CSP - AISM Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica

Transcript

CSP - AISM Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica
C.S.P.
Centro Studi Parapsicologici
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HHH
Supplemento a
Otto bre
Quaderni di
Parapsicologia
2011
n. 1 2011
III
HHH
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SOMMARIO
La vita del Centro Studi Parapsicologici: Le prossime conferenze - Buon ritorno a tutti, di Brunilde Cassoli
Che cosa guida un cane o un gatto fino a casa, attraverso terre sconosciute? - Un monaco senza testa terrorizza i dipendenti di un parco giochi - Ricordo di Giorgio Celli - La figlia della colpa - Le case degli spiriti - Il paranormale nell'arte di Susan Hiller - Something unknown: se qualcosa di sconosciuto sta facendo... non sappiamo cosa - Fantasmi a Napoli - Gli
spettri infestano i castelli di un tempo. Soprattutto nel torinese - Storie e leggende d'Inghilterra. Borley Rectory – Libri liberi
Le prossime conferenze del CSP
sabato 3 dicembre 2011, ore 16.30 – Conferenza del dottor L.V. Fabj,
sul tema: "Gli stati di coscienza mistici e i fenomeni paranormali nel
pensiero e nelle opere di C.G. Jung"
sabato 28 gennaio 2012, ore 16.30 – Conferenza del professor E. Facco, sul tema: "Le esperienze di uscita dal corpo e di premorte tra
scienza e parapsicologia"
sabato 25 febbraio 2012, ore 16.30 – Conversazione "Parliamo di parapsicologia e... altro"
sabato 24 marzo 2012, ore 16.30 – Conversazione della professoressa
S. Cigliana, sul tema "Storie di premi Nobel, di medium e di ectoplasmi tra XIX secolo e XX secolo"
aprile 2012, data da definire – Conversazione "Parliamo di parapsicologia e... altro"
maggio 2012, data da definire – Conferenza di chiusura del Presidente del CSP, professor F. Bersani
Tutti gli incontri avranno luogo presso la Fondazione Biblioteca
Bozzano-De Boni, via Marconi 8 (galleria interna), a Bologna.
Inoltre
sabato 12 novembre 2011, ore 9.00 – Si svolge nella sala Baraccano di
Bologna (via Santo Stefano 119), il convegno "Esaltazioni e tormenti
dell'anima" organizzato dalla dottoressa Adriana Velardi dell'Associazione Klaren. Partecipa all'iniziativa il dottor Bruno Severi, con una relazione dal titolo: Esperienze con gli sciamani amazzonici.
sabato 26 novembre 2011, ore 21.00 – Si svolge nel teatro comunale di
Petritoli (AP) la Seconda Giornata Parapsicologica. La serata è a cura
dell'Assessorato alla cultura del Comune e del CSP di Bologna. Rappresenteranno il CSP Donella Pezzola e Nerio Bonvicini.
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Buon ritorno a tutti
E buon ritorno anche al nostro Notiziario
Brunilde Cassoli
Ci siamo lasciati in maggio, dopo le elezioni
del nuovo Consiglio Direttivo per il biennio
2011-2013... inconsapevoli che avremmo dovuto affrontare un'estate torrida! Nonostante
tutto, siamo riusciti a sopravvivere e a preparare un buon programma per il nuovo Anno
sociale, come avete potuto vedere nella pagina precedente.
Questa, inoltre, la composizione del nuovo
Consiglio Direttivo: Ferdinando Bersani,
Presidente – Brunilde Cassoli Mignani, Vicepresidente – Bruno Severi, Direttore
Scientifico – Andrea Tinti, Segretario Generale – Roberto Cattabriga, Segretario Amministrativo – Massimo Biondi, Nerio Bonvicini, Claudia Colella, Federico Serra,
Consiglieri.
Revisori dei Conti: Paola Righettini, Nadia
Landi, Stefano Severi.
Probiviri: Simonetta Cassoli, Paola Forghieri Galletti, Donella Pezzola.
Ancora una notizia di Segreteria. Il dottor
Massimo Biondi si è assunto il compito di
Direttore della nostra rivista Quaderni di Parapsicologia. Il dottor Biondi è sicuramente
uno degli studiosi più preparati non solo in
Italia ma anche in Europa, e i nostri Soci già
hanno avuto occasione di conoscerlo attraverso la bella pubblicazione inviata online
The Missing Link. I nostri Quaderni subiranno probabilmente delle importanti e moderne
innovazioni, tutte da scoprire...
Notiziario di parapsicologia n. 31 - ottobre 2011
Che cosa guida un cane o un gatto fino a casa,
attraverso terre sconosciute?
Brunilde Cassoli
Avevo una cagnolina, una volta, nel periodo dello sfollamento durante la guerra. Era
piccola, bianco-nera, bastardina più che
mai. Si chiamava Lilla.
Allora la mia famiglia e io abitavamo nella
palazzina all'entrata della nostra fabbrica,
dove si producevano concimi organici particolari per la coltivazione della canapa. La
cagnolina Lilla non era la sola della nostra
famiglia: altri due grandi cani, bastardi
pure loro ma a mio parere bellissimi, facevano parte del gruppo. L'amore per gli animali è sempre stato una caratteristica
della mia famiglia. Ma, oltre a fare la
guardia e a farsi amare, i nostri cani erano
dei poderosi cacciatori di topi, che infestavano le zone dove si producevano i concimi.
La Lilla, pur così piccolina, era una straordinaria cacciatrice. Aveva solo un "difetto", la
nostra cagnolina: era sempre incinta! Sistemare quelle cucciolate era diventato un autentico problema. Alcuni venivano distribuiti tra
le famiglie dei contadini confinanti, altri rimasero a far parte della nostra famiglia. Ma
una soluzione bisognava trovarla. Il grande
affetto che ci regalava la Lilla, e la sua incredibile abilità di cacciatrice, fu necessario ignorarli. Così mio padre prese accordi con un
cliente, che veniva di tanto in tanto a fare acquisto di concimi e che abitava forse a un centinaio di chilometri da noi, e gli cedemmo la
Lilla. Lui, il cliente, ne fu soddisfattissimo,
conoscendo l'abilità della cagnolina.
Passò tempo, forse un anno. Il tempo, noi
ormai lo misuravamo dal numero dei bombardamenti. Una mattina, sentii l'abbaiare
frenetico di Lupo. Mi affacciai alla finestra
e vidi comparire un "botolo" bianco-nero
che arrancava frenetico sulle zampette, lingua fuori, una coda in festa. Era la Lilla.
Era ritornata. Ovviamente rimase con noi
per sempre. Come ci aveva ritrovato?
