LA STORIA DEL VINO NOVELLO
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LA STORIA DEL VINO NOVELLO
LA STORIA DEL VINO NOVELLO Arriva l’autunno e, come di consueto, la prima prelibatezza di Bacco è il vino novello. Il riferimento a Bacco non è per niente fuori luogo in questo particolare caso, dato che questo tipo di vino è conosciuto fin dall’antichità con il nome di “doliore” e stava nelle “celle vinarie” anziché nelle “apoteche” o “fumarie” al cui interno si collocavano i vini da invecchiamento. Un vero e proprio mercato del vino novello non esisteva ancora e questa situazione perdurò ancora per tutto il Medioevo, nonostante grandi quantità di vino fossero vendute assai velocemente dopo la vendemmia. Stoccare il vino sul luogo della produzione era molto impegnativo dal punto di vista economico e quindi i vini non destinati all’invecchiamento venivano venduti rapidamente: molti produttori non avevano nemmeno cantine adatte alla conservazione del vino in attesa di essere venduto, dunque esso veniva messo subito in commercio. Nei centri urbani, invece, che erano la principale destinazione della maggior parte di vino immesso in commercio, le cantine esistevano, se per cantina di conservazione si intende un locale dove le bottiglie vengono messe ad affinare e non il luogo dove l’uva viene lavorata per ottenerne del vino. La costruzione di cantine presso produttori e negozianti, infatti, risale al secolo XX, laddove vennero create delle “bottiglierie” destinate all’affinamento in bottiglia. Lentamente, ma inesorabilmente, la propensione di allora per il vino invecchiato lasciò progressivamente spazio al gusto per un vino più leggero e fruttato e solo negli ultimi anni il vino nuovo si è trasformato in novello. Oggi si trovano in commercio bottiglie di vino novello prodotte con i più svariati vitigni, anche se la tendenza è quella di creare prodotti di immediato effetto organolettico basato sì, sull’aroma primario dell’uva, ma ancor più sul secondario, ossia sull’aroma fruttato puro e semplice. Tale risultato è ottenuto non tanto con il lavoro in vigna, quanto in cantina. Il vino novello italiano, molto più abbondante al centro e al Nord che non nel Meridione è oggi protetto e promosso dall’Istituto Vino Novello Italiano, costituito a Milano il 26 settembre del 2000. Il suo carattere brioso e di facile beva ne ha fatto un vero e proprio caso commerciale: oggi in Italia ne vengono prodotti milioni di bottiglie a ogni inizio di autunno. E’ fresco, fruttato, leggero, e nonostante venga prodotto con diverse tipologie di uve mantiene queste caratteristiche in ogni prodotto. Fino a pochi anni fa il vino novello non esisteva come tipologia a sé stante di vino; esisteva il vino nuovo, ma non era proprio la stessa cosa. Nonostante il vino nuovo fosse conosciuto fin dall’antichità, il mercato del novello si è sviluppato solo negli ultimi anni: nell’antichità e nel medioevo il consumo era prevalentemente rivolto verso vini destinati all’invecchiamento, che la facevano da padrone nei commerci vinicoli. Tuttavia, una parte consistente del vino prodotto ogni anno veniva messo subito in commercio, soprattutto per questioni logistiche, dato che i produttori raramente avevano la possibilità di conservare a lungo il vino. Il vino nuovo, dunque, è sempre esistito, ma non era ancora propriamente il novello di oggi. I locali destinati all’affinamento in bottiglia, inoltre, sono una “invenzione” molto più recente. Il gusto dell’epoca, fino a pochi decenni fa, prediligeva vini robusti e vecchi e solo in anni recenti si è portato verso prodotti leggeri e fruttati, come il novello, appunto. Il marketing e la moda, poi, hanno fatto il resto e hanno creato un mercato che oggi in Italia porta a produrre decine di milioni di bottiglie ogni anno. Quando si parla di novello alla gran parte dei consumatori viene in mente, più che in altri casi vinicoli, l’autunno. Tempo di castagne, di funghi e di vino appena prodotto. Leggero, fruttato, di facile beva e senza troppe pretese: il vino novello deve sprigionare freschezza e non complicare la vita al palato. Eppure, il vino novello è prodotto con ogni tipo di vitigno, che hanno, o dovrebbero avere, caratteristiche molto diverse fra loro. Caratteristica del novello, che non è il vino nuovo di una volta, è proprio quella di richiamare sensazioni di immediatezza capaci di accomunare vitigni molto differenti. Il novello, che nell’antichità era noto come “doliore” ha subito nei secoli una trasformazione molto evidente e ha conquistato fette di mercato impensabili solo pochi anni fa. In passato, infatti, la propensione del consumo era rivolta soprattutto a vini robusti e invecchiati, anche se una consistente fetta del vino prodotto ogni anno veniva consumato giovane o molto giovane. Ciò avveniva principalmente perché i produttori e i commercianti di vino non avevano spazi adeguati all’invecchiamento, dunque, molto vino veniva venduto giovane e necessariamente consumato in fretta. Progressivamente il vino nuovo si è trasformato in novello e ha assunto le caratteristiche attuali. Oggi il novello è tutelato dall’Istituto Vino Novello Italiano e ha un salone dedicato alla sua specificità: non c’è che dire, è un bel passo avanti dal vino che bevevano i nostri nonni.