Giornata della memoria.2013 - Biblioteche del Comune di Parma

Transcript

Giornata della memoria.2013 - Biblioteche del Comune di Parma
Giornata della memoria:
alcune proposte per non dimenticare
Auslander Shalom. Prove per un incendio / traduzione di Elettra Caporello. - Guanda, 2012.
Inv. 134051
FG XIII B 34
Solomon Kugel, un quasi quarantenne pieno di paure e ossessioni, decide di fuggire dalla città
per trasferirsi con la moglie e il figlioletto a Stockton, nell'anonima provincia americana. Spera
così di ricominciare da zero: di lasciarsi alle spalle i pericoli, le malattie, ma soprattutto il peso di
un passato che non gli appartiene. La storia della sua gente. L'Olocausto. La guerra. Con loro c'è
anche l'anziana madre di Kugel, ferocemente attaccata alla vita, ostinata nel negare la realtà e
nel comportarsi come una superstite delle persecuzioni naziste, anche se è nata e cresciuta in
America ed è stata solo una volta in un campo di concentramento - ma da turista. Come se non
bastasse, un misterioso piromane minaccia l'incolumità degli abitanti della zona, appiccando il
fuoco alle fattorie vicine. Niente di più angosciante, per un uomo che non riesce a scacciare il
pensiero della morte e che tiene un taccuino per segnare le "ultime parole" da pronunciare
nell'istante fatale. Per di più, una notte Kugel sente degli strani rumori provenire dalla soffitta.
C'è qualcuno. Una donna molto anziana, malata. Dice che sta scrivendo un libro, che se ne andrà
quando lo avrà finito. Ironia della sorte, non si tratta di un inquilino qualunque: la donna dice di
essere Anne Frank, sopravvissuta ai nazisti e nascosta lì da quarant'anniā€¦
Avey Denis. Auschwitz, ero il numero 220543 : una storia vera / con Rob Broomby. - Newton Compton, 2011.
Inv. 133854
nar 940.531 809 AVE
Nel 1944 Denis Avey, un soldato britannico che stava combattendo nel Nord Africa, viene
catturato dai tedeschi e spedito in un campo di lavoro per prigionieri. Durante il giorno si trova a
lavorare insieme ai detenuti del campo vicino chiamato Auschwitz. Inorridito dai racconti che
ascolta, Denis è determinato a scoprire qualcosa in più. Così trova il modo di fare uno scambio di
persone: consegna la sua uniforme inglese a un prigioniero di Auschwitz e si fa passare per lui.
Uno scambio che significa nuova vita per il prigioniero mentre per Denis segna l'ingresso
nell'orrore, ma gli concede anche la possibilità di raccogliere testimonianze su ciò che accade nel
lager. Quando milioni di persone avrebbero dato qualsiasi cosa per uscirne, lui, coraggiosamente,
vi fece ingresso, per testimoniare un giorno la verità. La storia è stata resa pubblica per la prima
volta da un giornalista della BBC, Rob Broomby, nel novembre 2009. Grazie a lui Denis ha potuto
incontrare la sorella del giovane ebreo che salvò dal campo. Nel marzo del 2010, con una
cerimonia presso la residenza del Primo ministro del Regno Unito, è stato insignito della medaglia
come "eroe dell'Olocausto".
Baram Nir. Brave persone / traduzione di Elisa Carandina. - Ponte alle Grazie, 2011.
Inv. 133706
nar 892.436 BAR
Mentre l'Europa assiste all'ascesa del nazismo e dello stalinismo, a Berlino la vita
dell'ambizioso ricercatore di mercato Thomas Heiselberg è messa in discussione dalle
ingerenze della nuova politica e anche la sua sfera di affetti è tragicamente turbata.
