rivista italiana onomastica

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rivista italiana onomastica
RIOn vol. v • Anno v • n° 1
primo semestre 1999
Rivista
Italiana
Onomastica
di
RIOn, v (1999), 1
SOCIETà EDITRICE ROMANA
ISSN 1124-8890
Rivista Italiana di Onomastica
RIOn, vol. v • nº 1
anno v • primo semestre 1999
Direttore: Enzo Caffarelli
Comitato scientifico:
Maria Giovanna Arcamone, Davide De Camilli,
Dieter Kremer, Carlo Alberto Mastrelli,
† Giulia Mastrelli Anzilotti, Sergio Raffaelli,
Luca Serianni, Ugo Vignuzzi
Redazione: Gianluca D’Acunti, Maria Reina Bastardas i Rufat,
Claudia Maas-Chauveau
Redazione: c/o Enzo Caffarelli, via Tigrè 37, I-00199 Roma – T. +39.06.86219883
Fax +39.06.8600736 – E-mail: [email protected] – Web: http://onomalab.uniroma2.it
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Direttore responsabile: Giuseppe Caffarelli.
Registrazione del Tribunale di Roma n. 489/95 del 9.10.95.
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senza l’autorizzazione scritta dell’Editore.
Le proposte di testi per la pubblicazione vanno indirizzate alla redazione
della «Rivista Italiana di Onomastica». I contributi dovranno risultare
conformi alle norme indicate alle pp. 337-38.
Vol. v, nº 1 (primo semestre 1999) – Finito di stampare in Roma
nel mese di aprile 1999 presso la Società Tipografica Romana s.r.l.
via delle Monachelle vecchia snc – 00040 Pomezia (Roma).
«Rivista Italiana di Onomastica»
RIOn, v (1999), 1
Saggi
Stefano Pivato, Il nome ideologico nella cultura
del movimento operaio italiano
Donata Bulotta, Toponomastica di origine longobarda
nella provincia di Cosenza
Stefano Del Lungo, Toponomastica e archeologia.
L’esempio del territorio di Aprilia (Latina)
Adrian Pablé, I nomi di luogo fra sociologia e sociolinguistica:
socio-toponomastica urbana a Bellinzona
Johannes Kramer, Due nomi novecenteschi: Alto Adige e Südtirol
Enzo Caffarelli – Sergio Raffaelli, Il cambiamento di nome
dei comuni italiani (dall’unità d’Italia a oggi)
Varietà
Pasquale Marzano, Il pretore di Cuvio, Augusto Vanghetta,
detto spazzacamin, Pattavuncia e Rigoletto
Enzo Caffarelli, Il cavalier Spigula-Nonnis dell’ Illustre estinto
di Luigi Pirandello: un caso di memoria familiare? Enos Costantini – Alessandra Zambonati, Zootoponimi
sulla montagna friulana
Enzo Caffarelli, Numeri cardinali nei cognomi degli italiani 7
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Rubriche
M a t e r i a l i b i b l i o g r a f i c i / Schede
Massimo Pittau, Il nome di paesi città regioni monti fiumi
della Sardegna. Origine e significato [Heinz Jürgen Wolf]172
†Arturo Genre (dir.), Atlante Toponomastico del Piemonte Montano.
7-12: Givoletto, Varisella, La Cassa, Val della Torre, Vallo; Demonte
[Giulia Petracco Sicardi]181
Marino Bonifacio, Cognomi dell’Istria. Storia e dialetti, con speciale
riguardo a Rovigno e Pirano [Pavle MerkÚ]184
Paul Fabre, Les noms de personnes en France [Catherine Hanton] 187
Philippe Besnard – Guy Desplanques, La cote des prénoms en 1998
[Enzo Caffarelli]189
Eva Buchi, Les Structures du «Französisches Etymologisches Wörterbuch».
Recherches métalexicographiques et métalexicologiques
[Catherine Hanton]194
Christoph Platen, «Ökonymie». Zur Produktnamen-Linguistik
im Europäischen Binnenmarkt [Christian Weyers]196
Segnalazioni
– Monografie e miscellanee
– Dizionari, repertori e bibliografie – Riviste di onomastica
– Articoli in altre miscellanee e in altre riviste
– Riedizioni e ristampe
– Dissertazioni
– Onomastica divulgativa
Incontri
– Hermanus, 10th International Conference of the Names Society
of Southern Africa, 8-11 settembre 1998
– Ivano-Fracena, I percorsi storici della Valsugana, 26 settembre 1998
– Perth, Names and Boundaries, 7 novembre 1998
– Firenze, Indicatori geografici e toponimi, 18-19 dicembre 1998
– San Francisco, Annual Meeting of American Name Society,
27-30 dicembre 1998
– Los Angeles, Special Session on Onomastics, 8-10 gennaio 1999
– Budapest, inaugurazione dell’Accademia delle Scienze Ungherese,
11 gennaio 1999
– Udine-Gorizia, Dal “paradigma” alla parola. Riflessioni
sul metalinguaggio della linguistica, 10-11 febbraio 1999
– Pisa, 5º Convegno internazionale Onomastica & Letteratura,
18-19 febbraio 1999
– Sagunt, xxv Col·loqui de la Societat d’Onomàstica,
26-28 febbraio 1999
– Buonconvento, La Francigena fra realtà medievale
e ricostruzione moderna, 26-27 febbraio 1999
– Leipzig, Namen im Text und Sprachkontakt, 19 marzo 1999
– New York, 38th Annual Names Institute, 1º maggio 1999 – Conegliano, Incontro di onomastica, 7 maggio 1999
– Ravenna, Metodologie per lo studio della scienza idraulica antica,
13-15 maggio 1999
– Trondheim, Place name studies, archaeology and history,
13-15 maggio 1999
– Lennoxville, Canadian Society for the Studies of Names
Annual Meeting, 4-5 giugno 1999
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265
– Ramat-Gun, 4th International Conference on Jewish Names,
14-15 giugno 1999
265
– Cork, 11th International Congress of Celtic Studies, 25-31 luglio 1999 266
– Santiago de Compostela, xx Congresso Internazionale di Scienze
266
onomastiche (icos), 20-25 settembre 1999
– Reims, Xe Colloque d’Onomastique de la Société Française
d’Onomastique “La vigne et le verger”, 30 settembre-2 ottobre 1999 269
– Omonville-la-Rogue, L’héritage maritime des Vikings
en Europe de l’Ouest, 30 settembre-3 ottobre 1999
269
Attività
Da Bruxelles a Salamanca, appuntamento per i linguisti
e i filologi romanzi
270
Antroponimia triestina del tardo Medioevo
271
Formazione delle parole in italiano: un’appendice onomastica
271
L’impegno dell’Università di Genova per la toponomastica
272
L’odonomastica della lingua parlata nel nuovo Stradario di Firenze 273
Un dizionario dei cognomi friulani
274
Progetto “Leopoli-Cencelle”: lo studio della toponomastica
della Bassa Valle del Mignone
275
La storia del culto e dei patronati nel Grande libro dei santi276
Un’indagine cortonese: nuove ipotesi per i toponimi annibalici
276
La revisione del dizionario dei cognomi di Verona
277
La bibliografia onomastica e il volume delle fonti PatRom277
Banca dati toponomastica dai documenti dell’abbazia di Cluny
279
Dall’isola di Madera una ricerca antroponimica
280
L’Esposizione nazionale svizzera e la toponomastica
281
I 75 anni della English Place-Name Society282
Geografia dei cognomi fiamminghi e olandesi: un atlante
282
Prenomi inglesi, francesi, spagnoli e latini: differenze fonetiche
di genere?
