pipì a letto per 1 bambino su 6: l`allarme dei pediatri

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pipì a letto per 1 bambino su 6: l`allarme dei pediatri
24 settembre 2013
PIPÌ A LETTO PER 1 BAMBINO SU 6: L’ALLARME DEI
PEDIATRI
BY MARIA GRAZIA PIEMONTESE IN SALUTE · 24 SETTEMBRE 2013 · NESSUN COMMENTO
Fare la pipì a letto è un episodio che può essere frequente nei bambini fino a 5 anni, ma se il disturbo si
presenta
anche
oltre
questa
età
diventa
enuresi
notturna:
un
problema
da
risolvere.
Il SiMPeF – Sindacato Medici Pediatri di Famiglia – ha lanciato l’allarme omertà da parte di quei
genitori che negano al pediatra l’esistenza del problema. Così, stando ai dati finora raccolti dallo
SiMPeF, circa il 15% dei bambini tra i 6 e gli 8 anni fanno pipì a letto ma non ricevono alcun
aiuto.
Il primo passo per affrontare correttamente l’enuresi notturna è smettere di pensare a un’implicazione
psicologica e affrontarla per quello che è: un disturbo da curare. Il Dr Claudio Frattini, Responsabile
Dipartimento formazione SiMPeF e coordinatore scientifico del congresso, sottolinea che l’enuresi è un
problema reale, e che “i genitori non ne parlano un po’ per vergogna, un po’ perché lo ritengono un
fatto del tutto normale avendone spesso sperimentato degli episodi da bambini. Il pediatra di famiglia, a
sua volta, pensa che se il genitore non ne parla è perché il problema non esiste. Un vero e proprio
circolo vizioso. Con questo progetto vogliamo misurare puntualmente le dimensioni del problema, e
contribuire a sollecitare pediatri di famiglia e genitori a far emergere l’enuresi notturna e ad affrontarla”.
Per aiutare i bambini e capire la portata del fenomeno, il Sindacato dei medici pediatri e di famiglia ha
ideato un’analisi divisa in due parti: una epidemiologica per stabilire la frequenza di enuresi notturna tra
i bambini dai 6 agli 8 anni, e una formativa basata su corsi specifici per i pediatri di famiglia.
Quello che forse spaventa i genitori è, oltre l’imbarazzo, la presunta assenza di cure adeguate.
Un’idea del tutto errata visto che, come spiega la Dott.ssa Rita Caruso, “le cure esistono, sono
efficaci e portano a risoluzione del problema nel 70-75% dei casi, anche se necessitano di attenzione,
sono di lunga durata, circa 6 mesi, e devono essere individualizzate in base al singolo caso.”
Ci sono, infatti, diverse cause che spingono il bambino a fare la pipì a letto: aspetti ereditari,
incidenza genetica (ne soffrono più i maschi delle femmine), deficit parziale dell’ormone antidiuretico o
vasopressina o ADH, iperattività della vescica, profondità del sonno e problemi di risveglio. La cura è
strettamente
soggettiva,
per
questo
è
indispensabile
un’analisi
mirata
del
problema.
Oltre a parlarne con il pediatra, i genitori possono fare tanto altro per aiutare i propri figli a non fare pipì
a letto. Ecco alcuni consigli dei pediatri e medici di famiglia:
Durante il giorno:
far bere al bambino almeno 1 litro di liquidi tra le 8 e le 18 per regolarizzare la diuresi e
o
migliorare la distensione della vescica;
far fare la pipì ogni 2-3 ore per evitare la sovradistensione e favorire un corretto
o
svuotamento della vescica;
se il bambino ha urgenza, invitarlo a fare un respiro profondo e poi buttare fuori l’aria
o
contando fino a 10 prima di fare pipì, in modo da permettere un corretto rilascio del muscolo
detrusore della vescica;
controllare che il bambino si scarichi regolarmente e non coesista stipsi
o
La sera:
o
a cena, limitare i cibi ricchi di calcio o troppo salati per ridurre l’aumento di eliminazione
di calcio e sodio con le urine che determinano un aumento di produzione di urina durante la notte;
o
scegliere acque minerali a basso contenuto di calcio (< 25 mg/L) per evitare
l’ipercalciuria e limitare la produzione di urina durante la notte;
o
far fare pipì sempre prima di andare a letto.
Per maggiori informazioni consulta il sito eneuresi.net.
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