Teorie della crescita - Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza
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Teorie della crescita - Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza
Economia Applicata Prof.ssa Mariarosaria Agostino Teorie della crescita Modello di Solow , Capitolo II, Romer 2006 [[Lettura e u a integrativa: eg a a Cap Capitolo o o 3, Boggio ogg o Seravalli] Modelli di crescita endogena (Romer e L Lucas), ) C Capitolo it l 7 7, B Boggio i S Seravalli lli teorie della crescita 1 LA CRESCITA ECONOMICA • Nei Paesi più avanzati, osservando l’attività economica per periodi di tempo molto lunghi, le fluttuazioni annuali sono sovrastate dalla crescita: l’aumento della produzione aggregata nel tempo. • In particolare, guardando alla crescita di cinque Paesi OCSE (FR GR JP GB USA) dal 1950 in poi vengono registrati i seguenti fenomeni: teorie della crescita 2 1. crescita elevata tra il 1950 ed il 1973, con notevole miglioramento g del tenore di vita (crescita notevole del PIL pro-capite ) 2 rallentamento della crescita dalla metà 2. degli anni 70 3. convergenza nei livelli di PIL pro-capite, i paesi ritardatari sono cresciuti più velocemente, riducendo il divario rispetto agli USA (si pensi al Giappone) Giappone). teorie della crescita 3 • Tuttavia, guardando all’evidenza empirica relativa ad un insieme di Paesi più ampio su di un periodo di tempo più lungo emergono i seguenti fatti: 1.storicamente la crescita del prodotto procapite è un fenomeno piuttosto recente recente. 2.La convergenza del PIL pro-capite non è un fenomeno esteso su scala mondiale teorie della crescita 4 3. In molti Paesi, soprattutto africani, la crescita è ancora sconosciuta,, implicando p un ampio divario tra gli standard di vita tra Paesi poveri e ricchi. ricchi 4. Alcuni Paesi, come il Messico e la Costa d’Avorio ’ esibiscono un pattern di crescita periodi di rapida p crescita anomalo, con p seguiti da un severo declino della produzione teorie della crescita 5 • I modelli di crescita mirano ad individuare le determinanti di un fenomeno così complesso, al fine di suggerire quali siano le politiche più appropriate per aumentare la crescita e portare gli standard di vita dei paesi poveri più vicini a quelli delle nazioni sviluppate. teorie della crescita 6 Modello di Solow, Solow assunzioni • 1) La funzione di produzione è ( ) [ ( ) A(t)L(t)] ( ) ( )] Y(t)=F[K(t), dove t = tempo, Y = prodotto, K=capitale, L=lavoro, L lavoro, A A=stato stato della tecnologia, AL AL=lavoro lavoro effettivo. A parità di K e L, un miglioramento di A consente un incremento della produzione produzione. Il progresso tecnologico che moltiplica L è denominato labor-augmenting labor augmenting o Harrod-neutral. Harrod neutral teorie della crescita 7 • 2) rendimanti di ti di scala l costanti, t ti ciò iò consente di ricavare la cd intensive form: F(K/AL, 1)=1/AL* F(K, AL)=Y/AL Ponendo: K/AL=k =capitale per unità di lavoro effettivo Y/AL=y= Y/AL y prodotto per unità di lavoro effettivo Si può riscrivere la funzione di produzione come y=f(k) teorie della crescita 8 • 3) Prodotto marginale del capitale positivo ma decrescente ((rendimenti decrescenti di k): f’(k)>0, f’’(k)<0 • 4) Inada conditions: per assicurare che il path dell’economia non diverga lim k→0 f’(k)=∞ limk→∞ ff’(k)=0 (k)=0 teorie della crescita 9 Funzione di produzione f(k) k teorie della crescita 10 • 5) L ed d A crescono a ttassii esogeni:i n e λ rispettivamente; i livelli iniziali di K , L ed A sono dati • 6)) Y=C+I,, il governo g è assente,, • 7) I=sY, la frazione di output dedicata agli investimenti è uguale al tasso di risparmio s, che è esogeno e costante • 8) Il tasso di depre deprezzamento amento del capitale è=δ teorie della crescita 11 Ne deriva che . K(t)=sY(t)K(t) sY(t) δK(t) (1) dove il puntino su K indica la derivata spetto a al te tempo po d dK(t)/dt (t)/dt rispetto teorie della crescita 12 Dinamica del modello • L’ L’evoluzione l i di due d d i tre dei t input i t (A ed d L) è esogena. Perciò, per caratterizzare la dinamica dell’economia è p del capitale. p necessario analizzare il comportamento . . • Ricordando che k=K/AL ((e che L/L e A/A sono n e λ, rispettivamente), derivando tale rapporto rispetto al tempo (applicando la regola di derivazione di un rapporto e quella di derivazione di un prodotto , ed utilizzando la 1) si ottiene: . k(t)=sf(k(t))- (n+ λ +δ)k(t) (2) teorie della crescita 13 Secondo S d la l 2), 2) equazione i chiave hi d l del modello di Solow, il tasso a cui il capitale per unità di lavoro effettivo cambia nel tempo è la differenza tra l’investimento effettivo e l’investimento necessario a mantenere costante k (break-even investment). Siccome k=K/AL, l’investimento necessario deve crescere ad un tasso uguale alla crescita del p denominatore + il tasso di deprezzamento. teorie della crescita 14 Graficamente, la relazione tra i due termini della 2 (investimento e investimento necessario) è la seguente: (n+λ+δ)k sf(k) Investimento pule(( p p per unità di lavoro effettivo) . . K>0 K<0 kk* teorie della crescita k 15 • Le INADA conditions assicurano che, che per k→0, k→0 f’(k) è elevata, per cui l’investimento supera il break-even investment,, mentre p per alti valori di k,, f’(k) si avvicina a zero, per cui la pendenza dell’investimento sarà minore della pendenza dell’investimento dell investimento necessario. necessario Inoltre il fatto che f’’(k) <0 implica che le due linee si intersechino solo una