283
L’Atlante toponomastico finlandese
283
Canadians at work: progetti di ricerche toponomastiche
284
F r e q u e n z e o n o m a s t i c h e – Una nuova statistica
riguardante i cognomi italiani (recensione a Jean-Pierre Pélissier,
Analyse des patronymes de l’annuaire du téléphone italien, «Nouvelle
Revue d’Onomastique», 29-30 (1997) [Enzo Caffarelli]287
N o t e a i m a r g i n i 307
P o s t i l l e a RIOn, iv (1998), 2
314
R i c o r d o di Dario Soranzo (1949-1998)
[Giovan Battista Pellegrini]329
Riassunti degli articoli
331
Norme per i collaboratori
337
Sommari
Stefano Pivato, Il nome ideologico nella cultura del movimento operaio italiano,
«Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 7-26.
Espressione di una “religione politica” rivolta a sostituire i dogmi di quella tradi­
zionale, il nome ideologico percorre la cultura del movimento operaio italiano
dalla fine dell‘Ottocento fino all’avvento del fascismo. Nell’immaginario dei mili­
tanti il nome ideologico viene a rappresentare la simbolica sostituzione dei santi e
dei beati del calendario cristiano con quella degli “apostoli” delle nuove religioni.
Marx, Engels, Turati, Prampolini, Cafiero sono i nuovi lares di una religione laica
che promette l’affrancamento dalla servitù politica e sociale e la realizzazione del
“paradiso“ socialista. E l’imposizione ai neonati dei loro nomi si rivela come una
traccia fra le più significative per cogliere come, all’origine, il rapporto dei militan­
ti con la politica rivestiva aspetti di natura fideistica.
Donata Bulotta, Toponomastica di origine longobarda nella provincia di Cosenza,
«Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 27-48.
Esigui sono stati finora gli studi sulla toponomastica in Calabria e comunque
molto spesso è stato tralasciato l’elemento germanico. L’articolo cerca nella prima
parte di ricostruire i momenti essenziali dell’occupazione longobarda nella regio­
ne, attraverso i pochi riferimenti storici pervenutici in fonti latine. Nella seconda
parte vengono esposti i risultati dell’analisi linguistica dei toponimi di matrice
germanica rilevati nella provincia di Cosenza. Di essi si è individuata la collocazio­
ne geografica al fine di determinare quali aree furono più coinvolte dall’insedia­
mento dei Longobardi. Nel territorio considerato la parte più densa di toponimi
di tipo germanico è quella a nord di Cosenza, dove, come si evince dalle fonti
storiche e da recenti scoperte archeologiche, l’occupazione longobarda durò stabil­
mente per circa tre secoli.
Stefano Del Lungo, Toponomastica e archeologia. L’esempio del territorio di Aprilia (Latina), «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 49-78.
L’applicazione della toponomastica nell’indagine archeologica incomincia solo di
recente ad essere riprodotta su larga scala. La pratica non si ferma alle identifica­
zioni topografiche di antichi siti, ma prepara il campo alle ricognizioni archeolo­
giche. La corretta interpretazione di un toponimo, riportato nella cartografia o
nella documentazione, consente, infatti, di avere già un’idea delle evidenze presen­
ti sul terreno, prima ancora di avere avviato qualunque indagine di superficie. Una
dimostrazione è offerta prendendo quale campione il territorio del comune di
Aprilia. Pur di recente costituzione sul piano amministrativo, contiene 82 sugge­
stive denominazioni edite e inedite, che offrono un quadro significativo della ti­
pologia dei resti esistenti (antichi, medievali e dei secoli successivi), della cultura
locale e delle modifiche avvenute nel paesaggio.
Sommari
Adrian Pablé, I nomi di luogo fra sociologia e sociolinguistica: socio-toponomastica
urbana a Bellinzona, «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 79-106.
I nomi di luogo si rivelano di considerevole importanza per la sociolinguistica e la
sociologia del linguaggio. Sono infatti usati da parlanti diversi dovendo soddisfare i
bisogni comunicativi di un complesso eterogeneo. Questa eterogeneità fa sì che anche
i nomi propri siano soggetti alla variazione linguistica, e possano quindi considerarsi
un riflesso sincronico di atteggiamenti e sentimenti che segnano una data comunità.
I toponimi possiedono anche un valore storico, sono cioè frutto della “competenza
onimica” dei denominatori di un tempo; da essi ricaviamo informazioni extralingui­
stiche (per es. socio-psicologiche) su chi ha vissuto lo stesso spazio socializzato in
maniera diversa e, documenti permettendo, è possibile ricostruire sull’asse diacronico
il carattere eterogeneo di una comunità in base alla variazione toponomastico-lessica­
le. L’inchiesta svolta a Bellinzona (Svizzera) si presta bene a tali considerazioni, specie
se esaminiamo i tre castelli della comunità bellinzonese.
Johannes Kramer, Due nomi novecenteschi: Alto Adige e Südtirol, «Rivista Italia­
na di Onomastica», v (1999), 1, pp. 107-14.
L’articolo offre alcuni annotazioni a un contributo di Carlo Alberto Mastrelli
(RIOn, iv [1998], pp. 134-35). Viene sottolineato il fatto che le forme Alto Adige
e Süd­tirol risalgono all’Ottocento, ma che il senso moderno ‘provincia di Bolzano’
si formò non prima dell’inizio del Novecento. Alto Adige, nel significato odierno,
è stato inventato nel 1906 da Ettore Tolomei; Südtirol è un’abbreviazione del
prece­dente Deutsch-Südtirol, creato nel novembre del 1918. Si suggerisce che oggi
Alto Adi­ge dovrebbe essere considerato come il corrispondente italiano non mar­
cato di Südtirol; dopo quasi un secolo di esistenza, nessuna delle due forme do­
vrebbe essere più cambiata.
Enzo Caffarelli – Sergio Raffaelli, Il cambiamento di nome dei comuni italiani
(dall’unità d’Italia a oggi), «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 115-47.
Il cambiamento di nome dei comuni è in Italia fenomeno abituale, dall’unificazione
nazionale del 1860 (ma anche in anni precedenti) fino ai nostri giorni. Esso è avvenuto
per necessità amministrativa, cioè per differenziare gli omonimi e denominare comuni
di nuova istituzione, oppure per una libera scelta, con finalità eufemistica, celebrativa,
propagandistica e così via. I cambiamenti toponomastici sono stati eccezionalmente
numerosi in due fasi storiche: circa 1.300 nel periodo 1862-64, quando fu necessario
differenziare centinaia di omonimi attraverso svariati procedimenti; e circa 1.000 fra il
1927 e il 1929, quando il governo fascista soppresse numerosi comuni, aggregandone il
territorio a comuni adiacenti, che ebbero nome perlopiù nuovo. Nel periodo fascista
appare notevole il forzato ed effimero cambiamento della tradizionale toponomastica
dei territori alloglotti e la caratteristica fioritura di nuove denominazioni in -ia.
Sommari
Varietà
Pasquale Marzano, Il pretore di Cuvio, Augusto Vanghetta, detto spazzacamin,
Pattavuncia e Rigoletto, «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 15052.
