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LEZIONE: “COMUNICARE MEGLIO PER STAR BENE INSIEME” PROF.SSA ANNAMARIA IMPARATO Comunicare meglio per star bene insieme Indice 1 LA COMUNICAZIONE ------------------------------------------------------------------------------------------------------ 3 1.1 1.2 L’ETIMOLOGIA DELLA PAROLA “COMUNICAZIONE” ------------------------------------------------------------------------- 4 SIGNIFICATI E SCENARI COMUNICATIVI ---------------------------------------------------------------------------------------- 5 2 FASI STORICHE E CARATTERISTICHE SALIENTI DELLA COMUNICAZIONE ------------------------ 6 3 IL CIRCUITO COMUNICATIVO E GLI ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE ------------------------ 10 4 LA DISTORSIONE ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- 16 5 L’INFLUENZA DEL CONTESTO NELLA DECODIFICA DI UN MESSAGGIO ----------------------------- 17 BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 21 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 1 La comunicazione La vita di tutti i giorni impone a ogni essere vivente di entrare in contatto con i suoi simili per i motivi più disparati e con gli scopi più diversi. Sempre gli esseri viventi si trovano nella condizione di scambiare messaggi con gli individui con cui entrano in contatto, cioè di comunicare tra loro. La comunicazione è una conditio sine qua non della vita umana e dell’ordinamento sociale. Per tale motivo ogni essere umano è coinvolto fin dall’inizio della sua esistenza in un complesso processo di acquisizione delle regole della comunicazione, anche se ne è consapevole solo in minima parte. Ora, alla luce di quanto esposto e nel novero delle diverse opinioni e definizioni che ci vengono da esperti della comunicazione, possiamo condividere l’idea che la capacità di comunicare significa entrare in relazione con gli altri, essenziale alla vita, alla sopravvivenza dell’individuo e della specie: ‹‹si può dire che vita e comunicazione coincidano››1. D’altra parte, ogni uomo è per definizione un “animale sociale”: egli non potrebbe costituirsi come cifra individuale se non in relazione all’altro-da-sé, egli ha bisogno di stabilire contatti, di tracciare itinerari comuni all’essere sociale. In realtà ‹‹l’uomo quale animale sociale per eccellenza è anche animale comunicativo per eccellenza››2. È pertanto necessario osservare la comunicazione umana anche da un punto di vista evoluzionistico, considerandone la nascita a partire dai primi ominidi ed il successivo sviluppo. Ogni vera ed autentica relazione è scambio reciproco e ogni scambio è possibile tramite la comunicazione, l’azione comune, l’azione-insieme, il rapporto interpersonale e attivo, il processo di influenza tra soggetti. 1 Perilli A., Comunicazione e alterità, introduzione a T. A. Sebeok, Come comunicano gli animali che non parlano, Edizioni dal Sud, Bari, 1998. 2 Beretta M., La comunicazione, problemi e spunti didattici, Micella Galatina, 1980, p. 39. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 1.1 L’etimologia della parola “comunicazione” Il concetto di comunicazione si definisce meglio se si esamina l’etimologia del termine. La radice del termine latino è esplicita: communio commune, che “appartiene a tutti”, che “viene messo in azione”, da communicatio comunicazione, che suggerisce l’azione di svolgere un incarico con altri. In effetti la comunicazione è sempre l’atto intenzionale di qualcuno, che in un contesto determinato si rivolge ad altri interlocutori. E non basta: il verbo latino “comunicare” (altari), nel suo significato di partecipare alla mensa eucaristica, è un calco del greco koinònein, “mettere in comune”. Comunicare è perciò un atto di socializzazione che coinvolge l’altro, che lo stimola a partecipare. La radice del termine comunicazione risale infatti al verbo koinoneo (partecipo), chiaramente legato all’idea della koine, della comunità, del mettere in comune, del condividere. Le azioni racchiuse in questa cornice terminologica stabiliscono una connessione basata sul presupposto per cui “mettere al corrente” qualcuno vuol dire coinvolgerlo, fino all’instaurazione di impegnativi vincoli comunitari. Allora, cosa s’intende per comunicazione? E’ un processo che avviene non solo tra due persone, ma anche con processi di comunicazione fisica e sociale. Facciamo alcuni esempi: un processo comunicativo tra soggetti inanimati: la trasmissione di calore da un termosifone all’ambiente circostante; un processo comunicativo tra soggetti parzialmente inanimati: la spia luminosa del livello della benzina; un processo di comunicazione sociale: un individuo che ascolta e guarda la televisione; ed infine un processo di comunicazione interpersonale: trasmissione inintenzionale di informazioni tra due persone. Riferendoci al campo sociale per comunicazione intendiamo: trasferimento di un messaggio attraverso un canale da un trasmittente a un ricevente. Nel campo sociale la comunicazione è certamente uno dei fenomeni più importanti. I suoi effetti influenzano l’agire degli individui di specie umana. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme La conoscenza del processo comunicativo è dunque indispensabile per comprendere il comportamento umano. Comunicare significa: rendere comune ad altri ciò che è a nostra conoscenza; rendere i componenti di un gruppo consapevoli di ciò che in sanno pochi od uno soltanto; trasmettere un messaggio (informazioni, idee, sensazioni, concetti, istruzioni). Gli scopi per cui gli uomini comunicano con i propri simili possono essere tanti. Ogni essere vivente attraverso la comunicazione svolge le attività connesse alla sua esistenza di individuo e di membro della società. Se non comunicasse non potrebbe entrare in contatto con gli altri e compiere quelle che sono le funzioni essenziali della sua condizione di vivente. Vivere, insomma, è comunicare, allo stesso tempo , comunicare è vivere. 1.2 Significati e scenari comunicativi L’indagine sulla comunicazione è un punto obbligato del nostro viaggio che intende sondare i pilastri sommersi che sostengono le interazioni tra giovani e adulti, nella convinzione che la diffusione di conoscenze e abilità relazionali possano esaltare la gioia del vivere all’interno di uno stesso contesto. L’analisi sarà orientata in prima istanza, ad esaminare le modalità verbali con cui si comunica. In seguito sarà dedicata un’attenzione particolare alla rilevanza della comunicazione non verbale. Strumento privilegiato della comunicazione è sempre stata la parola (in principio fu il verbo). Vale perciò la pena di ricostruire sinteticamente l’evoluzione impressa dall’uomo alle modalità d’uso di quel potente mezzo, nel tentativo di individuare pure le trasformazioni che egli ha subito per effetto di eventi straordinari verificatisi nel corso della storia. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 2 Fasi storiche e caratteristiche salienti della comunicazione Un rapido sguardo al passato ci consente di individuare quattro fasi diverse che hanno caratterizzato la comunicazione verbale: 1^ fase: l’oralità esclusiva Tale fase esercita ancora oggi, per fortuna, un ruolo importante (si pensi, ad esempio, alla tenace persistenza dell’oralità). Esaminiamo ora le caratteristiche salienti della fase dell’oralità. Quando non si conosceva la scrittura, per millenni l’uomo si è servito del più potente strumento disponibile: la voce, canale che consente una velocità di circolazione molto lenta del sapere che, per essere conservato e trasmesso alle generazioni future, veniva affidato alla capacità di una memoria sostenuta dall’orecchio, destinato a diventare perciò il senso più importante Per facilitare quel processo di conservazione era necessario esprimersi in forme facilmente memorizzabili: formule, proverbi, versi o una prosa molto ritmica. Caratteristiche peculiari della cultura orale erano la ridondanza (la ripetizione aiutava il processo di memorizzazione sia del parlante che dell’ascoltatore) e la paratassi (la costruzione di un periodo strutturato sulla coordinazione comunicativa). La stessa nascita della poesia alla quale naturalmente si associavano la musica e la danza, si spiega in relazione al bisogno di costruire un significativo “magazzino della memoria” che conteneva precetti giuridico-religiosi ma pure suggerimenti tecnologici. Alla poesia veniva dunque affidata una funzione didattica (si pensi ai poemi omerici). Riflettendo sulle caratteristiche della cultura orale si comprende facilmente che l’uomo inserito in essa era molto più enfatico e partecipativo, più tradizionalista, ma meno analitico di quello che vivrà nelle culture successive. Cosa avviene infatti quando si sedimenta l’abitudine di scrivere a mano? Potendo disporre di una memoria artificiale, costituita dal testo scritto, la memorizzazione non si impone più con l’implacabile necessità che la sollecitava nei processi di apprendimento. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme In effetti la parola destabilizza l’assoluta tirannia dell’orecchio 3. Si sa che nei tempi antichi, prima della diffusione dell’uso della scrittura, la memoria era l’indispensabile ed unico strumento dell’apprendimento e ad essa servivano il verso e la musica, o almeno la cantilena; e perciò ogni insegnamento era un carmen, come il carmen de moribus di Catone o le leggi delle dodici tavole, apprese – a quanto diceva Cicerone – come un carmen necessarium. Un’altra ragione costringeva all’uso della memoria: la sacralità, il carattere esoterico degli apprendimenti, riservati in genere ad un ceto chiuso, ad una casta sacerdotale. 2^ fase: rivoluzione chirografica (fino al XV secolo) La rivoluzione chirografica (dal greco keir = mano e grafia = scrittura) si realizza per effetto dell’invenzione della scrittura, avvenuta nel quarto millennio a.C. ad opera dei Sumeri della Mesopotamia. Finalmente si ha la possibilità di conservare materialmente il sapere. Si celebra il timido ingresso dell’occhio. L’espressione del pensiero non più condizionata dalla necessità ritmica che costringeva a produrre un sapere formulaico, diventa più analitica, più astratta. La cultura chirografica consente all’uomo di guadagnare una sintassi complessa, di accedere ai concetti universali, di aprirsi cioè alla filosofia, alla scienza, all’etica, alla logica. Scompaiono lentamente le enciclopedie in versi, nascono i trattati e i codici. Nascono anche le prime biblioteche pubbliche ed il libro (volumen o codex), scritto a mano dai copisti, segna gradualmente la nascita di nuove figure professionali accanto a quella dell’autore, dello scriba e dell’editore. 3^ fase denominata: la rivoluzione gutemberghiana (fino al sec. XIX) Effettivamente se riflettiamo sul privilegio che la stampa accorda all’occhio sancendone la vittoria sull’orecchio, ci rendiamo conto che la possibilità di disporre, con relativa facilità, di un testo che a differenza del manoscritto non richiedeva un faticoso lavoro di decodificazione, dovette rapidamente trasformare le abitudini dell’uomo. La lettura diventò silenziosa ed il libro, facilmente disponibile, modificò sia il modo di studiare che di insegnare, perché la lettura da fatto pubblico diventò prerogativa del singolo che poteva leggere e consultare il testo quando e dove riteneva più opportuno. 3 Pompilio S., La prossemica, in Saracino V. (a cura di), Progettare la formazione. Teoria e pratica dell’intervento educativo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 7 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Ora, occorre sottolineare l’importanza dell’invenzione della stampa definita la più grande “Rivoluzione silenziosa”. Si ritiene che tale invenzione ha celebrato la nascita di un uomo nuovo: “L’uomo tipografico”. 4^ fase: la rivoluzione elettrica ed elettronica Siamo nella fase attuale. Registriamo i caratteri della cultura dei media elettrici ed elettronici che hanno trasformato il mondo in “villaggio planetario”. M. Baldini osserva che ‹‹grazie all’elettricità e all’elettronica la terra è diventata un “villaggio planetario” e il sensorio dell’uomo è stato costretto a riorientarsi, passando di nuovo dall’occhio, troppo lento per essere efficace, all’orecchio, dallo spazio visivo allo spazio acustico.›› Grazie alle scoperte degli ultimi centocinquanta anni, dopo quella del telegrafo elettrico da parte di Samuel Morse, si sono avvicendate una miriade di evoluzioni tecnologiche che hanno impresso un ritmo vertiginoso alla velocità della trasmissione dei messaggi. La notizia raggiunge, grazie ai nuovi media, il destinatario in “tempo reale”. I nuovi strumenti hanno rivoluzionato la dimensione del tempo e dello spazio, caratterizzando i contesti come luoghi al limite dell’immateriale, immersi in un eterno presente. Questa nuova rivoluzione ha imposto all’uomo profonde trasformazioni. La radio, la televisione, il telefono hanno indotto una fase di “oralità secondaria” che ha diversi punti di contatto con quella antica anche se rispetto ad essa si caratterizza per un più alto grado di consapevolezza. I nuovi media esercitano un fascino su milioni di persone che si sentono, ascoltando, parte di un gruppo, anche se sono sole. ‹‹La forza dei mezzi audiovisivi è dovuta al fatto che colpiscono direttamente la sfera dell’affettività4››. Popper ha definito la televisione ‹‹ladra di tempo››, ‹‹serva infedele››, ‹‹cattiva maestra››. Il grande pensatore proponeva un rigoroso controllo su quanti sono coinvolti nella produzione televisiva: per essi dovrebbe essere previsto il rilascio di una “patente” da ritirare quando si rilevino comportamenti in contrasto con i principi della democrazia. Aldilà di questo possiamo affermare con assoluta certezza che l’epoca in cui viviamo è caratterizzata dalla complessità dei sui paradigmi, della sua alta tecnologia, dal suo stesso smarrimento di senso. Non a caso questa è “l’era dell’informazione”, non solo per il diluvio di notizie che vengono scaricate sul consumatore, ma soprattutto perché molto più della metà della popolazione è impegnato a raccogliere, elaborare e vendere informazioni. Tale ricerca ha reso possibile una nuova forma di testo multiplo, interattivo: l’ipertesto. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 8 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Cosa intendiamo per ipertesto? Theodor H. Nelson coniò il termine “ipertesto” per indicare una forma particolare di testo elettronico costituito da una serie di brani tra cui sono definiti dei collegamenti che consentono al lettore differenti cammini. Un esempio di ipertesto sono le enciclopedie elettroniche in cui da un testo con un determinato percorso multimediale, si può passare ad altri testi, ma anche ad animazioni, foto, schemi e talora musiche. La maggiore dinamicità dell’ipertesto rispetto al libro stampato, la sua capacità di rendere protagonista attivo il fruitore che può scegliere liberamente i percorsi di una lettura che non può essere “lineare” ma “nomade”, hanno scatenato polemiche ed insinuato il terrore di un imminente morte del libro. Si è però fortunatamente verificato che nessuna crisi ha colpito la produzione del testo scritto, anzi che di libri ce ne sono di più, nuovi o ristampe di vecchi, anche se si deve prendere atto che il suo monopolio culturale è venuto meno. 4 Laborit H., Lo spirito del solaio, Mondatori , Milano, 1994, pag. 161. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 9 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 3 Il circuito comunicativo e gli elementi della comunicazione Cerchiamo ora di tratteggiare rapidamente e in forma sintetica la sintassi della comunicazione. È necessario osservare che ogni vera e autentica relazione è scambio reciproco, e ogni scambio è possibile tramite la comunicazione. “L’azione-insieme” – dove il rapporto interpersonale è attivo – genera il processo che influenza i soggetti coinvolti. Si precisa che l’atto comunicativo è di tutti e le azioni ad esso connessa si basano sul presupposto che “mettere al corrente qualcuno di un qualcosa” vuol dire coinvolgerlo, fino all’istaurarsi di impegnativi vincoli comunicativi5. Ma quali sono i presupposti del processo di comunicazione? chi comunica = trasmittente; un contenuto = messaggio; chi riceve = ricevente; collegamento tra chi comunica e chi riceve = canale di comunicazione. Di fatto, la finalità di ogni comunicazione è quella di trasmettere a qualcuno informazioni e messaggi. Tuttavia è possibile individuare il meccanismo della comunicazione. Ogni atto comunicativo, infatti, anche quello apparentemente più semplice, è un fenomeno complesso che presuppone la presenza di alcuni fattori essenziali: un emittente, la fonte della trasmissione dell’informazione che, dopo aver elaborato un pensiero, si serve di un codice per codificare l’informazione all’interno del quale opera una scelta di segnali e li combina nella forma più opportuna per conferire efficacia al messaggio che intende inviare. Esempio: una persona che parla al telefono per comunicare qualcosa, poiché è colui che emette il messaggio, è l’emittente. Il ricevente, cioè il destinatario del messaggio, riesce grazie ad un codice condiviso a decodificarlo, cioè a comprenderlo dopo un’operazione complessa di analisi dei segnali ricevuti e delle modalità con cui quei segnali sono stati combinati insieme. Esempio: c’è una persona che ascolta ciò che l’altro le comunica. Poiché è colui che riceve il messaggio lo chiamiamo ricevente. Il messaggio è l’informazione che viene comunicata. 5 Venturi C., In parole, Zanichelli, 1991, p.15. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 10 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Il referente è l’oggetto a cui l’emittente si riferisce. In quest’ottica non può mancare l’informazione di ritorno, o come si dice con termine inglese feed-back (retroazione, rifornimento all’indietro da feed, “alimento” e back “indietro”). Tuttavia nonostante questa continua alternanza di ruoli, nel corso di ogni singolo atto comunicativo i ruoli di emittente e ricevente sono fissi e ben distinti. Perché la comunicazione si realizzi è però necessario che il messaggio emesso dall’emittente raggiunga il ricevente attraverso il canale e venga decodificato. Per fare ciò, il ricevente deve conoscere i segni con i quali il messaggio gli viene trasmesso, deve cioè conoscere i criteri e le regole in base ai quali il messaggio è stato costruito dall’emittente. Di fatto, i segni che possono essere utilizzati per trasmettere messaggi di per sé non hanno alcun significato. Perché ne acquistino uno è necessario che l’emittente e il ricevente si muovano all’interno dello stesso codice. Il codice è sempre frutto di una convenzione che deve essere ben nota sia all’emittente che al ricevente e deve essere scelto prima di formulare un qualsiasi messaggio. Tutti possono inventare un codice, si pensi all’alfabeto Morse o alla formulazione dei codici segreti dei vari paesi. Si attribuiscono, cioè, particolari significati ai segni dell’alfabeto o ai numeri o s’inventano addirittura nuovi segni. Tra gli elementi fondamentali della comunicazione c’è da considerare un elemento in più: il contesto. In effetti c’è un forte legame tra messaggio e referente, ma spesso il rapporto che li lega non è univoco e può dar luogo a equivoci che compromettono l’esito della comunicazione. Il messaggio “che coda!”, infatti ha almeno quattro referenti possibili: la coda di un gatto; la coda di persone davanti a uno sportello; la coda delle auto in autostrade; la coda di cavallo di una ragazza; In casi come questi come si fa a capire il messaggio? Solo l’analisi della situazione in cui è collocato il messaggio e la valutazione delle particolari circostanze in cui esso viene comunicato possono permettere di stabilire quale sia il referente cui il messaggio si riferisce. Così, se l’emittente e il ricevente sono affacciati a una finestra e scorgono un gatto soriano sul tetto della casa di fronte, è chiaro che la “coda” oggetto del messaggio è quella del gatto. Se invece hanno deciso di recarsi al cinema e davanti alla biglietteria trovano molte persone in attesa di entrare, la “coda” in questione sarà quella delle persone in fila. Se poi, i due sono bloccati in una lunga colonna di automobili, la “coda” questa volta sarà quella causata dall’improvviso ingorgo Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 11 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme stradale. Se infine, essi vedono passare una ragazza con i capelli raccolti dietro la nuca, è chiaro che la “coda “ cui si riferiscono è quella costituita dalla pettinatura della ragazza. Per essere sicuri di capire bene il messaggio, dunque, è necessario non solo conoscere il referente, cioè l’argomento specifico di cui si tratta, ma anche cogliere e valutare opportunamente tutto ciò che sta intorno al referente e che fa da sfondo alla comunicazione. L’insieme della situazione generale e delle particolari circostanze in cui ogni evento comunicativo è, per forza di cose, inserito si chiama contesto, “ciò che sta insieme al testo”. Il contesto è quindi un elemento importante della comunicazione: esso è costituito da un insieme di informazioni, nozioni e conoscenze che devono essere comuni tanto all’emittente quanto al ricevente perché la comunicazione si realizzi pienamente.6 Il codice rappresenta l’insieme dei segni verbali, gestuali, mimici, iconici, luminosi, acustici, e delle regole che presiedono alla loro significativa combinazione. In una sola giornata ci può capitare di dover interpretare moltissimi codici, da quelli economici, scelti grazie alla loro semplicità, dall’uomo per regolare la vita quotidiana (si pensi al semaforo ed ai segnali stradali, a quelli acustici durante la navigazione a quelli complessi come i codici simbolici digitali (termine coniato in riferimento all’uso della tastiera del calcolatore). Esistono pure codici analogici ( espressioni, gesti, mimica) contenenti analogie con la realtà. Il canale, cavo elettrico, linea telefonica o telegrafica , parola, onde sonore, foglio o stampa, è il mezzo o i mezzi che permettono la comunicazione. Le caratteristiche del canale sono: velocità: rapidità di trasmissione del messaggio in base al rapporto tra spazio percorso e tempo impiegato; capienza: capacità di trasmettere più messaggi contemporaneamente, la loro ricezione e comprensione dipende dalla “capacità di canale” di sintetizzare o categorizzare una certa quantità di informazioni in un certo momento; disturbi: rumori intrinseci o incidentali, che disperdono o rendono incomprensibili una certa quantità di informazioni. 