volta p per k>0. • Se si indica con k* il livello che rende uguali g i due termini, a sinistra di tale punto k cresce a destra decresce. Per cui, k converge verso k*, in cui . k=0 teorie della crescita 16 L’economia, cioè, converge verso un sentiero di crescita bilanciata in cui: 1. per ipotesi 1 i t i AL cresce all tasso t esogeno n+ λ 2. K/AL costante in k* → K cresce al tasso n+ λ 3. per 1 e 2 e l’ipotesi di rendimenti costanti di scala →Y =F(K, AL ) cresce al tasso n+ λ 4. K/L e Y/L crescono al tasso λ È importante sottolineare che la crescita, sul balanced growth path, non dipende dal tasso di risparmio ed il tasso di crescita dell’output per lavoratore l t èd determinato t i t solo l dal d l tasso t di progresso tecnologico. teorie della crescita 17 Impatto di un cambiamento del tasso di risparmio • Variazioni del tasso di risparmio (il parametro del modello che è più facilmente influenzabile dal policy maker) influenzano il LIVELLO di prodotto per unità di lavoro effettivo. • Un aumento permanente in s, infatti, sposta la curva dell’investimento sf(k) come indicato dalla freccia azzurra, provocando l’aumento dei livelli di stato stazionario del capitale e del prodotto per unità di lavoro effettivo (pule). Si passa, cioè da da k*old a k*new e da y*old a y*new. teorie della crescita 18 Graficamente: (n+λ+δ)k snewf(k) sf(k) Investimento pule p s<snew kk*old kk*new teorie della crescita k 19 Relazioni tra tasso di risparmio e produzione il tasso di risparmio non ha effetti sul tasso di crescita di lungo periodo della produzione (anche per addetto). – tuttavia determina il livello del prodotto (anche per addetto) nel lungo periodo. – un aumento di s porterà a una crescita della produzione d i maggiore i per un certo t periodo i d di tempo, ma non per sempre. L’economia attraverserà un periodo di crescita superiore, superiore destinato comunque a finire quando si sarà raggiunto il nuovo stato stazionario teorie della crescita 20 Applicazioni Empiriche a) Growth Accounting • Un filone di letteratura empirica, basata sul modello di Solow (nota come” growth accounting”) si è concentrata sullo studio delle determinanti della crescita • Una critica mossa a tale filone: esamina le immediate determinanti della crescita, ignorando cosa causa i cambiamenti in tali determinanti, ossia le vere cause del fenomeno oggetto di studio. teorie della crescita 21 b) Convergenza Un altro filone della letteratura empirica si concentra sullo studio della convergenza tra diversi Paesi. Paesi Sulla base del modello di Solow, ci sono tre grandi ragioni che possono portare alla convergenza. 1 Innanzitutto, 1. I it tt i Paesi P i convergono all loro l SCB Se SCB. S differenze in output per lavoratore sono la conseguenza del diverso stadio ((verso il SCB)) in cui i Paesi si trovano, allora, col trascorrere del tempo, Paesi poveri si avvicineranno ai più ricchi. 2 Inoltre, 2. Inoltre il modello implica che il rendimento del capitale è più basso in Paesi con un più alto rapporto K/L. Per cui, in assenza di barriere ai movimenti di capitale, il capitale tenderà a spostarsi dai Paesi ricchi a quelli poveri. poveri 3. Infine, se ci sono ritardi nella diffusione delle conoscenze, i Paesi poveri tenderanno a convergere guadagnando accesso alle migliori tecnologie. tecnologie teorie della crescita 22 riassumendo • Il modello d ll di Solow S l i di id due individua d possibili ibili cause di variazione - nel tempo o tra diversi Paesi del mondo - dell dell’output output per lavoratore: differenze nel capitale per lavoratore (K/L) e differenze in A (tecnologia) Tuttavia, (tecnologia). Tuttavia solo la crescita di A può condurre ad una crescita permanente in Y/L e, per cambiamenti verosimili di K/L l’impatto p p su Y/L è modesto. Di conseguenza solo differenze in A possono spiegare le differenze di crescita nel tempo e tra diversi Paesi del mondo. teorie della crescita 23 • Tuttavia, il cambiamento di A è g il modello assume dato il esogeno: comportamento della variabile che identifica come principale determinante della crescita. Come Romer sintetizza “we have been modeling growth by assuming it”. teorie della crescita 24 • Inoltre il modello non spiega esattamente cosa sia A,, la definisce come “labor effectiveness”, ma in effetti A rappresenta un “catchall” catchall per fattori diversi da K e L che determinano l’output. Per cui affermare che differenze di reddito sono dovute a differenze in A equivale a dire che non sono dovute a differenze in K/L. teorie della crescita 25 Arrow 1962 • “da un punto di vista quantitativo, restiamo p q quale variabile esplicativa. p con il tempo Ora proiezioni di trend temporali sono fondamentalmente una confessione di ignoranza e, ciò che è peggio da un punto di vista pratico, pratico non sono variabili su cui la politica economica possa agire” teorie della crescita 26 • • • • • È necessario quindi chiedersi cosa rappresenti A e quali siano le sue determinanti. determinanti Varie sono le interpretazioni della “labor effectiveness”. Potrebbe rappresentare pp astratta conoscenza; la formazione e le abilità della forza lavoro;; la forza dei diritti di proprietà, la q qualità delle infrastrutture,, attitudini culturali verso l’impresa ed il lavoro e così via. Per qualsiasi interpretazione di A è comunque necessario chiedersi come influenza l’output, come evolve nel tempo e perché differisce tra teorie della crescita 27 varie parti del mondo. La teoria della crescita endogena teorie