Lezione 16 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione

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Lezione 16 - Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione
A. A. 2013 / 2014
Istituzioni di Linguistica (M-Z)
Dr. Giorgio Francesco Arcodia
([email protected])
1. Lessico e lessicografia
CAVALLO
→
cavallo, cavalli
ALTO
→
alto, alta, alti, alte
PARLARE
→
parlo, parli, parlavano, parlerebbe...
→ CAVALLO, ALTO, PARLARE: lessemi, unità del lessico
→ Lessema: ‘parola’ considerata dal punto di vista del significato
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Lessico: insieme dei lessemi di una lingua
→ lessicologia: studio del lessico (storia, semantica, morfologia derivazionale)
→ lessicografia: “studio dei metodi e della tecnica di composizione dei vocabolari e
dizionari, cioè le opere che raccolgono e documentano il lessico di una lingua”
(Berruto, G. & Cerruti, G., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino: UTET)
Vocabolario: talvolta usato come sinonimo di lessico, più propriamente “una sezione
particolare del ‘lessico’, come per esempio la parte del lessico adoperata da un singolo
autore (il ‘vocabolario’ di Dante, di Manzoni ecc.), da una cerchia definita (il
‘vocabolario’ della critica d’arte, dei pescatori, degli astrofili ecc.) o in un preciso
momento (il ‘vocabolario’ della Rivoluzione Francese, il vocabolario del nazismo ecc.)”
(De Mauro, T., 2005, La fabbrica delle parole, Torino: UTET)
Dizionario: rappresentazione (necessariamente incompleta) del lessico di una lingua;
“come una carta geografica, anche un dizionario risulta utile solo se è di dimensioni
ridotte rispetto a ciò che rappresenta”
Ess.: Oxford English Dictionary → circa 550.000 lemmi (= ‘entrate’ del dizionario);
GRADIT (Grande dizionario italiano dell’uso) → circa 270.000
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Lessico mentale: “un sottocomponente della grammatica dove sono immagazzinate tutte
le informazioni (fonologiche, morfologiche, semantiche e sintattiche) che i parlanti
conoscono relativamente alle parole della propria lingua”
(Graffi G., Scalise S., 2013, Le lingue e il linguaggio (3° edizione), Bologna, Il Mulino)
→ non solo la conoscenza delle singole parole, ma anche quella del loro funzionamento,
dei rapporti tra parole, etc.
Es.: il parlante può fare un elenco di nomi concreti, di aggettivi, di verbi della prima
coniugazione, etc.
→ non esiste (ancora?) un modello universalmente accettato del lessico mentale; ad
esempio, vengono immagazzinate solo le forme di citazione delle parole, le forme flesse
irregolari, o anche le forme flesse regolari (magari quelle più frequenti)? Qual è il ruolo
della fonologia nella produzione e nel riconoscimento delle parole?
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1.1 Il lessico
Componente essenziale della lingua insieme alle regole e ai princìpi grammaticali
→ senza lessico, i messaggi sarebbero strutture vuote
→ le parole sono lo strato di una lingua più accessibile per il parlante
Alcune caratteristiche:
● strato più ‘esterno’ della lingua, più esposto a fattori extralinguistici e influssi esteriori
● strato della lingua più ampio, contenente più elementi, meno strutturato (cfr. fonologia)
● parte più aperta e variabile del sistema, essendo connessa con la realtà esterna
● il lessico ha estensione illimitata → stime di alcune centinaia di migliaia di lessemi per
lingue come italiano, francese, inglese escludendo le tassonomie scientifiche
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1.1.1 Alcuni dati
Dizionari ‘generali’ (non specialistici, né enciclopedici): 90-130.000 lemmi
→ oltre alle ‘parole’ (forme libere), molti dizionari elencano anche affissi e affissoidi:
Es.: it. −ismo
(Vocabolario italiano Garzanti − http://garzantilinguistica.sapere.it/)
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Lessico di un parlante colto: circa 50.000 unità
→ per alcuni vocaboli, la competenza può essere solo passiva (capire, ma non usare)
Ess.: edibile vs. commestibile; motteggiare vs. scherzare; genetliaco vs. compleanno
→ distinzioni di frequenza d’uso, di disponibilità
Il vocabolario di base dell’italiano ha meno di 7.000 unità, costituito da:
● vocabolario fondamentale (ca. 2.000 unità): questo, perché, cosa, albero, casa, fare,
andare, bello, alto... → oltre il 90% delle occorrenze lessicali dei testi scritti e parlati
● lessemi di alto uso (ca. 2.600): canzone, cartolina, sprecare, tenda, veloce..
