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Fabienne Kanor
D’ACQUE DOLCI
traduzione di Lucia Quaquarelli
(ed. originale Gallimard)
Morellini Editore
Collana Griot
192 pagine
13,50 euro
ISBN: 88-89550-00-7
In libreria dal 17 marzo 2005
Mi chiamo Frida, ho appena ucciso un uomo e sto per farmi saltare il cervello
Con queste parole si apre il romanzo D'acque dolci, racconto condotto dalla protagonista a voci alternate, prima e terza. È la storia di una giovane studentessa originaria delle Antille giunta nella Parigi
della banlieue, della sua scoperta della propria diversità, del sesso, dell'Uomo Nero, delle origini.
Un colpo di pistola. Poche parole secche e brutali. Poi la stanza attorno a Frida si popola: presenze,
ricordi in fotogrammi spezzati le sfilano davanti agli occhi.
Nata in un ospedale di provincia che puzzava di domenica e di indivia fredda, Frida è figlia di immigrati dalla Guadalupa. I genitori l’hanno educata all’antillese: non bisogna farsi notare, le ha sempre ripetuto il padre, non bisogna mai tirare fuori quello che si ha nel cuore, affermava la madre. E
ora Frida ha compiuto un gesto che non può cancellare o dissimulare:
Dio mio, come ho potuto perdere la testa? Proprio io, educata all’antillese, solo per salvarmi la
pelle!
Tra le cosce di Frida giace Eric, il suo uomo, quello che ha appena ucciso, morto, bello anche se
ormai senza vita. Una storia iniziata d’autunno, un patrimonio condiviso di sogni infranti: il
“Belpaese-Francia” che si rivela, a dispetto di tutte le illusioni, pieno di disprezzo e sospetto verso i
propri immigrati. Il male della pelle, il dolore di non essere accettati a causa del colore della propria
pelle, affligge entrambi fin dall’infanzia. Frida lo porta con sé per tutta la vita, è la valigia che non
può mai dimenticare, che le evita ogni giorno di chiedersi chi è.
Per tutta la narrazione, Frida ricostruisce a se stessa le ragioni del proprio amore e del proprio omicidio: se potessi tornare indietro prenderei maggiori precauzioni prima di uccidere…
Dalla camera dell’appartamento universitario di Frida sono entrati ed usciti molti uomini, uomini
neri, dopo che la fame si è insediata in lei, si è impadronita di tutto. Seno, sedere, cosce, pancia…
Ricercato per il piacere che regala, per la curiosa avidità di conoscerne il corpo e le movenze, l’uomo nero è però falso e spergiuro; i rapporti tra i due sessi non possono sottrarsi all’inganno e alla
sopraffazione dell’uomo nei confronti della donna:
È negro l’uomo che ti dice A e pensa B. Che ti giura B e pensa A. Ma è negro l’uomo che sogni. Che
la tua pelle, il tuo corpo e il tuo sesso cercano al punto di perdere la testa.
Con Eric tutto sembra andare diversamente, con lui Frida ridiscende alle radici dell’essere donna ed
antillese. Le Antille fiabesche e selvagge visitate dai due fanno da sfondo ad immagini di uomini e
donne neri picchiati, violentati, schiavizzati dagli uomini bianchi. Immagini che emergono dalla
memoria collettiva di un popolo, ma le cui cicatrici i protagonisti portano ancora sulla propria pelle:
Hai forse dimenticato quello che i bianchi hanno fatto ai neri? Tu sei figlia di uno stupro, Frida, non
dimenticarlo mai!
Promozione: Vivalibri
Distribuzione: Messaggerie Libri
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