L’articolo sottolinea le affinità fra Piero Chiara e Boccaccio per ciò che concerne i
nomi parlanti e acconci per i loro personaggi, analizzando in particolare le scelte
onomastiche nel Pretore di Cuvio, che manifesta fin dal principio un legame con il
Decameron (giorn. xviii, nov. v). L’ossessione per le donne del giudice Augusto
Vanghetta è ribadita dall’antroponimia e toponimia del romanzo.
Enzo Caffarelli, Il cavalier Spigula-Nonnis dell’ Illustre estinto: un caso di memoria familiare?, «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 153-56.
Il cognome del protagonista della novella di Luigi Pirandello L’illustre estinto,
che si caratterizza come una delle tante forme cognominali in -is usate dal dram­
maturgo, potrebbe rivelarsi il frutto di un’associazione di idee dettata da ricordi
familiari.
Enos Costantini – Alessandra Zambonati, Zootoponimi sulla montagna friulana, «Rivista Italiana di Onomastica», v (1999), 1, pp. 157-62.
Gli zootoponimi sono una minima percentuale dei nomi raccolti in una vasta area
della Montagna friulana. Tuttavia documentano la passata presenza di specie
scomparse (lupo) o che riappaiono oggi dopo lunga assenza (orso, lince, gatto
selvatico). Gli animali più rappresentati sono i più visibili o rumorosi o graditi ai
cacciatori o, soprattutto, pericolosi per l’uomo (lupo, orso, vipera).
Enzo Caffarelli, Numeri cardinali nei cognomi italiani, «Rivista Italiana di Ono­
mastica», v (1999), 1, pp. 163-69.
I nomi di famiglia formati da semplici numeri cardinali sono in Italia numerosis­
simi. Formulando solo ipotesi generiche sulle ragioni delle loro origini, si propone
nell’articolo una carrellata completa di tali curiose forme, con cenni alla loro di­
stribuzione territoriale.
Il nome ideologico nella cultura
del movimento operaio italiano
Stefano Pivato
abstract (The ideological name in the culture of the Italian workers’ movement)
The expression of a “political religion” which aimed at substituting the dogmas of the
traditional religion, the ideological name is well represented in the culture of the Italian workers’ movement from the end of the 18th century to the advent of Fascism. In
the militants’ imaginary the ideological name represents the symbolic substitution of the
saints and the blessed of the Christian calendar with the “apostles” of the new religions.
Marx, Engels, Turati, Prampolini, Cafiero are the new lares of a lay religion that
promises the liberation from social and political slavery and the realisation of the “socialist” paradise. The fact that the new born babies were given their names is one of the
most significant hints which help realise how, at the beginning, the militants’ relationship with politics had aspects of fideistic nature.
Nel 1901 Giuseppe Fumagalli, nel Piccolo dizionario dei nomi propri italiani di persone alla voce Garibaldi, accennando al fatto che l’eroe dei due
mondi avesse chiamato i suoi due figli maschi Ricciotti e Menotti, sosteneva che da allora «venne in uso di ritornare il cognome alle antiche funzioni di nome».1 La tesi sostenuta dal Fumagalli sarebbe stata ripresa da gran
parte dei dizionari onomastici del primo Novecento che avrebbero così
attribuito a Garibaldi la primogenitura di uno dei fenomeni più singolari
della storia dell’antroponimia nell’età contemporanea: quello del cosiddetto nome ideologico. Il fenomeno, per quanto singolare, non è stato
ancora oggetto di compiute analisi. Tra gli storici Ernesto Ragionieri vi si
è brevemente soffermato per ciò che attiene alla tradizione libertaria nel
suo pionieristico studio su Sesto Fiorentino, riprendendone poi alcuni
Giuseppe Fumagalli, Piccolo dizionario dei nomi propri italiani di persone. Con le origini e i significati più probabili, le indicazioni degli onomastici, le accorciature più comuni
nei classici e nell’uso volgare, con riscontri storici e letterari e altre notizie, Genova, A.
Donath Editore 1901. Fumagalli riteneva però il fenomeno tutto sommato ristretto e
considerava Cavour «uno dei pochi esempi di cognomi dei quali si sono fatti, con più
o meno frequenza e fortuna dei nomi personali, come Linneo, Washington, Garibaldi,
Menotti, Oberdank, Speri».
1
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RIOn, v (1999), 1, 7-26
Toponomastica di origine longobarda
nella provincia di Cosenza*
Donata Bulotta
abstract. (Lombard place-names in Province of Cosenza) Until now, little
research has been carried out on the Lombard period and Germanic place-names
in Calabria, because of the lack of historical evidence. There are many problems
associated with establishing the chronology and the features of the Lombard settlement
in this region, but it is nevertheless possible to draw some tentative conclusions by using
place-names. The Lombards who settled in Calabria (7 th-9 th centuries) certainly
brought an appropriate place-name vocabulary with them, by which we can find out
important elements about their culture and language.
The first part of the article reconstructs the essential moments of the Lombard occupation of Calabria by means of the little Latin historical evidence (Registrum Epistolarum).
The second part is based on the linguistic analysis of Germanic place-names in the province
of Cosenza. Those which have Lombard linguistic origin have been selected and then
located in order to determine the areas which were involved in the Lombard occupation. In
certain cases, to determine the dating of some place-names has been difficult, but
archaeology and linguistic features made it possible to assign them to the Lombard people.
This is the first systematic attempt at working on Germanic place-names in the
Cosenza area and the kind of domination the Lombards had established in this region.
It is also an interesting example of how the study of place-names can offer important
historical elements about a period for which there are no other relevant sources.
1. Sin dalla fine del secolo scorso la toponomastica è diventata un utile
mezzo d’indagine per la conoscenza della storia dei popoli germanici stanziatisi tra il V e il IX secolo in Italia. Lo studio dei nomi di luogo si sta rivelando determinante per la ricostruzione di questo periodo che, com’è
noto, è carente di fonti e documenti scritti.
Negli ultimi anni la ricerca sulla toponomastica germanica dell’Italia
settentrionale ha raggiunto ottimi risultati, dando significativi contributi
*Questo lavoro costituisce parte di un progetto più ampio, in fase di completamento,
che prevede anche l’analisi dei toponimi delle province di Catanzaro e Reggio Calabria.
Si spera così di ottenere un quadro completo della situazione toponomastica germanica
in Calabria. Desidero rivolgere i miei più sentiti ringraziamenti alla prof. Maria Giovanna Arcamone che, con i suoi preziosi consigli e la sua cortese sollecitudine, mi ha
aiutato nella realizzazione della presente ricerca.
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RIOn, v (1999), 1, 27-48
Toponomastica e archeologia.
L’esempio del territorio di Aprilia (Latina)*
Stefano Del Lungo
abstract. (Archaeological place-names in the territory: the example of Aprilia
[Latina]) The application of toponomastic research to archaeological survey is opening up
new spaces. Reading maps and examining and correctly explaining place-names helps
collect data about archaeological sites (roads, graves, villas, reservoirs, towers, castles, aqueducts) and understand the local culture, with the legends, tales and traditions the ancient populations have left. For example, the name Ponte del diavolo is connected to a
tale narrating the story of a bridge built by the devil, who had been ordered to do so by a
saint or a man; its relation to a medieval pilgrim road and the coming back into use of
an old bridge derive from this tale. In the territories around Aprilia (Latina, Latium,
Italy) there are 82 similar place-names (edited in maps or not) that speak about the evolution of the landscape, the different cultures which developed and came to an end there.