della crescita 28 • La teoria della crescita più recente (che ha ricevuto impulso ad opera soprattutto di Paul Romer e R b t Lucas) Robert L ) tenta t t di superare le l difficoltà diffi ltà del d l modello neoclassico nello spiegare le differenze notevoli tra Paesi nei tassi di crescita endogenizzando il progresso tecnico. • Questa espressione significa spiegare, spiegare almeno in parte, il progresso tecnico in base a variabili economiche e non semplicemente con il passare del tempo tentativi su cui non ci soffermeremo molto, molto • I primi tentativi, risalgono a Verdoorn-Kaldor e Arrow (learning by doing) g) teorie della crescita 29 Arrow 1962 • Il punto t di partenza t d ll teoria della t i della d ll CE è rappresentato dal contributo di Kenneth Arrow (1962), (1962) il quale, quale per trovare una soluzione al problema dei rendimenti decrescenti presenti nella funzione di produzione à la Solow, introduce il concetto co cetto d di learning ea g by do doing, g, ccioè oè d di quelle forme di apprendimento dovute alla ripetizione p dell’atto p produttivo. teorie della crescita 30 Arrow 1962 • Secondo Arrow tale fenomeno vale a spiegare soprattutto la crescita della produttività del lavoro: un determinato atto produttivo, se ripetuto, genera economie di scala, consentendo di ottenere quantità di output superiori con le stesse quantità di input. Tale effetto moltiplicativo viene definito da Arrow esternalità ed è considerato un prodotto collaterale dell’attività produttiva, che mitiga i rendimenti decrescenti dei singoli fattori produttivi. teorie della crescita 31 • La teoria della CE va alla ricerca di elementi in grado di influenzare la crescita della produttività, che siano riconducibili a scelte economiche e almeno potenzialmente diversi da un sistema economico all’altro. • Nota: tali elementi verranno chiamati “endogeni”, anche qualora siano indicati come parametri esogeni nei modelli. La ragione è che sono “endogeni” non rispetto al modello, ma rispetto ad alcune scelte economiche. teorie della crescita 32 La teoria della CE, caratteri generali (p.251 BS) Gli elementi fondamentali del meccanismo neoclassico di convergenza g sono due: • progresso tecnico come free-good esogenamente dato • L’ipotesi di produttività marginale decrescente del capitale, in connessione con una funzione di produzione con rendimenti costanti di scala teorie della crescita 33 La teoria della CE, caratteri g generali La teoria della crescita endogena affronta il problema della non convergenza p g seguendo g due strade (che possono essere combinate o no): • Sostituisce la prima ipotesi (progresso tecnico come free-good) f d) con quella ll di progresso tecnico t i endogeno • Allarga il concetto di capitale, capitale in modo da eliminare ogni fattore ad esso complementare e quindi anche la causa della sua p q produttività marginale decrescente Ciascuna di queste due ipotesi è in grado di spiegare i processii di sviluppo il non convergenti, ti a maggior ragione se esse sono combinate teorie della crescita 34 La teoria della CE CE, caratteri generali • Quanto al progresso tecnico, se esso non è disponibile in ugual misura per tutti i paesi o sistemi economici (non è un free-good esogeno) allora significa che nel l.p. esso sostiene la produttività dei fattori in misura differente e non ovunque in misura uguale. • In particolare, è del tutto ammissibile che la crescita continui ad essere più rapida nei paesi industrializzati e più lenta nei paesi arretrati, col risultato che le distanze in termini di reddito p.c. potranno aumentare anche nel l.p. teorie della crescita 35 La teoria della CE CE, caratteri generali • Per quanto concerne la seconda ipotesi, la definizione di capitale più adeguata all’analisi dello sviluppo è quella di fattore riproducibile (a differenza della terra e della forza lavoro). • Il capitale, infatti, è al tempo stesso fattore di produzione (input) e risultato della produzione (output). In questo senso è corretto affermare che, assieme al progresso tecnico, il capitale è uno dei motori dello sviluppo. teorie della crescita 36 La teoria della CE CE, caratteri generali • Ebbene Ebbene, la teoria neoclassica tradizionale ha sempre ipotizzato che questo motore non possa funzionare da solo, solo ma abbia sempre e necessariamente bisogno di essere associato a fattori non riproducibili. riproducibili • Pertanto siccome il capitale è riproducibile e gli altri fattori di cui necessita per produrre non lo sono, tale teoria ha sempre sostenuto che la produttività marginale del capitale fosse decrescente teorie della crescita 37 La teoria della CE CE, caratteri generali • Se si p potesse immaginare g un capitale p che comprenda tutto ciò che occorre per produrre, cosicché q questo “tutto” fosse riproducibile, p non vi sarebbe motivo per assumere produttività marginale g decrescente. • Oggi è in effetti possibile ritenere, ad esempio, che tra i fattori della produzione più importanti non sia da annoverare tanto il puro lavoro, ma il lavoro istruito, ossia il capitale umano, ottenibile anch’esso immettendo risorse in un “processo produttivo”,, quindi anch produttivo anch’esso esso riproducibile. teorie della crescita 38 Romer 1986 • Riprende il concetto di acquisizione di conoscenze mediante di t l’esperienza l’ i (l (learning i b by doing), sottolineando la generazione di esternalità positive. • L’apprendimento generato dall’attività della singola g impresa, p in effetti, va solo in p parte