Mi sono ricordata di questo dolce episodio
della mia adolescenza dopo aver letto un
gradevole articolo (di Francesco Lamendola, il 21 giugno 2011, in edicolaweb.net)
che riferisce alcuni episodi ben documentati
su questo argomento.
Myrna Carillo è una donna americana che,
cinque anni fa, viveva in California e aveva
un cane cui era molto affezionata chiamato
Prince. «Un giorno l'aveva perduto, con
grande dolore. Poi per ragioni varie aveva
dovuto trasferirsi in un'altra città; e poi
ancora, e ancora, e ancora: in tutto, i traslochi furono quattro. Nel frattempo Myrna
si era sposata e aveva avuto due figli; ma
non aveva mai dimenticato il suo amico a
quattro zampe e si era sempre rattristata
per la sua scomparsa. Ma ecco che incredibilmente, perché sono trascorsi cinque anni,
un giorno Prince si presenta alla porta di
casa: alla porta della nuova casa della sua
vecchia padrona; la quarta casa dopo quella in cui viveva in California, all'inizio della storia. Per quanto possa sembrare incredibile Myrna e Prince subito si sono riconosciuti, come il cane Argo e il suo amato
padrone Ulisse, nonostante la lunghissima
separazione».
Fonte della notizia è Nbc News. E anche se
i negatori del mistero si affretteranno a
metterla in dubbio, per esempio sostenendo
che il cane "redivivo" non era il vero Prince ma soltanto uno che gli rassomigliava,
la realtà è che esiste una ricca casistica sul
tema del ritorno a casa di animali domestici, cani e gatti soprattutto, talvolta in circostanze straordinarie.
Sono stati numerosi gli studiosi e i ricercatori a interessarsi a questo argomento. Citerò brevemente i nomi di alcuni di loro,
che ebbi il piacere e l'onore di conoscere
personalmente: Roberto Assagioli, William
Mackenzie, Lidio Cipriani, Leo Talamonti,
Gastone De Boni, Giorgio Celli. E il noto
sperimentatore Rupert Sheldrake. Nelle opere da loro pubblicate si incontrano episodi come quelli sopra riportati.
Ian Wilson, nel libro La forza nascosta
(Sperling & Kupfer, 1991) riporta il caso
di un gatto: «Non sono mai state spiegate
bene le documentate vicende di animali
persi che sono riusciti poi, attraverso tutta
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Notiziario di parapsicologia n. 31 - ottobre 2011
una serie di avversità, a ritrovare i loro
padroni. Uno di questi esempi è quello di
un gatto di nome Micky, che aveva sempre
vissuto in campagna vicino a Tamworth,
nello Staffordshire. Quando, una decina di
anni fa, i suoi padroni dovettero trasferirsi
a Londra per motivi di lavoro, dato che
Micky era un gatto di campagna si ritenne
fosse meglio che rimanesse lì nel suo ambiente e l'animale venne affidato alle cure
di alcuni parenti. Lui per un po' fu triste,
poi scomparve. Sei settimane dopo, esausto,
magro e inzaccherato, fece la sua comparsa
nella nuova casa londinese dei suoi padroni. Dato che i padroni erano partiti in macchina, era impossibile che avessero lasciato
una traccia odorosa. E allora, che cosa mai
aveva guidato Micky per più di cento miglia
di territorio straniero per consentirgli di
distinguere quella particolare casa tra milioni di altre?»
Istinto? Sensi esterni (olfatto) o interni
(correnti elettromagnetiche)? Ma questa
impostazione presenta grossi limiti.
«Se, viceversa, si allarga l'orizzonte a una
prospettiva olistica e spirituale, che include
il dato materiale ma non si ferma esclusivamente ad esso, bensì lo interpreta come
un primo livello di realtà e, quindi, di conoscenza, nuove ed emozionanti ipotesi si
dischiudono per il ricercatore che si ponga
davanti ai fatti, per quanto possibile, con
mente libera da ogni genere di pregiudizi.»
Il primo pregiudizio del quale occorre sbarazzarsi, a nostro avviso, è quello di pensare che
l'uomo e l'animale siano due entità
completamente differenti. «Ciò permetterebbe di ipotizzare che gli animali, quando
fanno ritorno a casa da luoghi molto lontani, in realtà non seguono una strada, ma seguono un pensiero, e più precisamente seguono il pensiero dei loro amici umani, dei
loro padroni, dei quali sentono fortemente
la nostalgia e cui vorrebbero, con tutte le
loro forze, potersi riunire.»
Ma desidero chiudere questi racconti, con
uno che solo apparentemente sembra differente: anziché tenerezza e commozione, risveglia un sentimento di meraviglia e di allegra curiosità. Lo chiamarono Il cane
viaggiatore.
In una città della Puglia, un cane abituato
a viaggiare, dalla sua città si dirigeva al
nord. Saliva e scendeva dai treni senza mai
sbagliare una sola volta, e mai di orario.
Secondo quello che scrissero i quotidiani,
l'animale cambiava anche le città, andava a
Milano Torino Roma, ma sempre al nord e
tornando sempre al suo domicilio. Tutti lo
conoscevano, tutti sapevano dei suoi desideri di cane vagabondo! Quando morì il
sindaco della città gli dedicò una lapide:
AL CANE VIAGGIATORE D'ITALIA.
Ma chi era questo cane? Come si chiamava? E chi abitava con lui al suo domicilio?
Forse una famiglia, alla quale però mancava un componente che era andato ad abitare al nord? Forse questi suoi viaggi da
«cane vagabondo» (come lo chiamavano)
erano in realtà una ricerca e la speranza di
ritrovare un padrone che amava? E che era
andato "al nord"?
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Un monaco senza testa terrorizza i dipendenti di un parco giochi
Londra. Finalmente i cittadini londinesi potranno mostrare un sorriso. Niente disordini nelle strade, niente auto bruciate, niente persone picchiate, niente notizie da Downing Street n. 10, niente dal Parlamento, niente da Buckingham Palace. Finalmente qualcosa
di nuovo – anzi, d'antico!
All'interno di un parco giochi pare ci siano delle inquietanti presenze, tanto da costringere i proprietari a trasferire il parco.
Che l'Inghilterra sia la patria dei fantasmi, è storia vecchia. Il clima nebbioso, i vecchi castelli, le leggende che circolano in abbondanza... Da qualche tempo un monaco si aggira presso il Thorpe Park, nelle vicinanze di Londra. E non è neppure solo! I dipendenti del parco giochi si sono infatti trovati ad affrontare una serie di eventi anomali, tanto da chiedere di trasferire i giochi in un'altra zona.
