la vita sociale di tutta la Lavizzara, il secondo è invece dedicato alla conservazione e alla valorizzazione della storia e delle radici di un singolo territorio all’interno del Comune. Entrambi però rispondono all’obiettivo fondamentale che deve essere alla base dell’azione dell’ente pubblico e delle associazioni di volontariato: creare una società consapevole delle proprie radici ma disposta a mettersi in gioco, con spirito di solidarietà ed entusiasmo, per affrontare nuove sfide a beneficio di tutta la comunità. In Lavizzara abbiamo la fortuna di avere una popolazione ancora profondamente legata al proprio territorio e con un’identità molto marcata: sono due componenti che fanno sperare che anche in futuro sarà possibile trovare molte persone disposte a donare parte del proprio tempo libero per il raggiungimento di questo importante obiettivo. La nostra rivista è pubblicata con il sostegno di I N F O Vallemaggia Sede principale: Agenzie: Maggia Tel. 091 759 02 50 Lu e Ve 09.00-12.00 14.00-18.00 Ma-Me-Gi 09.00-12.00 14.00-17.00 Cevio Tel. 091 759 02 50 Lu-Ve 09.00-11.00 15.00-18.00 Peccia Tel. 091 759 02 50 Lunedì 15.00-18.00 Mercoledì 09.00-12.00 Giovedì 15.00-18.00 Redazione Apertura sportelli Recapiti del Comune Rivista semestrale: Tutti i numeri sono consultabili sul sito internet www.lavizzara.ch PRATO: lunedì 09.30 – 11.30 16.30 – 18.30 martedì09.30 – 11.30 mercoledì 09.30 – 11.30 giovedì 16.30 – 18.30 venerdì 09.30 – 11.30 Municipio di Lavizzara 6694 Prato VM Michele Rotanzi (responsabile) Bruno Donati Cristiana Vedova Fausta Pezzoli-Vedova Mina Patocchi Hanno collaborato: Bruno Giovanettina e il personale della cancelleria Tel. 091 755 14 21 Fax 091 755 10 42 [email protected] www.lavizzara.ch 4 Oltre 28 tonnellate di mascarpa all’anno di Bruno Donati Non c’è alcun dubbio che per secoli l’economia della Vallemaggia fosse basata prevalentemente sull’allevamento del bestiame e sulla lavorazione del latte. L’”Almanacco della Società agricolaforestale valmaggese”, apparso nell’anno 1874, affermava a chiare lettere che “la fabbricazione del formaggio si può dire che forma colla pastorizia la ricchezza principale di questa vallata”. In quel periodo sui 111 alpi valmaggesi si producevano annualmente oltre 126 tonnellate di formaggio, 18 tonnellate di burro e 28 tonnellate di ricotta. Una gran parte della produzione si otteneva sugli alpi della Lavizzara, dove si raggiungevano buoni livelli di qualità. Del latte si fruttavano tutte le risorse, senza avere alcun scarto: con una prima coagulazione si otteneva il formaggio, poi burro o ricotta, da ultimo la scotta per i maiali. Tutti prodotti ancora conosciuti e apprezzati oggi, salvo alcuni metodi di conservazione della mascarpa, andati persi nel tempo o conservati come relitti dalla passione di qualche tenace casaro o nostalgico buongustaio. I metodi su come effettuare la coagulazione del siero e sulle caratteristiche dei prodotti che se ne ottengono sono stati descritti da un anziano alpeggiante della Valle di Peccia durante una chiac- Mascarpa appesa a sgocciolare chierata di cui riportiamo alcuni momenti. Delfino Giovanettina, classe 1931, tra i 6 e i 16 anni è stato sugli alpi di Alpigia, Soveneda, Valmaior, Arena e Ruscada, Mognola; da adulto ha poi caricato per quindici anni l’alpe di Croso e Serodano. Fatto il formaggio nella caldaia restava il siero (srüda) che veniva di nuovo riscaldato fino a 50-55 °C: si intuiva il raggiungimento del limite di temperatura dal suono che faceva la caldaia battuta con un bastone. Per migliorare la qualità della ricotta si aggiungeva ancora un secchio di latte, possibilmente di capra (lacc’ da biánc’). A questo punto si poteva togliere un po’ di liquido (fèrza) da mettere in un recipiente di legno (motígn), quanto poi la temperatura raggiungeva circa gli 80 °C si aggiungeva il caglio (maístra) che favoriva la coagulazione e la formazione della ricotta. Con la schiumarola (servísg) si riempiva il recipiente contenente la fèrza ed era pronta così la züfa, il pranzo quotidiano dell’alpigiano e dei pastori. Quando ero ragazzo si faceva la mascarpa due volte al giorno, mattino e sera: se ne mangiava molta all’alpe e in grandi quantità veniva poi data, quale compenso (früciaia), ai proprietari del bestiame. La ricotta, prelevata dalla caldaia, veniva messa a scolare in teli o in contenitori a forma di sacco (stüc’), 5 Salatura dei mascarpini assumeva così una forma tonda (i ball) o allungata e restava fresca al massimo per una settimana, dopo di che bisogna salarla per poterla conservare. Nascevano così due prodotti tipici e gustosissimi: i masc’arpítt e la zígra. I mascarpini si ottenevano tagliando, dopo 8-10 giorni, la mòta di mascarpa con un filo di refe in modo da formare pezzi più piccoli, che, ben salati all’esterno, si conservano a lungo coprendosi di uno strato di muffe. In alcuni villaggi della Lavizzara si usava affumicarli su un asse posto sopra la fornace. Mangiati con le patate, già dopo 15 giorni, erano una bontà, un piacere che si prolungava per buona parte dell’inverno. Se infissi su una forchetta e abbrustoliti al fuoco vi si formava una squisita crostina rossa, simile a quella del formaggio. Orca miseria, quello era un mangiare! La zigra si preparava nei mastelli (sadéi) verso la fine della stagione quando non era più così caldo e diminuiva il pericolo delle mosche, la si conservava poi, talvolta, fino in primavera. Per prepararla si spappolava con le mani la mascarpa e la si impastava mettendovi del sale. Quanto basta per conservarla e non troppo, perché poi fermenta (la büi) e diventa immangiabile. La massa veniva poi compressa in un recipiente in legno (sadél), si ripulivano i bordi con un dito e si spruzzava la superficie di sale. Andava controllata regolarmente per evitare che si sviluppassero le larve. Sopra si formava una patina sgradevole che andava tolta per poter consumare la zigra, strato dopo strato, fino a raschiare il fondo. Quante volte la sera, a casa nostra e nelle altre famiglie, si mangiavano patate e zigra. Quasi tutto l’inverno. Salatura della zigra Tre aspetti curiosi La parola zigra, utilizzata a Peccia e a Fusio, è praticamente sconosciuta negli altri villaggi lavizzaresi dove generalmente si impiega il termine masc’árpa saláda. È per contro diffusa in vaste aree del Ticino. La voce zigra ha origine dal tedesco Zieger, la cui etimologia è prelatina. Il mascarpino è conosciuto in parecchie valli del Ticino, ma è specialmente in Lavizzara che veniva preparato in grandi quantità e con qualità tale da farlo ritenere un prodotto tipico. Il Pizzo Mascarpino (2450 m), è la vetta dominate e terminale del crinale che separa la Valle di Peccia dalla valle di Fusio. Può essere considerato come un monumento naturale posto a ricordare la straordinaria importanza dell’economia alpestre lavizzarese. Deve probabilmente il suo nome alla forma della montagna che, vista da diverse angolazioni, può ricordare quella di un mascarpino. 6 Nove giorni a Natale di Cristiana Vedova La Novena è una forma di preghiera non liturgica che precede il Natale. La pratica trae ispirazione dagli Atti degli Apostoli, dove viene descritto come la Madonna e gli Apostoli pregarono in modo assiduo e concorde nei nove giorni compresi tra l'Ascensione e la Pentecoste. Nove giorni che richiamano anche i nove mesi del Bambino in seno alla Madre. La Preghiera è a volte accompagnata da tradizioni come quella di diffondere particolari melodie a suon di campane. Nei nostri paesi questa tradizione, che ancora perdura, ha portato sui campanili generazioni e generazioni di bambini a “Rabat” (suonare la Novena). Fino ad una cinquantina di anni fa il privilegio era lasciato solo ai maschi, poi le botole si sono aperte anche alle bambine. Ritmi e melodie si sono tramandati per secoli passando di mano in mano, nella magica atmosfera che da sempre precede il Natale. La tradizione sopravvive, ma scopro con un pizzico di delusione che ad uno ad uno anche i nostri campanili di valle si sono ammodernati. Quasi dappertutto la Novena si suona ormai schiacciando un bottone, da giù in chiesa. Non c'è più bisogno di salire sul campanile, né di toccare le campane. Solo a Prato e a Sornico si continua a fare alla vecchia maniera. Sono ormai pochissimi i bambini che ancora hanno il privilegio di poter coltivare il suono della Novena nelle proprie mani, e spero che grazie a loro il seme non