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ANAAO TOSCANA
Venerdì, 22 aprile 2016
ANAAO TOSCANA
Venerdì, 22 aprile 2016
Anaao Toscana
22/04/2016 Corriere della Sera Pagina 19
FABRIZIO CACCIA
Fiori e solidarietà per l' infermiera La Regione: «È...
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Grosseto) Pagina 13
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Morti sospette, indagati otto medici
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Massa­Carrara) Pagina 27
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Il Comitato: potenziare ginecologia e pediatria
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pisa) Pagina 13
PIETRO BARGHIGIANI
Ospizio­pollaio, indagati anche i medici
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pisa) Pagina 17
FABIO CALAMATI
Asl, 41 gli stipendi oltre i centomila euro
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 13
LUCA SIGNORINI
Casa della Salute, a Pieve sarà pronta entro l' autunno
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 31
FEDERICO LAZZOTTI
La Procura rilancia: «L'indagine va avanti»
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pontedera) Pagina 2
DONATELLA FRANCESCONI
Morì al Pronto soccorso, processo a fine maggio
22/04/2016 La Nazione (ed. Grosseto) Pagina 8
22/04/2016 La Nazione (ed. Lucca) Pagina 5
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Scoperta una maxi­truffa all' Asl sulle forniture di apparecchi acustici
22/04/2016 La Nazione (ed. Pisa) Pagina 12
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Pediatri, la procura chiede il processo
LAURA NATOLI
Il processo si apre con un rinvio E l' Asl si costituirà parte...
22/04/2016 La Nazione (ed. Viareggio) Pagina 3
I buchi dell' inchiesta sui morti in ospedale i pm: andiamo avanti
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Apparecchi acustici per un morto E fatturati doppi alla Asl: inchiesta
22/04/2016 La Repubblica Pagina 24
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Morti in corsia, dopo le denunce sette i medici sotto inchiesta
22/04/2016 La Nazione (ed. Prato) Pagina 6
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L' Asl impone le ferie d' ufficio
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Viareggio) Pagina 21
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Maltrattamenti a Narnali Il processo parte piano
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pontedera) Pagina 2
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Un anno di magra per Abati all' ex direttore 88.000 euro
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 20
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L' Ordine degli infermieri: «Stop agli extra in corsia»
22/04/2016 Il Tirreno (ed. Pistoia­Montecatini) Pagina 13
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MICHELE BOCCI
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Corriere della Sera
Anaao Toscana
Fiori e solidarietà per l' infermiera La Regione: «È
sospesa dal servizio»
Livorno, i pm: le indagini sui 13 morti vanno avanti. L' assessore: difficilmente tornerà
PIOMBINO «Non abbiamo mai smesso di
svolgere le indagini su questa vicenda e non lo
faremo adesso che è intervenuta la decisione
del Riesame», dice il procuratore capo di
Livorno, Ettore Squillace Greco. «Senza verità
preconcette, aperti a ogni ipotesi», aggiunge. Il
fatto che Fausta Bonino, l' infermiera dell'
ospedale di Piombino, sia stata scarcerata
mercoledì, dunque, non taglia le gambe agli
inquirenti. Si continua a indagare senza tregua
e la strada maestra, al momento, rimane
quella che porta a lei: «La decisione del
Riesame rientra nella fisiologia del
procedimento», stoppa ogni polemica il
procuratore.
Nessun mea culpa, almeno ufficialmente, ma
in quegli uffici è anche l' ora di qualche
maldipancia. Perché i dubbi sulla
colpevolezza della Bonino, fanno capire a
Palazzo di Giustizia, la Procura comunque li
ha sempre avuti. Non è un caso che
nonostante la gravissima accusa nei suoi
riguardi, quella di aver ucciso tra il gennaio
2014 e il settembre 2015 tredici pazienti della
Rianimazione con iniezioni dolose di eparina,
un farmaco anticoagulante, i magistrati a suo
tempo non disposero il fermo immediato della
donna, ma chiesero al Gip, Antonio Pirato, di
firmare l' ordinanza di custodia cautelare. «È
un processo indiziario», ripetono all' unisono il pm Massimo Mannucci e il procuratore Squillace Greco e
la sensazione, infatti, è che i giudici fiorentini del Riesame abbiano ritenuto insufficienti proprio gli indizi
presentati dalla Procura. Le motivazioni saranno rese pubbliche la prossima settimana.
Nel fascicolo però balzano all' occhio indizi assai deboli, come la telefonata intercettata nella quale l'
infermiera fingeva con un' amica di aver bevuto del vino, ma in realtà scherzava, mai stata un' alcolista
lei, anzi sempre «professionale», «scrupolosa», «precisa», «pulita», «sgobbona», gli aggettivi si
sprecano nel suo ex reparto al «Villamarina» di Piombino, dov' è chiaro che i colleghi ­ convinti della
sua innocenza dall' inizio ­ oggi più che mai fanno il tifo per lei affinché ritorni. Anche nel suo quartiere, il
Desco di Piombino, la gente è tutta con Fausta: al civico 47 di via Primo Maggio è comparso anche un
mazzo di fiori mandato da un' amica. Sembrano tutti convinti, qui, della sua innocenza.
L' assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi, però, alla vigilia della decisione della
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Corriere della Sera
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commissione disciplinare della Asl di Livorno sembra escludere categoricamente che possa riprendere
il lavoro di prima: «Le misure che abbiamo adottato non cambiano alla luce dei provvedimenti della
magistratura e l' infermiera è sospesa attualmente dal servizio. Difficilmente potrà tornare in reparto, per
la serenità sua e di tutto il sistema». Oggi la commissione si riunirà: se pure dovesse decadere la
sospensione, probabilmente la Bonino verrà messa in ferie d' ufficio o trasferita altrove, lontano dal
«Villamarina», dove comunque resta il mistero di quelle 13 morti. «Se l' hanno scarcerata vuol dire che
non è stata lei ­ accusano, in coro, Loretta e Rosy, le mogli di Marco Fantozzi e Angelo Ceccanti, due
delle vittime ­. Ma qualcuno dev' essere stato, qualcuno ha preso una siringa e l' ha usata sui nostri
cari».
Da segnalare, infine, il parere espresso da uno dei periti della difesa dell' infermiera, l' ematologo
Andrea Artoni, specialista di diagnosi e terapie delle coagulopatie al Centro emofilia e trombosi di
Milano: «L' impressione è che in almeno 4 o 5 casi dei tredici presi in esame non sia stata usata proprio
l' eparina.
E quelle morti possono avere spiegazioni alternative. Pazienti così gravi, ricoverati in Rianimazione,
hanno spesso problemi di coagulazione, come avviene nello shock settico. Per questo consiglierei di
non fermarsi a un' ipotesi precostituita.
Purtroppo neppure le riesumazioni dei corpi servirebbero a fare luce, perché le analisi non
riuscirebbero a trovare le tracce dell' eparina». Rimangono tredici morti e un buio fitto.
Fabrizio Caccia Marco Gasperetti.
FABRIZIO CACCIA
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
Morti sospette, indagati otto medici
La Procura apre i fascicoli per far luce sui decessi di Alessandro Maisto e Anna Del
Sordo. Ieri mattina l' autopsiaSANITÀ » INCHIESTE
di Ivana Agostini wGROSSETO Sono otto i
medici indagati dalla Procura di Grosseto per
due persone morte a distanza di due giorni l'
una dall' altra a Grosseto e Orbetello. In
entrambi i casi le famiglie hanno presentato un
esposto chiedendo l' autopsia. L' esame è
stato disposto e affidato, ieri mattina a
Grosseto, al dottor Matteo Benvenuti del
D i p a r t i m e n t o d i Medicina l e g a l e d e l l '
Università di Siena.
Per la morte del quarantaquattrenne
Alessandro Maisto, nato nel dicembre 1971 a
Caserta, abitante a Magliano e scomparso
sabato all' ospedale Misericordia di Grosseto,
la Procura ha aperto il fascicolo a carico di
cinque medici. Si tratta di Roberto Dottori
(oncologo), Luca Felicioni (chirurgo),
Giovanna Morelli (radiologa Tac), Marco
Corsetti (gastroenterologo) e Carmelo Bengala
(oncologo).