● lessemi di alta disponibilità (ca. 1.900), relativamente infrequenti, ma ben noti ai
parlanti (legati alla vita quotidiana): alluce, batuffolo, carrozzeria, dogana
(De Mauro, T., 2005, La fabbrica delle parole, Torino: UTET)
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Altre marche d’uso:
● lessemi comuni (quasi 50.000 unità), usati indipendentemente dall’ambito
professionale e regionale di riferimento dai parlanti con livello di istruzione medio-alto:
scafandro, partizione, imperituro, copricapo, smeraldo, ma anche gratta e vinci
● lessemi di basso uso (circa 20.000), rari ma ancora utilizzati nei testi del ‘900 :
misconoscimento, allocchire, corroboratore, ingigliare, raggentilirsi
● lessemi tecnico-specialistici (oltre 100.000), noti perlopiù in relazione a certi ambiti
professionali e scientifici: germinazione, damascare, catatonia, fotoionizzazione, abro
● lessemi letterari (claustro), regionali (rusco), dialettali (guappo), obsoleti (oltre
10.000; dispassionamento) ed esotismi (sushi)
(Dizionario della lingua italiana per il terzo millennio De Mauro, 2000, Torino: Paravia)
→ accezioni diverse possono avere marche d’uso diverse
Es.: discorsivo comune (linguaggio discorsivo), ma anche basso uso (persona discorsiva)
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Es.: La passeggiata (1966), di Tommaso Landolfi (1908-1979)
“ La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la
fante preparava la bozzima... Sono un murcido, veh, son perfino un
po’ gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o
dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno
l'effetto di un malagma o di un dropace! ”
→
racconto infarcito di parole attestate/esistenti della lingua italiana, totalmente
sconosciute alla maggior parte dei parlanti
→
pur essendo parte del lessico italiano (ed elencate nei dizionari), queste parole non
trovano posto nella competenza del parlante medio
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1.2 Stratificazione del lessico
Premessa: il lessico di ogni lingua è costituito da più strati (in relazione all’origine dei
lessemi)
→ lo strato centrale è quello patrimoniale (che appartiene alla lingua fin dalle origini)
Ess.: it. acqua < lat. āqua(m), uomo < lat. hōmo, scrivere < lat. scrībere
ingl. brown < ingl. antico brun < germanico comune *brunaz
→ lessemi esogeni: parole acquisite da altre lingue nella storia, con minore o maggiore
adattamento
Ess.: it. computer < ingl. computer, assassino < ar. ḥašišiya, ‘fumatore di hascisc’
ingl. to copy < fr. antico copier; ingl. volcano < it. vulcano
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Strati del lessico italiano:
Lessico latino popolare, patrimoniale (di tradizione diretta): mamma, cane, mano, fuoco,
bere, dormire, magro, corto, cosa, oro, orecchio, taverna, vergogna, pieve, pennacchio...
Lessico latino dotto, non patrimoniale: acquario, ambulante, causa, plebe, aureo,
auricolare, tabernacolo, verecondia, plebe, pinnacolo...
→ in molti casi, l’origine popolare di un termine è visibile nei mutamenti fonologici
rispetto alla forma latina
Ess.: cosa / causa < lat. causa(m), pieve / plebe < lat. plēbe(m), pennacchio / pinnacolo <
lat. pinnāculu(m), etc.