muoia del tutto, perché vi assicuro che contiene un patrimonio di emozioni. Sono cresciuta a Prato con un padre sacrista e il campanile appena sotto casa. Le campane non suonavano automatiche come adesso, si doveva fare tutto a mano. Un compito che ha scandito il ritmo delle nostre vite; la mia, quella dei miei fratelli e quella dei miei genitori. L'Ave Maria del mattino, il mezzogiorno, l'Ave Maria della sera. E poi il primo, il secondo e il terzo prima delle messe, i rintocchi funebri quando qualcuno moriva, il suono a festa dopo i battesimi o quando qualcuno si sposava. Il mezzogiorno toccava a noi bambini; una vera seccatura! Quante volte con il piatto caldo già sotto il naso e magari la fame che già da un po' rugava giù in pancia, bisognava alzarsi e correre a suonare le campane. Poi però c'era anche la Novena. Quella l'aspettavamo con impazienza, noi e gli altri bambini del paese. La salita su per il campanile di Prato richiedeva non poco coraggio. Ricordo bene la paura che dovevo assolutamente vincere per arrivare al primo buio pianerottolo messo così in alto che la lunghissima scala a pioli non era abbastanza lunga. Bisognava appoggiare bene i gomiti sul polveroso assito e tirarsi su lasciando le gambe a penzoloni. Ogni sera col batticuore. Passato il difficile ostacolo tiravo un sospiro di sollievo e risalivo spedita le altre rampe di scale lasciandomi alle spalle la paura del dover poi ridiscendere. Su su fino alla botola che si apre sotto i tre enormi battacchi penzolanti dalle fauci delle campane, che ai miei giovani occhi apparivano come giganti buoni. Uno ad uno arrivavano anche gli altri, ci si ritrovava là sopra, a guardare dall'alto i tetti delle case, a respirare le fredde notti di dicembre e il di fumo dei camini, a salutare per primi i fiocchi di neve che qualche volta cadevano ritoccando di magia quei momenti già tanto speciali. Il cuore pieno di fierezza per essere in un luogo così privilegiato. Senza adulti. Ci si sentiva finalmente grandi. Era così bella la sensazione di avere un ruolo importante in quelle sere precedenti il Natale. Toccava a noi spargere aria di festa per tutto il paese, e a noi la responsabilità di diffondere il suono delle nostre campane il più lontano possibile, il più forte possibile, su in cielo, per farlo arrivare fino a Gesù Bambino. Aspettavo il mio turno ascoltando i rintocchi battuti con ritmo sicuro dai compagni, la melodia sempre uguale ripetersi e ripetersi, una nenia che ipnotizzava la mia mente. 7 Un invisibile sipario si apriva allora inaspettatamente ad una sfilata di piccole bugie, parolacce, ingenui peccatucci ai quali non avevo saputo resistere. Cose piccole in fondo, così sottili che con facilità avevo calcato in fondo molto al plicco dei ricordi. Lassù, sbucavano dal buio cresciute di peso e di statura come diavoletti danzanti che si divertivano a punzecchiare la mia fragile anima. Poi arrivavano le birichinate, che tanto mi avevano divertito, delle quali qualche volta mi ero addirittura vantata; ora si erano radunate tutte lì davanti a me, a ballare nel vuoto travestite da paurosi fantasmi. Allungavo allora lo sguardo al cielo, affinché i miei pensieri, quelli belli, potessero scavalcare fantasmi e diavoletti, e salire e salire in quel buio smisurato, fin oltre le stelle, fino a Gesù Bambino. Quando sarebbe arrivato il mio momento avrei dovuto mettercela tutta, e metterci tutto il cuore, per regalare a Gesù la più bella melodia, per chiedere perdono, perché si convincesse che in fondo proprio cattiva non ero. E così il mio suonare la Novena era regalo pre- ghiera speranza attesa emozione, che cresceva sera dopo sera. Le mani saltellavano con sempre maggior destrezza da una catena all'altra, guidate da fili invisibili mossi da chissà quale abilissimo burattinaio. Il trambusto, che segretamente aveva agitato il mio intimo, lentamente si sfumava in ondeggiante melodia sulla quale lasciarmi cullare nel nero della notte. Il mio aspettare diventava ingenua meditazione, era il tempo per aprire la bisaccia dei ricordi, e farmi strada tra quelli belli e quelli brutti, tra quelli buoni e quelli meno buoni. Il crescendo di emozioni raggiungeva il suo culmine la sera della vigilia. Allora la Novena poteva durare delle ore, finché io, e forse anche gli altri, ci sentissimo convinti di aver dato quanto di più bello avessimo nell'anima. Per me l'ora della verità si stava avvicinando e volevo chiudere gli occhi tenendo stretta in pugno la speranza di avercela fatta, ancora una volta, e sempre con la stessa promessa nel cuore; se anche questo Natale avessi ricevuto il perdono mi sarei impegnata a diventare più buona. “...La Novena è un tempo di preghiera e di canto che ci aiuta a prepararci interiormente alla celebrazione della solennità del Natale. Anche le cose più grandi se vengono fatte senza attenzione, rischiano di essere vissute in modo superficiale, e di non avere particolari conseguenze sulla nostra vita.” Faustina M. Kowalska 8 “Se penso ai miei nonni” di Jonathan Mignami “questo il tema della VII edizione del concorso di scrittura “Luca Franscella” rivolto agli allievi di quinta delle scuole comunali di Locarno. Jonathan Mignami si è guadagnato lo scorso mese di giugno il primo premio per la poetica maestria con cui ha saputo unire in un racconto appassionante le sue origini africane e lavizzaresi. Complimenti!” Ho due gambe uguali, dieci lunghe dita, una testa piuttosto tonda: insomma, sono un bambino normale, come molti altri, ho anche due occhi uguali, ma quattro nonni molto, ma molto differenti. Quelli paterni abitano in Valle Maggia, più precisamente a Prato-Sornico, invece quegli altri nella calda e arida Africa. In riva all'agitato Oceano Atlantico sorge una casetta, lì è dove risiede mio nonno con alcune sorelle di mia madre. Io ci sono già stato in vacanza; mi è piaciuto moltissimo restare seduto sul bagnasciuga delle onde, dà l'impressione di essere avvolti da una sottile coperta di piume di cigno. Dovete proprio vederli, gli alberi che costeggiano il viale che conduce al mare, sono d'un verde così rilucente che sembrano dei sottilissimi specchi che volteggiano in aria, e non vi dico il fusto, tutto arruffato, e la corteccia liscissima, come se qualcuno l'avesse levigata con un accurato piallino, ma questo non ha niente a che vedere con i nonni, perciò restiamo nell'argomento. Il padre di mia madre prima che andasse in pensione era un ... Questo ve lo rivelerò più tardi perché ora devo assolutamente descrivervi sua moglie, cioè mia nonna. Era una signora dal cuore d'oro, racconto al passato perché purtroppo è andata nel posto senza ritorno. Inoltre, al contrario di suo marito, era educata e umoristica, ad esempio quando le chiedevo: - Cosa si mangia oggi? - Si mangia quello che c'è! - mi rispondeva sempre. Insoddisfatto le replicavo: - Cosa si mangia? - Si mangia quello che c'è perché non si può mangiare quello che non c'è! Cambiando argomento, era una persona amabile, anzi amabilissima, come se qualcuno l'avesse dotata di rispetto, umorismo, ... Ah che sbadato, stavo per scordarmi di raccontare la sua migliore caratteristica: era capace di confezionare dei meravigliosi abiti. Penso proprio che ora è il caso di narrarvi dei miei nonni paterni. Abitando in valle, gran parte del cibo dovevano procurarselo loro, coltivando un lussureggiante orto, allevando un magnifico bestiame. Viste le difficili condizioni di vita, necessitavano di una grande organizzazione e un senso di parsimonia esemplare. Mio nonno, come la mia nonna materna, morì quando avevo sette anni; io sono stato molto male perché gli volevo un mondo di bene. Aveva una grandissima passione per la religione cattolica. Il suo interesse per la fede era grande quanto un masso che avvistai una settimana fa in riva al fiume mentre stavo pescando. Era anche un abilissimo costruttore di cappelle e per tutta la vita fece il sacrista. lo spero che qualcuno prima o poi lo faccia santo, magari ci penserà il nuovo Papa Francesco. Durante il tempo libero amava andare in vacanza nelle città d'arte italiane e visitare soprattutto le chiese. A volte portava con sé anche la famiglia, ma suo figlio, cioè mio padre, non vedeva l'ora di concludere le visite per andare al mare; lui, pesce di segno zodiacale, amava nuotare come i pesci. Quando io e mia sorella andiamo dalla nonna a Prato, lei è molto gentile e, se ci comportiamo be- 9 ne, ci