Felicioni e Morelli sono assistiti dagli avvocati
Luciano Giorgi e Carlo Valle, mentre gli altri
hanno difensori d' ufficio.
Maisto era ricoverato da alcune settimane al
Misericordia.
Era sposato e aveva una bambina piccola; è
stata la moglie a presentare l' esposto per
chiedere chiarezza su un quadro clinico comunque complicato.
L' uomo era malato da tempo, aveva una piccola impresa edile. Già in passato la sua famiglia aveva
subito eventi tragici come la morte del padre e del fratello di Alessandro ­ Rino ­ morto in un incidente
stradale vicino alla Barca del Grazi. Il padre invece era stato investito da un' auto nel giorno della
comunione di uno dei due figli davanti al ristorante dove la famiglia aveva scelto di festeggiare l' evento.
Una famiglia molto conosciuta e che aveva gestito per alcuni anni anche una pasticceria proprio nella
frazione lagunare.
L' esame autoptico potrà aiutare a far chiarezza sulle cause del decesso di Alessandro, come chiesto
dalla famiglia.
Per l' albiniese Anna Del Sordo, 72 anni, morta a Orbetello lunedì, la Procura ha aperto un' inchiesta su
altri tre medici della sanità maremmana.
Si tratta di Giacomo Venturini (difeso dall' avvocato Matteo Mittica di Orbetello), Valeria Tammi (difesa
dall' avvocato Stefano Tovani di Pisa) e del medico di famiglia Antonio Barrasso (difesa Luciano Giorgi).
Anche in questo caso sono stati i familiari a presentare un esposto e chiedere accertamenti per far luce
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Il Tirreno (ed. Grosseto)
Anaao Toscana
sul decesso.
Pare che l' anziana si sia sentita male nella sua casa di Albinia: presentava una serie di patologie e la
sera di lunedì sarebbe subentrata una complicazione alla donna, la quale sarebbe arrivata praticamente
in fin di vita al nosocomio lagunare.
All' ospedale di Orbetello, a quanto pare, sarebbe sorto un diverbio fra un medico del presidio
ospedaliero e un operatore del 118.
Una discussione che sarebbe avvenuta davanti ai familiari, nei quali si è insinuato il dubbio che nei
soccorsi qualcosa non fosse andato nel verso giusto. Da qui la volontà di presentare un esposto per
fare chiarezza. La donna, che aveva le gambe amputate e cercava comunque di vivere la sua disabilità
nel miglior modo possibile, frequentava l' Università della terza età di Orbetello e andava in palestra per
potenziare le braccia, proprio perché costretta sulla sedia a rotelle.
Per i risultati delle autopsie si dovranno aspettare almeno 60 giorni.
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Il Tirreno (ed. Massa­
Carrara)
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la sanitÀ
Il Comitato: potenziare ginecologia e pediatria
FIVIZZANO Anche il Comitato in difesa del
diritto alla salute in Lunigiana ha presentato le
proprie istanze alla III commissione Sanità a
Firenze. Il Comitato ha voluto segnalare
«ancora una volta con forza, l' esigenza per il
nostro territorio di attivare una reperibilità
ginecologico­ostetrica, di non lasciare, come
oggi accade, le future mamme lunigianesi
abbandonate a se stesse e la reperibilità nei
notturni e nei festivi e dopo le 14 dei giorni
feriali di un pediatra per i nostri bambini che
hanno lo stesso diritto di assistenza sanitaria
dei bambini che vivono in costa o in città».
Il Comitato nelle sue richieste ha chiesto poi
«la presenza di un anestesista rianimatore all'
interno della struttura ospedaliera di Fivizzano
24 h su 24, per evitare che durante un'
urgenza, come è già capitato in più di un'
occasione, si debba attendere l' intervento del
medico reperibile per più di due ore».
Tra le richieste anche un numero di posti letto
«adeguato a soddisfare le esigenze di un
territorio periferico e disagiato come il nostro
con una popolazione sempre più anziana» .
Quindi anche la possibilità di riconsiderare la
chiusura dell' area chirurgica dell' ospedale di
Fivizzano, il sabato e la domenica «avallata
dai sindaci lunigianesi che hanno firmato i patti territoriali e che attualmente preclude la possibilità di
usufruire di posti letto preziosi».
Per il Comitato è poi «imbarazzante assistere alle lunghe attese dei pazienti al pronto soccorso, che
sperano in un ricovero in area medica, che con i pochi posti letto rimasti, dopo i tagli subiti, non riesce a
dare risposte adeguate, quindi o vengono dimessi o trasferiti altrove». Infine l' amara considerazione:
«Ci si è resi conto durante l' audizione in Regione con la Commissione Sanità, che i consiglieri
conoscono ben poco le realtà periferiche, non sanno o fanno finta di non sapere».
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Il Tirreno (ed. Pisa)
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Ospizio­pollaio, indagati anche i medici
L' indagine si estende ai dottori di famiglia accusati di omissione di referto: non
segnalate le condizioni delle anzianeL' INCHIESTA»RESIDENZA SANITARIA ABUSIVA
PISA Sapevano, ma non hanno segnalato la
situazione di precarietà in cui vivevano le loro
assistite. È l' ipotesi investigativa portata
avanti dai carabinieri che, coordinati dal
sostituto procuratore Lydia Pagnini, hanno
esteso le verifiche sull' attività dei medici d i
famiglia delle nove anziane trovate venerdì 15
aprile in una villetta sulla via Emilia a
Ospedaletto trasformata in residenza sanitaria
priva di autorizzazioni.
Alcuni medici sono già stati iscritti sul registro
degli indagati per il reato di omissione di
referto dopo essere stati sentiti come persone
informate sui fatti.
Per il legislatore con l' omissione di referto «si
intende l' atto tipico del medico, che è tenuto a
redigerlo e trasmetterlo ogni volta che, nell'
esercizio della sua professione, viene a
contatto con la conoscenza di fatti che
potrebbero integrare gli estremi di un reato
perseguibile d' ufficio».
P e r l ' a c c u s a i dottori s a p e v a n o , p e r
esperienza diretta, o avrebbero dovuto sapere
in quali condizioni si trovavano le anziane. E la
conseguenza di queste informazioni avrebbe
dovuto essere la segnalazione alle forze dell'
ordine di un ambiente che poco aveva a che
vedere con una residenza sanitaria assistita.
Nel blitz di Nas e militari del nucleo operativo sono state trovate donne in età avanzata, dagli 80 ai 95
anni, nei letti in spazi angusti e, comunque, non ritenuti idonei per l' ospitalità di persone non
autosufficienti o con problemi di deambulazione.
Che non fossero locali adeguati doveva apparire nell' evidenza della scena con la disposizione di arredi
e metri quadrati a disposizione.
Nel soggiorno una parete divisoria in cartongesso aveva definito l' area per due anziane allettate e il
resto dell' ambiente. In una stanza di 20 mq vivevano sei donne. Secondo le prime informazioni
raccolte, le ospiti uscivano raramente e le tapparelle alle finestre spesso erano abbassate.
I carabinieri hanno trovato sei anziane in una stanza di venti metri quadrati, due in un soggiorno con un
divisorio in cartongesso e una, da sola, in una stanza. Nessun maltrattamento viene contestato alle due
denunciate, ma l' assenza di autorizzazioni a gestire un centro dove i margini di movimento per le ospiti
dire che erano scarsi sarebbe un eufemismo. L' inchiesta non è chiusa e altre persone saranno sentite
dai carabinieri. La 63enne denunciata in una conversazione con il Tirreno ha risposto che, su consiglio
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dell' avvocato, al momento non vuole dire niente, «poi ne riparleremo».
Pietro Barghigiani ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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Il Tirreno (ed. Pisa)
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L' Ordine degli infermieri: «Stop agli extra in corsia»
La sezione pisana si ribella alla Federazione nazionale per cambiare la carta dei doveri
«Legittima il demansionamento sistematico dei nostri professionisti, la riscriveremo»
PISA Mentre infermieri e sanitari attendono lo
sciopero del 3 maggio indetto dai sindacati
confederali (Cgil, Cisl e Uil) per convincere il
governo a far ripartire i negoziati sul contratto
nazionale bloccato ormai da sei anni e la
Regione ad aumentare gli organici in
ospedale, parte da Pisa la battaglia per
riscrivere il codice deontologico.