→ nel Grande Dizionario Italiano dell’Uso (T. De Mauro, ca. 250.000 lemmi), il 14%
circa dei lessemi è di origine latina; tuttavia, se si considera il solo vocabolario di base, le
parole di origine latina arrivano al 52,5%
→ l’86% dei latinismi dell’italiano appartiene alla tradizione dotta, non diretta; nel
vocabolario di base, tuttavia, il lessico latino di tradizione diretta è ben rappresentato nel
vocabolario fondamentale
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Dialettalismi e regionalismi: ciao < venez. schiao, rusco... → cfr. bustarella, caldarroste
→ ditta < venez. ditta ‘detta’, giocattolo < venez. zugatolo
Lessico di origine straniera (lessemi esogeni):
greco:
→
grecisimi di mediazione latina: bottega < lat. apothēca(m) < gr. apothḗkē
→
grecismi di mediazione latina, dall’origine ‘più trasparente’:
grammatica < lat. grammātica(m) < gr. grammatikḗ
→
grecismi non di tradizione latina: cosmo < gr. kósmos
inglese:
computer, manager, disc-jockey
francese:
progetto < projeter, selvaggio < fr. ant. salvage, frontiera < frontière
cameriera < prov. camarier, linguaggio < langage, volentieri < fr. ant. volentier
russo:
bolscevico < bol’ševik, taiga, tundra (di origine lappone)
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→ lessemi di lingue germaniche estinte, spesso non chiaramente identificabili:
guerra < werra, martora < fr. ant. martre < germ. *marthr−
→ parole longobarde: ricco < rīhhi ‘potente’, scherzare < skerzōn
arabo:
carciofo < haršūf, albicocca < al-barqūq, melanzana < bādingiān (?)
giapponese:
kimono, sushi, geisha, judo, karate, samurai...
turco:
turbante / tulipano < tülbent ‘turbante’ (< persiano dulband)
caffè < qahve (< arabo qahwa)
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2. La classificazione dei lessemi esogeni: prestiti e calchi
Premessa: il lessico di una lingua è la parte più esposta alle influenze di altre lingue
→ ogni lingua può acquisire da altre lingue parole ed espressioni; tuttavia, una parola
può essere presa come segno, come unità di significato e significante, oppure può essere
presa come modello per la creazione di un’altra parola, con materiale ‘autoctono’
→ l’acquisizione di lessemi di altre lingue può essere motivato dalla necessità di creare
un’etichetta per un referente nuovo, oppure per motivi culturali, stilistici, etc.
→ ogni vocabolo straniero può essere più o meno adattato alla lingua
→ non tutte le acquisizioni lessicali sono riconoscibili come tali dal parlante (anche
molto colto); alcuni termini stranieri sono perfettamente integrati nel sistema lingua
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2.1 I prestiti
Prestito (lessicale): elemento del lessico (parola) preso da un’altra lingua
Ess.: internet, boutique, console, poster, würstel...
→ prestiti (più o meno) adattati: jogging, bisturi (< fr. bistouri < it. ant. pistorese ‘di
Pistoia’), albergo (< gotico haribergo), bianco (< germ. blank), faida (< longobardo
faihida), bistecca (< ingl. beefsteak), cin-cin (< ingl. chin-chin < cinese qǐng), the / tè (<
cinese minnan t’e), giubba (< arabo ǧubba), pantaloni (< fr. pantalon)
→ prestiti non (troppo) adattati: computer, manager, mouse, dazebao (< cin. dàzìbào
‘giornale a grandi caratteri’), samurai, sushi, kamikaze, islam...
→ pseudoprestiti: footing (vs. jogging), camping (vs. campsite) parking (vs. parking lot)
→ prestiti con integrazioni morfologiche autoctone: stagista (< fr. stage + ista),
manageriale (< ingl. manager + (i)ale), taikonauta (< cinese tàikōng ‘spazio’ + nauta),
jihadista (< arabo ǧihād ‘sforzo, combattimento’ + ista), islamico, etc.
