Una burla di carnevale

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Una burla di carnevale
LEGGENDE DI LA THUILE
Una burla di carnevale
Era l’anno 1869. Nel mese di febbraio, verso la fine di Carnevale il paese e i villaggi circostanti erano sepolti
sotto cumuli di neve. Tutti gli abitanti dormivano profondamente mentre al Piccolo San Bernardo quattro
uomini di passaggio all’ospizio, chiacchieravano allegramente, riuniti intorno al fuoco. Dopo aver
conversato su vari argomenti, uno di essi lanciò un grido che a stento cercò di trattenere. Una strana idea
era balenata nella sua mente, i suoi occhi erano illuminati e la sua bocca sorridente annunciava un singolare
progetto. Ecco cosa disse ai compagni:
“Diamo ai Thuilains lo spettacolo di un passaggio notturno di truppe francesi sulle nostre montagne ? Sarà il
coronamento del Carnevale!” A quest’idea l’immaginazione di tutti prese fuoco. In pochi minuti i piani
furono preparati, vennero decisi i luoghi dove passare e le persone che avrebbero dovuto prendervi parte.
Il giorno dopo, martedì grasso, un uomo che scendeva dal Piccolo San Bernardo a La Thuile fu incaricato di
dare l’allarme. Fedele all’incarico ricevuto, egli ripeté a tutte le persone che incontrò: “Dall’altra parte del
colle c’è un grande movimento di truppe… questa notte le vedrete passare…” In poche ore la terribile
notizia fece il giro di tutto il paese… C’era già chi assicurava che le truppe francesi erano al Piccolo San
bernardo, pronte a scendere al calar della notte… C’era chi faceva il nome dei battaglioni… C’era persino chi
valutava il numero dei soldati. Lo spavento divenne generale… I giovani che si erano riuniti per ballare si
dispersero. Intanto scese la notte. Quale notte di angoscia! Tutti i poveri Thuilains, uomini, donne, bambini,
si piazzarono di sentinella alle porte e alle finestre delle loro case, gli occhi fissi sulla strada del Piccolo san
Bernardo, l’orecchio teso, osando appena respirare. Ad un tratto un grido di terrore riecheggiò di villaggio
in villaggio: “Ecco i Francesi… Ecco i Francesi… !” Infatti sulla Testa del Caricatore, largo promontorio che
domina La Thuile, erano comparsi dei fuochi che si succedevano, salivano, scendevano nel vallone, simili ad
una fiaccolata. Non vi era più alcun dubbio: era la guerra…
Le autorità erano turbate e lungi dal calmare lo spavento generale, con atteggiamento calmo, lo
aumentavano ancor di più.
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Molti abitanti di La Golette raccolsero in fretta le lor cose e traslocarono; si racconta di un padre di famiglia
che mise i suoi bambini in una gerla e li trasportò nel bosco, di un altro che nascose sua moglie in una
cassapanca e di un altro ancora che volle farsi murare in cantina. In mezzo a quello scompiglio generale,
uno che doveva essere al corrente dello scherzo, si sforzò di calmare gli animi cercando di convincere la
gente che quei terribili fuochi non erano che dei fuochi di gioia. Ma furono sforzi inutili!
“Sono i Francesi…! Sono i Francesi…!
Verso le dieci di sera, i doganieri fecero ai valligiani riuniti davanti alla chiesa, una proposta che fu gradita
da tutti:
“Noi andremo incontro al nemico – dissero- … Se più o meno tra un’ora udirete un colpo di pistola, quello
sarà il segnale che le truppe avanzano… e mettetevi in salvo… Se non udirete nulla, restate tranquilli …!” Gli
intrepidi esploratori partirono subito, ben armati, aprendosi a fatica un varco nella neve alta. Un quarto
d’ora… mezz’ora… passarono … tutti avevano l’orecchio teso ed il fiato corto… Ahimè! Un colpo d’arma da
fuoco si fece udire in direzione del Piccolo san Bernardo. Un doganiere ostacolato dalla neve era scivolato e
nella caduta un colpo era accidentalmente partito dal suo fucile. Quale colpo di fulmine per i Thuilains !
Ogni speranza era ormai perduta! Ma i doganieri tornarono dalla loro spedizione, spiegarono la fatalità ed
assicurarono che la montagna era perfettamente tranquilla. A mezzanotte anche i terribili fuochi
scomparvero. Se a quell’ora qualcuno fosse stato alla Testa del Caricatore, avrebbe visto alcuni uomini
ritirarsi a passi lenti ed avrebbe udito il capo di questa pacifica banda dire sorridendo: “Abbiamo rischiato di
gelare per portare a passeggio le nostre torce su questa altura e forse a La Thuile nessuno se ne è accorto,
all’infuori del grosso cane di Pont Serrand”. E così dicendo lui ed i suoi ritornavano, gli uni verso l’Ospizio,
gli altri verso la Cantina, senza immaginare il terrore che i loro fuochi avevano sollevato nella vallata. Alcuni
uomini sepolti, durante un interminabile inverno, sotto le nevi delle Alpi, avevano voluto scuotere per un
istante la noia che pesava su di loro; avevano voluto scuotere per un istante la noia che pesava su di loro;
avevano pensato di far divertire i loro vicini di La Thuile e di rialzare il tono dell’ultima notte di Carnevale
portando a passeggio delle torce di paglia sulla Testa del Caricatore. Ecco tutto il segreto! Ma questo fatto
tragico-comico sta a dimostrare una cosa: i Thuilains dovettero soffrire moltissimo a causa delle invasioni
francesi, si i loro discendenti, secoli più tardi, subivano ancora gli stessi loro spaventi.
Racconto tratto dagli Scritti Dell’abate Ferdinand Fénoil
Libera traduzione di Paola COLLOMB
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