Parallelamente a Leningrado la giovane Aleksandra Andreevna Weisberg, appartenente a una
famiglia ebraica dell'intellighenzia russa, vede minacciata dal regime comunista la sua
esistenza e quella dei suoi cari. Per tutta risposta i due protagonisti compiranno una scelta
apparentemente plausibile, salvo poi rendersi conto delle sue drammatiche conseguenze solo
quando ormai è troppo tardi. Thomas e Aleksandra: sono loro le "brave persone" che danno il
titolo a questo romanzo di Nir Baram che, molto più di un affresco storico, è una riflessione
sull'uomo comune di fronte alla devastazione dei regimi. Da "brave persone", infatti, i due
hanno aspirazioni e desideri innocenti e legittimi ma, come emergerà bene nel dipanarsi della
vicenda, non sanno, o forse non vogliono, leggere i segni tangibili della tragedia storica che si
sta consumando intorno a loro.
Bruck Edith. La donna dal cappotto verde. - Garzanti, 2012.
Inv. 134050
nar 853.914 BRU
È una mattina qualsiasi di un giorno qualsiasi. Lea Linder sta comprando il pane. Nel negozio la
osserva una donna anziana. È avvolta in un cappotto verde. Le si avvicina e quasi urla: "Sei
Lea, la piccola Lea di Auschwitz!". E fugge, scompare. Come ha fatto quella donna a
riconoscerla dopo tanti anni? Chi è? Chi era? Lea non riesce più a darsi pace. La cerca. Vuole
scovare quel fantasma. Si sforza di ricordare. Se conosceva il suo nome, può essere stata
un'aguzzina nel luogo dell'ignominia? Riesce a individuarla. Incontrarla. E ancora a temerla
come la bambina di allora, dibattendosi tra il perdono e la rivalsa. Edith Bruck, straordinaria
testimone della più grande tragedia del nostro tempo, affronta con fine sensibilità due temi
chiave che segnano l'esistenza di tutti noi: la memoria e la pietà. "La donna dal cappotto verde"
li indaga facendone il motore di una storia, la storia - possibile e impossibile - di due donne che
si cercano, oltre il dolore e la colpa.
Grosman Maurice Una strana fortuna / con François Taillandier. - Giuntina, 2012.
Inv. 134034
nar 843.92 GRO
"Perché dei cinque figli che eravamo in famiglia solo io sono sopravvissuto? C'è stato bisogno
del calcio di un bambino a scuola. C'è stato bisogno di quel medico che mi ha evitato di essere
prelevato in ospedale insieme agli altri pazienti ebrei. C'è stato bisogno di quello stesso medico
che ha cambiato idea a proposito del "trattamento miracoloso" dell'americano! Ogni
sopravvissuto deve la sua vita a una successione di eventi fortuiti. Dei deportati, salvati dai
russi o dagli americani, e ai quali è stato dato da mangiare troppo in fretta o in troppa
quantità, sono morti per questo. Erano scampati a tutto, alle privazioni, al freddo, alla camera
a gas, alle epidemie, e sono morti per avere finalmente mangiato... Chi per una volta, per una
sola volta, non ha avuto fortuna non è più qui per raccontarlo. Questa "fortuna in più" io l'ho
avuta. Non saprò mai perché. A volte mi riempie di un senso di colpa senza via di uscita e mi
impone una domanda che non avrà mai risposta".
Harmel Kristin. Finché le stelle saranno in cielo. - Garzanti, 2012.
Inv. 135268
nar 813.6 HAR
Da sempre Rose alza lo sguardo a cercare la prima stella del crepuscolo. È quella stella, anche
ora che la sua memoria sta svanendo, a permetterle di ricordare chi è e da dove viene. La riporta
ai suoi diciassette anni, in una pasticceria sulla rive della Senna. Il suo è un passato che nessuno
conosce, nemmeno l'amatissima nipote Hope. Ma adesso per Rose, prima che sia troppo tardi, è
venuto il tempo di dar voce a un ultimo desiderio: ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi. E, dopo
settanta lunghi anni, di mantenere una promessa. Rose affida questo compito alla giovane Hope,
che ha in mano solo un elenco di nomi e una ricetta: quella dei dolci dal sapore unico che da anni
prepara nella pasticceria che ha ereditato da Rose a Cape Cod. Ma prima di affidarle la sua
memoria e la sua promessa, Rose confessa a Hope le proprie origini: non è cattolica, come
credeva la nipote, ma ebrea. Ed è sopravvissuta all'Olocausto. Hope è sconvolta: conosceva
l'Olocausto solo attraverso i libri, e mai avrebbe pensato che sua nonna fosse una delle vittime
scampate all'eccidio. Per questo, per dare un senso anche al proprio passato, Hope parte per
Parigi. Perché è nei vicoli tra Place des Vosges, la sinagoga e la moschea che è nata la promessa
di Rose, una promessa che avrà vita finché le stelle saranno in cielo.