La richiesta è stata accettata e messa in atto immediatamente, non appena sono arrivati i risultati di alcune indagini svolte da
esperti del paranormale, richiamati appositamente dai proprietari dell'area giochi. Ebbene, il primo sospetto è stato quello che nella
zona dove è stato costruito il parco giochi potesse esserci stato, in passato, un cimitero. In realtà si conosceva il nome della zona e
a qualcuno avrebbe dovuto far nascere qualche sospetto: Monk's Walk, la passeggiata del monaco. Le indagini hanno portato a
scoprire che proprio nell'area del parco giochi esisteva secoli prima un'abbazia di monaci, l'abbazia di Chertsey, i cui resti sono collegati a quella nuova. Questa abbazia risale all'anno 666 dopo Cristo.
Altre indagini hanno portato a un'altra scoperta: le fondazioni del parco giochi erano state costruite in un'area dove in passato
erano stati portati alla luce sepolcri di pietra, risalenti all'epoca in cui nella zona c'era l'abbazia di monaci e il loro cimitero.
Gli investigatori del paranormale hanno tratto le loro conclusioni: il parco giochi aveva disturbato il riposo dei monaci defunti. (bc)
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Ricordo di Giorgio Celli
Conobbi Giorgio Celli, il Professore Emerito Giorgio Celli, nel corso dell'estate 2004. Certo la sua figura singolare, resa più autorevole dal fatto di essere docente universitario, famoso entomologo, più volte presente in televisione soprattutto in programmi dedicati agli insetti e agli animali, in particolare i gatti che egli amava molto, tanto da
scrivere interi libri su di essi, mi era già nota come era nota a tanti. In quella occasione, una cena fra appassionati
di teatro, ebbi modo di conoscerlo di persona.
Al primo contatto, mi resi conto di trovarmi di fronte una persona di ottima cultura, di notevole personalità e
comunicativa, insomma un leader. Quando il contatto è stato diretto, la sensazione che ho avuto è stata quasi di
sfida, di provocazione; ma ho poi capito che quello era il suo modo di conoscerti, di valutarti, di prendere le misure. In amicizia era molto affabile e disponibile. Sempre sornione, come un gatto (!), era paladino delle istituzioni e,
al contempo, critico delle medesime.
Ricordo che quando fu nominato "emerito" mi disse: «all'Università si procede a ritroso: inizi come "straordinario", diventi poi "ordinario" e finisci come un "emerito...". Nel corso degli anni i contatti aumentarono, in particolar modo grazie al teatro, al suo teatro, perché Celli, e questo è meno noto, è stato un buon autore di testi teatrali e
io, che in quel periodo avevo avuto l'opportunità di avere più tempo per i miei interessi personali e avevo deciso di
dedicarlo al teatro, mi trovai a recitare in due sue opere: una a Bologna, con sponsor l'università e con un pubblico
la prima sera composto in maggior parte di professori e di personale universitario; la seconda a Ferrara, con il suo
lavoro che più mi piace: Santa Giovanna dei boschi, favola tragica in un atto dove ogni frase va soppesata.
Celli riuscì poi a soddisfare un suo vecchio desiderio quando alcuni anni fa acquistò uno spazio, in zona universitaria, e lo trasformò in teatro. Nacque così il Club di Fantomas dove si faceva teatro, cinema, conferenze e vari
tipi di performance. Conosceva il mio interesse per la parapsicologia, che in realtà interessava anche a lui, e il mio
impegno in seno al CSP, e quando gli proposi di tenere delle conferenze nel suo spazio fu subito accondiscendente
e mi invitò a organizzare un "festival dell'altra Scienza", consistente in un pomeriggio di conferenze sul tema dell'occulto. La cosa andò in porto e per due anni di seguito si è tenuta presso il suo teatro-club questa pomeridiana di
parapsicologia.
Riuscii poi a convincerlo a portare in scena un lavoro nuovo il cui autore era anche il regista di una delle compagnie nelle quali recitavo e che trattava un argomento sempre attuale: la scomparsa di Ettore Majorana. Mi ricordo
che l'ultima volta che lo vidi mi interrogò su questo spettacolo, voleva saperne di più. Io, al contrario, non mi sbottonavo: volevo che partecipasse con curiosità. Il caso, cinico e triste, volle che egli fosse ricoverato d'urgenza proprio la notte precedente la messa in scena. Non l'ho più rivisto.
Certo si vorrebbe che certi personaggi fossero eterni, il vuoto che lasciano è incolmabile...
Addio Giorgio, è stato bello conoscerti.
Nerio Bonvicini
La figlia della colpa
«Una delle prime frasi che ricordo era: ʺtu sei la figlia della colpaʺ». Così si presenta questa signora di media età che si definisce ʺanonimaʺ, ma alla quale io preferisco dare un nome, un nome di mia invenzione, che le si addice: Lorenza. Lorenza aveva già avuto, molti anni fa, qualche rapporto telefonico con Massimo Inardi e con Piero Cassoli. Da allora desiderava raccontare e poter ʺriversareʺ i suoi problemi su chi si intende di queste cose (così si esprime). Per ragioni che poi ci dirà, sono passati molti anni da allora. E oggi ci ha incontrato. Ci siamo riuniti con una concentrata rappresentanza del ʺGruppo di Ricercaʺ del CSP: il dottor Bruno Severi, Direttore scientifico, la dottoressa Paola Galletti, consigliera e psicoa‐
nalista, lʹingegnere Andrea Tinti, attuale Segretario generale del Centro, il dottor Gianluigi Pancaldi, psichiatra e socio. E la sottoscritta. È stato un incontro di grande interesse, sia psicologico che parapsicologico. E umano. Lorenza è una persona disinibita, racconta volentieri, si sente che ha un ʺbisognoʺ assoluto di confidarsi. Nel verbale che pubblichiamo in seguito sono riportati solo i fenomeni che da Pagina 4
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quando era bambina hanno accompagnato la sua vita, ma sono stati omessi i pesanti e in‐
credibili riferimenti personali che hanno funestato la sua esistenza di creatura umana. Credo che tutto abbia avuto inizio quando non avevo ancora 6 anni. Mi ammalai di itteri‐
zia con febbri altissime. Ricordo ancora gli incubi che mi facevano urlare. In uno mi vedevo seduta sulle scale a casa dei nonni e guardavo mia madre in cucina che parlava con delle persone e diceva: ʺPerché, sapete, io ho perso un figlio, no, anzi due! Ho perso un fratello che ave‐
vo nove anni e lui sei, e lʹaltro che ne avevo 17ʺ. E così fu. Dopo quel primo sogno avevo il ter‐
rore di andare a letto, perché il buio si popolava di gente di ogni tipo, attraversavano i mu‐
ri e se ne andavano così, come se non ci fossero barriere. Questo è continuato per anni. A 23 anni sono diventata madre (ʺlʹodisseaʺ). Sono rimasta ancora incinta e ricoverata per minaccia dʹaborto. In quei giorni morì la nonna ma non mi dissero nulla. Perso il bimbo e ritornata a casa, cominciai a sognare la nonna che mi diceva di andarla a trovare. Da quan‐
do avevo 8 anni noi ci eravamo trasferiti da F. a V., e io non ricordo di essere mai andata al cimitero di F. La nonna mi diceva: ʺVieni, entra dal cancello grande, passa le tombe degli angio‐
