Istituzioni di Linguistica - Dipartimento di Scienze Umane per la

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Istituzioni di Linguistica - Dipartimento di Scienze Umane per la
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2010 / 2011
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia / Dr.ssa Francesca Strik Lievers
([email protected] / [email protected])
1. Introduzione alla semantica
Semantica = branca della linguistica che studia il significato
→ che cos’è il significato? → nozione all’incrocio della relazione tra linguaggio,
pensiero e realtà (parole, pensieri e cose)
Elementi coinvolti nel processo di significazione: simbolo, pensiero e referente (Ogden
& Richards, 1923)
→ simbolo = espressione linguistica
pensiero = concetto
referente = entità extralinguistica
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Triangolo della significazione:
Pensiero
B
Simbolo
A
Referente
C
(da: Basile, Grazia et al., Linguistica Generale, Roma, Carocci, p. 310)
Approccio cognitivista: A si riferisce a C tramite la mediazione di B
Approccio referenzialista: relazione diretta tra A e C
Approccio strutturalista: C è irrilevante, i concetti prendono forma solo nel linguaggio
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1.1 Semantica referenziale (o denotazionale)
Gottlob Frege (1848-1925): nascita della filosofia analitica del linguaggio
Relazione tra linguaggio e mondo extralinguistico → antimentalismo: il significato non
è un concetto, bensì nasce dalla relazione tra linguaggio e realtà (tra espressioni
linguistiche e referenti)
Ess.:
‘Dante Alighieri’ = Dante Alighieri
‘la montagna più alta del mondo’ = monte Everest
ma:
‘abitanti di Marte’ = ??
Significato di una frase come valore di verità:
‘Dante è l’autore del Decameron’ → conoscere il significato di una frase significa
conoscere le condizioni che la rendono vera o falsa
Principio di composizionalità: Il valore di verità di un’espressione si ottiene componendo
i significati delle espressioni semplici che la compongono
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1.1 Semantica strutturale
Arbitrarietà del segno (de Saussure) → il significato è qualcosa di ‘puramente linguistico’,
non nasce dal rinvio a elementi esterni al linguaggio (concetti, oggetti); l’oggetto non ha
nessun ruolo nella creazione dei segni linguistici, il segno unisce significato e
significante (e non una cosa ad un nome)
“Psychologiquement, abstraction faite de son expression par les mots, notre pensée n’est
qu’une masse amorphe et indistincte (...) Il n’y a pas d’idées préétablies, et rien n’est
distinct avant de l’apparition de la langue”
(Saussure, Ferdinand de, 1916, Cours de linguistique générale, Parigi, Payot; edizione italiana a cura di Tullio De Mauro, 1967, Bari,
Laterza)
→ il pensiero non è strutturato senza lingua; ogni lingua crea un proprio repertorio di
significati “articolando arbitrariamente la massa amorfa del pensiero” → non ci sono
significati indipendenti dalla lingua
→ concezione differenziale / relazionale del significato: ‘bianco’ non è un concetto
indipendente, ha un valore determinato dalla relazione con ‘nero’, ‘rosso’, etc.; l’analisi
semantica non ha bisogno di tenere in considerazione le dimensioni referenziale e
psicologica
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1.1 Semantica cognitiva
Linguistica cognitiva: relazione imprescindibile tra il linguaggio e gli altri aspetti della
cognizione umana (≠ grammatica generativa) → i fenomeni linguistici non possono
essere analizzati solo all’interno del linguaggio, vanno messi in relazione con le altre
facoltà cognitive (processi di comprensione, organizzazione delle conoscenze sul mondo)
→ necessità di utilizzare dati di altre discipline (psicologia)
Significato: risultato di un processo cognitivo → concettualizzazione: il significato ha
natura concettuale (dietro i significati linguistici ci sono contenuti mentali)
Legame tra esperienza umana (corporea) e strutture cognitive → schemi preconcettuali
Ess.: non vedo il problema
la questione è chiara
→
si avvicina il Natale
→
stiamo andando verso l’autunno
visione come metafora della conoscenza
spazio (percorso) come metafora del tempo
→ rappresentazioni mentali ed espressioni linguistiche astratte basate su un concetto
concreto, fondato sull’esperienza
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Metafore nella semantica cognitiva:
Metafore concettuali prima che linguistiche, espressione di concetti astratti / poco
accessibili esperienzialmente in termini di concetti concreti / più accessibili
→ associazioni non arbitrarie, motivate da elementi dell’esperienza extralinguistica: la
visione è metafora della conoscenza perché è la nostra principale fonte di conoscenze sul
mondo esterno
Ess.: la polizia vuole vederci chiaro
a ben guardare, il problema è semplice
vedere di buon occhio
non vedere più in là del proprio naso
restare all’oscuro
le tue parole mi hanno aperto gli occhi
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2. Significato e senso
G. Frege (1892): Sinn (senso) e Bedeutung (significato)
Dante è Dante → tautologia, non ha contenuto informativo
Dante è l’autore della Divina Commedia → contenuto informativo
Stesso significato, ma differenza di senso: la stessa entità è presentata in modo diverso
Dante è
l’autore della Divina Commedia espressioni che individuano
l’autore del Convivio
→ lo stesso referente a partire da
il poeta che amò Beatrice
‘proprietà’ diverse
→ il contenuto informativo delle tre ‘definizioni’ di Dante è diverso, ma il riferimento è
sempre lo stesso
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Rappresentazione (Vorstellung): concezione personale di una determinata entità
ENTITÀ
gatto
RAPPRESENTAZIONE
‘animale tenero e giocherellone’
‘animale infido e inquietante’
→ il senso è intersoggettivo e condivisibile, la rappresentazione appartiene alla sfera
psichica dei singoli e non può essere di un altro
Intensione: “insieme delle proprietà che costituiscono il concetto designato da un termine”
Es.: gatto → insieme di proprietà che definiscono un gatto
vs.