Una guerra tutta interna all' Ipasvi, la
federazione degli infermieri professionali. La
sezione locale infatti ieri ha invitato gli
infermieri a «non applicare l' articolo 49» della
carta dei doveri.
Un punto chiave per l' etica dei sanitari perché
li impegna a sopperire a carenze del sistema
in caso di emergenza. Un richiamo etico che
per Emiliano Carlotti, presidente del consiglio
provinciale del' Ipasvi, starebbe «legittimando
di fatto il demansionamento continuativo degli
infermieri, prescrivendo loro di coprire
qualsiasi tipo di disservizio o lacuna nell'
assistenza sanitaria attraverso il meccanismo
della compensanzione».
Tradotto: sarebbe la federazione stessa a
consentire ad Asl e ospedali come Cisanello di
utilizzarli per mansioni tipiche degli operatori
sanitari p e r s o p p e r i r e a l l a m a n c a n z a d i
personale. Uno scontro frontale con i vertici nazionali, dunque.
«Non ci fanno paura le minacce di sanzioni disciplinari ­ aggiunge Carlotti ­ e rivendichiamo il diritto di
esprimere la nostra opinione su un codice deontologico ormai datato che rischia di produrre pesanti
storture». Per questo annuncia che gli infermieri pisani scriveranno «un nuovo codice e lo porteremo all'
attenzione dell' Ipasvi nazionale», perché gli effetti dell' articolo 49 «si ripercuotono sui pazienti» a causa
di «un meccanismo che legittima lo sfruttamento indiscriminato».
Quella dell' Ipasvi pisana è però soprattutto una battaglia del Nursind.
Il sindacato circa un anno fa è riuscito a conquistare il consiglio provinciale e a farne un megafono per le
proprie rivendicazioni. «Be' ­ dice Leonardo Fagiolini, responsabile sanità della Cgil di Pisa ­ se
facessimo un sondaggio sui problemi più importanti per gli infermieri, credo che il codice deontologico
non starebbe nelle prime posizioni. Parliamo piuttosto di contratto, assunzioni per i giovani e carichi di
lavoro esorbitanti per chi sta in corsia».
Approvato nel 2009, il codice all' articolo 49 recita: «L' infermiere, nell' interesse primario degli assistiti,
compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera.
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Il Tirreno (ed. Pisa)
Anaao Toscana
Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque
pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale».
Insomma, se ci sono emergenze che potrebbero causare inefficienze in un reparto, un infermiere deve
impegnarsi per evitarle.
Solo nel caso in cui l' emergenza si cronicizzi può ribellarsi. Ma per l' Ipasvi pisano non basta.
«Il collegio Ipasvi e la Federazione nazionale ­ conclude Carlotti ­ sono la nostra casa professionale, il
luogo dove discutere, confrontarsi e prendere decisioni. Non è più il tempo di ristrettissime commissioni
nominate dall' alto che mettono tutti di fronte a un fatto compiuto».
(m.n.
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Il Tirreno (ed. Pistoia­
Montecatini)
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Asl, 41 gli stipendi oltre i centomila euro
I compensi lordi a Pistoia: più di tutti prende il responsabile di oculistica Valentini, grazie
all' attività intramoeniaLE BUSTE PAGA DELLA SANITÁ
di Fabio Calamati wPISTOIA Sono 36, due in
più rispetto al 2014, gli stipendi da più di
centomila euro lordi che ha erogato l' Asl 3 ai
suoi dirigenti medici. Se poi ci si aggiungono
gli organici della dirigenza professionale,
tecnica e amministrativa, i super­stipendi
salgono a 41.
L' elenco dettagliato è stato pubblicato nei
giorni scorsi dal sito web della vecchia Asl 3,
in base alle norme sulla amministrazione
trasparente. Le cifre, che distinguono tra
compensi fissi, retribuzione variabile,
retribuzione di risultato e compensi per l'
attività intramuraria, si riferiscono all' anno
2015.
E proprio grazie all' ammontare record dei
compensi per l' atttività intramoenia (quella
cioé svolta in proprio ma con strutture fornite
dall' Asl e a tariffe concordate) il direttore dell'
unità operativa di oculistica dell' ospedale di
Pistoia, Giuseppe Valentini, si conferma anche
quest' anno il medico con la busta paga più
pesante: 228.057 euro totali, comprensivi di
126.307 euro di compensi per l' attività
intramoenia. Valentini, 64 anni, dal 2000
responsabile dell' oculistica pistoiese, è anche
l' unico medico che supera il tetto dei 200.000
euro lordi l' anno.
Dopo di lui (per tutti i nomi si veda la tabella in questa stessa pagina) c' è il gastroenterologo
Alessandro Natali, 178.582 euro di compensi totali e un' attività intramoenia che vale 58.860 euro. Viene
quindi Gino Volpi, responsabile della neurologia (a pieno titolo dal 1° luglio 2015) con 164.777 euro lordi
di stipendio (e un' intramoenia di 70.095 euro).
Tutti e tre questi medici hanno visto lievitare i propri compensi nel 2015, ma concludere da questo che l'
anno scorso sia stato caratterizzato da stipendi crescenti per tutti, sarebbe un errore. Solo rimanendo ai
41 stipendi da oltre centomila euro, il 25% è aumentato nel 2015 rispetto all' anno precedente, ma il
41% è diminuito e il resto è rimasto grosso modo stabile.
"Stabilità" è in effetti il termine che fotografa meglio l' andamento del monte salari dell' Asl 3 .
Rifacendosi all' ultimo bilancio disponibile, quello del 2014, approvato nel marzo di quest' anno con la
firma del direttore generale dell' Asl Toscana Nord Paolo Morello Marchese, il costo totale del personale
del ruolo sanitario è stato di 117,4 milioni di euro, contro i 116,9 dell' anno precedente: una variazione
positiva, dunque, di 448.947 euro, pari allo 0,4% del totale.
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Se questo è l' ammontare complessivo della torta, i dirigenti ruolo sanitario ne hanno ricevuta per 53,4
milioni (lo 0,7% in più del 2013), i dirigenti non medici per 3,7 milioni (­1,2%), il personale ruolo sanitario
per 63,9 milioni (sostanzialmente la stessa cifra dell' anno precedente).
Ma quanto prendono i dirigenti medici di stipendio "normale" e quanto per le altre voci? Facendo i conti
solo su quelli assunti a tempo indeterminato, cioè la grande maggioranza dell' organico, il bilancio dice
che dei 48,3 milioni complessivi, 31,4 arrivano dallo stipendio ordinario, 2 milioni 134.000 dalla
"retribuzione di posizione" (cioè quella parte di stipendio che premia la complessità dei settori che si è
chiamati a coordinare); 1 milione 376.000 dalla "indennità di risultato", quella parte cioè della busta
paga che si riempie o meno a seconda del grado di raggiungimento degli obiettivi fissati all' inizio dell'
anno. Può essere interessante notare che tra le componenti di cui sopra, l' unica che si è mossa
vistosamente (verso l' alto) tra 2013 e 2014 è l' indennità di risultato, cresciuta del 13,7% in un anno.
FABIO CALAMATI
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I COMPENSI 2015 DEL VERTICE
Un anno di magra per Abati all' ex direttore 88.000
euro
PISTOIA Le norme sulla trasparenza
amministrativa obbligano a rendere pubbliche
le buste paga non solo di primari e affini, ma
anche dei dirigenti apicali della sanità. E nei
resoconti da poco pubblicati, che riguardano l'
anno 2015, ci sono ancora i direttori dell' Asl 3
pistoiese, che solo dal primo gennaio 2016 è
confluita nella più ampia Asl Toscana Centro,
insieme a Firenze, Prato ed Empoli.
Vediamo così per l' ultima volta quali sono i
dati economici relativi al vertice aziendale
pistoiese. Direttore generale (e nella fase
preparatoria della riforma, anche
vicecommissario) per tutto il 2015 è rimasto
Roberto Abati, che figura con un compenso di
87.649 euro. Il direttore amministrativo Luca
Cei ha ricevuto invece dall' Asl 3 54.788 euro;
stessa identica cifra intestata al direttore
sanitario, Lucia Turco.