letti (bimbi nati morti), fai solo due passi poi girati a sinistra. Ho gente sopra, ho gente sotto, ho gente a destra, ma nessuno a sinistraʺ. Andai al cimitero e trovai la tomba della nonna proprio come lʹaveva descritta. Il loculo vuoto sarebbe stato il loculo del nonno! Cambiammo casa e lì sono cominciati gli ʺscherziʺ (??). Cadeva di tutto. Andava via la luce ma solo nel mio appartamento. Accendevamo le candele e si spegnevano, e la porta non si apriva. Una mattina di sole mio marito era andato al lavoro e io aspettavo il ri‐
sveglio di mia figlia. Poi ho visto un movimento vicino alla porta e ho visto la nonna, con il suo vestito più bello. Ha fatto un giro attorno al letto, poi mi è venuta vicina e al‐
lungando le mani ha detto: ʺVieniʺ. No, nonna, ho paura e non voglio lasciare sola la mia bambina. ʺRitorneròʺ. Ed è ritornata, perché mi aveva portato i numeri del lotto e mi sgridava. ʺScrivili, scrivili. Alzati e scriviliʺ. Ma avevo paura della nonna e mi sono na‐
scosta sotto le coperte e i numeri li ho dimenticati. Ebbi unʹaltra figlia e cambiammo ancora casa. Ma anche nella casa nuova continuai a ve‐
dere ombre e persone che avevo conosciuto e che non cʹerano più. Passò il tempo. Io fui soggetta a tante malattie e anche a interventi. Una domenica mattina andammo a F. a trovare il nonno che era in un pensionato per an‐
ziani. Fu così felice di vederci e ci volle accompagnare in un famoso ristorante (un sogno, per noi!). La notte vidi la nonna, che mi disse: ʺSono venuta a prenderloʺ. Tre giorni dopo il nonno non cʹera più. Passano i mesi e a giugno viene in sogno il nonno, che mi dice: ʺMia cara, preparati perché tutto quello che tu hai passato è niente a confronto di quello che dovrai passareʺ. Mi sono svegliata terroriz‐
zata e ho pensato subito: Qui mi si tocca un figlio. Ho cercato di parlarne con i miei, ma come il solito mi dicevano che ero pazza. Alla fine di novembre mio figlio si ammalò. La diagnosi fu: un sarcoma incurabile. Prognosi: tre mesi di vita. Furono invece tre anni, tre anni di sofferen‐
za. Pochi attimi prima di morire disse: ʺVedo una grande luce che mi viene incontroʺ. Poco tempo dopo mio marito volle cambiare ancora residenza (ʺqui non possiamo proprio contare su nessuno, né amici né parentiʺ). Ci trasferimmo a Firenze, dove ci hanno dato una ʺcasa di servizioʺ, una casa antica dei conti S. Poi, verso Natale, mia suocera regalò a suo figlio del vischio, ma un ramo così grande e con un tronco così grosso come non avevo mai visto. Lo mettemmo sopra lʹarmadio; le stanze erano enormi e altissime. Un giorno stavo andando sul terrazzino per scrollare la polvere. Udii un rumore e mi voltai. Il ramo si stava alzando e con furia si scagliò contro la porta, a meno di cinque metri di distanza. Pagina 5
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Un pomeriggio dʹestate mi ero stesa sul divano, forse fra la veglia e il sono, quando mi sono ritrovata vicina al soffitto. Trasparente, fluttuante, guardando giù mi sono vista sul divano, addormentata, non mi sono meravigliata e lʹunico pensiero che ho avuto è stato ʺma come sono brutta da morta!ʺ. Un giorno ho avuto una strana telefonata. Una voce flebile ma che ben conoscevo ha det‐
to: ʺMamma, ritorno a casaʺ. Mi sono sentita male e mio marito ha dovuto soccorrermi. Abbastanza di frequente vedo persone di cui posso anche descrivere nei dettagli gli abiti. Chiedo chi sono o cosa vogliono. Mi guardano e se ne vanno. Scompaiono. Conobbi il dot‐
tor Inardi e il dottor Cassoli, con il quale avrei dovuto incontrarmi, ma ancora cambiai cit‐
tà. Per quattro anni sono vissuta allʹestero, e sono tornata al mio paese per fare la nonna! Durante una vacanza in Croazia, a San Martino dei Pescatori, visitai una cappella pic‐
colissima. Dentro era buio ed entrava un poʹ di luce da un rosone di vetro, quando co‐
minciai a non avere più la percezione del corpo. Fu una sensazione di grande pace, di fusione, di luce. Nella casa che avevamo comprato per stare vicini a figlia e nipoti mi trovai partico‐
larmente bene; un buon rapporto in armonia con lʹambiente, in compagnia di ʺbuoni la‐
riʺ. Mi trovavo a girovagare per casa ʺin trasparenzaʺ e mi dissi: ʺse sono puro spirito do‐
vrò uscire, i muri non devono essermi dʹostacoloʺ. Così mi ritrovai in giardino, in una notte serena, e girai un poʹ per le strade; poi ritornai senza problemi. Questa esperienza diede inizio ad altre simili, per un certo periodo. Era una liberazione, una gioia purissima. In quel periodo vivevano con noi anche nostra figlia e la sua famiglia. In un certo senso fu proprio la convivenza con mia figlia che pose fine a queste mie ʺusciteʺ, perché la mia coscienza, o chi per essa, mi suggerì che mia figlia avrebbe potuto trovarmi in quella condizione e credermi morta. Mi proibii di fare le mie uscite vagabonde e con grande fatica (ci tenevo tanto!) ci riuscii. E poi ancora cambiammo casa! Casa nuova, senzʹanima. Ma piano piano ricominciarono le mie ʺusciteʺ, prima entro le mura di casa, poi fuori, e una notte mi trovai in un posto az‐
zurro che pareva cielo‐spazio e in quellʹazzurro mi venne incontro il nonno e mi abbracciò stretta e giravamo in tondo come in un ballo. Ho risentito tutto lʹamore che gli ho voluto in vita e anche dopo. Lui è stato lʹamore della mia vita, da quando ho respirato la prima volta, lʹunico che mi abbia veramente amato. ʺNon starò più tanto tempo senza venire da teʺ. E io lʹa‐
spetto. La mia vita è sempre stata unʹattesa. Come ho già detto, per ragioni varie ho viaggiato parecchio e in questi viaggi mi è capita‐
to più di una volta di descrivere luoghi che non avevo mai visto prima In Olanda mi capitò unʹesperienza a dir poco traumatizzante! Sulla guida turistica del Paese è segnalata, nella piazza principale, unʹarea circolare dove, secondo una leggenda, furono bruciate delle streghe. La leggenda precisa anche che se una strega dei nostri giorni entrasse nel cerchio, le campane del paese si metterebbero a suonare! Beʹ, è successo che, per scherzare, mio marito mi diede una spinta. Io finii dentro al cer‐
chio e, con nostra grande costernazione, sentimmo le campane suonare a distesa! Ma forse erano le campane del mezzogiorno... Nota. Questo è il verbale della lunga conversazione che abbiamo avuto con Lorenza. Una constatazione dobbiamo fare: nessuno di noi del gruppo dʹascolto ha pensato, o creduto opportuno fare una domanda a Lorenza: perché, cosa significa, quella prima frase che ha segnato la sua vita: ʺLa figlia della colpaʺ? Brunilde Cassoli
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Notiziario di parapsicologia n. 31 - ottobre 2011
Le case degli spiriti
a cura di Brunilde Cassoli
Crediamo possa essere gradito a tutti i lettori
di questo Notiziario rileggere alcune frasi,
stralciate dall'ultimo servizio del giornalista di
Repubblica Paolo Rumiz, al termine di un'inchiesta in 27 puntate, sul tema delle case e dei
luoghi straordinari, che ha presentato un materiale eccezionale.