Estensione: “insieme degli individui (oggetti) a cui il termine si può applicare”
Es.: gatto → insieme dei gatti
(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica. Un corso introduttivo, Torino: UTET, p. 196)
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Connotazione: informazione concettuale veicolata da un termine
Es.: virtuoso → insieme delle proprietà che associamo alle persone virtuose
vs.
Denotazione: insieme degli oggetti indicati da un termine
Es.: virtuoso → insieme delle persone virtuose
→ ≠ intensione vs. estensione: non tutti i termini hanno una connotazione, i nomi propri
sono puramente denotativi (non fanno riferimento alle proprietà dell’oggetto denotato)
→ ≠ significato denotativo vs. connotativo
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2.1 Significato e senso in linguistica
Significato: contenuto di un segno nel proprio sistema linguistico
→ livello della langue
Senso: contenuto di un segno usato in un determinato contesto (significato contestuale)
→ livello della parole
Es.: ci sono due finestre aperte
→ interpretazione in base alle regole della lingua italiana = significato
→ sensi possibili: constatazione di un fatto
richiamo di un fumatore a un non-fumatore
lamento di una persona freddolosa
...
(→ cf. la distinzione tra significato proposizionale e significato dell’enunciato)
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Significato e senso di singole parole:
Non conosco il nuovo indirizzo della Telecom
indirizzo →
‘recapito’?
‘linea di sviluppo’?
Polisemia: significato articolato in più accezioni
Ess.: capo
→
‘testa’
‘persona che comanda’
‘individuo appartenente ad una determinata specie’
‘estremità’
...
→ il significato dei segni linguistici non è immutabile, può accogliere nuovi sensi e/o
perderne altri (cf. meccanismo della metafora)
Ess.: lat. capere ‘afferrare’ > it. capire
lat. plebs ‘popolazione’ > it. pieve ‘fedeli legati ad una chiesa di campagna’ >
‘chiesa rurale’ > ‘territorio della parrocchia’ (Pieve Emanuele, etc.)
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3. Tipi di significato
Significato denotativo (referenziale): contenuto oggettivo espresso da un segno
vs.
Significato connotativo: valori affettivi e simbolici espressi da un segno
Es.: gatto / micio, piangere / frignare → stesso significato denotativo, diverso significato
connotativo (in senso affettivo / evocativo o stilistico)
Significato linguistico: significato che un’espressione ha in quanto appartenente ad una lingua
vs.
Significato sociale: valora che un’espressione assume come strumento di comunicazione
Es.: tu e lei come indicatori del livello di confidenza
→ cf. la distinzione tra significato proposizionale e dell’enunciato: quella è la porta...
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Significato letterale: significato linguistico / proposizionale
vs.
Significati non letterali: valori aggiuntivi che un’espressione può assumere in contesti particolari
Ess.:
espressioni metaforiche → Paolo è un coniglio, Luigi non è una volpe...
metonimia → leggere Proust, bere un bicchiere, nessuna dichiarazione dal Colle
espressioni idiomatiche → vuotare il sacco, tirare i remi in barca, patata bollente
“Ancora questa parola...‘pesante’. Ma perché è tutto così pesante per voi del futuro? Avete
problemi con la forza di gravità?”
(R. Zemeckis, 1985, Ritorno al Futuro [Back to the Future])
→ Ing. it’s raining cats and dogs = piove a dirotto (ma lett. ‘piovono cani e gatti’)
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4. La nozione di pragmatica
“La pragmatica può essere definita in prima approssimazione come lo studio del
linguaggio in relazione ai suoi utilizzatori, al contesto in cui avviene la comunicazione,
alle funzioni e agli scopi che esso assolve nell’uso concreto che ne fanno i parlanti”
(da: Basile, Grazia et al., Linguistica Generale, Roma, Carocci, p. 365)
Charles Morris (1983): pragmatics come studio della relazione tra i segni e i loro interpreti
→ analisi di fenomeni linguistici che tiene conto di elementi extralinguistici
Ess.:
prendimi la cosa che sta di là → comprensione legata al contesto
hai una sigaretta?