Humbert Fabrice. Il mondo prima del buio. - Piemme, 2011.
Inv. 130291
nar 843.92 HUM
Spesso i segreti di famiglia sono il prezzo della rispettabilità. E più la famiglia è rispettabile, più
inconfessabili sono i segreti. Come scopre sulla sua pelle un giovane professore francese il giorno
in cui, in gita scolastica a Buchenwald, vede in una foto un prigioniero che assomiglia come una
goccia d'acqua a suo padre. Eppure nessuno nella famiglia Fabre, borghese fino al midollo, con il
nonno sottoprefetto ai tempi dell'occupazione nazista, ha mai conosciuto i campi di sterminio.
Spinto dalla curiosità e dalle risposte evasive del padre, l'uomo inizia a indagare. Quella che
emerge poco alla volta è la storia di due famiglie nella Francia degli anni Trenta: i ricchi Fabre e i
Wagner, ebrei di umili origini. La storia di David Wagner, affascinante e ambizioso, e della
bellissima Virginie, moglie di Marcel Fabre. La storia di un amore proibito, di un fuoco che una
volta acceso non può far altro che bruciare. Incurante di ben altri fuochi, che dalla Germania si
estendono ovunque. Si sa che gli amanti bastano a se stessi. Mentre procede nella ricerca, il
giovane professore avverte che dietro la compostezza senza cedimenti della sua famiglia si
celano sentimenti torbidi e cupi, come un fiume carsico che sente scorrere anche dentro di sé.
Perché non ci si sbarazza facilmente del passato familiare, anche quando non lo si conosce.
Seguendo le tracce di David Wagner, rivivendo con lui i giorni infernali del campo di
Paolini Marco. Ausmerzen : [vite indegne di essere vissute] / con uno scritto di Mario Paolini. - Einaudi, 2012.
Inv. 133854
nar 940.531 8 PAO
Dopo lo spettacolo "Ausmerzen", anche per rispondere alle domande che lo spettacolo stesso
aveva creato, Marco Paolini si è immerso per un anno nella scrittura, rielaborando e tessendo in
narrazione una mole enorme di dati, alcuni dei quali - tra i più sconvolgenti - quasi sconosciuti.
L'interrogazione su eugenetica, scienza ed etica, e sulle politiche del potere si fonde nel
racconto. Un narratore appassionato, pieno di sdegno e pudore, e non privo di humour, ci
consegna così un libro di feroce potenza, destinato a diventare necessario. Per tutti. Con uno
scritto di Mario Paolini.
Roze Pascale. Un caso di ordinario coraggio / traduzione di Marcella Uberti-Bona. - Guanda, 2011.
Inv. 133570
FG XII D 23
Nato a Varsavia nel 1904, ultimogenito di una famiglia ebraica, Yitzhok Gersztenfeld è un
ragazzo tranquillo. Gli tocca la vita da migrante di tanti poveri: si innamora di Maryem, che
vuole lasciare la Polonia; raggiunge a Berlino il fratello che ha fatto fortuna; trova lavoro nelle
miniere di Bruay, si trasferisce a Parigi, forma una famiglia, insieme alla moglie apre un
laboratorio di maglieria... Ma la storia bussa alla sua porta: è pur sempre un ebreo e che per
quelli come lui non sono tempi buoni. La Seconda guerra mondiale sconvolge l'Europa, la
Francia firma l'armistizio e, dopo averlo accolto, tradisce Yitzhok: nel 1941 viene internato nel
campo di smistamento di Pithiviers, solo una tappa prima di Auschwitz. Senonché, la sorte gli
offre un'opportunità: gli viene concesso di far visita alla moglie malata, ma se non rientrerà a
Pithiviers, nessuno dei suoi compagni di reclusione otterrà più un permesso. Yitzhok non ha
ancora visto il fumo nero uscire dai camini dei campi di sterminio, non sa che piega prenderà il
conflitto. Di fronte alla possibilità di una fuga quale sarà la decisione di un animo retto e
sincero? Un uomo qualunque di fronte a un dilemma più grande di lui, che cerca di operare la
scelta più onesta, seppur dilaniato dai dubbi e senza conoscere fino in fondo le conseguenze.
