Le donne del lavoro autonomo reagiscono alla crisi meglio degli

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Le donne del lavoro autonomo reagiscono alla crisi meglio degli
Le donne del lavoro autonomo reagiscono alla crisi
meglio degli uomini
Si intitola “Imprese delle donne e conciliazione ai tempi della crisi del welfare” ed è l'ultimo studio di Confartigianato
sull'andamento dell'imprenditoria femminile e sulla conciliazione del tempo di lavoro con quello familiare al tempo della
crisi. “E' un lavoro molto interessante – commenta Erminia Romagnoli, presidente del Gruppo Donne Impresa di
Confartigianato Arezzo – dal quale si evince come le donne del lavoro autonomo abbiano saputo reagire alla crisi meglio dei
colleghi uomini. Un dato ancora più interessante se si considera – continua Romagnoli - che l'Italia è il Paese Europeo che, fin
dal 2004, detiene il primato di donne lavoratrici autonome e imprenditrici, con oltre 1 milione e 560 mila e stacca di quasi 114
mila unità il Regno Unito e di 207 mila 500 la Germania, mentre in Spagna e Francia le imprenditrici e lavoratrici autonome
sono meno di 1 milione. In Italia il dato percentuale delle autonome sul numero totale di occupate è pari al 16,7%.”
Guardando i numeri della crisi, i dati dicono che nel periodo 2008 – 2013 l'occupazione maschile nel lavoro autonomo è scesa
del 11,3% mentre quella delle donne del 4,7%. “Ma ci sono settori – evidenzia Romagnoli – come quello del lavoro in proprio
con dipendenti, dove a una flessione dell'occupazione maschile del 12,1%, fa da contraltare un aumento di quella femminile
del 2,6%, oppure fra i liberi professionisti, dove il lavoro maschile cala del 3,4% e quello femminile cresce del 37,6%.” Quali i
settori dove si riscontrano le migliori performance femminili? “I servizi, dove le donne occupate crescono del 3%, mentre gli
uomini scendono del 5%, oppure l'alloggio e la ristorazione, dove gli uomini occupati crescono del 1,5% e le donne del 9,3%.
In generale – commenta Romagnoli – le donne hanno dimostrato di essere più capaci di reagire positivamente alla crisi e tutto
questo nonostante che il nostro Paese sia il più parco di risorse per gli strumenti di conciliazione lavoro- famiglia.”
Infatti lo stesso studio evidenzia che l'Italia spende molto meno di altri Paesi dell'Unione Europea, in media il 34,2%
in meno, mentre la Germania spende il 79,8% in più della media europea.