Le case degli spiriti, titolo di questa straordinaria inchiesta, sono abitazioni, località, dove
la gente del luogo "sa", sicuramente sa, che
sono luoghi in cui "ci si sente", e dove si vedono apparizioni fantasmatiche; ma sono anche luoghi solamente e vergognosamente abbandonati all'incuria dello Stato e all'indifferenza della gente. L'inchiesta di Paolo Ruiz è
terminata nel mese di agosto, ma noi vogliamo
ricordare che sul nostro Notiziario n. 30, pubblicato nel febbraio 2011, eravamo già stati
sensibilizzati da un anticipo di questa inchiesta inserita nell'ambito della Biennale del Paesaggio a Reggio Emilia e avevamo pubblicato
un breve articolo (pag. 6) con il titolo "Paesi
d'Italia abitati dai fantasmi". Ringraziamo
caldamente Paolo Rumiz che ci ha dato l'opportunità di ricordare queste tematiche.
Solo il vento bussa alla sua porta
«Si chiude qui un percorso fatto di mesi di
scorribande a caccia delle dimore del vento,
l'inventario parziale di un Paese all'incanto,
dove i morti fanno meno paura dei vivi.
«Ero di fronte a qualcosa di assolutamente
nuovo. In mesi di scorribande a caccia delle
dimore del vento – i luoghi abbandonati posseduti dagli spiriti – non avevo accumulato
nel mio sacco solo montagne di taccuini...
comprendendo che i miei fantasmi in fondo
sono buoni, figli delle pietre che abitano.
Quarantacinque ore di immagini. "Ce n'era anche per costruire un documentario vero. Forse
era osare troppo, ma valeva la pena tentare.
«Sì, la storia c'era. Posti maledetti, come villa
Clara a Bologna o Ca' Dario a Venezia. Case
diroccate e sinistre, da film con Vincent Price,
da thrilling di Dario Argento, ambientati in
una pianura malata, nebbiosa e inquietante.
Villa Boccaccini presso Comacchio, usata
come ambientazione dal regista Pupi Avati.
La riserva di caccia di Castellarano presso
Reggio Emilia, dove qualcuno vede ancora
una luce accendersi in una stanza vuota. Villa
Pastore a Vercelli, con i fantasmi dei soldati
austroungarici uccisi lì accanto dai contadini.
«E i fantasmi dell'Italia dell'incuria erano un'infinità.
«Ho avuto la sensazione di inventariare un
mondo destinato alla scomparsa, un Paese che
basta una grande pioggia a raschiar via. Ho
maledetto la mala-politica, ma anche l'indifferenza della gente rispetto alla memoria. Ho
trovato rovine sinistre, dove non avrei mai
dormito da solo, ma più spesso ho trovato pietre piene di storia dove i morti facevano meno
paura dei vivi. Magnifiche rovine mangiate
dal sole, dal vento o dal mare, che mi dicevano "Vieni" e invitavano la mia ombra a entrare. Ripetute volte ho lasciato che la mia ombra
si avvicinasse alle altre, abitatrici dei luoghi.
Ultime guardiane di un Paese all'incanto...»
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Il paranormale nell'arte di Susan Hiller
Como – Lo spazio culturale Antonio Ratti ha inaugurato, il 14 luglio scorso, una mostra completamente dedicata a due dei lavori più rappresentativi della carriera artistica di Su‐
san Hiller, PSI Girls, del 1999, e The Aura: Homage to Marcel Duchamp, di questʹanno stesso. Il contenitore scelto per ospitare la personale è lʹex‐chiesa di San Francesco, che si rivela lʹambientazione migliore per relazionare lʹopera e lo spettatore in una sinergia dallʹatmo‐
sfera metafisica. Pagina 7
Notiziario di parapsicologia n. 31 - ottobre 2011
La navata centrale, priva di qua‐
lunque ostacolo, è teatro della vi‐
deoproiezione di PSI Girls, cinque sequenze cinematografiche di i‐
dentica durata e i cui colori origi‐
nali sono stati modificati in mo‐
nocromie giallo, blu, rosso, viola o verde. La riproduzione di ogni filmato, posizionata in maniera seriale per la lunghezza della na‐
vata, propone alcuni fotogrammi tratti da pellicole che narrano vi‐
cende di giovani donne con poteri psicocinetici. Cinque adolescenti vengono mostrate nellʹatto di compiere una o più azioni paranormali, in un crescendo di sensazioni amplificate da unʹunica colonna sonora compo‐
sta da ritmi di percussioni. Da The Fury di Brian the Palma (1978) è stata selezionata la sce‐
na della trasmissione telepatica di energia dalla protagonista a un trenino elettrico, così da generare sufficiente forza motrice con il solo pensiero. Da Stalker (1979), regia di Andrei Tarkowsky, è tratta la sequenza in cui la figlia del protagonista legge una poesia di Fyodor Tjutcev seduta al tavolo, sul quale posa poi delicatamente la testa. Lo sguardo fisso verso i bicchieri davanti al suo volto, la giovane riesce a provocarne lo spostamento. Un dei tre cade a terra mentre la superficie del tavolo comincia a tremare. In Firestarter di Mark Lester (1984) è la giovanissima Drew Barrymore ad avere la capacità di manipolare il fuoco, tanto da incendiare il laboratorio presso il quale si stanno svolgendo esperimenti scientifici sui suoi poteri esoterici. La studentessa di The Carft punta una matita sul banco di scuola riu‐
scendo a mantenerla in bilico senza alcun contatto fisico, fin quando non comincia a com‐
piere un repentino movimento rotatorio. In Matilda di Danny De Vito, infine, è una bambi‐
na degli anni Novanta che interagisce mentalmente con gli oggetti a lei circostanti, con di‐
vertimento e ironia. Nellʹabside dellʹex chiesa è proiettata invece The Aura: Homage to Marcel Duchamp, omaggio per lʹappunto a uno dei lavori di Duchamp il Ritratto del Dott. Dumouchel, amico dellʹartista e studente in medicina, rappresentato di profilo e parzialmente avvolto in unʹaura di luci e colori. Tre i soggetti prescelti dalla Hiller, che sono attorniati da bagliori magnetici di cro‐
mie differenti, fonti di unʹenergia vitale che sarebbe esperibile solo dai chiaroveggenti. Notiziario n. 31, ottobre 2011 – Supplemento ai Quaderni di Parapsicologia, n. 1 - 2011