tratta come principini: ci taglia le fette di pane spalmate di burro e confittura a piccoli pezzi, ci prepara una gustosissima colazione e ci mette la «scaldiglia» (scaldapiedi) nel letto, perché le sue stanze non sono riscaldate. Lei ama andare nel bosco a raccogliere legna per accendere il camino. In camera possiede un angelo custode che ci protegge, ma malgrado ciò non mi lascia andare a pescare da solo per paura che mi faccia male, perciò vuole sempre accompagnarmi. Mia nonna ha passato la sua tenera infanzia nel paesino di Menzonio. In estate salivano sui monti di Mogneo per falciare il fieno, coltivare le patate e la segale. Da millenni, su questo colle, c'è un macigno immenso quanto il Castel Grande di Bellinzona e al centro si trova una fessura profondissima, detta «frigna». Da lì nacque una leggenda: si dice che in quel luogo viva una signora vecchissima, brutta e anche cattiva detta «Linogia». Gli adulti usavano questa storia per dissuadere i bambini ad avvicinarsi a questo luogo pericoloso e anche per farli coricare presto dicendo loro: Guardate che se non andate a dormire, arriva la «Linogia» e vi porta nella «frigna». Visto che stiamo parlando di leggende andiamo di nuovo in Africa, regina delle leggende. Voglio raccontavi quella che più m'impressiona. «Nel tempo dei nostri antenati, è nata una figura mitica, un personaggio ricoperto di estratti d'albero rosso, fibre di corteccia e armato di due falci. Lo chiamano “Kankourang”. È un personaggio presente nei paesini della calda Africa e ha il ruolo di proteggere dagli spiriti maligni e dalle streghe, e di cacciare i cattivi, i fannulloni e i ladri: insomma, una figura apparentemente paurosa, ma con un ruolo molto importante per questi popoli, così che tutti lo rispettano.» Mi sento molto fortunato ad avere dei nonni così lontani e di culture così differenti, che mi permettono di viaggiare e imparare moltissime cose. Considero i miei nonni una biblioteca di conoscenza e saggezza, spero che non muoiano mai, perché sarebbe come bruciare questa biblioteca e in me ci sarebbe il vuoto. CENTRO SPORTIVO LAVIZZARA Apertura invernale 03 settembre 2013 – 09 marzo 2014 pattinaggio pubblico mercoledì 14.30 – 17.00 sabato 14.00 – 16.30 domenica 14.00 – 16.30 vacanze scolastiche 14.00 – 16.30 hockey libero 1/3 di pista durante le ore di pattinaggio pubblico, unicamente con dischi di gomma. Tel. 091 755 12 53 – Fax 091 755 12 56 – Buvette 091 755 12 18 www.splavizzara.ch / e-mail: [email protected] Informazioni: attività, riservazioni, iscrizioni 10 Valmaggina Amarcod: tornano in valle alcuni pezzi della Motrice 1 di Fausta Pezzoli-Vedova Il trenino bianco e blu ha percorso la Vallemaggia “Stazione di Locarno – Ponte Brolla – Bignasco” per 58 anni, dal 2 settembre 1907 al 28 novembre 1965, portando in Valle una ventata di modernità; contribuendo in modo determinante allo spostamento delle persone, favorendo lo sviluppo dell’economia e incentivando il turismo. Con l’incremento dei mezzi di trasporto più veloci, auto e camion, la Valmaggina perse d’attrattività. Per l’aumento del traffico serviva una strada più ampia e per rimodernare il trenino, che portava evidenti i segni del tempo, erano necessari grossi capitali. Di fronte a questi dilemmi che crearono in valle dibattiti e discussioni anche molto accesi, il Cantone decise per la soppressione della ferrovia a favore di una cantonale più scorrevole. In poco tempo si procedette allo smantellamento dei binari e il materiale rotabile andò in parte a rafforzare il parco veicoli della Centovallina. In particolare la motrice 1, continuò a “fischiare” per alcuni anni sui binari in direzione di Domodossola, località dove in seguito fu messa in disparte. Un’ancora di salvezza con l’intento di recuperarla fu gettata nel 1997 a cura dell’Associazione Amici dei trenini svizzeri che la trasportarono a Uster (Zurigo) salvando la motrice dalla demolizione e con la speranza di poterla in seguito restaurare. Operazione tentata - in particolare nel 2007 in concomitanza con il centenario - anche con la richiesta di un contributo finanziario ai Comuni della Vallemaggia, ma i costi risultarono troppo onerosi e con ciò il destino e la fine della locomotiva fu definitivamente segnato. A testimoniare il ricordo del suo “fischiare” transitando cigolante nei villaggi della Valle rimangono ora, presso il Museo di Valmaggia a Cevio, quattro panchine e la placca in acciaio che contrassegnava la motrice del trenino bianco e blu; oggetti donati lo scorso mese dall’Associazione Amici dei trenini svizzeri. ,OSHUVRQDJJLR 11 Silvano Giovanettina “Ognuno è vincitore di se stesso” Tremila chilometri sulle più prestigiose piste di fondo del mondo di Fausta Pezzoli-Vedova Da un decennio l’attrezzatura è appesa al classico chiodo, giù in cantina, ma i ricordi e le emozioni vissute, quelle no. Quelle sono più vive che mai, impresse nella memoria come uno stampino a rammentare tutti i particolari. Gli occhi scintillano e il volto di Silvano Giovanettina s’illumina nel riandare a quei trent’anni che l’hanno portato sulle piste innevate di mezzo mondo. Lo sci di fondo e la partecipazione alle maratone più spettacolari e impegnative sono state la “passionaccia” che dal 1971 al 2000 hanno caratterizzato la vita di Silvano, nato a Peccia il 26 marzo del 1934. Uno sportivo dalla tenacia non comune che ha messo nella sua bacheca le medaglie e i riconoscimenti acquisiti in ben tremila chilometri (sottolineo il tremila) di competizione percorsi in 53 maratone distinte. Per dare un’idea di cosa Silvano abbia sperimentato in queste gare di resistenza, immerso in un …mare di partecipanti, (molto spesso oltre diecimila) non c’è altro mezzo che citarle tutte: Engadinese (43 km ben 10 volte); Marcialonga (70 km Italia, 7 volte); König Ludwig Laufen (65 km Germania, pure sette volte), quattro volte alla Dolomitenlauf (60 km Austria) e alla spettacolare Vasaloppet in Svezia (90 chilometri). L’elenco prosegue con un “quintetto” (mi si passi l’asserzione) di tre presenze: Transjurasienne (76 km Francia), Birkebeiner Rennet (58 km Norvegia), Keskinada (50 km Canada), Birkebeiner (52 km USA) e la Swiss Loppet di casa nostra (complessivamente 80 km). La lista si completa con due presenze alla gara di gran fondo di Finlandia Hito (75 km) e alla Jizerska Padesatka (50 km) in Cecoslovacchia, una partenza alla competizione Tartu Maraton in Estonia (65 km) e, infine, alla Gran Paradiso (45 km) in Valle d’Aosta. Cinquantatre volte al via, un risultato che gli permette di conquistare per ben tre volte il prestigioso traguardo del “Worldloppet Master”; il massimo riconoscimento nel settore, ottenibile dopo aver partecipato (ogni volta) a dieci maratone internazionali. Attestato del quale sono in pochi (una manciata) a livello svizzero a potersene fregiare. Immerso in paesaggi stupendi, fra migliaia di concorrenti, con la ferma volontà di portare a termine la gara; sono questi gli scenari sui quali sono maturati i tre mila chilometri di competizione timbrati sulle gambe di Silvano Giovanettina. Prodotta la scenografia passo il microfono al protagonista per ascoltare dalla sua viva voce il racconto delle soddisfazioni (e delle fatiche) raccolte in quei tre decenni. «La mia passione, nata in particolare all’inizio degli anni Sessanta quando ero guardia di confine a Cimalmotto, mi ha portato a vivere delle emozioni incredibili, condivise con molti amici e con mia moglie Silvia (nata Schaller, sposata nel 1962) alla quale ho “attaccato” la mia passio- 12 ne – io però non ho mai gareggiato, interviene la consorte, mi emozionavo troppo…- così che mi ha seguito in questo mio peregrinare sulle piste di tutta Europa e anche di oltre oceano. Per fortuna c’era lei, poiché nei momenti più difficili, la forza di volontà a volte vacilla e allora è essenziale avere accanto qualcuno che t’incoraggi. Alle spalle serve avere una condizione eccezionale, poiché il freddo, a volte oltre i meno 30 gradi, vento e intemperie ti minano il fisico e i chilometri da macinare sono molti. Il mio obiettivo è sempre stato quello di riuscire a portare a termine la gara; proposito che ho tenacemente raggiunto. I miei piazzamenti sono stati perlopiù a centro classifica. Spesso nella prima metà su un lotto di concorrenti che andava oltre le 10 mila unità. Devo confessare che in un simile scenario, un ambiente quasi idilliaco, con neve, luci (molte volte era già