a suo vantaggio esclusivo, perché in larga misura si diffonde per imitazione alle altre imprese. Inoltre tende ad esternalizzarsi anche la parte che in un primo tempo va a suo esclusivo vantaggio, nella misura in cui chi ha beneficiato dell’apprendimento può essere assunto da altre imprese. teorie della crescita 39 • Q Quindi i di ognii impresa, i per il fatto f tt stesso t di operare, genera, oltre al suo prodotto in senso stretto, delle esternalità positive, dalle quali non trae diretto vantaggio. • A livello di singola impresa, quindi, non ci sono so o rendimenti e d e t ccrescenti. esce t Ma, a, se a que quel livello ipotizziamo rendimenti costanti, allora, a causa delle esternalità appena descritte, a livello di sistema economico avremo rendimenti crescenti di scala. teorie della crescita 40 • Ogni impresa non tiene conto delle esternalità che g genera e opera p come se non esistessero. • Ciò permette al sistema di trovare un equilibrio competitivo in regime di concorrenza come se non ci fossero f q però, non è p esternalità. Tale equilibrio, ottimo dal punto di vista generale e quindi lascia spazio all all’agire agire dello Stato. teorie della crescita 41 Equilibrio non ottimo • L Le imprese, i per esempio, i tenderanno t d ad d investire tempo e denaro nella formazione del proprio personale non nella misura socialmente ottima, ma in misura minore. • Si comprende allora la necessità di un uo o pos positivo t o de dello o Stato, cchiamato a ato a ruolo fornire incentivi alle imprese per la formazione interna e/o a finanziare e gestire direttamente la formazione professionale teorie della crescita 42 il modello • Esistono M imprese identiche. • Ognuna ha una funzione di produzione nella quale, oltre il capitale da essa impiegato figura tra i fattori anche il impiegato, capitale totale dell’economia (K= risultato degli investimenti passati di tutte p nell’economia)) le imprese Yi=AKiβLiαKφ β+α=1 i=1,…,M teorie della crescita 43 • Kφ indica l’ipotesi di esternalità che si manifestano a vantaggio di tutte le imprese sotto forma di apprendimento e sono funzione dello stadio di accumulazione p raggiunto, gg , indicato appunto pp complessivo dallo stock di capitale di tutto il sistema economico • Poiché le imprese sono identiche le grandezze d aggregate t sono: Y=MY Y MYi; K=MK K MKi; L=MLi, teorie della crescita 44 per cui la funzione di produzione del sistema economico è: Y=MYi=MA(KiβLiαKφ) Poiché β+α=1 β+α 1 possiamo scrivere M MβMα , per M=M cui Y=AMβKiβ Mα LiαKφ= A(MKi)β (MLi)αKφ = AKβLαKφ (1) Se a livello di singola impresa i rendimenti sono costanti, a livello aggregato i rendimenti di scala sono crescenti (β+α+φ)>1 teorie della crescita 45 • S Se β+φ=1 β 1 lla 1 di diventa t Y Y=AL ALαK • se n=0 (lavoro, L, costante) la produttività marginale del capitale è costante (ALα costante) • La crescita del prodotto (= alla crescita del prodotto pro p ) è del tipo: p capite) gy=gY=sALα [Nota: gKt=(K (Kt+1-K Kt)/Kt= It/Kt=sY sYt/Kt=sAL sALαKt/Kt] La “endogeneità” g di q questo tasso di crescita dipende p dallo specifico tasso di risparmio e dalla specifica tecnologia di ciascun paese (dietro ai quali esistono politiche specifiche e specifici comportamenti dei soggetti economici di teorie un paese) della crescita 46 • Tuttavia, l’ipotesi β+φ=1 risulta verificata solo se le esternalità positive generate da K sono equivalenti ad un progresso tecnologico “labour augmenting”. • Infatti, siccome β+α=1, affinché β+φ=1 → φ= α la funzione di produzione della singola impresa può essere scritta itt come: Yi=AKiβ(LiK)α S questa Se t uguaglianza li (β (β+φ=1 1 ) non sii verifica ifi una crescita a tasso costante non è possibile. È quindi un un’ipotesi ipotesi molto particolare quella su cui si regge la possibilità di uno steady state in questo modello teorie della crescita 47 dimostrazione gKt=(Kt+1-Kt)/Kt= It/Kt=sYt/Kt= (ricordando che Y= AKβLαKφ )= sA LαKβ+φ-1 Derivando il logaritmo del primo e dell’ultimo t termine i sii h ha ((e ricordando i d d che h dl dlogx/dt=g /dt x): ) dlog(gKt)/dt =αn+(β+φ-1)gKt In steady state gKt deve essere costante. Per cui entrambi i termini a destra dell’uguale devono annullarsi. Se n=0, ciò è possibile solo se β+φ=1 teorie della crescita 48 Lucas (1988) • Considera il capitale umano come il grado di preparazione e specializzazione raggiunta dal singolo lavoratore • Il tempo destinato all’istruzione e alla formazione potrebbe essere usato per lavorare, per cui le attività suddette vanno viste sia come investimento di reddito (destinato alle spese di istruzione e formazione) sia come investimento di tempo (che potrebbe generare reddito) per l’accumulazione di capitale umano teorie della crescita 49 • la decisione di accumulare questa forma p di K dipende p dalla scelta del specifica singolo di allocare il proprio tempo tra tempo libero, libero ore di lavoro e tempo dedicato allo sviluppo della propria preparazione e conoscenze. conoscenze teorie della crescita 50 • Si Sia H la l dotazione d t i t t l di capitale totale it l umano. • Si suppone che ogni unità di capitale più p produttiva q quanto umano sia tanto p maggiore è la dotazione totale di capitale umano u a o de dell’economia. eco o a S Si suppo suppone e ccioè oè che il capitale umano generi esternalità positive (ad esempio grazie allo scambio di conoscenze) teorie della crescita 51 • Il capitale umano totale è il prodotto della dotazione media di capitale umano h per le ore di lavoro potenzialmente