The first part of this article is about place-names related to Roman villas and field
drainage systems (Capanna Murata, Colonnelle, Grottoni, Colle del Pozzo). The
second part is concerned with place-names connected to the towers and medieval castles
built in the 12th-13th centuries in order to administer the territory, develop it when it was
possible, defend it, its roads, farms and villages from military and piratical attacks (Torre
di Casalazzara, Castellaccio, Castellone). The third part takes into account place-names
that reflect memories of battlefields, of legends about treasures and people dead in these
battles (Campomorto, Torre del Padiglione, Fosso della Vedova). The fourth part is
dedicated to place-names connected to witches and devils, always referred to ancient tunnels, graves, drainage areas and marshes (Gola del Diavolo, Quarto delle Streghe, Pantano dell’Inferno). The last part analyses place-names connected to snakes and dragons
(Valle Serpentara, Colle del Serpente). Other place-names, although they cannot find a
classification in this scheme, anyway help reconstruct some aspects of the local life of the
period they date back to (partnership, banditry, sheep-rearing).
La relazione tra toponomastica e archeologia appare evidente in quei nomi
la cui natura è stata direttamente o indirettamente influenzata dalla presenza sul terreno di resti di strutture (frammenti di ceramica, materiali da
I contenuti di questo articolo scaturiscono da un intervento tenuto il 18 giugno 1994
ad Aprilia (Latina) nel convegno sul tema: Aprilia: tra Lavinium, Ardea e Satricum. Il
titolo originario era Archeologia e storia nella toponomastica del territorio di Aprilia (Latina) e come tale dovrebbe comparire negli atti, se mai ne avverrà la pubblicazione. In
questa sede se ne presenta un riassunto dei contenuti.
*
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RIOn, v (1999), 1, 49-78
I nomi di luogo fra sociologia e sociolinguistica:
socio-toponomastica urbana a Bellinzona*
Adrian Pablé
abstract . (Place-names between sociology and socio-linguistics: urban
socio-toponomastics at Bellinzona) Place-names are of great importance for sociolinguistics and language sociology. In fact, they are used by different speakers (a sociopolitical and linguistic community), and therefore they must satisfy the communicative needs of a heterogeneous group. Because of this heterogeneity, also proper names
are subject to linguistic variation; therefore they must be considered a syncronic reflex
of attitudes and feelings typical of a certain community. Toponyms also have historic
value, that is they derive from the onimic competence of the denominators of a past,
which can be more or less remote; we receive extra-linguistic (socio-psychological)
information from them, about people who lived the same space, socialised in a very
different way. If documents allow it, it is possible to diachronically reconstruct the
heterogeneous character of a community on the basis of the toponomastic-lexical variation.
The survey conducted at Bellinzona is well fit for such considerations, especially if we
examine the three castles, which distinguish this community from the others of Canton Ticino.
1. Introduzione
Un’indagine nella toponomastica urbana di Bellinzona, effettuata nella
primavera del 1997, ha cercato di introdurre una prospettiva scientifica finora piuttosto trascurata fra i numerosi studi toponomastici ticinesi, senza
tuttavia discostarsi completamente dal tradizionale approccio storico-etimo*L’articolo presentato in questa sede è tratto da una tesi di laurea consegnata nell’estate
del 1997 alla Facoltà di lettere dell’Università di Zurigo (Sociologia dei nomi: una ricerca di socio-toponomastica urbana a Bellinzona). Ho qui cercato di riassumere gli aspetti
più interessanti del lavoro, dando maggior peso alle esposizioni empiriche rispetto a
quelle teoriche. Nell’occasione desidero esprimere la mia gratitudine al Dott. Stefano
Vassere del Repertorio Toponomastico Ticinese dell’Università di Zurigo (con sede a Bellinzona) per il prezioso e incoraggiante appoggio durante tutte le fasi della ricerca,
nonché al Prof. Michele Loporcaro della Cattedra di Linguistica Diacronica dell’Università di Zurigo per l’interessamento a un tema spesso sconfinante dall’area propriamente linguistica e le preziose correzioni fornitemi.
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RIOn, v (1999), 1, 79-106
Due nomi novecenteschi: Alto Adige e Südtirol
Johannes Kramer
Abstract. (Two Names of the 20th Century: Alto Adige and Südtirol). The
article supplies further remarks to a contribution by Carlo Alberto Mastrelli (RIOn.
iv, [1998], 1, pp. 134-35). It is stated that only the forms Alto Adige and Südtirol
date from the 19th cen­tury, whereas the modern sense “province of Bolzano” was coined
at the beginning of the 20th. Alto Adige was introduced in 1906 by Ettore Tolomei,
Südtirol came into use in 1919 as an abbreviated form of Deutsch-Südtirol, coined
in No­vember 1918. It is pleaded that from an actual point of view Alto Adige should
be re­garded as the unmarked Italian correspondent of Südtirol; neither of these names
should be changed after nearly a century of use.
Nel nº iv (1998), 1 della «Rivista Italiana di Onomastica» Carlo Al­berto
Mastrelli si è occupato della storia dei nomi Alto Adige e Südtirol (pp. 13435). Secondo le sue indagini «l’espressione Südtirol non è antica», attestata
«per la prima volta nel 1839 [...] in una descrizione geografica», mentre
Alto Adige è più antica, per­ché «si tratta di una denominazione politico-amministrativa, risa­lente al periodo napo­leonico (1810), [...] ripresa da Ettore
Tolomei [...] nel 1906» (Mastrelli 1998: 134). Il Mastrelli rifiuta la
proposta di sostituire Alto Adige con Sudtirolo con l’argomento che Alto
Adige ha «il vantaggio di offrire un preciso riferimento geo­gra­fico, al di sopra delle asperità storiche e interetniche». I fatti che vengono esposti sono
in sé cor­retti, ma occorre aggiungere qualche dettaglio per ottenere un’immagine che cor­risponda il più possibile ai dati storici.
Nel 1810, dopo la sconfitta d’Andrea Hofer ribellatosi contro il regime
franco-ba­varese, Napoleone tolse la parte me­ridionale del Tirolo alla Baviera che non era stata capace di mantenere tranquilli i territori tirolesi
acquistati nel 1806. Infatti, tutta la regione a sud di una linea che taglia
l’Adige a Lana e l’Isarco a Ponte Gardena venne incorporata nel Regno
d’Italia e ricevette il nome Di­par­timento dell’Alto Adige. Questo tipo di
denominazione riflette la nomenclatura dei dipar­ti­menti francesi istituiti
dal governo rivolu­zio­nario; la legge del 26 febbraio 1790 aveva suddiviso
la Francia in 88 dipartimenti chiamati in molti casi in base all’idronimia
(Maine-et-Loire, Meurthe-et-Moselle, Haute-Loire, Haute-Garonne, HauteSaône, Haut-Rhin, Bas-Rhin ecc.). Anche il Regno d’Italia del 1805, copia
107
RIOn, v (1999), 1, 107-14
Il cambiamento di nome dei comuni italiani
(dall’unità d’Italia a oggi)
Enzo Caffarelli – Sergio Raffaelli
abstract. (The change of name of Italian Communes from the unification to
nowadays) The change of name of a Commune is a frequent fact in Italy, from the
national unification in 1860 (but also in previous years) to nowadays. The change was
sometimes due to an administrative reason, that is the need to differentiate Communes
having the same name, or to give a name to a newly instituted Commune; sometimes it
was the result of a free decision, with a euphemistic, celebratory or propagandistic aim. In
the first case the new toponym is usually endogenous, that is it maintains the traditional
link to the territory, whereas in the second case it is often exogenous, that is an
arbitrary label-name. The changes of names were particularly numerous in two phases of
the history of Italy: about 1.300 in the period 1862-1864, when it was necessary to differentiate hundreds of Communes having the same name using several different procedures; about 1.000 between 1927 and 1929, when the Fascist government abolished
several Communes, annexing their territories to those of adjoining Communes, which in
many cases received a completely or partially new name. During the Fascist period the
traditional toponomastics of territories where a language different from Italian was
spoken was particularly interested by forced and ephemeral changes; in the same period,
another relevant phenomenon was the characteristic development of forms ending in -ia.
