PEDIATRIA: `PIPÌ A LETTO` PER 1 BAMBINO SU 6, MA I GENITORI

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PEDIATRIA: `PIPÌ A LETTO` PER 1 BAMBINO SU 6, MA I GENITORI
COMUNICATO STAMPA
PEDIATRIA: ‘PIPÌ A LETTO’ PER 1 BAMBINO SU 6,
MA I GENITORI NON LO DICONO
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Indagine SiMPeF-Sindacato Medici Pediatri di Famiglia: il 15% dei bimbi tra i 6 e gli 8 anni
soffre di enuresi, ma i genitori non lo dichiarano spontaneamente - Questa “omertà” determina
grave sottostima del problema, infatti solo 1 bimbo con enuresi su 12 viene seguito con cure
adeguate
L’enuresi, l’importanza della pratica sportiva sin da bambini, il ruolo della dieta e dello stile di
vita, l’attesa per il rinnovo della convenzione nazionale, la riforma delle cure primarie
pediatriche, questi alcuni dei temi clinici e politico-sindacali al centro del 3° Congresso
nazionale SiMPeF, a Milano il 20 e 21 settembre
Milano, 19 settembre 2013 – Il termine “enuresi notturna” descrive la perdita di urina durante il
sonno; il bambino fa pipì a letto mentre dorme e generalmente non viene risvegliato dal bagnato.
“Questa incontinenza notturna, quando avviene, pur con una minzione involontaria del tutto
normale salvo il luogo e il tempo considerati inappropriati e socialmente inaccettabili, in un
bambino di età superiore ai 5 anni nel quale dovrebbe essere maturato il controllo vescicale
anche notturno, deve essere considerato un disturbo da curare, ma è purtroppo molto sottovalutato”,
spiega Antonio D'Alessio, Direttore Struttura Dipartimentale di Chirurgia Pediatrica, Azienda
Ospedaliera di Legnano, e Professore di Chirurgia Pediatrica, Università di Milano.
Per indagare il fenomeno, SiMPeF (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia) ha ideato un progetto di
ricerca e formazione - in collaborazione con il sito informativo a carattere scientifico
www.enuresi.net, realizzato da un gruppo di medici esperti del tema - i cui risultati preliminari
saranno presentati al 3° Congresso nazionale SiMPeF, a Milano il 20 e 21 settembre presso
l’Auditorium del Palazzo della Regione Lombardia. “L’enuresi è un problema reale”, dice Claudio
Frattini, Responsabile Dipartimento formazione SiMPeF e coordinatore scientifico del congresso. “I
genitori non ne parlano, un po’ per vergogna, un po’ perché lo ritengono un fatto del tutto normale
avendone spesso sperimentato degli episodi da bambini. Il pediatra di famiglia, a sua volta, pensa
che se il genitore non ne parla è perché il problema non esiste. Un vero e proprio circolo vizioso.
Con questo progetto vogliamo misurare puntualmente le dimensioni del problema, e contribuire a
sollecitare pediatri di famiglia e genitori a far emergere l’enuresi notturna e ad affrontarla,”
prosegue Frattini.
Il progetto si compone di due parti: l’indagine epidemiologica, volta a stabilire la frequenza del
disturbo tra bambini e bambine nella fascia d’età 6-8 anni, “quella più critica perché se l’enuresi
notturna permane dopo i 5 anni, vuol dire che siamo di fronte a un disturbo vero e proprio e non al
fenomeno, presente nei più piccolini, che tende a risolversi spontaneamente”, aggiunge Frattini, e
l’organizzazione di corsi di formazione per i pediatri di famiglia. “Gli obiettivi sono, in questo caso,
di colmare un gap formativo che deriva in parte dall’università, in cui di enuresi si parla ancora
poco, e di migliorare intercettazione, diagnosi e terapia di questo problema”, dice ancora.
L’indagine epidemiologica prevede la somministrazione a oltre 4.000 famiglie, in questa prima fase
nella sola Lombardia, di un questionario sul comportamento dei propri figli. “L’indagine è partita,
contestualmente ai primi corsi di formazione a gennaio 2013 e si concluderà a fine dicembre. Ad
oggi abbiamo analizzato quasi 2.200 questionari e ne è emerso un dato estremamente significativo:
338 bambini e bambine tra i 6 e gli 8 anni, pari a oltre il 15% del campione, rappresentativo della
popolazione pediatrica italiana, soffrono di enuresi notturna. Ma ciò che impressiona è che solo 26
di loro, cioè 1 su 12 di chi ne avrebbe bisogno, è curato adeguatamente”, spiega Rita Caruso,
Pediatra Responsabile dell’Ambulatorio Enuresi, ICP-Ospedale Bassini, Cinisello Balsamo
(Milano), condirettore scientifico del progetto con Antonio D’Alessio.