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Prestiti di necessità: quando sorge la necessità di trovare una ‘etichetta’ per un referente
nuovo, si può usare il termine corrispondente in un’altra lingua → frequentemente, la
lingua della cultura per mediazione della quale si è conosciuto il nuovo referente
Ess.: patata < spagn. patata < haitiano batata (spagn. sudam. papa < quechua papa)
cioccolato < spagn. chocolate < nahuatl (azteco) chocolatl
ing. tomato < spagn. tomate < nahuatl (azteco) tomatl
sushi < giapp. sushi
kung fu < cin. gōngfu ‘abilità’
muezzin < turco müezzin < arabo mu’adhdhin
Prestiti di lusso: lessemi (quasi-)sinonimi di altri lessemi già presenti nella lingua, non
‘necessari’, spesso utilizzati per ragioni stilistiche
Ess.: show (vs. spettacolo), baby-sitter (vs. bambinaia)
ingl. liberty (< ant. fr. liberté) vs. freedom
→ ‘catene’ di prestito: finnico teatteri < svedese teater < tedesco Theater < fr. théâtre <
lat. theātrum < greco théatron
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Calco (strutturale): parola creata con materiale autoctono su modello straniero
Ess.: grattacielo, sp. rascacielos, fr. gratte-ciel < ing. skyscraper
ferrovia, cinese mand. tiědào < ted. Eisenbahn
scuolabus < ingl. schoolbus
cin. mand. lányá < ingl. bluetooth
bilingue < lat. bīlingue(m) < greco díglōttos
svedese samvete < ted. Gewissen < lat. consciēntia(m) < gr. synéidēsis
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3. Rapporti di significato fra lessemi
Omonimia: lessemi con lo stesso significante, ma dal significato diverso (e non
collegabili tra di loro)
Ess.: riso → cereale, atto di ridere
pianta → vegetale, mappa
casco → copricapo protettivo, forma del verbo cascare
→ termini solo omografi (graficamente identici):
ancora (àncora vs. ancòra), do (forma del verbo dare vs. nota musicale), era (forma
del verbo essere vs. epoca) pesca ([e] vs. [ɛ]), botte ([o] vs. [ɔ]), etc.
→ termini omofoni (foneticamente identici), ma non omografi:
francese je chante, tu chantes, ils chantent → [ t]
inglese to vs. two vs. too, court vs. caught (received pronunciation britannica),
morning vs. mourning ‘cordoglio’
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Polisemia: diversi significati connessi tra di loro (e derivabili l’uno dall’altro) associati
ad uno stesso significante → accezioni di significato
Ess.: corno
capo
→
→
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Enantiosemia: caso speciale di polisemia, i diversi significati di un termine sono in
opposizione tra di loro
Ess.: tirare
ospite
spuntare
affittare
→
→
→
→
lanciare; trarre / attrarre
la persona che ospita; la persona che è ospitata
mettere la punta; togliere la punta
dare in affitto; prendere in affitto
→ la polisemia è connessa con una proprietà del segno linguistico, la vaghezza (o
indeterminatezza semantica): “proprietà dei segni linguistici di avere un significato non
precisamente definito, bensì aperto e variabile, che corrisponde a un’area di sensi non ben
delimitabile, tale che è impossibile definire a priori o stabilire tramite regole formali quali
siano le possibili interpretazioni, i possibili sensi di una parola”
(Basile, G. et al., 2010, Linguistica generale, Roma: Carocci)
→ aggiunta di nuovi significati, soprattuto attraverso il meccanismo della metafora
Ess.: Gianni è un coniglio
non vedo il problema
→
visione come metafora della conoscenza
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Sinonimia: lessemi diversi che hanno lo stesso significato
Ess.: urlare / gridare, iniziare / cominciare, uccidere / ammazzare, testa / capo, gatto /
micio, veloce / rapido, madre / mamma, dono / regalo
→ la sinonimia è quasi sempre imperfetta, nella maggior parte dei casi i lessemi
sinonimi non sono intercambiabili in tutti i contesti
Ess.: dono vs. regalo → differenza di registro; inoltre voglio fartene dono, ma *?voglio
fartene regalo
raffreddore / rinite (acuta) → termine comune vs. termine tecnico proprio del
sottocodice della medicina
madre / mamma → differenza di registro e di connotazione affettiva (diverso significato
connotativo)
→ sinonimi ‘perfetti’: varianti formali come tra / fra, devo / debbo → allomorfia?
→ più corretto parlare di quasi-sinonimi
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Iponimia: il significato di uno o più lessemi ‘rientra’ nel significato di un altro lessema
più generico
Ess.: tigre − animale, aranciata − bevanda, garofano − fiore
→ il lessema X è iponimo del lessema Y se tutti gli X sono Y: tutti i pioppi sono alberi, ma
non tutti gli alberi sono pioppi → il lessema che ‘contiene’ l’altro (Y) è detto iperonimo
Ess./2: sedia è iponimo di mobile, mobile è iperonimo di sedia; lavatrice, lavastoviglie,
aspirapolvere sono tutti iponimi di elettrodomestico, elettrodomestico è iperonimo di
lavatrice, lavastoviglie e aspirapolvere (coiponimi, iponimi di uno stesso iperonimo)
→ cfr. la sinonimia: tutte le mamme sono madri, e tutte le madri sono mamme
→ catene iponimiche: tigre − felino − mammifero − animale; tigre non è un iponimo
diretto di animale, ci sono dei lessemi iperonimi intermedi
→ non è sempre disponibile un lessema singolo per indicare una categoria iperonima:
animale − essere vivente, matita − articolo di cancelleria, etc.