0. Nel 1994 una famiglia vicentina, Brusaporco, ha chiesto di cambiare il
proprio cognome in Brunaporto. Lo stesso aveva fatto, alcuni secoli prima,
il comune da cui quel cognome aveva probabilmente tratto origine: Brusaporco nel Bergamasco è diventato Brusaporto.
Così come antroponimi considerati sgradevoli e imbarazzanti possono
essere cambiati su richiesta di singoli cittadini, allo stesso modo i toponimi, in particolare le denominazioni dei comuni, sono soggetti a trasformazione per volontà, in genere, delle locali amministrazioni. I nomi di luogo
mutati per ragioni di decenza o di buon augurio sono, per esempio, molto
numerosi. Ed è curioso notare come una delle aree semantiche più interessate dal cambiamento sia quella legata all’immagine di un animale domestico, il maiale. Mentre tra i cognomi meno amati risultano (per dire solo
di quanto documentato sulla «Gazzetta Ufficiale» negli ultimi anni) i vari
Porcello, Porcelli, Porco, Maiale e Troia, divenuti rispettivamente Torcello,
Porrelli, Parco, Maia o Miano, Tralia (o Troja, o Tario con perfetto ana115
RIOn, v (1999), 1, 115-47
Rivista Italiana di Onomastica
Il pretore di Cuvio, Augusto Vanghetta,
detto spazzacamin, Pattavuncia e Rigoletto
Nella ricca galleria di personaggi dai nomi particolarmente allusivi che popolano
la narrativa di Piero Chiara, occupa un posto di rilievo il protagonista del
romanzo Il pretore di Cuvio (d’ora in poi IpdC, Milano, Mondadori 1974), cioè
Augusto Vanghetta, detto spazzacamin, Pattavuncia e Rigoletto. Si tratta di un personaggio poco o per niente sfaccettato, monomaniaco, condizionato fortemente
da un aspetto del carattere che determina tutte le sue azioni e degnamente
espresso dal suo cognome. Vanghetta è ossessionato dal sesso, dal corpo delle
donne, indipendentemente dalla loro avvenenza, poiché riesce a trovare in ognuna di loro la soddisfazione dei suoi bisogni fisici. L’idea è resa esplicita in maniera
cruda e inequivocabile dallo stesso pretore: «“Ho un cane” diceva agli amici
quando studiava a Pavia “che vuol mangiare due volte al giorno e che è sempre
affamato”» (IpdC, p. 61). Assiduo frequentatore di case chiuse, Vanghetta rappresenta l’incarnazione del mito priapistico e la sua continua ricerca di donne da
concupire di ogni età, condizione e aspetto, viene giustificata da considerazioni
di carattere pseudo-filosofico: «Il Vanghetta era addirittura del parere che l’uomo
[…] deve immergersi nella donna senza alcun ritegno o scrupolo. […] L’uomo,
diceva, è venuto dalla donna e nella donna deve ritornare, appena può, per essere
felice e dimenticare che lo aspetta la morte» (IpdC, p. 63).
Il cognome Vanghetta è certamente adeguato a una tale concezione della vita ed
è una sorta di narratio brevissima, in cui sono racchiuse la fabula e il destino narrativo del personaggio. Trattasi di cognome certamente trasparente, considerando l’oggetto a cui rimanda e una serie di analoghi vocaboli di solito utilizzati metaforicamente per designare i genitali maschili, così come per creare allusioni dello stesso
genere, negli intrecci dei racconti erotici. Una tecnica esibita sovente da Boccaccio,
che lo stesso Chiara considerava un maestro nel «trovar nomi acconci» ai suoi personaggi (cfr. Piero Chiara, Sale e tabacchi, Milano, Oscar Mondadori 1991 [19891],
p. 197). Poiché tutto il romanzo si basa sulla frenesia erotica di Vanghetta, l’associazione con un certo tipo di novellistica sorge spontanea, considerando per esempio
quanto dice in proposito Viktor Šklosvkij: «Gli intrecci dei racconti erotici sono
spesso delle metafore sviluppate, per esempio in Boccaccio gli organi sessuali
maschili e femminili vengono paragonati al pestello e al mortaio. Questo paragone
viene motivato da una intera storia, e in tal modo ne risulta un motivo» (Viktor
Šklosvkij, La struttura della novella e del romanzo, in Id., Teoria della prosa, [trad.
it.] Torino, pbe 1976, p. 75). Fatte le debite proporzioni, si può individuare in
Chiara lo stesso tipo di procedimento, soprattutto per Il pretore di Cuvio.
RIOn, v (1999), 150-52
150
Varietà
Il cavalier Spigula-Nonnis dell’Illustre estinto
di Luigi Pirandello: un caso di memoria familiare?
Nell’opera di Pirandello sono decisamente frequenti i cognomi di personaggi uscenti in -is. Un’analisi relativa all’intera opera narrativa e drammaturgica dello scrittore mi ha permesso di leggerne 18, e per la precisione lo
pseudonimo Adriano Meis (inizialmente De Meis) del Fu Mattia Pascal; il
professor Bernardino Lamis dell’Eresia catara; la Cesara Reis di Marsina
stretta; i fratelli Ninì e Vincente De Vincentis del romanzo I vecchi e i giovani; la Lillina Fabris della Paura; Sina e Marta Marnis in Lumie di Sicilia; la
marchesa “generalessa” De Robertis della novella Di guardia; la “musa” Dora
Barmis, il direttore del giornale Cesare D’Albis, il medico dottor Lais e il
critico milanese Devicis nel dramma Suo marito (e un vecchio don Anselmo
Lais appare anche nella novella La Messa di quest’anno); il dottor Allais di
Gioventù; il dottore in medicina e professore di filosofia Cedobonis nella
Signora Speranza; il vecchio venerando Alessandro De Marchis del Sonno del
vecchio; donna Tuzza Michis nella Liberazione del re; don Antonio Sclepis,
canonico della cattedrale e direttore del Collegio degli Oblati in Uno nessuno e centomila.