Rykner Arnaud. Il vagone / traduzione di Marco Bellini. - Mondadori, 2012.
Inv. 133913
nar 843.914 RYK
Il 2 luglio 1944 parte l'ultimo treno di deportati da Compiègne, direzione Dachau. Su quel
treno, composto da ventidue vagoni più quelli di scorta e un vagone di coda, sono ammassate
duemilacentosessantasei persone. Per coprire un tragitto che in tempi normali richiederebbe
una giornata, quel convoglio impiega settantasette ore, attraversando regioni in cui si
registrano le temperature più alte della stagione. All'arrivo i morti sono più di cinquecento.
Questo romanzo è la storia di quel viaggio vissuta dall'interno di uno dei vagoni, un racconto
che è puro orrore, un incubo divenuto realtà: cento persone ammassate come bestiame nello
spazio di un carro merci, una calura insopportabile, senza aria, e poi la fame, la sete, la morte
che si può toccare. La morte e il suo odore... Un viaggio di tre giorni in cui, all'interno di ogni
vagone, individui ai quali "hanno tolto anche la vergogna" sperimentano l'inferno, dentro e
fuori di loro. Tre giorni che il narratore descrive ora per ora. Tre giorni di lotta contro se stessi
e contro gli altri: la paura, il panico, lo schifo, e poi la rabbia e l'odio per il vicino. Ma anche la
speranza, a volte, quando il treno all'improvviso si ferma. E la solidarietà, totale e intensa
come mai nella vita. La disumanizzazione degli ebrei compiuta dai nazisti cominciava qui, su
questi treni, dove l'umanità ha toccato il fondo dell'abiezione.
Smilevski Goce. La sorella di Freud / traduzione di Davide Fanciullo. - Guanda, 2011.
Inv. 133683
FG XIII B 8
Nella Vienna occupata dai nazisti, a Sigmund Freud è concesso il privilegio di fuggire all'estero,
portando con sé i propri cari. Nella lista composta dal fondatore della psicoanalisi entrano la
moglie, i figli, la cognata, le due assistenti, il medico personale con la famiglia e perfino il cane,
ma non le quattro anziane sorelle, Marie, Rosa, Pauline e Adolfine. È la voce di quest'ultima,
deportata nel campo di concentramento di Terezin, a rievocare con rimpianto il rapporto
privilegiato col fratello, da un'infanzia vissuta in simbiosi, in cui Sigmund era il mentore che la
guidava alla scoperta del mondo, fino all'inevitabile, amaro, allontanamento nell'età adulta e
all'ombra tragica del distacco finale. Ne esce un ritratto della Vienna cosmopolita a cavallo tra
Ottocento e Novecento, descritta dal punto di vista di una donna che non avendo marito né figli
non può ambire ad altro ruolo che quello di figlia e sorella. Figlia di una madre che non perde
occasione di farle sentire tutto il peso della sua inutilità; sorella di un genio totalmente assorto
nella costruzione del proprio mito di nuovo profeta, destinato a liberare l'umanità dalle false
credenze di cui si è nutrita per secoli. Una donna in fuga da una vita già scritta e mai pienamente
vissuta, tra gelidi rapporti famigliari, un amore tragico e il sogno irrealizzato della maternità,
rassegnata a trovare pace solo nel rassicurante oblio di una follia autoimposta.