notte al momento dell’arrivo), migliaia di persone e io lì in mezzo, con il fiato ancora “grosso”, quando all’altoparlante annunciavano il mio nome, quasi sempre pronunciato in modo sbagliato, gli occhi mi si inumidivano e il “groppo” alla gola si faceva sentire»! In quei frangenti, oso pensare, che il ragazzino della Valle di Peccia, con la passione per la geografia e il disegno, ma “esortato” dai genitori a intraprendere l’apprendistato di parrucchiere, (erano gli anni del dopo guerra e in alta Lavizzara stavano iniziando i grandi lavori idroelettrici) abbia avuto il diritto di sentirsi veramente grande! Professione e sport Ottenuto il diploma, per due anni s’impratichisce nella professione in un salone di Leysin (Vaud), poi rientra in Valle dove apre un negozio da barbiere – “sui cantieri Ofima c’erano molti operai, lavoravo parecchio (2 franchi per un taglio di capelli…)”. Fine anni Cinquanta l’entrata nel Corpo delle guardie di confine, inizialmente a Ginevra, poi Chiasso e Cimalmotto, quindi il ritorno al villaggio per metter su famiglia con Silvia, impegnarsi nella Cristallina SA come segretario e poi dare vita al Grotto al Cort in zona St.Antonio al Piano di Peccia, gestito con la moglie per un trentennio. Sono gli anni in cui si accende il “fuoco” per il fondo, che si aggiunge alla passione per l’alta montagna e lo sci (è fra i fondatori dello Sci club Pizzo Castello e promotore della capanna Poncione di Braga) e comincia la scalata verso la partecipazione alle maratone riconosciute a livello internazionale: “In Svezia, sulla linea di partenza della Vasaloppet c’era anche il Consigliere federale Adolf Ogi”, chiosa. Per raggiungere questi livelli serve però un grande allenamento, così Silvano Giovanettina decide di percorrere tutto il Ticino a piedi, su e giù dalle valli e, nei punti di incrocio sul suo cammino c’è l’immancabile compagna per riportarlo, stanco, ma contento a casa. Qualche esempio, Piano di Peccia - Locarno (45 km) in poco più di 5 ore, poi le altre valli, la Ponte Tresa –Luino – Dirinella e Magadino e via a macinare instancabilmente miglia su miglia. E per i 50 anni il grande regalo: la “regina” delle maratone, l’incredibile “Vasaloppet in Svezia (nel 2004 vi parteciparono circa 16 mila concorrenti!) 90 chilometri percorsi in 9 ore, 39 minuti e 6 secondi. «Ripensandoci oggi, non mi sembra vero di aver fatto tutto questo; il mio motto è sempre stato: ognuno è vincitore di sé stesso» aggiunge questo fondista che, senza sfarzo, quasi fra le quinte ha saputo portare il nome della sua valle in giro per il mondo. E mentre rievoca le scivolate con gli sci ai piedi e i lunghi bastoni in canna, per un istante ho l’impressione che 13 per qualche momento il mio interlocutore sia tornato la, sulla linea del traguardo con il respiro affannoso e gli occhi lucidi… Complimenti Silvano! Curiosità sulle piste di fondo Della “nostra” Engadinese si dice che, nello spettacolare passaggio in discesa nel bosco di Pontresina, dove il pubblico è solito incitare i concorrenti e osservare le loro acrobazie e i …voli, si calcola che il 4 % dei concorrenti, circa 500 persone, sbattano più o meno “dolcemente” la faccia sulla neve. Il tragitto della Vasaloppet sembra snodarsi sulle tracce lasciate dal giovane nobile Gustav Ericsson Vasa nel 1520, quando per sfuggire alle truppe di Cristiano II Re di Svezia intraprese un viaggio con gli sci in direzione della Norvegia dove intendeva trovare rifugio. Infine, della Birkebeiner Rennet norvegese si racconta che rievochi un avvenimento risalente alla guerra civile che coinvolse il Paese nel 1206. Inseguiti dai nemici, due guerrieri stavano portando in salvo il principe bambino Haakon attraverso le montagne. Dovendo muoversi sulla neve fresca usarono la corteccia delle betulle per proteggersi le gambe da qui il nome della competizione, nato da Birke-betulla e da Bein-gamba. #ORSIDISCIESNOWBOARDA-OGNO DICEMBRE /RARI nPRANZOn 0RANZO 0RESSOLA"UVETTEDELLA#OLONIA 4ASSADIPARTECIPAZIONE 4#ORSO'IORNALIERA0RANZO&Rn 4#ORSO'IORNALIERA3ENZA0RANZO&Rn 4#ORSO3TAGIONE0RANZO&Rn 4#ORSO3TAGIONE3ENZA0RANZO&Rn 0ERI3OCICONTASSAFAMIGLIA VERR¹APPLICATOUNOSCONTODI&Rn SULLATASSADISCRIZIONEPEROGNIlGLIO )SCRIZIONIEINFORMAZIONIPRESSO 3CAGLIA2OBERTO 6IA3-ARTINO!3OLDUNO .ATEL WWWMOGNOFREETIMECH GENNAIO /RARInPRANZOn 0RANZOPRESSOLABUVETTEDELLACOLONIA 4ASSADIPARTECIPAZIONE 4#ORSO'IORNALIERA0RANZO&Rn 4#ORSO'IORNALIERA3ENZA0RANZO&Rn 4#ORSO3TAGIONE0RANZO&Rn 4#ORSO3TAGIONE3ENZA0RANZO&Rn #ORSOINCOLLABORAZIONECONLO3CI#LUB"ASSA6ALLE ISCRIZIONIEINFO*OEL#OLOMBI 14 1° agosto GRAZIE DORIS! Fotografie di Mina Patocchi e Tarcisio Bernasconi 15 L’ospite 16 I Patriziati, testimoni delle tradizioni e del legame con il territorio di Fausto Fornera ispettore dei Patriziati Non è sbagliato affermare che l’Ente patriziale sta vivendo in questi anni una sorta di nuova giovinezza. Da attore istituzionale ed economico essenziale nel contesto agro-pastorale dell’Ottocento e della prima metà del Novecento (per non parlare dei secoli precedenti), a figura sostanzialmente in crisi negli anni ’60 - ’70 del boom economico, allorquando si arrivò persino a paventarne lo scioglimento, il Patriziato si trova oggi confrontato con la sfida, considerevole e stimolante, di essere partner solido e affidabile del Comune nella gestione e promozione del territorio a livello locale. In questo senso – nei suoi tratti essenziali – va letta la recente riforma della legislazione patriziale, che da un lato conferma e rafforza la ragion d’essere dei Patriziati nel panorama istituzionale ticinese, dall’altro ne precisa la particolare e importante funzione territoriale, sussidiaria e complementare a quella assolta dal Comune. Già a metà degli anni ’70 del secolo scorso, concludendo un approfondito e tuttora basilare studio sull’economia dei patriziati, Basilio Biucchi, dopo avere ricordato i numerosi problemi cui si trovavano confrontati i Patriziati in un contesto socio-economico in rapido, radicale e sostanzialmente irreversibile mutamento, indicava che la via da percorrere sarebbe stata quella della collaborazione tra Cantone, Comuni e Patriziati, nell’ottica di uno sviluppo globale e regionale equilibrato. “I problemi del patriziato potranno essere risolti solo in una visione globale, che inserisca questi problemi parziali, sorti a livello patriziale, nei problemi generali della politica economica cantonale, che è, o dovrebbe esserlo, una politica di sviluppo globale e regionale equilibrato, di equilibrio nella distribuzione della popolazione e degli insediamenti economici. Pianificazione economica, sistemazione del territorio o urbanistica, nuovi orientamenti della politica agraria (concentrando gli sforzi sulla produzione del latte e sull’allevamento del bestiame), politica ecologica o di conservazione dell’ambiente: posti in questo quadro generali i problemi e le funzioni dei patriziati potrebbero trovare una migliore collaborazione, sempre in stretta collaborazione fra Patriziato, Comune, Cantone, Confederazione”. (Basilio M. Biucchi, “L’economia dei Patriziati”, Bellinzona 1973, pag. 141, in Documenti della commissione di studio sul Patriziato ticinese, Bellinzona, 1975). Fa quindi particolarmente piacere constatare come in numerose realtà del Cantone questa visione strategica venga tradotta in realtà attraverso progetti di recupero, salvaguardia e valorizzazione di centinaia di beni patriziali – selve, pascoli, rifugi, edifici alpestri, ecc. – che raccontano la storia del nostro territorio e delle nostre genti, non però in chiave nostalgica e quindi essenzialmente riduttiva e sterile, bensì in funzione di un uso e di una lettura storica che sia utile al presente e proiettata al futuro. La Lavizzara, Comune unico che comprende sette Patriziati, è un esempio concreto e positivo di questa realtà, ancor più importante e fruttuosa in quanto inserita in una regione periferica. Sin dalla nascita del Comune aggregato, con spirito oserei dire lungimirante, l’Autorità comunale ha consacrato doverosa attenzione agli enti patriziali presenti sul suo territorio, destinando loro un tangibile e ricorrente sostegno. La via tracciata è corretta e sarà opportuno perseverare in quella direzione, in modo da opportunamente valorizzare le risorse – anche umane! – presenti sul nostro splendido territorio. 