Alcuni di questi cognomi sono molto o alquanto comuni: Fabris, De Robertis, De Vincentis; altri meno frequenti, come De Marchis, cognome occorrente in
Italia circa 500 volte (riferite, come quelle che seguono, agli elenchi informatizzati degli abbonati al telefono – cfr. cd-Rom I-Info. Address- and Telephone Information for Italy. Mannheim, Topware 1996), soprattutto a Roma e in provincia
(Frascati, Velletri), ma anche altrove nel Lazio, da Sutri a Roccasecca dei Volsci,
e Nonnis; altri ancor più rari: Allais, 200 presenze quasi esclusivamente nel Torinese (soprattutto Avigliana e Coazze); D’Albis, una sessantina, concentrate nel
Barese ma con nuclei in Liguria e Lombardia (più una decina di Dalbis, a Giovinazzo [Bari] e Gioia Tauro [Reggio Calabria]); De Meis, 250 con epicentro
nell’Aquilano e nel Pescarese (Capistrello e Manoppello), ma si ricordi che il
personaggio cui Mattia Pascal s’ispira per assumere la nuova identità, lo studioso
della Veronica, si chiamava in realtà De Feis (Leopoldo, padre barnabita) e non
De Meis (cfr. Luigi Sedita, La maschera del nome. Tre saggi di onomastica pirandelliana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1988,
p. 19); Lais, meno di 50 presenze sparse in Italia, con un gruppo consistente in
Piemonte; Reis, pure una cinquantina, a Roma, Schio (Vicenza), in Toscana e un
piccolissimo nucleo nell’Agrigentino (Porto Empedocle e Realmonte). Altri,
153
RIOn, v (1999), 1, 153-56
Varietà
Zootoponimi sulla montagna friulana
Su un territorio di 270 kmq, certamente rappresentativo della montagna friulana,
abbiamo raccolto dalla viva voce del popolo oltre 4.000 toponimi, dando valore
due a quelli bimembri. Sono otto i comuni totalmente o parzialmente interessati,
con le seguenti località: Bordano (Udine): Bordano, Interneppo; Cavazzo Carnico
(Udine): Cavazzo, Cesclans, Somplago; Clauzetto (Pordenone): Aicjes, Clauzetto,
Pradis, Pradis di Sotto, Taìet, Tul, Zattes; Ovaro (Udine): Clavais, Luincis; Rigolato
(Udine): Ludaria, Valpicetto; Tolmezzo (Udine): Illegio; Trasaghis (Udine): Alesso,
Avasinis, Braulins, Peonis; Vito d’Asio (Pordenone): Anduins, Casiacco,
Celante/Bearzi, Cerdevol, Pert, Pielungo, San Francesco.
Con una certa sorpresa abbiamo notato che i nomi di luogo che si rifanno a
nomi di animali selvatici (non abbiamo qui preso in esame gli animali domestici)
sono una esigua minoranza: 172 dando valore due a quelli bimembri (es. Gar da
Volp) e meno di un centinaio dando valore uno anche a quelli bimembri (ad es. in
Gar da Volp conta solo Volp) per un totale di specie coinvolte che assomma a 44.
Non possiamo, inoltre, non osservare che: (1) una quindicina di questi si
devono a nomi o soprannomi di persona (es. Borc dal Cjamòç, Stâli dal Cuc, Prât
dal Leon, ecc.) e, quindi, andrebbero classificati tra gli antropotoponimi; (2) almeno una decina sono incerti (es. Canabòlp, Valge da Riç, Cìpui, ecc.). Si può ben
dire, quindi, che la fauna selvatica non gioca un grande ruolo quantitativo nella
formazione dei toponimi (nell’area sopra indicata i fitotoponimi sono oltre 400
e ciò mette in evidenza la maggiore importanza che hanno le piante, sia come
singola specie che come associazione di vegetali, nella genesi dei nomi di luogo).
Il ruolo “qualitativo”, come si vedrà nelle note che seguono, riveste invece un
certo interesse.
Mammiferi. I mammiferi che hanno originato toponimi appartengono a
quelli più “visibili” per mole e frequenza, ma le motivazioni fondamentali vanno
ricercate nella loro nocività, nella diuturna disputa dell’uomo contro la bestia: in
difesa del gregge dal lupo (ma anche dall’orso), del pollame dalla volpe e dalla
martora, delle pannocchie dal tasso. Da entrambe le parti era una lotta per la vita
condotta da cacciatori, ma soprattutto da montanari allevatori e agricoltori (sono
ben vivi i ricordi personali dei fuochi che s’accendevano nelle notti d’autunno per
tenere lontani i tassi dal granturco). I mammiferi nella toponomastica dell’area
indagata sono una decina, a cui corrisponde una quarantina di toponimi (ma in
alcuni casi si tratta piuttosto di antropotoponimi) dando valore 1 anche a quelli
bimembri (es. in Troi dal Lùef conta solo Lùef ).
157
RIOn, v (1999), 1, 157-62
Varietà
Numeri cardinali nei cognomi degli italiani
In un saggio di 80 anni fa, Cesare Poma (Numeri come cognomi, «Archivio Glottologico Italiano», 18 [1919], 2, pp. 345-52) fu il primo a occuparsi di nomi di famiglia italiani contenenti un numero, da solo o accompagnato da un sostantivo.
Accanto a una manciata di attestazioni medievali – Johannes Centum Porci a Roma
nel 1026, Tressolidi e Iohanninus Quatuor oculi a Tortona rispettivamente nel 1203
e nel 1221, Crescentius qui vocatur Quinque Dentes a Roma nel 1011, xi lire soprannome a Biella nel 1342, Diexinuove a Venezia nel sec. XIV, ecc. – lo studioso
riportava di alcuni cognomi moderni (viventi, nella sua definizione), uditi o letti
qui e là: Trepiedi, Trecapelli, Quattrorecchi, Quattrosoldi, Cinquegrana, Seidenari,
Settanni, Settecoltelli, Passaquindici, Delvintisette: un grappolo molto ristretto,
spesso senza il luogo di occorrenza.
L’informatizzazione odierna di nomi e cognomi degli italiani permette ovviamente di individuare un repertorio ben più ricco e particolareggiato di tali “numeri come cognomi”. Si vuol qui proporre un semplice panorama di tali forme,
dando qualche cenno sulla distribuzione di quelle costituite semplicemente da
un numero cardinale (preceduto o no da preposizione), senza la pretesa di spiegarne le origini, per le quali, a parte qualche ipotesi intuitiva, si auspicano studi
più approfonditi (per le occorrenze si tiene conto del numero degli abbonati telefonici; fonte: cd Rom I-Info. Address- and Telephone Information for Italy,
Mannheim, Topware 1996). Andrà tuttavia premesso che alcune forme solo in
apparenza coincidono con numeri: talvolta può infatti trattarsi di toponimi,
talaltra di paretimologie.
Zero è cognome sparso in Italia, portato da quasi 150 famiglie: i nuclei più
consistenti sono a Roma, Cittareale (Rieti), Occhiobello (Rovigo) e soprattutto
Terlizzi (Bari). Escludendo le forme frazionali (sempre, comunque, accompagnate da un sostantivo: Mezzabarba, Mezzacapa, Mezzacappa, Mezzacarne,
Mezzacasa, Mezzalama, Mezzalira, Mezzaluna, Mezzasalma, Mezzatesta, Mezzavilla, Mezzofanti, Mezzofiore, Mezzoprete, ecc.), Uno e Due sono sì presenti in
Italia, ma il primo è giapponese e il secondo inglese. Esiste però Di Due, 4 occorrenze abruzzesi (Pescara, Torre de’ Passeri e Introdacqua nell’Aquilano). Dui
è invece la forma gallurese per ‘due’, «con significato probabile di “(figlio nato)
secondo”» (Massimo Pittau, I cognomi della Sardegna, Sassari, Carlo Delfino
Ed. 1990, s.v.); lo si ritrova in un’ottantina di occorrenze, in gran parte nel
Nuorese (il capoluogo, poi Oliena e San Teodoro), ma con nuclei anche in Liguria e Lombardia.