Direttore del Notiziario: Brunilde Cassoli, email: [email protected]
Direttore responsabile: Massimo Biondi
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Sito internet: http://cspbo.altervista.org
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Notiziario di parapsicologia n. 31 - ottobre 2011
Something unknown: se qualcosa di sconosciuto
sta facendo... non sappiamo cosa
Trovarsi a vivere una situazione già vissuta in sogno, essere colti da una forza improvvisa che ti spinge a cercare una persona cara e scoprire poco dopo che è accaduto qualcosa di importante a quella persona, "sentire" a distanza qualcuno o qualcosa, senza
l'ausilio di strumenti tecnologici, guarire, anche a distanza, senza l'uso di farmaci. Cosa
succede quando scopriamo che esiste "qualcosa di sconosciuto che sta facendo non
sappiamo cosa"? Da questo interrogativo è partita la ricerca di Renée Scheltema, documentarista e fotografa olandese che, dopo essersi trovata a vivere una serie di episodi
inspiegabili, ha deciso di intraprendere un viaggio per chiedere alla scienza cosa ha da
dire in merito ai fenomeni psichici e paranormali, e soprattutto per capire «come si può
distinguere tra trucco e verità, trovare la differenza tra paranormale e frode».
Attorno a questi fenomeni, spesso e volentieri permane un alone di mistero e scetticismo; eppure ci sono tante ricerche in corso. La maggior parte delle ricerche in questione,
spiega Renée Scheltema nel documentario appena uscito in Italia in Dvd, rientrano nel
settore della parapsicologia. Ma sono coinvolti anche fisici, psicologi, filosofi, biologi,
medici, ingegneri. Interrogando la scienza a partire dall'analisi del complesso e affascinante rapporto mente-corpo, mente-materia, Renée Scheltema scopre che la realtà che
crediamo di conoscere è solo una piccola parte dell'universo, che non sempre è possibile
distinguere la verità dal trucco, ma che un'esistenza basata "solo" sui cinque sensi è
senz'altro riduttiva.
Insieme alla versione italiana del documentario c'è un libro, curato da Elena Canavese,
che contiene un confronto con gli studiosi italiani e stranieri, come Rupert Shaldrake, biologo e filosofo britannico che ha condotto la più approfondita ricerca degli ultimi trenta
anni a livello individuale sulla telepatia; Hal Puthoff, fisico presso l'Istituto per gli Studi
Avanzati di Austin, in Texas, che è stato direttore del programma di remote viewing denominato "Stargate", presso lo Stanford Research Istitute, voluto dalla Cia negli anni Settanta e Ottanta; Jack Houck, ingegnere aeronautico, creatore degli incontri di "spoonbending"; Nancy Myer, scrittrice e consulente psichica. E poi gli italiani Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta; Marino Niola, antropologo; Igor Sibaldi, scrittore, studioso di teologia e di storia delle religioni; Massimo Polidoro, segretario nazionale e co-fondatore
del Cicap. Tutto ciò, «inseguendo non risposte ma domande, che volutamente restano
aperte». (bc)
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Fantasmi a Napoli
Prima l'allarme di alcuni operai: "In questo cantiere succedono cose strane". Poi, cose strane per
davvero: oggetti spostati, secchi che dovevano essere pieni e che sono stati trovati vuoti. Poi, una
foto un po' inquietante che proverebbe che nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli ci siano
dei fantasmi. Fatto sta che a breve dovrebbero arrivare dei veri e propri ghostbusters e far luce, così,
su una storia che ha parecchi lati oscuri.
Secondo quanto racconta il quotidiano Il Mattino, la vicenda dura da qualche mese. A raccontarla
è l'architetto Oreste Albarano, nominato dal Ministero dei beni culturali responsabile dei lavori al
museo. Lui, ai fantasmi, dice di non credere. Dopo le sollecitazioni di alcuni operai si è recato personalmente al museo. Ha fatto alcune foto con il cellulare, dalle quali è provenuta la "sorpresa": sullo sfondo la sagoma di una bimba che, secondo quanto è stato accertato, non è la figlia di nessuno
degli operai. Da qui il coinvolgimento di alcuni esperti, docenti universitari, che a settembre sono
arrivati a Napoli a caccia di fantasmi.
«Altro che fantasmi, qui aspettiamo solo turisti in carne e ossa», è il commento di Valeria Sampaolo, direttrice del museo (che custodisce tra l'altro i tesori di Pompei ed Ercolano, e la collezione
Farnese). «Faremo un comunicato ufficiale di smentita, anche se ci farebbe piacere se del museo si
parlasse per la sua attività. Nonostante la crisi del turismo che sta vivendo Napoli, abbiamo avuto
una buon affluenza in agosto, il 14, 15 e 17 circa mille presenze al giorno. Manteniamo i dati dello
scorso anno, quando siamo stati visitati da 300mila persone. Che siano in arrivo degli "acchiappafantasmi"... ci mancherebbe!».
Giornalisti e telecamere hanno affollato il museo, forse alla ricerca di un effetto Belfagor, il fantasma del Louvre, o di una versione al femminile del tradizionale "monaciello", il dispettoso fantasmino delle antiche case napoletane. «Chissà cosa sperano di riprendere...» conclude la direttrice.
˜˜˜˜
Il riferimento a Belfagor, il fantasma del Louvre è certamente appropriato. Tra giugno e luglio del
1966 venne proiettato infatti in Italia, in diverse puntate televisive, un appassionante sceneggiato
"giallo", di produzione francese, che aveva fra i suoi interpreti Juliette Gréco e che raccontava di un
misterioso fantasma, vestito di nero, che si aggirava nelle sale del Louvre nei pressi della statua di
Belfagor. Presso alcune popolazioni mediorientali Belfagor era una divinità importante, identificabile con il Sole; nel popolo ebraico sarebbe diventata una figura demoniaca, per approdare infine
nel cristianesimo come un diavolo, ancora di nome Belfagor.