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Meronimia: rapporto tra lessemi in cui uno designa una ‘parte’ dell’entità designata
dall’altro termine → ≠ iponimia
Ess.: braccio, testa, piede → meronimi di corpo (umano)
mese → meronimo di anno
Solidarietà semantica (o lessicale): cooccorrenza obbligatoria o preferenziale di un
lessema con un altro
Ess.: gatto − miagolare, raffermo − pane → il verbo miagolare si riferisce (normalmente)
solo ai gatti, l’aggettivo raffermo solo al pane
Collocazioni: associazioni ricorrenti di lessemi nel discorso
Ess.: bandire − concorso, saluti − cordiali, rassegnare − dimissioni
→ nel senso più ampio del termine, la definizione di ‘collocazione’ può includere
rapporti di solidarietà semantica, unità plurilessematiche
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Antonimia: rapporto tra lessemi che “designano i poli opposti di una scala”
Ess.: alto − basso, giovane − vecchio, buono − cattivo
→ due lessemi sono antonimi se X implica ‘non-Y’, ma ‘non−Y’ non implica X: essere
alto implica non essere basso, ma non essere basso non implica essere alto (possibilità di
gradi intermedi → abbastanza alto, né alto né basso)
Complementarità: rapporto tra due lessemi che sono la negazione l’uno dell’altro
Ess.: vivo − morto, maschio − femmina, parlare − tacere
→ due lessemi sono complementari se X implica ‘non-Y’ e ‘non−Y’ implica X: essere
vivo implica non essere morto e non essere morto implica essere vivo
Inversione: rapporto tra due lessemi che indicano una stessa relazione semantica, vista
da due prospettive opposte
Ess.: comprare − vendere, marito − moglie, sotto − sopra
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3.1 Insiemi lessicali
Rapporti tra gruppi di lessemi collegati da rapporti di significato
Campo semantico: “insieme dei lessemi che coprono le diverse sezioni di un
determinato spazio semantico (...): ogni termine corrisponde a una delle sezioni in cui lo
spazio semantico in oggetto è suddiviso in una data lingue”
(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET)
Es.: giovane, vecchio, anziano, nuovo, antico, recente → campo semantico degli
aggettivi di età
→ campo semantico come “l’insieme dei lessemi [coiponimi] che hanno tutti uno stesso
iperonimo immediato”
Ess./2: tigre, puma, leopardo, ghepardo,... → felini
bianco, rosso, blu, viola, giallo, ...
→ colori
andare, camminare, correre,...
→ verbi di movimento
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Sfera semantica: gruppo di lessemi riferiti ad uno stesso ambito semantico, concetti,
oggetti, attività connesse tra di loro
→ connessione tra lessemi meno stretta rispetto al campo semantico
Ess.: termini relativi al cinema (film, regista, pellicola, sceneggiatura, ripresa...)
termini relativi alla musica (canzone, opera, ritmo, cantante, chitarrista, jazz...)
→ ogni sfera semantica contiene tipicamente un gramde numero di lessemi (tra cui molti
tecnicismi) e ogni termine può appartenere a più aree semantiche
Ess.: sceneggiatura, regista, locandina (cinema e teatro)
Famiglia semantica (famiglia di parole): insieme delle parole derivate da una stessa
radice lessicale
Es.: credere, credenza, credente, credulone, incredulo, incredulità, credo...
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Gerarchia semantica: gruppo di lessemi nel quale “ogni termine è una parte determinata
di un termine che nell’insieme lo segue (gli è superiore) in una certa scala di misura”
(Berruto, G. & Cerruti, M., 2011, La linguistica: un corso introduttivo, Torino, UTET)
Es.: secondo, minuto, ora, giorno, settimana, mese, anno...
→ gerarchie basate su un rapporto di meronimia (parte di un tutto)
N.B.: i rapporti di significato tra lessemi, come definiti qui, sono validi per il significato
denotativo proprio (primario) degli stessi → cfr. coniglio ‘persona molto paurosa’
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