disponibili nell’economia, N H=hN Il monte ore di lavoro N, che si suppone fisso, si divide in due parti: la frazione dedicata al lavoro uN e quella dedicata all all’accumulazione accumulazione di capitale umano (1-u)N. teorie della crescita 52 Con una ffunzione C i di produzione d i C Cobb-Douglas bb D l sii ha: 1α Hγ Yt=K Kt α (uH ( Ht)1-α (1) t Dove Htγ rappresenta le esternalità positive suddette. dd tt Si suppone che u sia costante e determinato da scelte lt di ottimizzazione tti i i i t t intertemporale l ( l (al crescere di u cresce il reddito presente a spese di quello futuro, futuro ottenibile con ll’accumulazione accumulazione di capitale umano) teorie della crescita 53 L (1) sii può La ò riscrivere i i come: Yt=Kt α (uhtN)1-α (htN)γ Deri ando il logaritmo del primo e del secondo Derivando membro rispetto al tempo si ha (ricordando che u ed N sono costanti): gY= αgK+ (1- α+ γ)gh (2) Si suppone,inoltre, che il tasso di crescita di h, gh,sia esattamente proporzionale alla frazione di tempo investita per tale crescita (1-u) gh= δ(1-u) (3) dove δ costante positiva teorie della crescita 54 I steady In t d state t t gY= gK per cuii d dalla ll (2) e lla (3) sii ottiene: tti gY= αgY+ (1 (1- α+ γ) δ(1 δ(1-u) u) gY= [(1- α+ γ) /(1- α)] δ(1-u) Tale tasso di crescita è costante dato che è funzione di parametri costanti Si ottiene così una soluzione di steady state in cui sia reddito che produttività oraria (N costante) crescono al t tasso costante t t appena ottenuto. tt t Esso E è endogeno d perché hé dipende dalla scelta di u fatta dagli individui. Differenze internazionali dei tassi di crescita della produttività potrebbero t bb d i derivare anche h da d differenze diff di tecnologia t l i (differenti α e δ) teorie della crescita 55 • Anche in questo modello, tuttavia, la soluzione di steady state si fonda su di un un’ipotesi ipotesi piuttosto fragile gh= δ(1-u) • Una volta scelta la frazione di tempo da dedicare all’istruzione e alla formazione (1-u), e indipendentemente dall’ampiezza di questa(!), l’ l’acquisizione i i i di conoscenze e capacità ità utili tili alla ll produzione può procedere indefinitamente ad un tasso proporzionale di crescita, gh, costante nel tempo • Sembrerebbe p più realistico supporre pp che l’apprendimento, almeno oltre un certo limite, sia soggetto a rendimenti di scala decrescenti teorie della crescita 56 Un altro tipo di modelli di crescita endogena (a tasso costante) è quello in cui la crescita della produttività è endogena perché dipende dalle risorse dedicate dalle imprese alla R&S, le quali a loro volta dipendono da un insieme di elementi potenzialmente diversi da un paese all’altro (il saggio di interesse, la produttività attesa della ricerca, le tecnologie), in parte legate a scelte dei soggetti economici, ma anche all’organizzazione dei mercati, al sistema giuridico (brevetti), agli incentivi pubblici. teorie della crescita 57 • L La teoria t i della d ll crescita it endogena d h avuto ha t il merito di far rinascere attenzione verso un problema centrale degli studi economici: come e perché si ha crescita economica differenziata. • Ha contribuito ad indicare il ruolo rilevante che assumono le scelte economiche e politiche in ordine all all’accumulazione accumulazione di capitale umano (istruzione), alla politica economica strutturale e alla ricerca e sviluppo pp • Ha suscitato un gran numero di studi empirici (in particolare sulla convergenza) p g ) teorie della crescita 58 critiche • Per ottenere sentieri a tasso costante di crescita si devono introdurre ipotesi fragili e arbitrarie • Più in generale, tale teoria tenta di incapsulare in precise relazioni quantitative fenomeni che a ciò non si prestano. prestano Il progresso tecnico - costituito dall’applicazione produttiva di nuove conoscenze o da nuove applicazioni di conoscenze preesistenti - nasce da un processo di apprendimento collettivo ed individuale, che solo in parte può essere ricollegato a scelte economiche. economiche Certo esso dipende dalle decisioni riguardanti la spesa in istruzione e R&S, ma tali decisioni sono spesso basate su di una visione i i d ll’i t dell’interesse collettivo ll tti e non sulla ll massimizzazione di quello individuale, come vorrebbero i ode sop sopra a desc descritti tt modelli teorie della crescita 59 • L’apprendimento dipende poi anche dall’esperienza acquisita nell’attività produttiva, come sottolinea il learning by doing teorizzato da Arrow. Può essere utile anche il semplice learning by watching. Gli studi sui distretti industriali hanno sottolineato altresì il learning by interacting. Sono tutte queste forme di apprendimento legate alla produzione ed in qualche misura esogene rispetto alla sfera delle grandezze economiche. teorie della crescita 60 • vi sono inoltre aspetti storici, istituzionali o culturali che condizionano la capacità di imparare, di scoprire nuove cose, di assumere il rischio e la fatica di innovare. Tutto ciò non può essere colto in modo soddisfacente dai modelli economici. • Nella teoria economica contemporanea esistono filoni di studi sul progresso tecnico – come ll’approccio approccio basato sulla social capability (Abramovitz, 1986) – che prestano molta attenzione agli aspetti ora ricordati e alle loro specificità nazionali o regionali, che concorrono a spiegare la crescita della produttività. produttività teorie della crescita 61 ECONOMIA APPLICATA P f Prof.ssa M i Mariarosaria i A Agostino ti Ritardo, rincorsa e