˜˜˜˜
E ancora una precisazione per chi aveva raccontato – e documentato – che un fantasma si aggirava
tra le mura del Museo Archeologico di Napoli. Grazie a un cacciatore di bufale sul web, il blog il
disinformatico, si scopre che quelle foto non sono altro che il prodotto di un'applicazione dell'iphone. Le immagini che immortalano lo spettro, insomma, non sono che un falso, studiato appositamente per suggestionare i visitatori. Per realizzarlo non ci è voluto molto: un Pc o un più semplice
cellulare, con installato il programma "ghost capture", e il fantasma è bell'e fatto. Lo spetto è il risultato di un'immagine "degradata" con compressione jpeg.
Sulla faccenda è intervenuto anche il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan. «Confesso che
nell'apprendere le notizie extramuseali provenienti da Napoli mi sono detto che c'era ben poco di
cui sorridere» ha sottolineato. «E questo per almeno tre buoni motivi: la gloriosa storia dell'archeologia partenopea; la serietà dell'amministrazione pubblica nel settore culturale; il rispetto che va
portato sempre e comunque a ciò che Napoli è ed è stata. Oltre non è lecito andare, anche perché ci
troviamo di fronte a notizie, immagini, commenti del tutto estranei nella loro irritualità a chi ha realmente il compito di dirigere quel Museo e quella Soprintendenza».
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Gli spettri infestano i castelli di un tempo. Soprattutto nel torinese
Leggende e racconti su fantasmi e luoghi infestati in Italia si sono alternati nei
secoli, creando atmosfere da brivido in piccoli borghi come in grandi città. Da
sempre. Ma c'è un posto che, in fatto di spettri, non ha paragoni. Ci troviamo a
Moncalieri, nella provincia di Torino. Questo borgo risale al 1228 ed è stato
fondato da un gruppo di abitanti di Testona, attuale frazione moncalierese, per
sfuggire all'assalto dei chieresi. Il facile accesso al Po, nonché il controllo su di
esso, contribuì notevolmente alla crescita del paese facendone, in breve tempo, uno dei maggiori punti strategici e difensivi della regione.
Ricca di storia e di monumenti, Moncalieri presenta un luogo turistico che non
teme confronti in tutta Italia. O per lo meno per chi è affascinato dalle presenze
di spiriti. Sul territorio sono presenti molti castelli, come Castelvecchio a Testona, del XV secolo e quello di Revigliasco, del XVIII secolo. Ma soprattutto c'è
il Castello de La Rotta, ritenuto il posto più infestato d'Italia.
Costruito nel IV secolo, fu possedimento prima dei Longobardi e poi dei Cavalieri di Malta fino al 1500, quando divenne proprietà della famiglia dei Savoia. Fu
infine trasformato in deposito di polvere da sparo nel 1706, durante l'assalto
francese alla città di Torino. La rocca aveva il compito di difendere il ponte sul
fiume Banna, l'unico passaggio della strada romana proveniente da Pollenzo.
Fu teatro di molte battaglie, una delle quali gli avrebbe persino attribuito il nome di "Rotta", sconfitta. Ma il nome potrebbe riferirsi anche a rotha, ovvero
roggia, "luogo aperto".
Oltre al tetro aspetto esterno, quello tipico dei castelli dei film di paura, le sue
mura nascondono una grande quantità di foto di presunti spettri che si sono
susseguiti nella difesa del castello negli ultimi secoli. E su di esso si alternano
storie diverse, tutte accomunate dalla caduta dalla torre di una fanciulla triste e
dalle vicende di un cavaliere templare valoroso. Ma ci sono anche il sacerdote
murato vivo nel 1400, il ragazzino travolto da cavalli imbizzarriti, l'incriminato
decapitato, il bambino che piange alla ricerca della sua nutrice, la donna suicida dal profumo di fiori. E si danno tutti appuntamento nella notte tra il 12 e il 13
giugno: in questo periodo il turismo degli amanti dell'esoterismo si intensifica.
Alla ricerca di presenze, rumori e olezzi che possano dar credito alla leggenda
del castello più infestato d'Italia.
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Storie e leggende d'Inghilterra
Borley Rectory, questo il suo nome, era un edificio di epoca vittoriana di trentacinque stanze
costruito nel 1863 a Borley, nella contea dell'Essex, a 60 miglia da Londra. Il reverendo protestante Henry Dawson Ellis Bull lo adibì a canonica nel 1863 e lui e i suoi discendenti vi
abitarono fino al 1927, sino a quando non lasciarono gli appartamenti al nuovo parroco della
Chiesa d'Inghilterra, Guy Smith, che vi andò accompagnato dalla moglie. Fu questi, in seguito alle voci di infestazioni spiritiche, a interpellare il Daily Mirror, che chiese il supporto
dell'esperto in parapsicologia Harry Price. Dal 1930 la casa passò al reverendo Lionel Foyster, che notò inquietanti fenomeni: oggetti che volavano o sparivano, getti d'acqua nel
sonno, campanelli che tintinnavano da soli, strani sagome che ricordavano enormi pipistrelli,
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messaggi sui muri imploranti aiuto e preghiere. Dopo cinque anni e un esorcismo che non ebbe
effetto, Foyster e moglie abbandonarono la casa. A prendere il loro posto fu Harry Price, che vi
fece abitare, a rotazione, 48 investigatori privati.
Una leggenda locale racconta che anticamente il sito della canonica ospitava un monastero dove si consumò una passionale storia di amore tra una monaca
e un giovane cocchiere. Con la complicità di un frate,
i due decisero di fuggire, ma qualcuno dette l'allarme
e i due amanti furono bloccati. Dopo un
rapido processo, il frate e il cocchiere vennero giustiziati, mentre la giovane monaca
venne murata viva in una cella sotterranea.
Harry Price, interrogando gli abitanti dei
centri vicini, raccolse diverse testimonianze di apparizioni: al calar del buio una
monaca in abiti neri percorreva a testa china il viottolo che unisce il rettorato al bosco, tanto
che questo fu ribattezzato il "sentiero della monaca". Dopo essere ricorso a sedute medianiche, lo studioso venne in contatto con lo spirito di una suora francese cattolica, Maria Lairre, vissuta nel XVII secolo. Nel 1938 si scoprì che il palazzo non era stato costruito sopra un
antico monastero, bensì sul terreno che aveva
accolto le vittime di un'epidemia di peste del
XVII secolo. Nel 1939 un incendio distrusse l'edificio, ma la squadra investigativa non si arrestò
e nel 1943 alcuni scavi portarono alla luce le ossa di una giovane donna. Che fosse stata davvero
la monaca della leggenda?