“Eppure le cure esistono, sono efficaci e portano a risoluzione del problema nel 70-75% dei casi,
anche se necessitano di attenzione, sono di lunga durata, circa 6 mesi, e devono essere
individualizzate in base al singolo caso. E forse questi sono i maggiori ostacoli ad affrontare
compiutamente il problema”, aggiunge Caruso.
L’enuresi notturna, infatti, rappresenta un evento complesso nel quale entrano in gioco aspetti
ereditari (esiste un chiaro carattere familiare in 2 casi su 3), genetici (colpisce 2 maschietti per ogni
femminuccia), meccanismi biochimici e ormonali (deficit parziale dell’ormone antidiuretico
o vasopressina o ADH), iperattività della vescica, profondità del sonno e problemi di risveglio. “La
cura deve essere quindi modulata a seconda della prevalenza di uno o più fattori sugli altri”,
interviene D’Alessio. “La cura può essere comportamentale, con l’adozione di abitudini che
possono sembrare banali e scontate, ma nella pratica molto importanti per migliorare la
funzionalità vescicale e regolare la diuresi, associata a farmaci come la desmopressina, analogo
dell’ormone antidiuretico, e gli anticolinergici, per controllare l’iperattività della vescica. Utile è
anche l’utilizzo di un sensore posto sulle mutandine che a contatto con le gocce di urina emette un
segnale acustico e sveglia il bambino che completa la minzione in bagno. Aiuta l’instaurarsi di
un riflesso condizionato che determina, dopo alcune volte, un risveglio autonomo alla comparsa
dello stimolo minzionale”, spiega ancora.
“E’ importante impostare un trattamento medico dell’enuresi, che contrariamente a quanto molti
possano ancora pensare non ha un’origine psicologica, perché è un disturbo che riduce l’autostima e
aumenta il rischio di incontinenza in età adulta, in particolare nelle donne dopo i 50 anni”, conclude
Caruso.
“I risultati di questa prima fase del progetto partito in Lombardia sono molto importanti, sia perché
fanno emergere un disturbo sommerso, sia perché abbiamo riscontrato grande interesse su questo
tema da parte dei nostri associati”, dice Rinaldo Missaglia, Segretario nazionale SiMPeF. “Sarebbe
molto interessante estendere questa esperienza - prosegue -, tanto è vero che SiMPeF proporrà
l’inserimento dell’indagine sull’enuresi notturna tra quelle contrattualmente previste nelle visite
filtro dei bambini a 6 anni e a 10 anni, in occasione del prossimo rinnovo dell’accordo collettivo
nazionale della pediatria di famiglia. Un accordo che anche secondo la legge avrebbe dovuto
concretizzarsi già nei mesi scorsi – conclude Missaglia – e che ci auguriamo possa essere firmato
entro l’anno in modo da attuare, di concerto con il Ministero della salute e le Regioni, non una
riforma delle cure primarie fatta di annunci, come è purtroppo accaduto in tempi non lontani, ma
basata sui fatti e che, pur in presenza di una riduzione delle risorse finanziarie disponibili e la
conseguente necessità di ottimizzarle, possa tuttavia garantire la qualità e l’appropriatezza delle
cure erogate dal pediatra di famiglia, che le famiglie italiane mostrano ancora di apprezzare.”
I CONSIGLI PER RIDURRE IL RISCHIO DI PIPÌ A LETTO
Durante il giorno
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Far bere al bambino almeno 1 litro di liquidi tra le 8 e le 18 per regolarizzare la diuresi e
migliorare la distensione della vescica
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Far fare la pipì ogni 2-3 ore per evitare la sovradistensione e favorire un corretto svuotamento
della vescica
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Se il bambino ha “urgenza” bisogna invitarlo a fare un respiro profondo e poi buttare fuori
l’aria contando fino a 10 prima di fare pipì, in modo da permettere un corretto rilasciamento
del muscolo detrusore della vescica
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Controllare che il bambino si scarichi regolarmente e non coesista stipsi
Alla sera
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A cena, limitare i cibi ricchi di calcio (latte e derivati) o troppo salati per ridurre
l’ipercalciuria e/o l’ipenatruria (l’aumento di eliminazione di calcio e sodio con le urine) che
determinano un aumento di produzione di urina durante la notte
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Scegliere acque minerali a basso contenuto di calcio (< 25 mg/L) per evitare l’ipercalciuria e
quindi limitare la produzione di urina durante la notte
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Far fare pipì sempre prima di andare a letto
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Se i genitori vanno a letto molto più tardi del bambino, possono fargli fare una seconda pipì in
modo di “fare spazio” all’urina prodotta durante la notte
Per informazioni:
Diego Freri
Ufficio stampa SiMPeF - Sindacato Medici Pediatri di Famiglia
mobile +39 335 8378332 - mail: [email protected]