17 Notizie e comunicati in breve… Trasformazione rustici fuori zona (PUC-PEIP) Con l’entrata in vigore, nell’ottobre del 2012, della variante delle Norme di attuazione del PUC-PEIP, il Dipartimento del territorio ha riattivato la procedura di rilascio degli avvisi cantonali per la trasformazione dei rustici meritevoli situati fuori zona edificabile, con conseguente rilascio delle licenze edilizie da parte dei comuni. Come previsto dall’art. 19 delle norme di attuazione del PUC-PEIP, il Municipio è tenuto ad eseguire i controlli di cantiere nonché il controllo finale con relativa documentazione fotografica in applicazione dell’art. 49 della Legge edilizia cantonale. Per questo motivo richiamiamo l’obbligatorietà dell’inoltro tempestivo dell’avviso di inizio lavori e di fine lavori all’Ufficio tecnico comunale. Visto l’inasprimento delle norme il Municipio invita tutti gli interessati a voler rispettare in maniera rigorosa le condizioni alle quali le licenze vengono rilasciate. 17 agosto 2014: inaugurazione della capanna di Tomeo Dopo circa tre anni di preparazione e di lavoro la nuova capanna di Tomeo ora è quasi una realtà. Completata la struttura dell’edificio si lavora attualmente all’arredamento e nel corso della primavera verranno effettuati ancora alcuni lavori di sistemazione esterna. L’inaugurazione dell’opera avrà luogo domenica 17 agosto 2014, con data di riserva, in caso di cattivo tempo, per domenica 31 agosto. Il programma dettagliato della manifestazione sarà reso pubblico con largo anticipo. Si coglie già ora l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di questa nuova capanna lavizzarese, aperta a tutti quelli che amano le nostre montagne. 18 Progetto di valorizzazione culturale e turistica delle chiese e degli oratori Valmaggesi Sotto l’impulso del Comune di Lavizzara e dell’allora presidente Armando Donati, l’APAV sta realizzando e promuovendo un progetto di valorizzazione delle chiese e degli oratori della Vallemaggia, con l’intento di offrire agli abitanti e ai visitatori della nostra regione le informazioni essenziali per conoscere e apprezzare gli edifici sacri. Il progetto prevede la posa di un pannello di circa 25x50 cm orientato verticalmente su un sostegno di metallo. Sul cartello figureranno la pianta dell’edificio accompagnata da una leggenda con i riferimenti più importanti e il testo in italiano nella parte principale, mentre in basso si potranno leggere i testi in tedesco e inglese. La posa per il nostro comune è prevista entro l’estate 2014. (APAV) Sconto sugli abbonamenti per le stazioni sciistiche valmaggesi Si ricorda alle persone domiciliate nel nostro comune che il termine per l’acquistato degli abbonamenti per la stagione 2013-2014 presso le stazioni sciistiche di Mogno, della pista “La Cappellina” e di Bosco Gurin scade il 31 dicembre 2013. È possibile beneficiare del rimborso di parte della spesa (10% singoli e 20% famiglie) presentando l’abbonamento alla cancelleria comunale. 5 dicembre 2013 - Anno internazionale del VOLONTARIATO “Non ciò che l’uomo è, soltanto ciò che fa è il patrimonio che non potrà mai perdere” F .Hebbel Per sottolineare l’importante attività sociale svolta a titolo di volontariato a favore della nostra comunità, il Municipio ha organizzato una serata alla quale erano presenti i rappresentanti delle seguenti associazioni, enti o società che operano e hanno la sede in Lavizzara: Sci Club Pizzo Castello/Società Piccolo Calibro – Sci Club Lavizzara – Fondazione Lavizzara – Gruppo Manifestazioni Fusio – Gruppo Animazione Valle di Peccia – Società Carnevale Peccia - Società Tiratori Lavizzara – Sezione Samaritani Lavizzara – Società Pattinaggio Lavizzara – Associazione Terza Età – Coro San Martino - Associazione Pro Menzonio – Associazione Pro Brontallo - Gruppo Genitori - Associazione Via Alta – Associazione Monti di Rima – Associazione Monti e Paesaggio - Patriziati e Parrocchie. Nel saluto di benvenuto, il sindaco ha ribadito l’importanza del volontariato per tutte queste associazioni che operano nei vari settori, culturali, sociali e sportivi, al fine di rendere più attraente e vivibile il nostro comune. Le numerose attività proposte durante tutto l’anno sono una ricchezza irrinunciabile per la nostra comunità a testimonianza del profondo attaccamento alla valle. 19 Consapevole delle difficoltà di trovare dei rimpiazzi, il sindaco ha invitato tutti quanti ad andare avanti in modo da assicurare la continuità delle attività svolte e ha garantito, nel limite delle risorse disponibili, il sostegno del Municipio. Ha concluso ringraziando tutti quanti per l’impegno e il tempo dedicato a questa importante attività sociale. Un grazie particolare lo ha rivolto pure a Gaby, Tamara, Rita, Mina, Lara e Bruno per aver organizzato e gestito ottimamente la serata. Incontro con i 18enni Venerdì 22 novembre il Municipio ha incontrato presso la cancelleria i 18enni della Lavizzara. Nel corso della breve e semplice cerimonia, il sindaco Michele Rotanzi, accogliendoli ha espresso parole di benvenuto ricordando l'importanza di una partecipazione attiva dei giovani alla vita sociale e politica e ribadendo il ruolo determinante che essi hanno per la crescita e lo sviluppo della nostra regione. Ha inoltre sottolineato l’importanza del raggiungimento della maggiore età e dell’entrata a pieno titolo nel mondo politico con l’acquisizione dei diritti civici, esprimendo infine l’auspicio che i giovani mantengano radici saldamente attaccate alla loro terra perché ciò rappresenta la migliore garanzia per il futuro del Comune. Assemblea ALPA 2014 Il 24 maggio 2014 il nostro Comune avrà il piacere di ospitare l’assemblea annuale dell’ Alleanza Patriziale Ticinese (ALPA) presso il centro sportivo di Lavizzara a Sornico. Il programma dettagliato della manifestazione sarà comunicato a tempo debito. 20 Esplosione serale alla cava del marmo di “Gheiba” – Piano di Peccia Non destava poche preoccupazioni il masso che, posizionato direttamente sopra la zona d’estrazione della cava del marmo di “Gheiba”, Piano di Peccia, di recente si era messo in lento movimento. Sulla strada di cantiere che accede alla cava alta, cadevano infatti di recente dei sassi nonché blocchi, fino al punto di interrompere la percorribilità della stessa. Grazie alla segnalazione del Sig. Maurino, gestore della cava, la Sezione Forestale si è recata sul posto con i propri geologi e si è subito potuto constatare che un grosso masso, staccatosi dalla parete principale, stava pian piano scivolando verso valle. Alto era il pericolo che incombeva sugli operai della cava e alla strada consortile sottostante, quindi, dopo alcune settimane di monitoraggi e misurazioni si è deciso che l’unica soluzione per poter togliere l’ingombro era quella di farlo esplodere. Dopo gli impegnativi lavori di preparazione, a causa soprattutto delle sempre avverse condizioni meteorologiche e della zona impervia in cui ci si trovava ad operare, il masso è stato fatto brillare la sera dello scorso 21 ottobre, con un eccezionale risultato finale. Per l’esplosione del masso, con una volumetria di ca. 650 mc, sono stati impiegati oltre 150 kg di esplosivo. (gd) Momento dell’esplosione del masso – lunedì 21 ottobre, ore 17.53 Sornico, la …carica dei giovani falegnami Gli apprendisti falegnami ticinesi hanno coronato il loro sogno di entrare nel mondo del lavoro degli adulti con la consegna dell’attestato rilasciato a Sornico lo scorso 12 ottobre. Una doppia festa: una per loro, i veri protagonisti della giornata, come sottolineato da Silvia Gada (responsabile dell’Ufficio della formazione industriale e artigianale) e una per il Comune di Lavizzara che ha ospitato la cerimonia di conferimento dei diplomi. Incontro avvenuto, come tradizione vuole, nella sede dove si è formato l’apprendista con il miglior voto; in questo frangente la falegnameria Efrem Foresti e figlio a Prato Sornico. Ditta nella quale ha imparato l’abc (e molto di più) il giovane Samuele Dadò di Cavergno, che agli esami si è aggiudicato una media globale di 5,75. L’anno scorso il giovane Dadò ha pure conquistato la palma di 21 miglior apprendista ai campionati ticinesi, traguardo che gli ha aperto le porte ai campionati svizzeri dove, nelle varie prove, ha staccato un secondo, un quarto e un sesto rango, piazzandosi ai posti d’onore nella classifica finale. Naturalmente è stata una giornata di grande soddisfazione anche per Efrem e Christian Foresti che hanno avuto l’opportunità di accogliere in azienda il futuro della loro professione: una ventina di giovani entusiasti e determinati a dare il meglio di sé. Ad accompagnarli vi erano il presidente dell’Associazione dei fabbricanti di mobili e serramenti Francesco Lurati e il capo esperto esami di fine tirocinio Aldo Bugada. Il sindaco di Lavizzara Michele Rotanzi, ha posto i riflettori sul significato della cerimonia, ospitata per la prima volta in valle: «è incoraggiante vedere questi giovani che con il loro impegno portano nuova linfa al mondo del lavoro». Fra i premiati anche un giovane lavizzarese, Devin Lorenzetti di Sornico. F.p.v. Attività del potere legislativo Nella seduta straordinaria del 18 ottobre 2013 alla presenza di 18 consiglieri su venti ha adottato le seguenti risoluzioni: 1. Ha approvato il verbale della seduta del 14 giugno 2013. 