163
RIOn, v (1999), 1, 163-70
Materiali bibliografici
Questa rubrica presenta schede bibliografiche e segnalazioni di monografie e riviste
specializzate, di singoli contributi in miscellanee o altri periodici, di dizionari, bibliografie e repertori pubblicati, nonché dei migliori testi divulgativi, di riedizioni e di
dissertazioni anche non pubblicate di carattere onomastico.
Le “schede” intendono offrire una recensione o una nota ragionata dei saggi o degli articoli in oggetto. Le “segnalazioni” si limitano a riportarne gli estremi bibliografici e gli indici
degli argomenti (con l’elenco completo di autori e titoli dei singoli contributi nel caso di
volumi collettanei o atti di convegni). La semplice segnalazione di un qualsiasi titolo in
queste pagine è indipendente dalla sua eventuale trattazione, in un successivo numero
della rivista, sotto forma di più ampia scheda o di vera e propria recensione.
Schede e segnalazioni riguardano perlopiù testi relativi a studi italiani e romanzi, nonché altri i cui contenuti siano connessi alle lingue romanze (specie se relativi al dominio
germanico e a quello slavo) o rivestano interesse generale (in particolare se in lingua
inglese o tedesca). RIOn ringrazia Editori e Autori per l’invio di volumi e riviste.
Schede
Massimo Pittau, Il nome di paesi città
regioni monti fiumi della Sardegna.
Origine e significato, Cagliari, Ettore
Gasperini Editore 1997, pp. 255.
→ Ettore Gasperini Editore, via della
Pineta 24/26, I-09125 Cagliari – T.
070.303777 – fax 070.303501.
→ Prof. Massimo Pittau, Istituto di Lingue e letterature romanze, Facoltà di
Lingue, Università degli studi di Sassari,
via Zanfarino 60, I-07100 Sassari – T.
079.229646 – fax 079.229603.
Tandis qu’on dispose pour la France,
en matière toponymique, depuis longtemps d’ouvrages de référence à
l’échelle nationale (Gröhler, Longnon,
Vincent, Dauzat/Rostaing), l’Italie
s’est distinguée par des répertoires régionaux grâce à des hommes comme
Silvio Pieri (Toscane), Dante Olivieri
(Lombardie, Piémont, Vénétie), GioRIOn, v (1999), 1
vanni Alessio (Calabre), etc. C’est dans
cette tradition que s’insère le livre de
M. Pittau qui présente la particularité
de traiter les toponymes par ordre alphabétique, donc sous forme de dictionnaire. D’autre part, l’ouvrage revêt
une importance particulière du fait
qu’il couvre un domaine linguistique
roman entier, celui du sarde. C’est ce
domaine auquel Massimo Pittau s’est
consacré depuis plus de 40 ans en faisant une large part aux toponymes. Il
s’agit là de “macrotoponimia sarda” (p.
12), mais en plus des noms de régions,
cours d’eau, montagnes et communes
– celles-ci ne comprennent que 42.5%
des noms examinés –, on note un certain nombre de ceux qu’on a l’habitude
de nommer microtoponymes mais
dont Pittau n’a pas donné les critères
de leur inclusion.
Dans sa “Prefazione” (pp. 7-12), Massimo Pittau parle aussi des prédécesseurs et d’actuels auteurs en la matière
172
Incontri
Questa rubrica riporta date, luoghi, relatori e argomenti delle comunicazioni di convegni, seminari e colloqui svolti o in preparazione in Italia e all’estero su temi onomastici. Gli avvenimenti sono elencati in ordine cronologico.
Hermanus, Western Cape, 10th International Conference of the Names Society of Southern Africa,
8-11 settembre 1998.
[Organizzato da S. J. Neethling del­
l’Università di Western Cape, il 10º
incontro internazionale della Società sudafricana di onomastica ha
ospitato 28 comunicazioni. Tra i relatori: † Henri Diament (Israele),
Heinrich Löffler (Svizzera), Joyce
Mathangwane (Botswana), Luis
Abrahamo (Mozambico) e L. V. Leotlela (Lesotho)].
→ Dr. Peter E. Raper, Dr. Lucie A.
Möller, Names Research Institute,
P. O. Box 26582, Gezina, 0031 Pretoria
– T. 0027.12.3022164 – fax 0027.
12.3022149 – E-mail: LAM oller
@silwane.hsrc.ac.za.
Ivano-Fracena (Trento), “I percorsi storici della Valsugana: la valle
divisa”, Castel Ivano, 26 settembre
1998.
[Secondo appuntamento con la storia
della Valsugana, organizzato da “Castel
Ivano-Incontri”, con una dozzina di
relazioni su argomenti legati alla storia
medievale. † Giulia Mastrelli Anzilotti ha tenuto una relazione sul tema
Gli stanziamenti alloglotti nella Valsugana alla luce dei dati onomastici].
→ Associazione Castel Ivano Incontri,
c/o Prof. Vittorio Staudacher, via Santa
Sofia 27, I-20122 Milano – T. 02.
58306189 – fax 02.58306065.
Perth, Conference “Names and
Boundaries”, A. K. Bell Library,
York Place, 7 novembre 1998.
John Kerr, Along an Atholl Boundary;
Mary Higham, Names from the Edge:
Hills and Boundaries; Donald Morse,
Places, Boundaries and Shifting Sands:
Why isn’t where it was where it is?; David Munro, Perambulating the Marches: Disputed Boundaries and Division of
Commonty as Sources for the Toponymy
of the Lomond Hills.
[Organizzata dalla Scottish PlaceNames Society (Comann Ainmean-Aite
Na H-Alba) e introdotta dal presidente
Ian Fraser, la giornata di studi ha centrato la sua attenzione sulla toponomastica dei territori di frontiera].
→ Scottish Place-Name Society, c/o
Prof. Dr. Ian Fraser, School of Scottish
Studies, University of Edinburgh, 27
George Square, Edinburgh, EH8 9LD
– T. 0044.131.6504162 – fax 0044.
131.6504166.
255
RIOn, v (1999), 1
Attività
Questa rubrica raccoglie notizie relative a progetti di ricerca nazionali e internazionali; studi in via di realizzazione da parte di singoli ricercatori; attività di associazioni e istituti; corsi di onomastica attivati presso facoltà universitarie; saggi e atti di
congressi e seminari in corso di stampa.
Da Bruxelles a Salamanca,
appuntamento per i linguisti
e i filologi romanzi.
Tornerà in Spagna, a 36 anni di distanza, il Congresso mondiale di Linguistica e Filologia romanza, la cui xxii edizione è stata organizzata nel luglio
1998 a Bruxelles e la xxiii è fissata nel
2001 presso l’Università di Salamanca.
A Bruxelles è stata presentata anche
una ventina di comunicazioni di carattere onomastico. Gli Atti relativi alla
precedente assise internazionale (Palermo 1995) sono stati editi alla fine del
1998 a cura di Giovanni Ruffino (cfr.
qui p. 204).