Rispetto al 2014, per tutto il terzetto risulta un
calo netto degli emolumenti: Abati, tanto per
dire, nel 2014 aveva ricevuto 142.135 euro;
Luca Cei era arrivato a 113.192 euro; infine
Lucia Turco aveva portato a casa 109.576
euro.
Per la cronaca, il massimo dirigente dell' Asl
Toscana Nord, Paolo Morello Marchese, nel
2015 ha ricevuto dall' Asl 10 di Firenze 142.905 euro.
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Casa della Salute, a Pieve sarà pronta entro l'
autunno
Siglata la convenzione con la Misericordia che ospiterà nella sua nuova sede
ambulatori, punto prelievi e Cup
PIEVE A NIEVOLE Sempre più assistenza
socio­sanitaria d i f f u s a i n V a l d i n i e v o l e ( e
sempre meno ospedale?): dopo le strutture di
Pescia e Lamporecchio (che sono già attive da
tempo), e quella di prossima realizzazione a
Larciano (prevista al posto dell' ex scuola
elementare di via Gramsci, a San Rocco),
anche Pieve a Nievole avrà la sua Casa della
Salute. Sorgerà nell' edificio della Misericordia
di via Donatori del Sangue, inaugurato nell'
estate 2014.
L' associazione metterà a disposizione dieci
locali in 450 metri quadrati di superficie (su
1.300 complessivi), dove saranno allestiti
ambulatori di medicina generale, di pediatria,
infermieristici, spazi per attività specialistiche,
di diagnostica e telemedicina, oltre al punto
prelievi del sangue.
La struttura sarà dotata delle necessarie
attrezzature elettromedicali, come
elettrocardiografo, spirometro ed ecografo.
L' Asl Toscana Centro, la Società della Salute
della Valdinievole, il Comune di Pieve, la
Confraternita di Misericordia e i Medici d i
assistenza primaria hanno firmato nei giorni
scorsi l' accordo che annuncia l' apertura della
Casa della Salute entro il prossimo autunno.
«È stato un percorso lungo e tortuoso che ha portato a questo importante centro sanitario pubblico che
accorcerà le distanze tra i cittadini e i servizi socio­sanitari ­commenta il sindaco, Gilda Diolaiuti ­ ora la
Misericordia potrà dare il via a quei piccoli interventi strutturali necessari a rendere operativa la Casa
della Salute.
Il nostro impegno ha puntato a dare risposte moderne ed efficaci ai bisogni di salute nel territorio, in una
logica di prossimità ai luoghi di vita e di lavoro, integrando le politiche per la salute fra le diverse
istituzioni».
All' interno della struttura sarà inoltre garantito anche il servizio Cup (Centro unico prenotazioni), che
verrà gestito dagli operatori della Misericordia, il quale nel tempo sarà integrato con altre attività
amministrative, come la scelta e la revoca del medico di famiglia, oppure le esenzioni dai ticket sanitari.
«Ora dobbiamo andare avanti con la medesima determinazione per le Case della Salute di
Monsummano (che dovrebbe aprire negli ex macelli di via Mameli, la cosiddetta "astronave" di proprietà
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Il Tirreno (ed. Pistoia­
Montecatini)
Anaao Toscana
della locale Pubblica assistenza, ndr) e di Ponte Buggianese (nell' edificio di via della Libertà che ospita
il centro prelievo, ndr) ­ dice il consigliere regionale Pd, Marco Niccolai ­ in questi spazi i cittadini
possono trovare risposte a vari bisogni di salute, senza doversi rivolgere necessariamente agli ospedali
o al pronto soccorso, che rischiano altrimenti di ingolfarsi di prestazioni che possono essere erogate
anche in strutture extraospedaliere. Valorizzare la sanità territoriale è l' impostazione della riforma
sanitaria regionale. Il percorso delineato con la Conferenza dei sindaci e l' Asl sta andando avanti
concretamente per garantire risposte appropriate e puntuali ai cittadini. La Regione, sostenendo
finanziariamente la realizzazione delle Case della Salute, sta dimostrando di riconoscere questo lavoro
che va avanti da anni».
Luca Signorini.
LUCA SIGNORINI
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Il Tirreno (ed. Pistoia­
Montecatini)
Anaao Toscana
Maltrattamenti a Narnali Il processo parte piano
L' udienza preliminare slitta a settembre per alcuni difetti di notifica L' Asl si costituirà
parte civile, ma i parenti chiederanno comunque i danniIL CASONell' auto 5 spinelli Via
la patentepolizia
Un cinese di 27 anni è stato fermato mercoledì
sera dalla polizia in via Arezzo mentre era al
volante di una Audi A3. Il giovane è stato
trovato in possesso di cinque spinelli e per
questo gli è stata tolta la patente.
Un albanese di 32 anni è stato invece fermato
nella periferia ovest e trovato in possesso di
un coltello a serramanico che nascondeva nell'
auto. Per questo è stato denunciato per porto
ingiustificato di oggetti atti ad offendere.
PRATO Non arriveranno prima di ottobre le
eventuali condanne o assoluzioni nel
procedimento a carico di 13 infermieri e
operatori già in servizio alla casa di riposo di
Narnali che sono accusati a vario titolo di
maltrattamenti, abbandono di persona
incapace e in certi casi di furto ai danni degli
ospiti della Residenza sanitaria assistenziale
di via del Guado. L' udienza preliminare
iniziata ieri davanti al giudice Angela Fantechi
è stata infatti rinviata al 9 settembre a causa di
alcuni difetti di notifica: uno nei confronti del
secondo difensore della principale imputata,
Daniela Lascialfari, altri nei confronti di alcune
parti lese che non sono state rintracciate.
In teoria il rinvio avrebbe potuto essere molto
più ravvicinato, ma il giudice ha deciso di
prendere più tempo per essere sicura che tutte le notifiche vadano a buon fine. In aula erano presenti
molti parenti di anziani che sono stati o sono tuttora ospiti della casa di riposo di Narnali, la struttura che
nel luglio dell' anno scorso finì al centro delle cronache a causa dell' inchiesta del sostituto procuratore
Egidio Celano che ipotizza ripetuti maltrattamenti ai danni degli anziani.
All' orizzonte si profila la questione della costituzione di parte civile dell' Azienda sanitaria, che figura tra
le parti lese e ha mandato in aula l' avvocato Massimiliano Tesi per costituirsi contro gli imputati, tra cui
tre ex dipendenti Asl (Maria Latessa, Biagio Carta e Fiorella Parlanti) per danno erariale e di immagine.
Se alla prossima udienza il giudice ammetterà l' Asl tra le parti civili, questo non escluderà che i familiari
degli anziani maltrattati, molti dei quali assistiti dall' avvocato Alberto Rocca, possano comunque citare
altri eventuali responsabili civili, per chiedere i danni. Alcuni familiari infatti pensano che quanto
accaduto a Narnali sia colpa anche dell' Asl, che non avrebbe controllato a sufficienza. Quasi scontata
anche la richiesta danni nei confronti del Consorzio Astir, dal quale dipendevano gran parte dei 13
indagati per i quali il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio.
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Il Tirreno (ed. Pistoia­
Montecatini)
Anaao Toscana
Nel corso dell' udienza alcuni avvocati difensori hanno preannunciato la richiesta di riti alternativi:
Alessandra Pozzato, Fiorella Parlanti, Biagio Carta e Maria Grazia Carenzi chiederanno il
patteggiamento, mentre Chantal Abi, Fatime Hysembeliu e Cristina Cianella chiederanno il rito
abbreviato. Gli altri indagati che rischiano il rinvio a giudizio, difesi tra gli altri dagli avvocati Denaro,
Cambi e Meucci, sono Lidia Del Medico, Daniela Lascialfari, Halim Khadija, Liviana Pastorelli e
Filomena De Lillo. Oltre all' udienza del prossimo 9 settembre il giudice Fantechi ha già fissato udienze
per il 13, il 20 e il 27 ottobre, ma l' udienza preliminare potrebbe concludersi anche prima se verranno
risolti gli intoppi procedurali e non ci saranno altre sorprese.