2. Ha concesso il credito di Fr. 250'000.– per la realizzazione di due impianti fotovoltaici sul tetto del palazzo scolastico e del centro sportivo a Sornico. 3. Ha concesso un contributo di Fr. 500'000.– per l’edificazione del Centro Internazionale di scultura a Peccia. 4. Ha approvato le modifiche del regolamento comunale. 5. Ha ratificato l’assunzione in proprietà e la manutenzione delle strade costruite nell’ambito del raggruppamento terreni (RT) di Menzonio. 6. Ha autorizzato il Municipio a stare in lite nella causa civile presentata da Giovanni Renggli, nei confronti dal comune di Lavizzara. 7. Ha adottato la variante di piano Regolatore (PR), sezione di Fusio concernente l’area di servizio e di accoglienza per la valle del Sambuco. Inoltre il 13 dicembre si è riunito in seduta ordinaria per evadere il seguente ordine del giorno: (le risoluzioni adottate dal legislativo sono pubblicate agli albi e sul sito internet) 1. Appello nominale. 2. Approvazione del verbale dell’ultima seduta. 3. Approvazione dei conti preventivi del Comune per l’anno 2014 (MM 15/2013), che prevedono spese per Fr. 2'910'000.– (2013 Fr. 2'944’900.–) e entrate per Fr. 1'652’330.– (2013 Fr. 1'777’830.–) con un fabbisogno da coprire mediante imposte di Fr. 1'258’470.– (2013 Fr.1'167’070.–). Approvazione moltiplicatore dell’imposta comunale per l’anno 2014 al 95%. 22 4. Approvazione dei conti preventivi dell’Azienda comunale acqua potabile di Lavizzara per l’anno 2014 (MM 16/2013), che prevedono spese per Fr. 223’500.– (2013 Fr. 219’100.–) ed entrate per Fr. 231’700.– (2013 Fr. 231’600.–). 5. Approvazione di un credito di Fr. 4'422'000.– per la realizzazione di un nuovo acquedotto che collega Peccia, Sornico, Prato, Broglio, Menzonio e una micro centrale a Sornico. 6. Autorizzazione a procedere all’iscrizione di una permuta e relativa rettifica di confini, nella sezione di Brontallo, tra le particelle 385 RFD di proprietà del comune e la particella 299 RFD di proprietà del sig. Luca Fiori. 7. Mozioni e interpellanze. I Messaggi municipali e le risoluzioni del CC sono consultabili sul sito internet. Le sedute del Consiglio comunale sono aperte al pubblico. Informazioni dall’ufficio controllo abitanti (1° dicembre 2012 – 30 novembre 2013) Nascite Virto Uranga Oihu FlocchiniDario 27 dicembre 2012 11 settembre 2013 di Benat e Natalie di Alfio e Moira Brontallo Piano di Peccia Decessi (domiciliati nel comune) DonatiIrma DonatiAurelia GrandiRinaldo Marcella Rossi DonatiEmilio CantoniPatrizio 23.03.1917 – 08.01.2013Broglio 27.04.1918 – 20.01.2013Broglio 11.01.1943 – 05.02.2013Menzonio 30.11.1939 – 06.07.2013 Pianodi Peccia 02.03.1923 – 23.09.2013Broglio 17.03.1923 – 15.11.2013Prato Entrano nella vita civica MaddalenaPalak GiacominiAndrea Biadici Irina MatteiSara DonatiFederico 07.01.1995Brontallo 07.02.1995Brontallo 13.06.1995 San Carlo 15.08.1995 Piano di Peccia 29.08.1995Peccia Matrimoni Zoppi-Martinez Erili e Lafranchi Alberto Belluco Denise e Grandi Damon 13.07.2013Prato 28.09.2013Menzonio Auguri a …… MediciAlma il 07 aprile 2014 compie 100 anni Roeschli Helena Pifferi Carlo PastoriLuigi Giacomini Domenica il 26 dicembre 2013 il 20 maggio 2014 il 12 agosto 2014 il 23 settembre 2014 compie 98 anni compie 98 anni compie 97 anni compie 97 anni 23 Cadei Olga Giulieri Gemma Conti Primo DonatiDante DonatiEmidio Mignami Ester CadeiFrancesco FangerAlois MignamiMeta PatocchiAmelia BiadiciMaria Rotanzi Maria il 01 maggio 2014 il 10 giugno 2014 il 27 ottobre 2014 il 09 febbraio 2014 il 22 luglio 2014 il 21 agosto 2014 il 20 marzo 2014 il 13 settembre 2014 il 21 giugno 2014 il 22 luglio 2014 il 10 agosto 2014 il 21 ottobre 2014 Popolazione domiciliata Iscritti nel catalogo elettorale Hanno trasferito il loro domicilio nel nostro comune Hanno trasferito il loro domicilio in un altro comune compie 95 anni compie 95 anni compie 94 anni compie 92 anni compie 92 anni compie 92 anni compie 91 anni compie 91 anni compie 90 anni compie 90 anni compie 90 anni compie 90 anni 567abitanti 467votanti 25persone 23persone AVVISO Durante il periodo delle festività la cancelleria rimarrà chiusa dal 24 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014 compresi. Per casi urgenti rivolgersi al sindaco 091 755 13 22 o al vicesindaco 091 755 13 59 (µ½8 8b828bY(bOO8 Programma stagione 2013/2014 www.scpizzocastello.ch Dicembre 2013 / marzo 2014 Apertura pista sci Cappellina in Valle di Peccia Sabato e domenica 13.30-16.30 Sabato 18 gennaio 2014 e Sabato 15 febbraio 2014 Sciate notturne alla Cappellina, dalle ore 19.00, con cena (su iscrizione) da Gio 2 a Sa 4 gennaio 2014 (iniz. anno) Mini-corso Baby sci alpino da Lu 3 a Ve 7 marzo 2014 (settimana di Carnevale) Corsi di sci alpino collaborazione con Mogno (SC Lavizzara) nel caso di problemi d'innevamento alla Cappellina Estate 2014 (data da definire) Giornata delle famiglie ritrovo amichevole e ricreativo-sportivo con tutti i nostri soci e amici Domenica 26 ottobre 2014 Castagnata sociale presso sede SCPC, dalle ore 15.15 Sabato 13 dicembre 2014 Assemblea generale dei soci ordinaria 2014 presso sede SCPC, ore 17.00 nuovo! EVENTUALIALTREATTIVITºADIPENDENZADELTEMPOADISPOSIZIONE!LTREINFORMAZIONISULNOSTROSITOINTERNETESUIQUOTIDIANITICINESI 24 Sopra a Peccia un giardino pensile riaffiora dal bosco e dal passato di Bruno Donati Angela Vedova (1932), sposata Barzaghi, da ragazza correva quotidianamente da Peccia a Pián du Mónt: su e giù, due volte al giorno. Era lei che accudiva a vacche e a capre che, tra l’autunno e la primavera, pascolavano e consumavano il fieno falciato sul maggengo posto a 1326 metri di quota. Da lassù si osserva il paese di Peccia, 500 metri più in basso, e dal bordo del terrazzo si domina sull’alta Valle Lavizzara e sulle vette che le fanno da corona. Pián du Mónt, oggi, pena terribilmente a resistere all’avanzata del bosco e difende a fatica l’isola prativa che si offre al sole e che si apre alla vista. Fino a circa il 1960 l’esteso prato che copriva il dosso sporgente permetteva di riempire di fieno due o tre stalle. L’intero monte, nei primi decenni del Novecento, apparteneva a Provino Moretti, abitante a Sornico; solo a partire dagli anni Trenta, in seguito al matrimonio della figlia, metà della superficie passò ai Vedova di Peccia. Mirto Moretti (1938), che saliva in montagna appena terminata la scuola e vi restava fino alla riapertura autunnale dell’aula, racconta che a Pián du Mónt loro facevano il formaggio e coltivavano l’orto e come nella cascina trovava posto pure una pigna in muratura per i mesi più freddi. L’idea di un prolungato insediamento stagionale è avvalorato dalla presenza anche di una capiente cisterna. Tutti fattori che, con una ragguardevole superficie coltivata a campo, permettono di supporre una presenza stabile sull’arco di tutto l’anno. Oltre il muro di cinta, che delimita la zona produttiva, il versante diviene ostico e ripido; il primo tratto del sentiero che porta verso i monti di Sornico, corre tra grandi macigni sovrapposti in modo caotico, spuntoni rocciosi che si innalzano oltre le chiome degli alberi, fratture aperte dove hanno messo radici vecchi alberi isolati e cespugli recenti. Questo era il regno delle capre. Appena dopo aver lasciato le cascine il percorso porta a un luogo sorprendente e intrigante, in gran parte nascosto sotto una fitta coltre verde che lo rende misterioso. Sul lato a monte i ruderi di un edificio (una rustica abitazione o una stalla per capre) – accovacciati e protetti sotto una roccia aggettante con un grande becco sporgente – ricordano arcaici insediamenti cavernicoli. Una vasca monolitica sul