convergenza Capitolo 5, Boggio Seravalli 1 Il sesto fatto stilizzato (regolarità empirica) di Kaldor • Non vi sono prove significative di convergenza nei tassi di crescita del reddito pro capite tra i paesi del mondo neppure nel lungo periodo g nei tassi di crescita e • Al contrario la convergenza nei livelli di reddito è uno dei maggiori risultati della teoria della crescita esogena (neoclassica) • La teoria della crescita endogena ha ripreso questa posizione kaldoriana 2 La convergenza nel modello neoclassico • Il ttasso di crescita it d della ll produzione d i ttende d ad eguagliare il tasso di crescita dell’offerta di lavoro più quello del fattore di progresso tecnico gY=n+λ • il livello del reddito, quando gY=n+ λ, percorre pe co e u un “sentiero se t e o d di steady state state”,, cioè con un tasso di crescita costante, e quando non è su tale sentiero converge verso di esso 3 Ipotizziamo una funzione di produzione Cobb-Douglas Yt=ALt1-α Ktα α<1 • Rendimenti di scala costanti • Prodotti P d tti marginali i li di entrambi t bi i ffattori tt i ovunque decrescenti l origine • Mappa di isoquanti strettamente convessi verso l’origine e asintotici agli assi • Elasticità di sostituzione tra i fattori costante e uguale ad 1. • Le quote di equilibrio di L (quota dei salari) e K (quota dei profitti) sono costanti e uguali a α a e 1-α (pag. 98 BS). wL/Y = 1-α rK/Y=α. (per ricavare ciò ricorda che w=PML e r=PMK) 4 Ipotizziamo che il tasso di progresso tecnico sia = 0 dividiamo x L yt=ALt-α Ktα= Aktα ( ) (1) Siccome il tasso di crescita di L = n, il tasso di crescita di K/L=gK - n gkt= (Kt+1-K Kt)/Kt - n = It/Kt - n = sY Yt/Kt - n= dividendo p per L numer. e denom. = syt/kt - n = sAktα/kt - n = = sAk Aktα-11 - n 5 gkt= sAktα-1 - n • Il termine sAktα-1 (tasso di crescita di K) è una funzione decrescente di kt - poiché l’esponente di k è negativo, essendo α <1 - per l’ipotesi di produttività marginali p decrescenti dei fattori nella funzione di produzione neoclassica. Esso si avvicina asintoticamente a 0. Dunque il tasso di crescita del capitale è elevato in corrispondenza p di livelli del capitale p per addetto bassi. g p gK è > quando K/L è piccolo, verso sinistra. A questi livelli la produttività marginale del K è grande, poiché il K è scarso, e la sua accumulazione è accelerata. Man mano che l’accumulazione avanza (ci si sposta verso destra), l’accumulazione rallenta perché la produttività marginale di K diminuisce. • n e gK si incontrano in corrispondenza di un preciso valore, k*, il valore di steady state, per il quale gkt=0 (per ipotesi vi è assenza di progresso tecnico), tecnico) il capitale per addetto non varia. Siccome yt= Aktα anche6 yt non varia. Convergenza nel modello neoclassico, in assenza di progresso tecnico, Figura 5.1 k* k Il sistema converge automaticamente verso k*, lo steady state kt 7 Economia povera e ricca, con differenti dotazioni iniziali di capitale capitale, uguali tecnologie e uguali propensioni al risparmio sAk1-α n k* kt 8 • E Economia i povera. A bassi b i livelli li lli di K/L, K/L la l PMK è elevata, il tasso di crescita di K gK è elevato, ma decrescente fino a che il capitale per addetto decrescente, non raggiunge k*. • Economia più ricca. ricca Dispone di più K, K la PMK è inferiore ,gk è minore. • Se poi il paese partisse da una dotazione iniziale k>k*, ossia fosse così ricco di K che la sua crescita non riuscisse a tenere il passo della crescita della popolazione, n, allora K/L diminuirebbe fino a raggiungere gg g k*. 9 Convergenza con progresso tecnico ( λ>0) • Sia eλt il fattore di progresso tecnico labouraugmenting, che cioè agisce sulla produzione allo stesso modo di un aumento di lavoro impiegato, un aumento a tasso costante λ (pag.92 BS) • La (1) yt=(ALt1-α Ktα)/Lt diventa yt= ((eλt Lt)1-α Ktα )/Lt = eλt(1-α) Lt-α Ktα = ktα eλt(1-α) Indichiamo con xt il capitale p pule ((anche detto p capitale per addetto in unità di efficienza, ude), 10 Cosicché xt=Kt/ (eλt Lt )= kt /eλt (2) gxt = gkt - λ (3) Calcoliamo il primo termine della 3: Ricordiamo che: gkt= syt/kt - n e che yt= ktα eλt(1-α) gkt= seλt(1-α) ktα-1 -n = sxt(α-1) - n (4) Perché elevando entrambi i membri della 2 a (α-1) xt(α-1)= eλt(1-α)kt(α-1) Sostituendo la 4 nella 3 otteniamo: gxt = sxt(α-1) - n – λ (5) primo termine,, sxt(α-1) , rappresenta pp l’accumulazione del Il p capitale, n+λ indica la crescita del lavoro effettivo 11 (lavoro in unità di efficienza) cosicché Metodo alternativo: xt=K Kt/ (eλt Lt ))= e-λtkt (2) kt = eλt xt gkt = gxt + λ (3) (4) Elevando entrambi i membri della 2 a (α (α-1) 1) λt(1-α) (α-1) (α-1) xt = e kt Ricordando che gkt= syt/kt - n e che yt= ktα eλt(1-α) gkt= seλt(1-α) ktα-1 -n = sxt(α-1) - n (5) Imponendo l’uguaglianza tra le due espressioni di gkt sxt(α-1) -n = gxt +λ ricaviamo gxt = sxt(α-1) - n – λ (6) 12 Convergenza nel modello neoclassico con progresso tecnico (Figura 5.3) n+λ, gKt n+λ sxtα-1 xx* xt 13 La figura 5.3 è analoga alla 5.1, solo è riferita al tasso di crescita e al livello di k per addetto in ude, • Il ragionamento i t è lo l stesso t e sii ottiene tti comunque la convergenza ad un livello di equilibrio x x*. In tale punto, punto dalla (2) sappiamo che kt = eλt x*t • ne consegue che h il valore l di equilibrio ilib i x** (il quale l indica un livello di K per addetto in ude che resta invariato nel tempo) corrisponde a un livello crescente (con il progresso tecnico) di k (capitale per addetto in unità fisiche). fisiche) Esso è quindi un sentiero di steady state per kt e anche, ovviamente per yt (Il tasso di crescita del prodotto per ovviamente, addetto yt= ktα eλt(1-α)=eλt(1-α) e αλt x*α=eλt x*α è uguale a λ). 