recensione - Music Together Bologna
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recensione - Music Together Bologna
IL ROCK-N-ROLL E’ MUSICA SINFONICA SUONATA CON UN DITO SOLO di Franco Foschi Certo, si può suonare del buon rock-n-roll e basta. Oppure si può suonare del buon rock-n-roll e non accontentarsi mai, ricercare sempre qualcosa di, se non nuovo, diverso, o perlomeno cercare di non adagiarsi nel banale e nel solito, che sono veri vicini di posto. “Uno due molti” di Frida X possiede una caratteristica tutto sommato rara, e riservata a pochi autori: quella cioè di essere inconfondibilmente appartenente al complesso creativo di Frida X, ma nel contempo di essere del tutto diverso dal disco precedente. E’ in questo senso che non è vicino di posto del banale e del solito. Un esempio recente ed eccellente di tale percorso virtuoso è quello di Arctic Monkeys, sempre a caccia di nuovi suoni, costi quel che costi (per esempio, la perdita del pubblico adolescente…): e invece come fanno, i ragazzi di Frida X, per uscire dal rischio? Se prendiamo i pezzi uno per uno, nella scelta delle armonizzazioni come delle dissonanze, nel procedere sia quieto che movimentato dei testi, possiamo trovare ingredienti della più pura tradizione del rock: un picchiato sulla chitarra acustica come certi vezzi di Keith Richard, echi del dark intellettuale di Afterhours (anche nel canto, in “Latte di fico”), o nella voce cristallina e talvolta appena un po’ di gola di Jade Jossen, che ricorda certe voci femminili di glam-band del passato, alla Debbie Harry. Ma poi. Ma poi ecco che compare la sterzata: il pianoforte non ha bisogno di articolata partitura ma può essere provocatoriamente picchiato con un dito solo, un organetto elettrico compone un divertente contrappunto anche se appena in sordina, strumenti musicali ad hoc diventano il tric-trac o il trapano del dentista… Tutto questo per dire che i ragazzi di Frida X non si accontentano di un buon suono pulito, di avere simpatiche idee, di essere impeccabili esecutori: no, ci vogliono mettere del loro, e non appena dopo una serie di accordi ti accingi ad ascoltare l’ovvio che ne seguirà ecco la deviazione, l’esondare, il rimescolare le carte a effetto, strappando all’ascoltatore anche smaliziato un ‘però…’ Un altro aspetto non secondario è l’uso che viene fatto del cliché e dello stereotipo musicale: nel disco, volendo, ci sono citazioni a bizzeffe, ma quel che si apprezza dietro alle citazioni è il gioco serio dei chi suona e scrive e produce musica, il quale sa molto bene che per divertirsi non è necessario eseguire clownerie – e allora la rimasticazione del cliché è un gioco bellissimo, che permette di reinterpretare quel che magari in passato si è amato, ma con la sensibilità di oggi. Insomma chapeau ai Frida X, onorevole band che non fa mai passi indietro, che scrive e suona musica appassionatamente: “Uno due molti” (echi del proverbiale sessantottino ‘dieci, cento mille Vietnam’?) permettere di comprendere quanto, serissimi, i musicisti si sappiano però divertire – forse è per questo che divertono tanto anche noi. Frida X, “Uno due molti”, 2009 Franco Foschi è nato a Bologna dove vive esercitando con passione la professione di medico pediatra. Ha pubblicato libri di narrativa con gli editori Todaro, Mobydick e Hobby & Work. Conduce la rubrica di interviste a scrittori Leggere negli occhi sulla web-tv Arcoiris ed è membro dell’Associazione scrittori bolognesi. http://www.editricezona.it/odioiljazz.htm