davanti si mimetizza sotto un fitto strato di muschio. Più nessuno ricorda di aver visto questa costruzione integra e utilizzata. Pochi metri più a valle del sentiero, ora, dopo un intervento di taglio e di pulizia, balza all’occhio un sito straordinario modellato dall’uomo per poterlo sfruttare. Gli assestamenti tettonici succedutesi negli ultimi millenni hanno formato una faglia e provocato lo spostamento su parecchi metri di una lunga porzione di roccia. Questa giace trasversalmente al versante ed emerge dal rilievo come una fortificazione. Ai nostri occhi l’immaginazione porta a pensare a una balena arenata, a 25 sondaggi in profondità hanno permesso di osservare il suolo: fine, ricco di componenti organiche e fertile. Un vero giardino pensile, un campo vasto dove coltivare la segale e più tardi le patate. Vi si accede da un’entrata ben costruita, con tre scalini: l’accesso al bestiame veniva impedito con la posa di alcune stanghe orizzontali. una nave rimasta in secco. In passato, allo sguardo attento e indagatore di contadini e allevatori, la curiosa configurazione naturale ha indotto a creare un grande e prezioso giardino pensile, ben al sicuro dall’avidità e dalla scaltrezza delle capre. Deve essere stata un’operazione lunga, difficile e di grande ingegno. Con la costruzione di un muro perimetrale, lungo una sessantina di metri e in taluni punti ancorato alla roccia in forte pendenza e con innumerevoli e faticosi trasporti di terra, è stata ottenuta una superficie pianeggiante e coltivabile di circa 220 metri quadrati. Piccoli Il luogo può essere considerato come un’oasi propizia, circondata da massi intricati e dal vagabondaggio del vago pascolo. Per secoli un’isola vitale e poi, nel corso del Novecento, dapprima un prato da falciare e in seguito l’abbandono, che ne fa terra di conquista per il bosco. Negli ultimi sessant’anni è stato cancellato dalla memoria degli abitanti il nome proprio del luogo; in quattro punti sono crollati i muri di sostegno ed è così andato perso circa il 30% della superficie bonificata. Chissà, forse dopo l’azione di disboscamento e di pulizia effettuate quest’anno da Efrem, Romano e Michele, il sito potrà riscoprire una nuova funzione, quale significativa testimonianza di un passato la cui memoria si fa sempre più lontana e flebile. 26 La rinascita dell’antica mulattiera che collega Brontallo e Menzonio di Rosita Giacomini per la Pro Brontallo Tra il 1820 e il 1830 fu costruita la strada carrozzabile della Valle Lavizzara, ma la stessa non raggiungeva né il villaggio di Brontallo né quello di Menzonio, che non ne potevano quindi trarre grandi vantaggi. Per questo motivo nel 1822 Giuseppe Testorini, si assunse l’iniziativa di far costruire un accesso per collegare Menzonio alla strada appena costruita. Si presume che questi interventi riguardassero la sistemazione e l’allargamento di un sentiero già esistente e, considerato che i due comuni formavano un unico patriziato, probabilmente negli stessi anni si è provveduto a fare lo stesso lavoro sulla tratta che porta a Brontallo. La strada carrozzabile che collega Brontallo è stata costruita nel 1955 e quella di Menzonio nel 1949, ci si può quindi rendere conto dell’importanza che nel frattempo ha rivestito questo collegamento. Davanti da sinistra: Enrico Bürgi, Marc Suter (pres. del Fondo svizzero per il paesaggio) e Marzio Demartini (presidente Pro Brontallo). Dietro: Nicole Käsermann e Marco Delucchi. Nel 2009 l’Associazione Pro Brontallo ha richiesto alla Gecos (Studio di progettazione ambientale) di Riazzino di allestire un progetto per la sistemazione di questa antica via di comunicazione e all’inizio del 2012 sono iniziati i primi interventi. Per prima cosa è stato effettuato il taglio del bosco nella zona di Menzonio, questo per eliminare le piante pericolanti e quelle che, con le loro radici, distruggevano i muri che costeggiano il sentiero. Si è poi provveduto a riparare e costruire i muri a secco a lato della mulattiera con interventi che hanno richiesto parecchio lavoro. È inoltre stato sistemato il fondo stradale, nonché ripuliti o creati canali per l’evacuazione dell’acqua, alfine di evitare che il sentiero possa venir danneggiato dalle piogge. Lungo la mulattiera, in zona Piégn da Mèra, si incontrano due dipinti: uno su una stalla (Técc da Savína) e l’altro su una cappella (Capéla du Giacomígn): ambedue sono stati restaurati dal signor Hans Georg Biehler, aiutato da sua moglie Brigitta, nel 2012 rispettivamente nel 2013. I signori Biehler hanno gentilmente offerto il lavoro e il materiale per il restauro del dipinto e calcolato un prezzo di favore per la sistemazione della cappella. Tra gli altri interventi eseguiti possiamo citare: la pulizia del fortino risalente alla seconda guerra mondiale e situato in zona Técc dala Piodìna, la sistemazione della fontana ubicata poco prima di arrivare a Cansgéi, la posa di una panchina con tavolo in prossimità della Cascáda da Sartáscia e la posa di un’altra panchina in località Còst a Brontallo. L’intera opera, ora conclusa, ha richiesto un investimento di ca. 500'000.– Fr., finanziato grazie ai contributi di: - Fondo svizzero per il paesaggio 27 - donatori del “Villaggio delle pietre” (progetto di raccolta fondi promosso dalla Pro Brontallo) - signor e signora Hans Georg e Brigitta Biehler - Comune di Lavizzara Un sentito grazie va pure a tutti quelli che con il loro lavoro hanno favorito la buona riuscita di questo importante progetto di valorizzazione storica e paesaggistica. Associazione Pro Brontallo - 6692 Brontallo Tel. 091 754 24 17 – Fax 091 754 26 46 www.brontallo.com / [email protected] A tutte le Pierine (e le osterie) del mondo di Martino Giovanettina Pierina cucinava molto per molti, cucinava old style, gustoso, con tanta materia grassa, serviva piatti abbondanti. Un caso disperato per le buone maniere alimentari dei dietisti. Pierina era una corpulenta ostessa di montagna. Il suo regno – una monarchia assoluta – consisteva in due sale, una decina di tavoli, un bancone. E dietro una porta vetrata, la cucina, un puzzle di cose che raccontavano di tempi diversi. Osteria Cacciatori, si chiamava questo posto tutto impregnato di passato, era a Cortignelli, all’inizio della Val di Peccia. La casa c’è ancora, l’insegna pure, la meridiana anche. Ma Pierina è assente dal gennaio 2000, quando l’abbiamo seppellita in una giornata di freddo impossibile. Da giovanotto al Cacciatori ho passato molte ore: per avere compagnia (mentre i miei compagni di liceo andavano alla discoteca Morandi, Lugano centro). Da giovane uomo ci tornavo spesso perché in cucina c’era uno strano trio di cui conservo grata memoria: Pierina l’ostessa-cuoca, Alois il marito venuto da Alpnach, Alice la sorella che sembrava uscita dall’Ottocento. E sapevo che in sala c’era una pigna di pietra ollare a cui riscaldare la schiena. E molti del paese: Guido rosso in faccia, Arrigo il segretario, Ciccio il primo comunista che ho incontrato nella mia vita, Delfino l’alpigiano, il maestro Ivo, Lauro che era giovane quasi come me. E molti altri, dispersi ora nei rivoli della vita e della morte. In questi giorni che portano al Natale, anche al mio Natale laico, mi viene in mente Pierina e la sua osteria perché quando ti pare di avere tanta gente attorno ma magari sei un po’ più solo con i tuoi pensieri, facilmente ci si appoggia a cose forse semplici, oramai arcaiche, che segnano un nostro lontano paesaggio interiore. Per questo oggi ricordo, qui, Pierina, la sua Osteria Cacciatori, per ricordare tutte le osterie del mondo. Tutte, proprio tutte, quelle capaci di dispensare calore. E di far stare assieme la gente attorno ad un tavolo con piatto e bicchiere. 28 Gemellaggio di due cori San Martino Introduzione Tutto cominciò con un vasetto di miele … Un vacanziere svizzero-tedesco arrivò a casa mia per comprare del miele. Scambiando alcune parole, ci accorgemmo che tutti e due eravamo maestri di un coro San Martino. Ruedi Zemp di Buochs, Canton Nidvaldo, esclamò con entusiasmo: “… allora dobbiamo fare qualcosa assieme!”