Watkins Olga. Ovunque sarai / con James Gillespie ; traduzione di Linda Rosaschino. - Piemme, 2012.
Inv. 135638
nar 940.531 809 WAT
L'incredibile odissea di una giovane ragazza di vent'anni nell'inferno della Shoah e nel cuore del
Terzo Reich per ritrovare Julius, l'uomo che ama. Un viaggio lungo 3.300 chilometri, da
Zagabria a Budapest, da Dachau a Norimberga, sfidando la polizia segreta, gli eserciti, la
delazione, le frontiere, i bombardamenti. La determinazione di Olga nell'inseguire il suo uomo
per un amore che ha ben pochi ricordi concreti - un bacio sulle labbra, qualche serata
all'Opera, poco di più - non si arresta di fronte a nulla. A nessun impedimento. A nessuna beffa
del destino. Nemmeno ai cancelli di Buchenwald, il campo dell'orrore.
Wiesel Elie. Le due facce dell'innocente. - Garzanti, 2012.
Inv. 135272
nar 843.914 WIE
Yedidyah è un giovane giornalista che lavora a New York nella redazione di un quotidiano. La sua
specialità è la critica teatrale, è sposato con un'attrice ed è molto ben introdotto nel mondo del
teatro newyorkese. Nessuno è più bravo di Yedidyah nel raccontare i successi effimeri, le glorie
dimenticate, il fascino racchiuso nella nascita di una nuova stella e la malinconia che colora il suo
crepuscolo. Ecco perché rimane estremamente sorpreso quando il suo capo gli affida un compito
molto diverso dal solito: occuparsi della cronaca del processo di Werner Sonderberg, un giovane
tedesco residente negli Stati Uniti. È stato accusato dell'omicidio di Hans Dunkelman, un suo
lontano zio, trovato morto in fondo a un crepaccio nei monti Adirondack. Di fronte al giudice
Sonderberg si è dichiarato colpevole e insieme non colpevole, scatenando l'attenzione morbosa di
tutti i media. Perché Hans Dunkelman, che pareva solo un distinto anziano gentiluomo europeo,
nascondeva molti segreti, riguardanti la sua vera identità e il suo coinvolgimento nella tragedia
dell'Olocausto. Segreti che lui e il nipote hanno dovuto affrontare sull'orlo di quel crepaccio.
Segreti che lo stesso Yedidyah ha paura di affrontare nel suo articolo, perché lo riportano indietro
nel tempo, alla storia della sua famiglia, a una cicatrice che il tempo non ha ancora sanato.
Zwarte-Walvisch, Klaartje : de. Tutto è in frantumi : [1943. diario di un'ebrea olandese]. - .Guanda, 2012.
Inv. 135368
FG XIII C 23
Il 22 marzo 1943, in una bella giornata di sole, due "cacciatori di ebrei" prelevano Klaartje e
Joseph de Zwarte dalla loro casa di Amsterdam. Finisce così il loro ultimo pomeriggio di libertà.
Dopo l'arresto, marito e moglie vengono internati nel campo di concentramento di Vught. Nel
giro di alcuni mesi Klaartje sarà trasferita a Westerbork e, da lì, a Sobibor, dove morirà nelle
camere a gas il 16 luglio, a trentadue anni. Joseph, separato dalla moglie a Vught e impiegato
nei lavori forzati, sarà deportato in seguito, ma le sue tracce si perdono comunque in un luogo
imprecisato della Polonia. A dispetto dei suoi carcerieri e correndo un rischio enorme, la sartina
Klaartje trova il coraggio dell'unica resistenza possibile: tiene un diario preciso e dettagliato
della vita nel campo di Vught. Forse presagendo a quale destino andrà incontro, al momento di
salire sul treno per Sobibor lo consegna al cognato. È una testimonianza commovente e un
impietoso atto di accusa, ma insieme dà voce all'incredulità di fronte a un sistema talmente
assurdo da risultare inconcepibile. Il diario è stato riscoperto solo di recente, dopo la donazione
di una superstite della famiglia al Museo ebraico di Amsterdam.