Sì. Tieni.
Mi spiace, mi è rimasta l’ultima.
Sì. E tu?
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4.1 Fare cose con le parole
Wittgenstein: analizzare non già il linguaggio ‘ideale’, ma quello quotidiano
→ lo scopo del linguaggio non è solo rappresentare la realtà; con il linguaggio, noi
compiamo ‘attività’ (pregare, invitare, ordinare...) per cui non si può parlare di
corrispondenza con la realtà (cf. ‘valore di verità’)
→ importanza del contesto e delle regole mutevoli (cf. pesante)
J. L. Austin (1962): teoria generale dei modi d’uso del linguaggio → cosa possiamo fare
con un’enunciato
→ enunciati constatativi (descrittivi, dichiarativi): descrizioni di oggetti, eventi,
processi, etc.; possono avere un valore di verità
Paolo è biondo, la mia casa è grande, c’è vita su Marte
→ enunciati performativi (ing. to perform): enunciati mediante i quali compiamo
delle azioni
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Verbi performativi:
Confesso che sono stato io a perdere le chiavi
Prometto che ti telefonerò
La dichiaro dottore in Scienze dell’Educazione
Mi scuso per il ritardo
→ verbi thetici
Mi chiedo se sia opportuno partire subito
Nego di averti mai autorizzato
→ verbi rhetici
N.B.: non condizioni di verità, bensì condizioni di felicità (condizioni necessarie per
l’efficacia dell’enunciato)
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Teoria degli atti linguistici
Lingua come modo di agire sociale
→ ogni enunciato realizza un atto linguistico, costituito da tre atti simultanei (necessari):
(1) atto locutorio (locutivo): semplice produzione di un enunciato
(2) atto illocutorio (illocutivo): compimento di un’azione con l’enunciazione
(affermazioni, richieste, ordini, preghiere, domande)
(3) atto perlocutorio (perlocutivo): l’effetto che intendiamo produrre sull’interlocutore
(sui suoi pensieri, azioni, sentimenti)
Es.: Gianni ha telefonato?
→ atto locutorio: produzione dell’enunciato
atto illocutorio: fare una domanda
atto perlocutorio: farsi dare una risposta
(da: Graffi, G. & Scalise, S., 2002, Le Lingue e il Linguaggio, Bologna: Il Mulino)
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→ importanza della forza illocutoria (fare un’affermazione, dare un consiglio, fare una
promessa...)
il gatto è sul divano
affermazione
ordine
insinuazione
avvertimento
...
→ livello dell’atto perlocutorio
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4.2 La comunicazione indiretta
“Scarto” tra significato letterale e intenzione comunicativa
→ puoi passarmi il sale? → non è una domanda, è una richiesta!!
Atti linguistici indiretti: enunciati in cui la forza illocutoria non è espressa con chiarezza,
“non c’è corrispondenza biunivoca tra la forma dell’enunciato e la sua funzione pragmatica”
→ si confrontino: chiudi subito la finestra!!
oggi in questa stanza fa proprio freddo → forza illocutoria non esplicita
Linguaggio letterale e non letterale
Pronto, c’è Sergio?
Te lo passo subito!!
Sì. (riaggancia)
→ enunciati ironici: Ma che bella figura che mi hai fatto fare!!
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5. La deissi
Deissi (< gr. δείκνυµι ‘indico, mostro’) → elemento deittico = elemento il cui riferimento
non può prescindere dalla situazione in cui viene prodotto; manifestazione della relazione
tra lingua e contesto
Ess.: Dove lo hai nascosto? L’ho nascosto là.
Chi è?
Sono io.
Preferisci questo o quello?
→ ≠ sedia, albero, nuvola: il significato dei deittici cambia in relazione alla situazione discorsiva
Deittici trasparenti: io, tu, qui, ora, qui, etc.; interpretabili solo se riferiti ad una
situazione specifica
vs.
Deittici opachi: questo, dopo; necessario riferimento costante alla situazione discorsiva
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Tipi di deittici:
(a) deittici di persona: io, tu... → codifica del ruolo dei partecipanti allo scambio
comunicativo (parlante, ascoltatore)
(b) deittici spaziali: questo, quello... → codifica della collocazione spaziale dei
partecipanti all’atto comunicativo
(c) deittici temporali: adesso, ieri, l’anno scorso... → codifica della collocazione
temporale relativa al momento dell’enunciazione di un messaggio
(d) deittici del discorso / testuali: le, lo, gli... → codifica di oggetti linguistici presenti
nel discorso
→ anafora: riferimento a qualcosa detto in precedenza (ieri sera ho visto Laura e le
ho detto di stare tranquilla)
→ catafora: riferimento a qualcosa che deve ancora essere detto (non lo voglio
vedere, Sergio)
(e) deittici di tipo sociale: codifica delle differenze sociali relative ai ruoli dei
partecipanti → cortesia linguistica (tu, lei, dottore, mio caro...vorrei un caffè)
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