. Dopo il consenso dei due cori, noi maestri ci mettemmo all’opera per progettare la S. Messa di Pentecoste del 2012 a Sornico, e alla fine di giugno del 2013 seguì la nostra visita presso di loro. Grazie all’impegno e alla collaborazione dei due cori, è stata possibile questa esperienza di gemellaggio. Lo Spirito Santo ci ha illuminato in un’unione di fratellanza, di amicizia e di gioia. Dopo la S. Messa è seguito un aperitivo, gentilmente preparato da alcuni nostri parrocchiani, durante il quale abbiamo avuto la possibilità di conoscerci, chiacchierare ed eseguire canti popolari. Un grazie a tutti coloro che hanno permesso la buona riuscita di questo evento. Luciana Donati e Maria Pedroni Siccome il resto lo racconteranno i miei coristi, vorrei solo aggiungere che questa esperienza è stata una delle belle sorprese della vita che mai mi sarei sognata di vivere. Dirigere un coro di cinquanta persone per la prima volta mi ha fatto venire il batticuore! Marianne Bachmann Partenza Pentecoste, 27 maggio 2012 Nella chiesa di San Martino a Sornico, durante la S. Messa, siamo stati onorati dalla visita del coro San Martino proveniente da Buochs. Appena arrivati questi coristi, sono stati invitati in chiesa per iniziare subito le prove. I canti erano stati preparati dei due maestri: brani da eseguire in italiano, tedesco e latino. Dopo aver ricevuto l’invito di ritrovarci, ma questa volta a Buochs, con entusiasmo ci siamo organizzati. Il giorno delle festività dei Santi Pietro e Paolo, il nostro coro è partito per Buochs. Quattordici di noi sono saliti sul pulmino del Comune di Lavizzara, messoci a disposizione gratuitamente, e guidato dall’attento e simpatico autista Simon, figlio della nostra maestra. Gli altri coristi ci hanno raggiunto in auto quella stessa sera e anche il giorno dopo. Siamo arrivati a Flüelen verso le quattordici, dove siamo saliti sul battello che ci ha portato a Beckenried. Non abbiamo avuto fortuna con il tempo: pioggia e nebbia! Con il pulmino siamo arrivati a Buochs dove, con un aperitivo e con gioia, siamo stati accolti dai coristi che ci avrebbero poi ospitato nelle proprie case per la notte. Cesira e Romano Giovanettina 29 alla chitarra. Il tutto è stato molto divertente. La serata si è poi conclusa con la proiezione delle immagini scattate l’anno precedente da Mina Patocchi, durante la loro visita a Sornico, per farci così rivivere i bei momenti passati. Barbara Stäheli, Denise Patocchi, Marina Flocchini Sabato sera Dopo esserci recati nei nostri rispettivi alloggi, aver depositato le borse e aver fatto una buona merenda, ci siamo trasferiti in un locale della scuola per la prova, prevista alle ore 18.00, con il coro S. Martino di Buochs. Un cineorgano era già lì pronto per essere suonato e la nostra organista Christine, mentre aspettavamo l’arrivo di tutti i coristi, non ha resistito alla tentazione e così ci ha offerto un breve assaggio musicale. Dopo gli esercizi di rito, il maestro Ruedi, con autorità ed entusiasmo contagioso, si è alternato con la nostra maestra Marianne nel dirigere le prove. “Kein Problem” o… quasi. Alle diciannove circa ci siamo avviati verso la sala multiuso nella quale si è tenuta la serata conviviale: cibo in abbondanza, buon vino e tanta allegria e voglia di stare insieme, malgrado “l’inghippo” linguistico. Un po’ di francese, tedesco e italiano … alla fine ci siamo capiti. Il coro ospitante, oltre a canti accurati, ci ha deliziato con piccoli momenti musicali classici (flauti), dando sfogo alla loro professionalità. Da parte nostra abbiamo intonato “a la bona” alcuni canti popolari e in seguito è stata la volta di Romano con l’armonica a bocca e di Nicolao Pernottamento Per noi è stata un’esperienza di grande valore: per la cordialità, l’amicizia, e la fiducia nell’accoglierci nelle loro case. Rosanna Donati e Mara Donati Domenica, S. Messa a Buochs Di buon mattino ci siamo ritrovati davanti alla chiesa S. Martino, che si trova su un poggio con una magnifica vista sul paesaggio e sul lago. Entrando il primo pensiero è stato per la nostra chiesa di Sornico. La loro è già stata restaurata, perciò si presenta luminosa e ospitale. Con simpatia siamo stati accolti dal parroco e dall’assistente pastorale. Subito dopo abbiamo preso posto davanti all’altare maggiore e, dopo la prova di rito dei due cori, è iniziata la semplice e gioiosa celebrazione. Accompagnati dagli organisti Christine e Alexander, e guidati dai maestri Marianne e Rudolf, abbiamo animato la S. Messa con i nostri canti. Canti, eseguiti dai singoli cori o unendo tutte le voci (impresa riuscita ma impegnativa). Ciò che ci ha colpito maggiormente: - La celebrazione, dove i laici sono notevolmente coinvolti. - L’impegno a farci partecipi, avendo preparato 30 e letto l’omelia in italiano. - La grande presenza di fedeli e la loro generosità. Difatti il parroco di Buochs aveva proposto di destinare il ricavato della colletta per il restauro della chiesa di Sornico. All’uscita siamo stati invitati a un aperitivo sul sagrato, dove spontaneamente abbiamo intonato canti popolari ai quali tutti, a modo loro, hanno partecipato. Dopo i saluti e gli abbracci siamo partiti in direzione di Stans. Rosanna Donati e Mara Donati alla disponibilità dell’organista titolare, abbiamo ascoltato con piacere un pezzo della Bohème di G. Puccini, magistralmente eseguito all’organo principale. Giaele Cavalli, Christine Biadici Rientro Visita al centro storico di Stans Bella e interessante è stata la visita di Stans. Il maestro Ruedi ci ha gentilmente accompagnato lungo il centro storico, portandoci a conoscere uno scorcio di storia di questa bella cittadina. Stans nel corso del settecento è stata devastata da due grossi incendi che causarono molte vittime e distruzione. L’assetto odierno della piazza principale fu pianificato dopo il primo incendio (1713). Tipici edifici ottocenteschi si affacciano a corona sulla piazza tra la quale spicca il palazzo del Governo, la chiesa parrocchiale e il monumento di Arnold Winkelried. Dapprima abbiamo visitato la cinquecentesca Cappella dell’Ossario, costruita su due piani e ricca di pregevoli dipinti. Accanto alla cappella sorgono la bella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, costruzione del XVI secolo in stile barocco con il campanile romanico del 1200. L’interno è a tre navate, con due grandi organi, uno antico e l’altro dell’ultimo secolo. Gli altari e il pulpito sono in marmo nero della regione e in alabastro. A conclusione della nostra gita, nella chiesa ci aspettava una sorpresa: grazie Visto il bel tempo, Simon ci ha proposto di rientrare in Ticino facendo i passi dell’Oberalp e del Lucomagno. In vetta a quest’ultimo abbiamo trovato ristoro e visitato la chiesetta, anche dedicata a S. Martino, dove abbiamo intonato un ultimo canto. Cesira e Romano Giovanettina Pensiero Ci capiterà di viaggiare in autostrada e scorgere già da lontano la bella chiesa bianca di Buochs. In quell’istante il nostro cuore si aprirà nel ricordo dei bei momenti passati a cantare, durante la Messa in una domenica di fine giugno. Miriam Giugni 31 Dall’Album dei ricordi... Bambini e allievi della scuola di Broglio con il maestro Agostino Donati fotografati a Rima nel 1948 durante un'escursione. Prima fila da sin.: Anna Tonini, Armando Donati, Aurora Tonini Seconda fila: Maria Zoppi, Lidia Tonini, Olga Zoppi, Silvana Zoppi, Bice Tonini, Sonia Dellamaria, Beatrice Donati Dietro: Livio Donati, maestro Agostino Donati, Giuseppe Zoppi, Miriam Donati, Ancilla Donati, Piera Tonini 32 Manifestazioni invernali Sci Club Lavizzara: - - - - - Domenica 5 gennaio 2014, ore 20.00, Ristorante Medici Peccia TOMBOLA DELL’EPIFANIA Domenica 2 febbraio 2014 Gara di sci nordico (fondo) “Giro di Mogno” valido per la coppa Ticino Domenica 2 febbraio 2014 Mogno, Gara Kids Race Sabato 15 febbraio 2014 Mogno, evento di beneficienza “Una sciata per Alessia” Domenica 2 marzo 2014 Mogno, Carnevale di Fusio Dal 3 marzo 2014 al 9 marzo 2014 impianti di sci a Mogno aperti tutti i giorni per le vacanze di Carnevale. Società Pattinaggio Lavizzara: - Venerdi 7 e sabato 8 marzo 2014 pista di pattinaggio a Sornico, TORNEO DI CHIUSURA Calendario Liturgico Natalizio Martedì 24 dicembre 2013 ore 22.00 S. Messa Sornico S. Messa Cavergno ore 24.00 Natale del Signore Mercoledì 25 dicembre 2013 ore 09.00 S. Messa Menzonio ore 10.30 S. Messa Fusio ore 10.30 S. Messa Broglio S. Messa Brontallo ore 10.30 Santa Famiglia di Gesù Giuseppe e Maria Sabato 28 dicembre 2013 ore 17.30 S. Messa ore 19.00 S. Messa ore 19.00 S. Messa S. Carlo valle di Peccia Prato Brontallo Domenica 29 dicembre 2013 S. Messa Menzonio ore 09.00 S. Messa Fusio ore 10.30 ore 10.30 S. Messa Broglio e e l a t a N n o Bu o v o u N o n n A e c i Fel