A Bruxelles la Società di Linguistica
Romanza ha tenuto la sua tradizionale
assemblea; gli iscritti erano 1.127, di
cui 657 membri individuali e 470 tra
enti morali, biblioteche e istituzioni, in
rappresentanza di 36 Paesi (l’Italia, tenuto conto della materia, è sottorappresentata – appena 85 iscrizioni –,
come d’altronde lo è sulla rivista della
Società, «Revue de Linguistique Romane», quanto ad argomenti, autori e
pubblicazioni recensite). Accanto ai
presidenti onorari Antoni Badia i Margarit e Kurt Baldinger e ai membri d’oRIOn, v (1999), 1
nore – Manuel Alvar, Eugenio Coseriu,
Albert Henry, Gerold Hilty, Robert
Martin, Max Pfister, Bernard Pottier,
Aurelio Roncaglia e Alberto Varvaro –
il nuovo presidente della Società di
Linguistica Romanza è il belga Marc
Wilmet, con vicepresidenti Günter
Holtus ed Emilio Ridruejo, segretarioamministratore Gilles Roques (vice Jean-Pierre Chambon), segretario-tesoriere Jean-Paul Chauveau (vice Eva
Buchi) e consiglieri Evanildo Bechara,
Peter Dembowski, Gerhard Ernst, David Gaatone, Hans Goebl, Andres Kristol, Leena Löfstedt, Maria Antonia
Martin Zorraquino, Takeshi Matsumura, Michel Pierrard, Giovanni Ruffino, Marius Sala, Elisabeth SchulzeBusacker.
Nell’occasione del congresso di Bruxelles è stato inoltre attribuito il premio
“Albert Dauzat” ad André Thibault,
per l’insieme dei suoi lavori linguistici
e onomastici e, in particolare, per il suo
contributo al recente Dictionnaire suisse romand.
→ Société de Linguistique Romane,
c/o Institut national de la langue
française (inalf) B.P. 30687, F-54063
Nancy Cedex – T. 0033.3.83962176
– fax 0033.3.83972456.
270
Frequenze onomastiche
This section contains a panorama of lists with ranks and frequencies of repertoires of
anthroponyms or toponyms related to different epochs and places.
Una nuova statistica
riguardante i cognomi
italiani
(recensione a Jean-Pierre Pélissier,
Analyse des patronymes de l’annuaire du
téléphone italien, «Nouvelle revue d’onomastique», 29-30 [1997, ma pubbl.
1998], pp. 175-204).
La ricerca proposta dalla rivista francese gioca su due fronti: un aggiornamento ai dati statistici prodotti da
E midio D e F elice su una fonte del
1978-79 (I cognomi italiani. Rilevamenti quantitativi dagli elenchi telefonici: informazioni socioeconomiche e culturali, onomastiche e linguistiche, Bologna, Il Mulino 1980) e alcune indagini
aggiuntive, perlopiù semplici curiosità,
che tuttavia forniscono spunti interessanti e, in alcuni casi, meriterebbero
ulteriori approfondimenti sia dal punto di vista della distribuzione delle forme considerate, sia di carattere più tipicamente storico e linguistico, in una
parola, onomastico.
Va subito precisato, infatti, che JeanPierre Pélissier, ricercatore dell’Institut
National de la Recherche Agronomique
di Ivry (63 boulevard de Brandebourg,
F-94200 Ivry) non si occupa in questo
saggio di analisi onomastiche, ma semplicemente di statistiche, trattando i
cognomi degli italiani come fossero lessemi comuni o un qualsiasi altro corpus
di oggetti di cui si vogliano stabilire frequenze e ranghi. E solo per i quattro
cognomi più comuni in Italia – Rossi,
Russo, Ferrari ed Esposito – vengono
presentate altrettante mappe (p. 195)
che ne delineano per sommi capi la distribuzione territoriale (occorre avvertire che, purtroppo, la resa in bianco e
nero delle minuscole cartine non dà
pienamente conto della suddivisione
per classi quantitative).
Pélissier ha elaborato i dati forniti da
Marc Margarit, genealogista francese
responsabile dell’Associazione Ancêtres
Italiens, e tratti dagli elenchi degli abbonati telefonici seat del 1990. Si tratta
certamente di uno più completi stock
onomastici utilizzabili attraverso questa
fonte. Infatti, negli anni ’90, il numero
degli abbonati alla telefonia fissa, e cioè
figuranti sugli elenchi, ha iniziato in Italia il suo lento ma progressivo calo, dovuto allo sviluppo esponenziale della
telefonia mobile; inoltre la divisione del
287
RIOn, v (1999), 1
Note ai margini
Il degrado semantico dei prenomi greci
“La stanza di Montanelli”, rubrica di posta con i lettori del «Corriere della Sera»
(27.11.1998, p. 35), risponde a Piero Pedroni di Formigine (Modena), che, ricordando la scomparsa dell’anziano padre Niceforo (‘portatore di vittoria’) si chiede se
qualcun altro altro in Italia abbia lo stesso prenome. Il popolare giornalista e scrittore Indro Montanelli rilancia l’appello in nome della solidarietà verso chi porta
«nomi insoliti». La questione apre un piccolo dibattito tra i lettori e viene ripresa
dallo stesso Pedroni, che riceve segnalazioni di altri Niceforo («Corriere della Sera»,
21.12.1998, p. 35).
Niceforo, nome di tre imperatori bizantini (Niceforo I “il Logoteta”, Niceforo II
“il Foca” e Niceforo III Botaniate, come precisa un altro lettore, Giorgio Moro di
Pavia, nella stessa rubrica l’8.1.1999) e di un santo di Niceto, nonché dello stampatore e inventore francese, pioniere della fotografia, Joseph-Nicéphore
Nièpce, è certamente rarissimo. Emidio De Felice, che pure lemmatizzò nel suo
Dizionario dei nomi italiani, Milano, Mondadori 1986, prenomi che oggi suonano
come curiosissimi e antiquati, non considerò Niceforo. Uno sguardo cursorio agli
elenchi degli abbonati telefonici del 1996 permette di individuare ancora un piccolo numero di Niceforo, soprattutto al Sud (e in particolare in Sicilia), ma anche nel
Reggiano (a Correggio). Ma che si tratti di forma diffusa in passato, almeno in area
grecofona, lo dimostrano i non pochi cognomi che dal prenome derivano. Le famiglie Niceforo sono oltre 150, concentrate in Sicilia – nel Catanese –, in Calabria –
soprattutto a Stignano nel Reggino, con il ceppo dei Niceforo Campanella a Roccella Jonica – e nel Leccese, oltre a un nucleo di emigrati in Lombardia. La forma
conosce numerose varianti con una manciata di occorrenze: Nicefori a Pradalunga
(Bergamo, frutto di probabile regolarizzazione in -i e dunque segno di un’emigrazione non recente); Nicefero nel Catanzarese e ad Agropoli (Salerno); Nicefalo a
Gravina di Puglia e Bari; Nicifero a Trepuzzi (Lecce); Niciforo soprattutto a Catania
ma anche a Riace nel Reggino, con una singola occorrenza, forse un refuso, di Nicifora nel capoluogo etneo.
L’attenzione verso i nomi della classicità latina e greca apparentemente in via
d’estinzione in Italia spinge a due considerazioni. La prima è che tale riduzione o
scomparsa non può essere considerata la prova di una drastica riduzione dello stock
dei prenomi in Italia. Già nel mio studio L’onomastica personale nella città di Roma
dalla fine del secolo XIX ad oggi. Per una nuova cronografia e sociografia antroponimica, Tübingen, Niemeyer 1996, ho cercato di dimostrare, statistiche alla mano, che
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RIOn, v (1999), 1