14 Torniamo al caso in cui PT=0 e consideriamo due economie in SS, identiche in tutto tranne che in s, s1>s2 (Figura 5.4) n, gKt s1>s2 n s1Aktα-11 s2Aktα-1 k* k kk** 15 • Entrambe E t b le l economie i convergono verso llo stesso t ttasso di crescita MA NON verso lo stesso sentiero di SS. L’economia economia con propensione al risparmio più bassa ha • L una soluzione di SS per il capitale per addetto k* (e per il prodotto per addetto) inferiore a quella dell’altra economia i (k**) • il modello neoclassico prevede convergenza nei livelli del reddito per addetto condizionata alla propensione al risparmio: l’economia ricca e quella povera convergono verso lo stesso livello di Y/L solo a parità di s. Lo L stesso t modello d ll prevede d convergenza assoluta l t nei tassi di crescita del reddito per addetto 16 Hp determinanti • PT PT=free f good, d senza costi, ti accessibile ibil a tutti, e senza difficoltà • PM di K e L decrescenti (MA, il PT è il risultato di conoscenze, capacità competenze acquisite con sforzi capacità, e costi legati anche a fattori nazionali specifici …)) 17 Metodi di stima parametrici • Per verificare l’HP di convergenza assoluta si calcola il tasso di crescita medio tra 0 e t del reddito pro-capite e si regredisce tale valore medio contro (il log de) il livello iniziale dello stesso t reddito. ddit • Ponendo yi,t il reddito p.c. nel paese i-esimo al tempo t, t si calcola il tasso di crescita medio di yi,t (che indichiamo con ci,t ) tra la data 0 e la data t come ci, t=log(yi,t/yi,0)/t [che deriva da yi,t=yi,0ec(t-0), in cui c è il tasso di crescita costante nel tempo continuo tra 0 e t] 18 Un’equazione U ’ i stimabile ti bil è: è ci, t=α+βlog(yi,0)+ui,t (6) L’ipotesi di convergenza g assoluta è confermata se il coefficiente β è negativo e statisticamente significativo: i paesi inizialmente più poveri t d tendono a crescere di più iù dei d i paesii inizialmente i i i l t più ricchi S β è positivo Se iti o non è significativamente i ifi ti t diverso di da 0, la convergenza assoluta non è confermata dal metodo parametrico. parametrico 19 Primi studi empirici sulla convergenza • B Baumoll (1986): (1986) suggerisce i una convergenza quasii perfetta per 16 Paesi industrializzati (coefficiente vicino a ) -1). • De Long (1988): risultati di tal genere possono essere distorti dalla selezione del campione: Paesi che erano poverii 100 annii fa f rientrano i t oggii nell novero dei d i Paesi P i industrializzati solo se sono cresciuti velocemente in tale periodo. pe odo L’estensione es e s o e de del ca campione p o e ad a altri Paesi aes po porta aa ridimensionare notevolmente il coefficiente stimato. Quando poi Baumol tiene in considerazione errori di misurazione nel calcolo del reddito pro capite iniziale (reddito di più di un secolo fa), il fenomeno della convergenza non è più avvalorato dall’analisi di regressione. 20 • S Se esiste i t una certa t convergenza tra t i PS, PS questo non è vero per i PVS. Si può forse parlare di convergenza solo per gruppi di paesi “Club di convergenza” e nel periodo “dell’età dell’oro” (1950-73). • Seco Secondo do lo o stud studio o d di Romer o e ((1994) 99 ) in media i paesi poveri non crescono più velocemente dei paesi ricchi 21 Convergenza condizionata • S Secondo d tale t l ipotesi, i t i le l economie i più iù povere possono stare su diverse curve sxt(α-1) (fermo restando il comune tasso di crescita di SS di Y, K, L in ude, n+λ). • I PVS cioè i è possono avere diversi di i s e diversi di i α. E questo a causa di fattori che, appunto, condizionano il loro tasso di risparmio e la loro produttività del capitale (funzione di produzione), e che ll’analisi analisi si assume il compito di identificare 22 • La curva sxt(α-1) (che rappresenta il tasso di crescita del capitale, p , K)) p può dunque q differire da un paese arretrato all’altro – Per un differente valore del p parametro s – Per un differente valore del parametro α In entrambi i casi (e quindi anche nel caso g ) q queste differenze influiscono sul congiunto) valore del tasso di crescita in transizione e sul livello del reddito in SS. 23 consideriamo due PVS che hanno la stessa funzione di produzione, lo stesso capitale per addetto in ude iniziale xt0, ma alcune circostanze deprimono il tasso di risparmio nel paese 2 → s2<s1, (Figura 5.9) n+λ, gKt s1>s2 n+λ s1xtα-1 s2xtα-1 xt0 x**t1,2 xx**t1,1 24 • P Passando d il tempo t d l momento dal t t0 a t1, i due paesi mantengono un tasso di crescita di transizione superiore a quello di SS. Tuttavia il paese 1 mantiene una distanza tra sxt(α-1) e (n+λ) superiore a quella del paese 2, converge verso i paesi più ricchi ad una maggiore velocità e verso un livello più alto del capitale per addetto in ude (x**t1,1> x**t1,2) 25 consideriamo due PVS che hanno lo stesso capitale per addetto in ude iniziale xt0, lo stesso tasso di risparmio, ma il paese 1 è favorito da una > PMK (che determina α1)→ α2< α1, (Figura 5.10) n+λ, gxt n+λ sxtα(1)-1 sxtα(2)-1 xt0 x**t1,2 xx**t1,1 26 • Passando da t0 a t1 , di nuovo, il paese 1 mantiene una distanza superiore p aq quella del paese 2, e converge verso i paesi più ricchi ad una maggiore velocità e verso un livello più alto del capitale per addetto in ude 27 • Nella realtà i due casi esaminati possono g Pertanto le verificarsi