(p.n.)
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Il Tirreno (ed. Pontedera)
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La Procura rilancia: «L'indagine va avanti»
di Federico Lazzotti wLIVORNO «L' indagine sulle morti
sospette all' ospedale di Piombino non si è mai fermata, ecco
perché ­ anche oggi ­ non farà altro che andare avanti per
chiarire una vicenda difficile. Da parte nostra, è bene
ricordarlo, non abbiamo mai sostenuto di avere in mano prove
certe, e nemmeno che le indagini fossero concluse con l'
arresto dell' infermiera. Insomma, non riteniamo di essere i
migliori, ma stiamo facendo nel modo migliore».
Il procuratore capo Ettore Squillace Greco pesa le parole una
a una dentro al suo ufficio, al secondo piano del Palazzo di
giustizia, incastrato nel quartiere storico della Venezia: canali
medicei e magazzini di vecchi mercanti trasformati in pub
della movida.
Prima di arrivare al timone della procura livornese ­ è stato
nominato l' inverno scorso ­ si è occupato di mafie da sostituto
procuratore della Dda. E in tanti anni in prima linea ne ha viste
e sentite di tutti i colori. Così oggi, nonostante sia un
appassionato di calcio ­ sulla scrivania campeggia un orologio
nerazzurro ­ capisce come da un lato l' inchiesta sulle morti in
corsia divida l' opinione pubblica tra colpevolisti e innocentisti
come accade per tutti i grandi fatti di nera e come per la più
banale delle partite di calcio. Ma non accetta che il lavoro dei
suoi investigatori venga messo in discussione, nemmeno
dopo la decisione del Riesame di liberare Fausta Bonino dopo
ventuno giorni trascorsi nel carcere di Pisa. Un colpo che in
tanti, a cominciare dalla difesa della donna, hanno visto
proprio come una bocciatura dell' accusa.
«Non direi ­ va avanti escludendo di fare appello in
Cassazione ­ è una decisione che rientra nella fisiologia del
processo.
Mi spiego meglio: noi abbiamo raccolto degli indizi e abbiamo
prospettato un quadro indiziario chiedendo l' arresto: un
giudice ha ritenuto che questi indizi gravi ci fossero, un altro
giudice forse la pensa diversamente. Siamo nella normalità
fisiologica.
Certo è che la decisione del Riesame andrà letta con
attenzione per capire qual è stata la motivazione. E adesso?
Adesso faremo con grande umiltà il meglio possibile e
metteremo sul campo il massimo impegno, perché c' è una
serie di morti che va ancora spiegata...».
IL PM IN AULA Per incontrare il pubblico ministero Massimo Mannucci, titolare dell' inchiesta, basta
scendere le scale di un piano ed entrare nell' aula A del Tribunale penale dov' è in programma l'
udienza dibattimentale su alcuni presunti casi di concussione nel carcere di Porto Azzurro. E per sapere
che la decisione del Riesame non se l' aspettava non importa nemmeno chiederglielo.
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Il Tirreno (ed. Pontedera)
Anaao Toscana
«La scelta dei giudici ­ è l' unica frase che si lascia scappare ­ è fatta di valutazioni, loro non hanno visto
i testimoni in faccia, si sono visti arrivare questo malloppo e hanno deciso. Ora prima di aggiungere
qualsiasi cosa aspettiamo di leggere le motivazioni». FUORI DALLA PROCURA Basta uscire dalla
Procura e parlare a microfoni spenti con gli investigatori per rendersi conto che la decisione del
Riesame è stata una brutta sorpresa, un pugno in faccia freddo e inaspettato come un tuffo in mare in
questa stagione.
«Nessuno ­ si lascia andare chi ha indagato ­ può capire quanto e come abbiamo lavorato a questo
caso. E lo abbiamo fatto sempre in scienza e coscienza, questo lo scriva. Nel momento in cui siamo
partiti dopo la prima segnalazione di morte inspiegabile, c' erano cento sospettati, tra infermieri e
medici.
In dieci mesi abbiamo depennato dalla lista un nome alla volta.
L' infermiera che quel giorno era in ferie: via; la collega che ha fatto un turno diverso da quello
compatibile con la somministrazione letale di eparina: via. E così, fino ad arrivare al nome della Bonino.
Sa cosa ­ insiste ­ nessuno a parte chi ha indagato ha guardato questa storia nel suo complesso. Se
analizziamo un decesso per volta, come forse hanno fatto i giudici fiorentini, è possibile non trovare
prove evidenti su ognuno della colpevolezza. Ma qui siamo di fronte a una assassina seriale, non a un
caso isolato. Ecco perché serve un altro approccio».
LE TELECAMERE Tra i vari punti oscuri dell' indagine ce n' è uno che ogni giorno riemerge e mette in
dubbio il lavoro di carabinieri e procura: non aver messo le telecamere nel reparto di Rianimazione dell'
ospedale.
«Parliamo di questo ­ ribatte la nostra fonte ­ ci abbiamo pensato a mettere le telecamere, ma quello di
Villamarina è un ospedale, non un asilo o una residenza per anziani dove ci sono ore del giorno in cui
non c' è nessuno. Quel reparto è aperto 24 ore su 24. Se avessimo messo le telecamere qualcuno se ne
sarebbe potuto accorgere e a quel punto l' indagine sarebbe stata rovinata. In ogni caso a qualcuno
avremmo dovuto dirlo e chi ci assicurava che non ci sarebbe stato un depistaggio?».
Un attimo di pausa poi ripensa a quello che ha detto e alle telecamere: «E poi cosa avremmo ripreso?
Infermiere che somministrano farmaci ai pazienti, mica le botte ai bambini come negli asili che sono
prove evidenti.
Il vero problema con il quale ci siamo trovati a combattere è quello delle tracciabilità dei farmaci in
ospedale: entrano in reparto e non se ne sa più niente fino a che non finiscono».
I NUOVI CASI All' indomani dell' arresto di Fausta Bonino ai carabinieri del Nas sono arrivate una
quarantina di segnalazioni di decessi sospetti all' ospedale Villamarina.
«Di queste molte le abbiamo scartate, ma su quattro stiamo facendo accertamenti, ora le cartelle sono
in mano a un ematologo che ci dirà se sono compatibili con i decessi contestati alla Bonino». Nel
frattempo è sempre in piedi anche il piano della riesumazione di sette dei tredici pazienti morti a
Piombino tra il gennaio 2014 e il settembre dell' anno successivo (quelli non cremati) per verificare il
grado di eparinemia.
«La cosa davvero importante ­ conclude l' investigatore guardando in alto e incrociando con gli occhi la
finestra della stanza del procuratore ­ è che i decessi siano finiti. Ecco perché mi sono detto che forse il
Riesame ha ragionato in questo modo: inutile tenerla dentro, ormai il peggio è passato. E che importa a
loro se noi ci facciamo la figura degli scemi...».
FEDERICO LAZZOTTI
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Il Tirreno (ed. Pontedera)
Anaao Toscana
L' Asl impone le ferie d' ufficio
L' eventuale reintegro della dipendente sarà comunque al poliambulatorio
LIVORNO Fausta Bonino non ha ancora
c h i e s t o a l l ' a z i e n d a sanitaria d i e s s e r e
reintegrata al lavoro.
L' Asl Toscana Nord Ovest, di cui fa parte l'
ospedale di Piombino, però pensa a che cosa
vorrà fare la dipendente (al momento
sospesa), ora che è stata scarcerata. E ha già
mandato una richiesta ufficiale al suo legale:
avere una copia del provvedimento con cui il
tribunale del Riesame ha annullato l' ordinanza
di custodia cautelare che ha portato in carcere
l' infermiera con l' accusa di aver ucciso 13
pazienti in terapia intensiva.
In attesa di definire, la situazione complessa
della dipendente, metterà d' ufficio l' infermiera
in ferie. Fausta Bonino, infatti, deve smaltire
ancora una dozzina di giorni di ferie arretrate
del 2015: questo dovrebbe essere un tempo
sufficiente per l' azienda per capire come
comportarsi. Per capire se dover ritirare la
sospensione dal servizio dell' infermiera e
reintegrarla in ruolo. In ogni caso, non nel
reparto di terapia intensiva «ma al
poliambulatorio, dove era stata trasferita su
richiesta dei Nas e della Procura durante l'
inchiesta».