6 Sensini M., Il sistema della lingua, Arnoldo Mondatori, 1996, p.7. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 12 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme MESSAGGIO TRASMITTENTE RICEVENTE (CODIFICA) (DECODIFICA) CANALE DI COMUNICAZIONE FEED-BACK CODIFICA: trasformazione da parte del trasmittente delle proprie informazioni in messaggio. DECODIFICA: trasformazione da parte del ricevente del messaggio in proprie informazioni. FEED-BACK: informazione di ritorno. Fig. 1.1 Il circuito comunicativo In sintesi il processo comunicativo (si veda fig 1.2) è dunque il seguente: una fonte trasmittente emette un messaggio con il proprio codice attraverso il canale. Il messaggio, affinché sia compreso dal ricevente, viene da questi decodificato e nuovamente codificato secondo il proprio codice. Tra codice e canale esiste una relazione7 (fig. 1.4). L’uso del codice molto spesso impone la scelta di un determinato canale (non scelgo un mezzo acustico, per es. la radio, se devo comunicare con i sordi). Molto spesso la incomprensione di un messaggio deriva da un errato accoppiamento tra canale e codice o da un uso improprio del canale. Solo quando le fonti usano il medesimo codice ed esso è conosciuto da entrambe, avviene la comunicazione, la comprensione del messaggio e non la sola ricezione di esso; ogni codice possiede caratteristiche che possono essere note in misura diversa ai due soggetti, dunque anche da tale differenza dipende l’esatta comprensione del messaggio. 7 Ibidem, p. 20. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 13 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme CANALE TRASMITTENTE RICEVENTE MESSAGGIO CODICE TRASMITTENTE MESSAGGIO DECODIFICA Fig. 1.2 : Il processo comunicativo CANALE TRASMITTENTE RICEVENTE MESSAGGIO CODICE RICEVENTE CODICE TRASMITTENTE MESSAGGIO Fig. 1.3 : Il processo di comunicazione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 14 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme CANALE TRASMITTENTE RICEVENTE MESSAGGIO MESSAGGIO CODICE CODICE Fig.1.4 : Differenze tra codice e canale COMPRENSIONE CODICE EMITTENTE = CODICE RICEVENTE RICEZIONE CODICE EMITTENTE ≠ CODICE RICEVENTE Fig 1.6: Differenza tra comprensione e ricezione Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 15 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 4 La distorsione La comunicazione di un messaggio presenta quasi sempre un angolo detto “di distorsione” la cui conoscenza permette di ridurlo con appropriate tecniche (es. la ripetizione, il controllo) al fine di avere una più esatta comprensione del messaggio. Fig 1.7: L’angolo di distorsione La distorsione deriva da: codice, perché ogni codice possiede caratteristiche che possono essere note a due soggetti in misura diversa; percezione, ossia selezione, organizzazione e interpretazione a livello conscio e inconscio della struttura del messaggio. In tal caso per uno stesso stimolo o messaggio può esserci una differente percezione da parte del ricevente. A riprova di quanto detto, se osserviamo la figura 1.7 si possono avere due letture della medesima immagine il profili di una giovane donna ed il volto di una donna anziana. E ancora la figura 1.8 può essere percepita come una coppa (tratto pieno) che come due facce che si guardano (tratto vuoto). Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 16 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme 5 L’influenza del contesto nella decodifica di un messaggio Gli aspetti che influiscono nella decodificazione di un messaggio sono: Contesto; Stimoli significativi. Il contesto, il luogo fisico, la situazione , il momento particolare in cui avviene l’interazione comunicativa che, svolgendosi in coerenza con quello, assume caratteristiche di congruenza e di efficacia.8 Fig. 1.7: Visualizzazione percettiva in ottica duale (I esempio) Il concetto risulta meglio comprensibile se ricorriamo a degli esempi. Un suono di una certa entità non verrà percepito alla stessa maniera nel silenzio della notte e nel diurno traffico cittadino, anzi sarà difficile anche nella stessa situazione, percepirlo come costante e regolare perché e probabile che esso, dopo un po’ di tempo, possa diventare impercettibile. 8 Akmajan A., Demers R., Farmier A., Harnish R., Linguistica, Il Mulino, Bologna1996, p.137. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 17 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Fig 1.8: Visualizzazione percettiva in ottica duale (II esempio) Possiamo definire il contesto come una forma particolare di relazione in corso. In questa relazione sempre determinata assumono significati diversi i messaggi che le persone si scambiano e risultano diverse quindi le loro reazioni. Una comunicazione per essere efficace, cioè una reale integrazione tra persone, necessità che queste riescano a creare un contesto condiviso. Il contesto può essere altresì definito come un insieme di aspettative, atteggiamenti mentali. Le personalità dei singoli finiscono per determinare le cosiddette categorizzazioni necessarie alla codifica di un messaggio, ad esempio, nelle due sequenze di lettere e numeri riportate in basso, il quarto elemento è il medesimo, ma nel contesto delle lettere lo leggiamo come lettera B, mentre nel contesto dei numeri come numero 13. Fig. 1.9: Significato del contesto Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 18 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Ogni messaggio viene più facilmente codificato e quindi compreso se contiene “stimoli significativi” a noi più familiari (ad es. un appassionato di auto è richiamato dal passaggio di un auto sportiva, in una colonna di traffico). Inoltre, da esperimenti fatti si rileva che la ricompensa rafforza un certo tipo di decodificazione del messaggio. Ad esempio, nella lettura della fig. 1.10, i soggetti che erano ricompensati ogniqualvolta veniva loro mostrato il profilo A, tendevano a riconoscerlo anche quando i profili erano mostrati insieme. Fig. 1.10: Stimoli significativi Molte formulazioni del processo di comunicazione lo raffigurano come un semplice trasferimento di informazioni da una persona all’altra. In realtà, l’informazione è una comunicazione unilaterale, deterministica e un intenzionale, mentre la comunicazione nel senso proprio è plurilaterale, intersoggettiva, critica e creativa. Ai sette elementi enunciati si accompagna, però, quasi sempre “l’interferenza” o “rumore” che può disturbare la comunicazione, diminuendo la sua efficacia,e perfino inibirla. Volendo fare qualche esempio, possiamo indicare un rumore fisico esterno che altera i significati di una conversazione, un’eccessiva distanza oppure una distanza molto ravvicinata che impedisce la visione ottimale del segnale, un raffreddore che impedisce la percezione degli odori. Tuttavia è opportuno sottolineare che elementi di disturbo possono essere presenti in ognuno dei sette elementi ed agiscono influenzandosi reciprocamente.9 9 Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson Don D., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma 1971, p.24. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 19 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Un solo esempio chiarirà quest’ultima osservazione: riferirsi ad un gruppo di alunni che possiedono un codice verbale ristretto, parlando un linguaggio dotto, usando cioè un “codice elaborato”, e perciò non condiviso, espone non solo la comunicazione al fallimento ma può perfino inibire la motivazione all’apprendimento. È evidente che tutto ciò che disturba, ostacola o impedisce il realizzarsi di una comunicazione, danneggiando uno dei suoi elementi costitutivi, si chiama “rumore”. Altri fattori, invece, possono facilitare o addirittura rafforzare la comunicazione. La comunicazione è, dunque, un processo continuo di tipo circolare, in cui le fonti interagiscono non su un piano di casualità unidirezionale e lineare ma su un piano di casualità reciproca. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 20 di 21 Comunicare meglio per star bene insieme Bibliografia Arielli E., Scotto G., Conflitti e mediazione, Bruno Mondadori, Milano 2003. Akmajan A., Demers R., Farmer A., Harnish R., Linguistica, Il Mulino, Bologna 1996. Bateson G., Jackson G., Don D., Some Varieties of Pathogenic Organizzation, in Disorders of Communication (a cura di ) Mck D., Nervous Andmental Di Sease,1964. Beretta M., La comunicazione. Problemi e spunti didattici, Micella, Galatina 1980. Don Milani, Lettera ad una professoressa, Libreria al fiorentino, Firenze 1972. Eco U., Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano 1975. Frauenfelder E., Educazione e processi apprenditivi, Tecnodid , Napoli 1986. Jackobson R., Saggi di linguistica generale Feltrinelli 1966. 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Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 21 di 21