congiuntamente. variabili condizionanti possono essere cercate sia tra quelle atte a sostenere o deprimere la produttività marginale del capitale (PMK) sia tra quelle atte ad influire sul tasso si risparmio e di accumulazione 28 • U Un’equazione ’ i stimabile ti bil per verificare ifi l’h l’hp di convergenza condizionata è: ci, t=α+βlog(y βl ( i,0)+∑γ ) ∑ jSj,i,t+ ui,t (7) Dove S è un set di variabili destinate a cogliere differenze per paese di natura strutturale ed istituzionale. istituzionale Se β è significativo e negativo ciò segnala un processo di convergenza condizionato dall’effetto delle variabili S (ossia a parità di altre condizioni S)) 29 Metodo delle equazioni alla Barro • T Tale l metodo t d impiega i i equazioni i i del d l tipo ti appena illustrato (7), ma non mette tanto l’accento sull’accertamento sull accertamento della convergenza al netto delle variabili condizionanti. • Esso intende essere più generale ed ammette che diversi paesi possano avere sia diversi tassi di crescita di transizione sia diversi tassi di crescita di SS. L’idea di fondo è che non conti molto tale distinzione,, q quanto p piuttosto identificare le variabili (specie quelle di PE) che possono sostenere lo sviluppo dei paesi arretrati 30 Una simile generalizzazione può essere illustrata con un grafico (figura 5.11) n+λ, gxt n+λ1 s1xtα(1)-1 n+λ2 s2xtα(2)-1 xt0 x x*t1,2 x** **t1,1 31 I due paesi hanno lo stesso capitale per addetto in ude iniziale xt0 (e lo stesso n) ma il paese 1 è favorito: 1 1. d un maggiore da i ttasso di risparmio, i i s2<s1 2< 1 2. da una maggiore PMK , α2< α1, 3 da 3. d un maggior i ttasso di progresso ttecnico i λ2< λ2 λ1 → Il paese 1 mantiene i non solo l un tasso di crescita i di transizione più elevato, ma converge anche verso un tasso di crescita di SS maggiore 32 • I tre t effetti, ff tti ovviamente i t possono essere variamente combinati. Ciò che questo approccio più generale suggerisce è, quindi, che con l’equazione (7) non si è in grado di distinguere le differenze tra tassi di crescita di transizione verso lo stesso tasso di SS dalle differenze tra i tassi di crescita di SS. Ciò, del resto, importa poco. • Ciò che importa è identificare le variabili che condizionano la crescita, specie quelle manovrabili nell’ambito di una strategia di sviluppo intenzionale 33 Risultati empirici. Considerando le variabili più spesso trovate significative in centinaia di lavori empirici si può sintetizzare come segue: la crescita economica si presenta come un processo condizionato da - reddito iniziale (con segno negativo) g investimenti -livello degli -attività di R&S accumulazione di capitale umano -accumulazione -livello delle esportazioni (+ in generale grado di apertura al commercio estero) -condizioni istituzionali, specie quelle che colgono stabilità e sicurezza 34 • I lavori più sistematici, che hanno riesaminato le conclusioni di un gran g numero di ricerche, sono quelli di Levine e Renelt (1992), (1992) Sala Sala-i-Martin i Martin (1997) e Durlauf e Quah (1999) 35 Critiche all’impostazione parametrica • S Solow l (2001) il problema (2001): bl è sia i di metodologia t d l i econometrica che di teoria economica. • Lo L sviluppo il economico i è un processo che h sii svolge nel tempo “a fasi”, ciascuna delle quali prepara ed è condizione della successiva. successiva • Quando si confrontano diversi paesi (collocati ovviamente a diversi stadi di questo processo) e si cerca di vedere come possano influire, nello stesso periodo di tempo, tempo le variabili condizionanti in tutti, si confrontano realtà molto diverse 36 • Vi saranno paesi per i quali talune di queste variabili sono colte “al momento q giusto” in quanto effettivamente – dato il loro stadio di sviluppo – stanno agendo come cause del suo rallentamento o della sua accelerazione. accelerazione Vi saranno paesi per i quali tali variabili non hanno (ancora o non hanno più) effetto perché lo stadio di pp è sensibile ad altre sviluppo 37 • IInoltre, lt vii saranno paesii per i qualili alcune l di queste variabili sarebbero piuttosto da considerare effetti e non cause del tasso di crescita. • Questa complessità non è dipanabile in quanto non esiste (ancora) un paradigma teorico che permetta di assegnare le diverse variabili al “loro” stadio di sviluppo e di distinguere bene le variabili endogene g da q quelle esogene. g Ciò,, a sua volta, produce inconvenienti gravi dal punto di vista econometrico (non è facile trovare validi strumenti)) 38 • La conseguenza è che le variabili significative e robuste b t trovate t t devono d essere considerate id t come quelle che probabilmente agiscono “in media . media” • Non è detto, cioè, che esse siano le sole: altre risultate non significative in media possono invece essere importanti per gruppi di paesi ad un certo grado di sviluppo. • Non è detto che siano importanti per tutti i paesi: in alcuni – dato il loro stadio di sviluppo – possono avere impatto minore e persino essere effetti p più che cause della crescita 39 Boggio Seravalli Boggio-Seravalli • Il fatto, comunque, che siano risultate significative in media non è indifferente. Si potrebbe dire che, salvo verifica caso per caso, esse possono costituire una prima guida di politica dello sviluppo. • È indispensabile che tale politica sia poi verificata nei fatti e modificata, anche magari drasticamente, tuttavia è probabilmente meglio partire con qualche idea, anche se provvisoria ed approssimativa, che senza idea alcuna. 40