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Notiziario di parapsicologia n. 31 ottobre 2011
Libri liberi. 2
Effettuare un viaggio nei meandri di internet rischia di rivelarsi un'impresa frustrante. Perché a causa dell'estrema
volubilità di quell'ambiente, nel tempo necessario ad avvicinarsi ed esplorare qualcosa di nuovo, parte di ciò che era
stato conosciuto in precedenza è già cambiato e si è talvolta talmente trasformato da diventare quasi estraneo, al punto che diventa necessario tornare a esaminarlo di nuovo. Insomma, è una rincorsa sicuramente persa in partenza e
ogni aggiornamento non vale più che per brevi periodi. È per questo che nelle pubblicazioni specialistiche, quando si
deve citare qualche materiale prelevato in internet, è buona regola specificare il giorno in cui è stata compiuta l'ultima visita in quel dato sito: è assai probabile che entro pochi mesi quelle stesse informazioni, se saranno ancora presenti, avranno cambiato aspetto.
Senza arrendersi a questo stato di cose, ma tenendolo ben presente nel prendere in considerazione le segnalazioni
seguenti, continueremo ora un giro nella Rete alla ricerca di testi fruibili, in vario formato, che hanno qualche attinenza con i temi discussi in queste pagine. Saranno, anche questa volta, testi per lo più legati a un'altra epoca storica
(per questioni di diritti di riproduzione), ma a differenza di quanto segnalato nel numero scorso inizieremo a vedere
anche come reperire materiali in altre lingue.
Iniziamo restando nell'ambito italiano, con una visita al sito del GRIMA, un'associazione di appassionati di parapsicologia e argomenti affini, costituita a Roma da Roberto De Angelis, socio del CSP e tra i pochissimi italiani, o
forse l'unico, ad aver seguito un corso di parapsicologia organizzato online dalla cattedra universitaria di Edimburgo.
Portato essenzialmente per indagini sul territorio, il GRIMA ha finora effettuato anche sperimentazioni "di laboratorio" e organizzato alcuni incontri e dibattiti pubblici (per esempio su un celebre caso di poltergeist inglese), e ha
messo in piedi anche il sito che segnalo ora, www.gruppogrima.it, all'interno del quale c'è una sezione di "classici
della ricerca psichica"; che contiene i testi integrali di alcuni capisaldi della letteratura parapsicologica e spiritica, usciti dalla penna di autori famosi, quali Alexander Aksakov, Enrico Morselli, William Crookes, William Barrett,
Emile Boirac, Camille Flammarion, Andrew Lang, William James, Frank Podmore, Walter Franklin Prince, Joseph
Banks Rhine. In italiano sono soltanto le opere dei primi due (rispettivamente, Animismo e spiritismo, e Psicologia e
Spiritismo), per la cui lettura (o eventuale copia) occorre dotarsi di una certa pazienza, dato che i file sono estremamente "pesanti" e richiedono un po' di tempo per venire aperti. Dopo, comunque, si avrà a disposizione un materiale
di indubbio valore, che permetterà di farsi un'idea più che dettagliata di come si svolgeva, ai tempi eroici dell'infanzia della ricerca psichica, l'indagine sul "supernormale" e la medianità.
I testi degli autori stranieri presenti in questo sito, che si contraddistingue per il nitore e la chiarezza con cui è organizzato, non sono di minore rilevanza dei precedenti, anzi!; ma per apprezzarli appieno è necessaria non solo la
conoscenza della lingua in cui sono stati redatti (francese o inglese) ma anche una certa conoscenza del contesto storico nel quale sono stati sviluppati. Occorre precisare poi che la versione del celebre Phantasms of the Living qui reperibile non è quella originale, bensì un'autorevole sintesi redatta trent'anni dopo la prima uscita dell'opera (è ugualmente indicativa della portata documentaria di quello studio, ma è stata privata di alcune argomentazioni fondamentali); e che l'autore denotato come W. Whately Smith (The foundations of spiritualism) è divenuto più noto al pubblico, e anche in Italia, con lo pseudonimo assunto poco tempo dopo aver scritto questo testo: Whately Carington.
Segnalo infine che ancora sul sito GRIMA è possibile trovare alcune pubblicazioni periodiche, come diverse tra le
prime annate del Journal e dei Proceedings della Society for Psychical Research, e – provenendo da tempi alquanto
più moderni – la mia Missing Links, dedicata essenzialmente alla storia della ricerca psichica.
Spostandosi ora in tutt'altro ambiente, e per la precisione all'interno del gigantesco sito della Biblioteca Nazionale
francese (www.gallica.fr), si arriva alla postazione forse più ampia del mondo in cui trovare pubblicazioni pertinenti
l'interesse per la ricerca psichica. Per le sue dimensioni (oltre 1 milione e mezzo di documenti resi disponibili) e per
come è organizzato, a meno che si abbiano opere specifiche da reperire, conviene servirsi di termini generici in funzione di parole-chiave per farsi "offrire" lunghe liste di pubblicazioni consultabili. Questi termini devono essere ovviamente in francese e possono essere ad esempio spiritisme, occultisme, médiumnité, télepathie, métapsychique,
magnetisme, mesmerisme, hypnotisme, hantise, maisons hantées, etc. Comunque una buona strada è anche quella di
cercare le opere attraverso il nome dei loro autori: per esempio Charles Richet, Emile Boirac, Leon Marillier, Camille Flammarion, Eugène Osty e via dicendo. Per chi voglia conoscere meglio le attività di Eusapia Palladino (sulla quale
sembra essersi risvegliato negli ultimi tempi un notevole interesse) segnalo la presenza del rapporto redatto da un gruppo di sperimentatori francesi al termine di un ciclo di sperimentazioni con quella medium: è il primo documento che
compare nella lista di disponibilità digitando il nome di Jules Courtier, lo psicologo principale autore dell'opera.
Non manca poi, nell'ambiente della Biblioteca francese, un buon numero di riviste (d'epoca) dedicate alle «meraviglie dello psichismo». Oltre alla collezione quasi completa dell'Echo du merveilleux, ci sono numeri sparsi delle
famose Annales des sciences psychiques, diverse riviste spiritiche (le si trova cercando revue spirite), l'intera Revue
Philosophique (è stato il primo periodico dedicato alla psicologia in senso moderno, ma ha pubblicato con frequenza
importanti articoli e studi di metapsichica, sia favorevoli che critici), e vari bollettini di società di ricerca psichica
non parigine (le si trova digitando "sciences psychiques").
Ma ora lo spazio è finito e mi vedo costretto a rinviare la continuazione di queste segnalazioni al prossimo numero.
Massimo Biondi
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