Appena scarcerata, dunque, l' Asl Toscana
Nord Ovest ha inviato per posta certificata la richiesta all' avvocato Cesarina Barghini la richiesta di
copia del provvedimento del Tribunale della Libertà. La sospensione dal lavoro, infatti, è stato motivato
con l' ordinanza di carcerazione; l' eventuale reintegro deve essere motivato con l' atto che lo annulla.
Sempre che contenga motivazioni tali da giustificare la revoca della sospensione dal lavoro. «In attesa
di valutare il provvedimento del Riesame ­ conferma Maria Teresa De Lauretis, direttore generale dell'
Asl Toscana Nord ­ l' azienda può ricorrere alle ferie d' ufficio. La dipendente ne deve smaltire ancora
10­12 giorni dell' anno passato.
Questo sarà il primo provvedimento che adotteremo».
In questo modo ci sarà, appunto, il tempo di valutare il diritto dell' infermiera a tornare al lavoro. «In ogni
caso, non nel reparto di terapia intensiva, dal quale era già stata trasferita». Con un provvedimento
amministrativo che Fausta Bonino ha già impugnato davanti al giudice del lavoro, promuovendo un'
azione legale contro l''Asl e la Regione per «trasferimento immotivato». Tuttavia, secondo l' Asl, anche l'
annullamento dell' ordinanza di scarcerazione non incide sulla precedente decisione di trasferire l'
infermiera dalla terapia intensiva. «Sul ritorno in quel riparto ­ spiega l' azienda ­ può decidere solo il
tribunale nel caso in cui riconosca come immotivato il nostro provvedimento».
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Il Tirreno (ed. Pontedera)
Anaao Toscana
Netta su questo anche l' assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi: «Ritengo difficile che
Fausta Bonino possa tornare in reparto, sia per la serenità della persona indagata che per la serenità
del sistema.
Comunque, vedremo il giudice del lavoro come valuterà i fatti». (i.b.
)
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Il Tirreno (ed. Viareggio)
Anaao Toscana
Morì al Pronto soccorso, processo a fine maggio
Doretta Ricci era stata appena dimessa dopo gli accertamenti per un disturbo
respiratorio
CAMAIORE I suoi figli non si sono mai arresi.
E a distanza di cinque anni, a fine maggio, si
apre il processo per la morte di Annamaria
Doretta Ricci, 67 anni nel maggio 2011
quando spirò dopo aver accusato un malore,
mentre attraversava la sala d' attesa del
Pronto soccorso dal quale era stata appena
dimessa dopo avervi trascorso otto ore. Il
sostituto Procuratore Salvatore Giannino
iscrisse nel registro degli indagati due medici
del Pronto soccorso ed i carabinieri della
compagnia di Viareggio e dei Nas di Livorno
sequestrarono le cartelle cliniche e tutta la
documentazione medica. Fu inoltre disposta l'
autopsia, eseguita dal medico legale Stefano
Pierotti.
L' allora assessore regionale alla sanità,
Daniela Scaramuccia, inviò gli ispettori all'
ospedale Versilia, la cui direzione sanitaria
aprì un' inchiesta interna.
« I l q u a d r o clinico s i è s v i l u p p a t o
insidiosamente ­ scrisse la commissione
regionale ­ e l' apparente miglioramento delle
condizioni della donna non lasciava prevedere
l' evoluzione infausta». Così che dopo gli
esami cui era stata sottoposta per aver
accusato una difficoltà respiratoria, la signora
fu dimessa. Il tempo di mormore ad una delle figlie un «sono stanca», appoggiarsi su una sedia del
Pronto soccorso ed entrare in un attimo nell' ultima ora di vita.
Tutto questo arriva anche all' attenzione dei mezzi di informazione nazionale: martedì mattina alle 10 su
Rai Uno nella trasmissione "Storie vere", infatti, due dei quattro figli di Doretta Ricci, moglie di Giovanni
Vecoli (la famiglia è molto nota in Versilia per la gestione del lago di pesca sportiva Teneri)
racconteranno la storia della madre e di come sono arrivati al processo, assistiti ­ racconta al "Tirreno"
Valeria Vecoli ­ dallo studio legale di Torino "Ambrosio&Commodo", specializzato in questo tipo di
vicende giudiziarie. Con loro, in pochi mesi, abbiamo risolto quello che in anni non eravamo riusciti a
sbloccare». L' intento della famiglia della signora Ricci ­ la figlia Valeria torna a ripeterlo ­ «è stato ed è
quello di tenere viva l' attenzione sul caso, non solo per noi ma per tutti coloro che in versilia hanno
vissuto esperienza analoghe».
Donatella Francesconi ©RIPRODUZIONE RISERVATA.
DONATELLA FRANCESCONI
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La Nazione (ed.
Grosseto)
Anaao Toscana
Morti in corsia, dopo le denunce sette i medici sotto
inchiesta
Ieri le autopsie sui corpi di un quarantenne e di un' anziana
SI TRATTA di vicende complesse. Che
richiedono ulteriori approfondimenti prima di
poter capire le reali cause della morte di un
artigiano quarantaquattrenne di Magliano e di
un' anziana di Albinia. Le autopsie sui loro
corpi sono state eseguite ieri all' obitorio dell'
ospedale Misericordia di Grosseto, dall'
e q u i p e d i medicina legale di Siena. Due
decessi su cui i familiari delle vittime hanno
chiesto di andare oltre. Di capire.
Per l' artigiano di quarantaquattro anni, morto
sabato mattina nel reparto di Rianimazione del
Misericordia, dopo un lungo ricovero, sono
finiti nel registro degli indagati cinque medici,
due invece per la morte della settantaduenne
di Albinia che è morta lunedì scorso al pronto
soccorso di Orbetello.
PER L' UOMO la decisione di presentare un
esposto è partita dalla moglie. E' stata lei, la
madre della loro bambina di otto anni, a
chiedere ulteriori accertamenti.
Per questo la procura ricevuta la
segnalazione, ha disposto l' esecuzione dell'
autopsia. Ma è troppo presto per avere
risposte. Per capire perché dopo così tanti giorni di ricovero, le condizioni dell' uomo si siano aggravate
fino al decesso.
Ora c' è da attendere che il magistrato che sta coordinando le indagini firmi il nullaosta alla sepoltura,
per permettere che venga celebrato il funerale. Anche per l' anziana di Albinia, disabile, la decisione di
vederci chiaro è scattata dai parenti. LA donna, già minata da alcuni problemi di salute, si era sentita
male nell' appartamento di Albinia dove vive. Una grave crisi respiratoria. Quando il medico dell'
ambulanza del 118 è arrivato nell' appartamento si è subito accorto delle difficoltà e delle condizioni
molto gravi.
L' ANZIANA è stata trasferita al pronto soccorso dell' ospedale San Giovanni di Dio di Orbetello, ma
quando è arrivata al pronto soccorso le sue condizioni erano ormai disperati. Non c' è stato niente da
fare. A quel punto i parenti che avevano raggiunto il nosocomio, hanno deciso di sporegre denuncia ai
carabinieri per fare in modo che venisse eseguita l' autopsia. Non è escluso che a uccidere la
settantaduenne sia stato un edema polmonare acuto che in un fisico già debilitato non ha lasciato
scampo. Per questa vicenda dovrebbero essere due i medici indagati. In entrambi i casi l' ipotesi di
reato, come sempre, è quella di omicidio colposo. C' è però da attendere i risultati delle due autopsie ­
fra sessanta giorni ­ per avere qualche dettaglio in più.
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La Nazione (ed. Lucca)
Anaao Toscana
Scoperta una maxi­truffa all' Asl sulle forniture di
apparecchi acustici
Indagato il titolare di una ditta. Ma nel mirino ci sono anche 100 clienti
CLAMOROSO esito di un' inchiesta della
Procura di Lucca, delegata al Nucleo di Polizia
Tributaria della Guardia di Finanza.
Un' indagine di polizia giudiziaria per i reati di
falso ideologico in atto pubblico e truffa
aggravata ai danni del Servizio Sanitario
Nazionale. Nei guai una ditta fornitrice di
apparecchi acustici.
L' INDAGINE, diretta dal sostituto procuratore
Antonio Mariotti, si è concentrata su un centro
di impianti acustici lucchese ed ha avuto in
prima battuta una proiezione in territorio
versiliese per poi estendersi, in una seconda
fase, al restante territorio della provincia di
Lucca. Indagato il titolare del centro, una ditta
individuale classificata nella categoria delle
aziende fornitrici ed installatrici di apparecchi
acustici.
Questi impianti sono gratuiti per i pazienti non
udenti o colpiti da gravi deficit uditivi ed il loro
c o s t o è a c a r i c o d e l Servizio Sanitario
Nazionale s o l o i n p r e s e n z a d i i n v a l i d i t à
accertata da un' apposita commissione
medico­ospedaliera. Il ramo versiliese dell'
indagine ha riguardato le forniture di ausili acustici nei confronti di cittadini residenti in Versilia e ha
permesso di accertare numerosi rimborsi indebiti che del centro acustico aveva richiesto all' Azienda
Sanitaria.
IL TITOLARE del centro, infatti, pur installando una sola protesi a ciascun cliente, provvedeva, ed in
questo consiste la truffa, a fatturarne due all' Asl competente. Addirittura, in una circostanza, il centro ha
ottenuto un rimborso di ausili per un cliente risultato poi deceduto in data antecedente a quella in cui
sarebbero state installate le protesi. A questa prima fase di accertamenti, conclusasi con una sentenza
di patteggiamento a carico del titolare, sono così seguite nuove indagini, questa volta effettuate sul
conto di circa 800 soggetti clienti del centro residenti in Lucchesia, Media Valle e Garfagnana.
SONO così state eseguite nei giorni scorsi undici perquisizioni presso alcune abitazioni private, come
pure presso alcuni ambulatori medici di Lucca e infine all' interno del centro e delle sue sedi secondarie
di Fornaci di Barga e di Castelnuovo Garfagnana.
Sotto la lente di ingrandimento sono anche finite le procedure interne alla ASL di fornitura e rimborso
degli apparecchi acustici.
Allo stato oltre 100 soggetti avrebbero ricevuto gratuitamente ed indebitamente le protesi senza i
previsti requisiti di legge, in quanto non in possesso di invalidità o patologie esimenti.
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La Nazione (ed. Pisa)
Anaao Toscana
PONTEDERA LATTE IN POLVERE, IL PM PORPORA HA CHIUSO LE INDAGINI
Pediatri, la procura chiede il processo
L' INCHIESTA « Medici low cost» è arrivata ad
una tappa strategica. Il sostituto procuratore di
Pisa, Giovanni Porpora, ha chiesto il rinvio a
giudizio per tutti e 23 i destinatari dell' avviso
di chiusura delle indagini.
Tutto cominciò quando partì l' inchiesta dei
Nas di Livorno e il pm della procura di Pisa
aveva chiesto anche misure cautelari poi
attenute dal gip.
Secondo la Procura per anni alcune aziende
produttrici di latte in polvere avrebbero pagato
viaggi o spese per convegni ai pediatri che,
per ricambiare i favori, si dimostravano più
sensibili nell' indicare alle neo mamme i
prodotti commercializzati da chi finanziava le
loro vacanze o l' acquisto di tv e computer.
Sono stati, appunto, i carabinieri del Nas di
Livorno a portare avanti le indagini partite nel
giugno 2013 dopo alcune segnalazioni
anonime. Un' attività complessa che ha fatto
emergere come sarebbero funzionate le cose.
Nel sistema, secondo la Procura, era centrale
il ruolo di due agenzie di viaggi che
fatturavano, stando all' accusa, false spese per
la partecipazione dei medici a congressi e corsi di aggiornamento anche internazionali.
L' impianto accusatorio del pubblico ministero ruota intorno alla ricostruzione secondo cui gli informatori
medici garantivano regali sotto forma di viaggi, o altri oggetti come prodotti hi­tec per i pediatri o per
loro familiari e il personale medico nello svolgimento delle proprie funzioni in cambio consigliava i
prodotti di alcune aziende inducendo i pazienti o chi per lo ad acquistarli. Una circostanza che avrebbe
creato un meccanismo corruttivo tale da generare concorrenza sleale.
Nel frattempo, però, alcuni dei pediatri inizialmente coinvolti nell' inchiesta sarebbero usciti di scena o
perché hanno accettato di avvalersi di riti speciali o perché estranei ai fatti. Per informatori e medici l'
accusa è corruzione. Ecco i nomi: Michele Masini, Dario Boldrini e Valter Gandini, Gianni Panessa,
Vincenzo Ruotolo, Giuliano Biagi. Medici: Maurizio Petri, Fabio Moretti, Marco Granchi, Claudio
Ghionzoli, Renato Cicchiello, Gian Piero Cassano, Marco Marsili, Luca Burchi, Amerigo Celandroni,
Alessandro Costagliola, Alberto Colombini, Giovanni Lenzi, Donella Prosperi e Alessandro Marini. Sono
accusati di emissione di false fatture i responsabili delle agenzie di viaggio Roberto Pasqui e Patrizia
Ulivieri e l' impiegata Elena Bacciardi. Ancora da fissare l' udienza davanti al Gup.
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La Nazione (ed. Prato)
Anaao Toscana
Il processo si apre con un rinvio E l' Asl si costituirà
parte civile
Rsa di Narnali, udienza super affollata. Annunciati riti alternativi
di LAURA NATOLI PRATO NEMMENO il
tempo di iniziare che subito è stata rinviata l'
udienza preliminare per i maltrattamenti nella
Rsa di Narnali. E' cominciato con un nulla di
fatto il processo che vede imputati tre ex
i n f e r m i e r i d e l l ' Asl e d i e c i o p e r a t o r i
socio­sanitari che facevano capo al Consorzio
Astir accusati a vario titolo di maltrattamenti,
abbandono di incapace, percosse, ingiurie e in
alcuni casi anche di furto nei confronti degli
a n z i a n i o s p i t i d e l l a r e s i d e n z a sanitaria
assistenziale di via del Guado.
L' udienza è stata particolarmente partecipata
perché erano presenti molti dei familiari degli
anziani che hanno intenzione di costituirsi
parte civile, assistiti dall' avvocato Alberto
Rocca. Presente anche l' avvocato dell' Asl,
Massimiliano Tesi, che farà richiesta di
costituirsi parte civile nei confronti non solo dei
tre suoi ex dipendenti ma anche degli altri
imputati che facevano capo al consorzio Astir.
Una costituzione che, comunque, non esclude
la possibilità di citare la stessa Asl come
responsabile civile come hanno intenzione i
parenti delle vittime.
L' Asl si potrebbe trovare nella doppia veste di soggetto danneggiato e soggetto che dovrà risarcire le
eventuali parti lese, come accaduto, ad esempio, alla Costa Crociere nel procedimento contro
Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia all' isola del Giglio. La richiesta, però, potrà
essere formalizzata solo nelle prossime udienze ­ a settembre ­ perché ieri, a causa di otto difetti di
notifica tra cui quello al secondo difensore dell' imputata principale Daniela Lascialfari, il giudice Angela
Fantechi è stata costretta a rinviare tutto. Al centro del processo ci sono i presunti maltrattamenti portati
alla luce dalle indagini della squadra mobile, diretta dal vicequestore Francesco Nannucci, e coordinate
dal sostituti procuratore Egidio Celano, ieri presente in aula. Il pm, nella chiusura indagini, ha ipotizzato
nei confronti dei tredici indagati (per quattro degli originari diciassette è stata chiesta l' archiviazione) i
maltrattamenti ripetuti nel tempo.
NEL CORSO della breve udienza di ieri (giusto il tempo di fare l' appello) alcuni difensori hanno
annunciato la richiesta di riti alternativi. Ad esempio, il patteggiamento per Biagio Carta, Alessandra
Pozzato, Fiorella Parlanti e Maria Grazia Carenzi, mentre il rito abbreviato per Chantal Abi, Fatime
Hysembeliu e Cristina Cianella. Gli altri imputati per i quali il pm ha chiesto il rinvio a giudizio sono
Daniela Lascialfari, Lidia Del Medico, Halim Khadija, Liviana Pastorelli e Filomena De Lillo, difesi tra gli
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La Nazione (ed. Prato)
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altri dagli avvocati Antonio Denaro, Francesca Meucci e Stefano Cambi. Il giudice ha fissato un fitto
calendario con altre quattro udienze entro ottobre che dovrebbero essere sufficienti per concludere l'
udienza preliminare.
LAURA NATOLI
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La Nazione (ed.
Viareggio)
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Apparecchi acustici per un morto E fatturati doppi
alla Asl: inchiesta
Titolare azienda indagato, un patteggiamento. Undici perquisizioni
I CAPI di imputazioni contestati sono pesanti:
falso ideologico in atto pubblico e truffa
a g g r a v a t a a i d a n n i d e l servizio sanitario
nazionale. L' indagine è stata diretta dal pm
Antonio Mariotti per conto della Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Lucca che
ha delegato il Nucleo di Polizia Tributaria della
Guardia di Finanza. Si è concentrata su un
centro di impianti acustici lucchese ed ha
avuto in prima battuta una proiezione sul
territorio di Viareggio e della Versilia per poi
estendersi, in una seconda fase, al restante
territorio della provincia di Lucca. La persona
indagata è il titolare del centro, una ditta
individuale classificata nella categoria delle
aziende fornitrici ed installatrici di apparecchi
acustici. Queste apparecchiature sono gratuite
per i pazienti non udenti o colpiti da gravi
deficit uditivi ed il loro costo è a carico del
servizio sanitario nazionale solo in presenza di
invalidità accertata da apposita commissione
medico­ospedaliera. I l r a m o v i a r e g g i n o ­
versiliese dell' indagine ha riguardato le
forniture di questi apparecchi acustici nei
confronti di cittadini residenti siù in città che nel resto della nostra zona ed ha permesso di accertare
numerosi rimborsi indebiti che il centro acustico aveva richiesto all' Azienda sanitaria della Versilia. I
titolari del centro, infatti, pur installando una sola protesi a ciascun cliente, provvedevano (ed in questo
consiste la truffa), a fatturarne due all' Asl competente. Addirittura, in una circostanza, il centro ha
ottenuto un rimborso di apparecchi acustici a favore di un cliente risultato poi deceduto in data
antecedente a quella in cui sarebbero state installate le protesi. A questa prima fase di accertamenti,
conclusasi con una sentenza di patteggiamento a carico del titolare, sono così seguite nuove indagini,
questa volta effettuate sul conto di circa 800 soggetti clienti del centro residenti a Viareggio, in Versilia,
Lucchesia, Media Valle e Garfagnana. Sono così state eseguite nei giorni scorsi undici perquisizioni
presso alcune abitazioni private, come pure presso alcuni ambulatori medici ed infine all' interno del
centro e delle sue sedi secondarie di Fornaci di Barga e di Castelnuovo Garfagnana. Sotto la lente di
ingrandimento sono anche finite le procedure interne alla Asl di fornitura e rimborso degli apparecchi
acustici. Allo stato oltre 100 soggetti avrebbero ricevuto gratuitamente ed indebitamente le protesi
senza i previsti requisiti di legge, in quanto non in possesso di invalidità o patologie esimenti.
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La Repubblica
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I buchi dell' inchiesta sui morti in ospedale i pm:
andiamo avanti
Piombino, niente testimoni e telecamere: per questo Fausta Bonino è stata scarcerata. E
la Asl la mette in ferie
DAL NOSTRO INVIATO PIOMBINO. Non sono
bastate tredici persone uccise per far meritare
alla donna ritenuta responsabile da procura e
Nas il carcere o i domiciliari. Così, quella
successiva alla scarcerazione di Fausta
Bonino è la giornata dei dubbi.
Uno su tutti: cosa non funziona nell' ordinanza
del gip di Livorno annullata mercoledì dal
Tribunale del riesame? Il procuratore capo
Ettore Squillace Greco aspetta le motivazioni e
spiega che l' indagine non si è mai fermata,
anzi andrà ancora avanti: «Per noi questa non
è una battuta d' arresto, non era un caso in cui
avevamo prospettato certezze».
Sono passate tre settimane dal giorno del
fermo dell' infermiera. Nel frattempo i Nas
hanno sentito una settantina di persone.
Contemporaneamente, altri familiari hanno
richiesto quaranta cartelle cliniche di loro cari
morti nella struttura, ipotizzando che quei
decessi siano legati al caso. Gli investigatori
valutano se ampliare il fascicolo. Per ora
dentro ci sono dodici casi di pazienti morti
perché il loro sangue non si coagulava a causa
dell' eparina e un decesso provocato da un
altro farmaco. In aiuto alla tesi del dolo è
arrivata la relazione della commissione di
esperti della regione Toscana che parla di «casi compatibili con somministrazioni di eparina non
prescritta a dosaggi inappropriatamente elevati».
L' annullamento dell' ordinanza del gip fa pensare a una carenza del quadro indiziario, segnalata nel
suo ricorso dall' avvocato dell' infermiera, Cesarina Barghini. La misura che ha portato all' arresto si
regge sul dato cronologico, cioè sul fatto che Bonino fosse in reparto prima della morte delle tredici
persone: è l' unica tra le sue colleghe ad essere stata di turno in orari compatibili con le iniezioni. E
quando l' hanno trasferita, nell' ottobre 2015, non è deceduto più nessuno per emorragie. Solo indizi,
insomma, nessuna prova. E nessun testimone ha visto Bonino iniettare l' eparina. L' unico ad averla
osservata mentre faceva un' iniezione è il figlio della sola paziente che anche per l' accusa non è
deceduta a causa dell' eparina. «Perché non sono state usate telecamere? », chiede il legale. Inoltre, ha
segnalato la difesa, manca una perizia che spieghi come mai per certi pazienti la morte sarebbe
arrivata poche ore dopo la fine del turno dell' accusata e per altri quando erano passati alcuni giorni.
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«Dipende dalla patologia del singolo malato», hanno spiegato gli investigatori, perché il medicinale
agirebbe in tempi diversi a seconda dello stato di salute di chi lo riceve.
Dei tredici casi, otto sono avvenuti nel 2014 e sono stati ricostruiti a posteriori, visto che le analisi del
sangue per trovare l' eparina sono state fatte da gennaio 2015. Dei morti di due anni fa si sa solo che
hanno avuto emorragie per problemi di coagulazione. Si pensa da giorni di riesumare alcune salme, ma
in molti casi i cadaveri sono stati cremati.
«Non c' è stata autopsia e non hanno sentito un ematologo», ha sottolineato l' avvocato.
Poi c' è il tema intercettazioni, che rivelano l' agitazione dell' infermiera, ben consapevole che ci fosse
un' indagine perché era anche stata ascoltata. In nessuna conversazione con le colleghe ammette
niente, Bonino è più che altro agitata, sembra voler allontanare da lei alcuni indizi (dice «mi fregano, mi
mandano in galera»). Si sarebbe trattato di un atteggiamento apprensivo, secondo la difesa, e la stessa
infermiera ha detto, riascoltandosi, di non riconoscere la sua voce in alcune telefonate. Tutto questo non
vuol dire che Bonino sia innocente, ma che forse sono necessari nuovi elementi di prova.
L' infermiera non rientrerà subito al lavoro. Ieri l' Asl l' ha messa in ferie e presto potrebbe scattare una
nuova sospensione.
«Mia moglie è innocente», ha detto suo marito ai cronisti davanti alla casa di Piombino. È uscito a fare
la spesa, poi è tornato dalla moglie . «Lasciateci tranquilli, basta. Fausta sta bene, ora che è a casa sta
bene».
©RIPRODUZIONE RISERVATA Lo sfogo del marito davanti ai cronisti: "E adesso dovete solo lasciarci
in pace" INDAGATA Fausta Bonino è stata scarcerata mercoledì dal Tribunale del Riesame: è accusata
della morte di tredici pazienti FOTO: © FABIO MUZZI / IL TIRRENO.
MICHELE BOCCI
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