Fuga dai cyberbulli - Corriere della Sera 10.10.2010

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Fuga dai cyberbulli - Corriere della Sera 10.10.2010
10/10/2010 Corriere della Sera - pag. 10
Fuga dai cyberbulli
di Marta Ghezzi
Stella ha 16 anni, è poco inserita nel gruppo classe, un po' per timidezza, un po' per immaturità.
Ma quando danza si trasforma, e riesce a esprimere quei sentimenti ancora «ingarbugliati» dentro
di sé. Alcuni compagni di scuola la riprendono di nascosto con il cellulare, nello spogliatoio e
mentre balla. I video e gli mms, che rimbalzano dalla scuola di danza al suo liceo, distorcono la
realtà, cucendole addosso una nuova personalità: seduttiva, spigliata, anche un po' troppo.
Quando lei se ne accorge il gioco perverso è fatto, e ha già raggiunto Internet.
La storia di Stella, nome di fantasia, è quella di una classica vittima del cyberbullismo. Non sempre
i genitori se ne rendono conto, ma di fatto a Milano questa nuova forma di vessazione dilaga,
come in Italia e all'estero, soprattutto fra preadolescenti e adolescenti. Il bullismo informatico
colpisce duro, con umiliazioni, denigrazioni e molestie messe a segno attraverso email, sms e
mms, blog, e via dicendo. È drastico il pediatra Luca Bernardo, fondatore del primo ambulatorio
italiano per vittime del bullismo, all'interno dell'Ospedale Fatebenefratelli e presidente della
Commissione Nazionale Prevenzione Disagio e Bullismo del Ministero dell'Istruzione, quando dice:
«Non si può più parlare di un fenomeno, è già un grande problema». E anticipa al Corriere: «Ne ho
discusso di recente con il ministro Gelmini, è in cima alle priorità della commissione per il 2011.
Non siamo i soli ad agire con sollecitudine», sottolinea, «in Gran Bretagna sta partendo una
campagna di contrasto ed è diventato materia di studio nelle scuole». Dati specifici sul
cyberbullismo non ci sono ancora, gli esperti iniziano ora a raccoglierli. L'Istat ha fotografato in
parte la realtà: 49,7% è la percentuale delle scuole coinvolte lo scorso anno in episodi di bullismo,
che includono il cyberbullismo. Studi di letteratura scientifica su Milano arrivano alla stessa
conclusione: quasi il 50% delle scuole cittadine, pubbliche e private, lo conoscono.
Dal 2008 ad oggi l'ambulatorio del Fatebenefratelli ha seguito 70 ragazzi, metà dei quali anche per
cyberbullismo. «Nel bullismo tradizionale c'è il confronto diretto fra vittima e aggressore», spiega
Nicola Iannaccone, psicologo della Asl, autore del manuale «Stop al cyberbullismo», «mentre la
caratteristica del cyberbullismo è l'anonimato. Questo anonimato, fra l'altro illusorio perché ogni
comunicazione lascia traccia, e la possibilità di agire in rete con un'identità costruita (come nei
giochi di ruolo), indeboliscono le remore etiche. Ci si lascia quindi andare a comportamenti che
nella vita reale sarebbero autocensurati». «Le conseguenze di questi atti che denigrano, feriscono,
portano all'esclusione», prosegue Simona Caravita, docente di Psicologia dello Sviluppo della
Cattolica, da dieci anni studiosa del fenomeno, «possono essere gravissime. Il cyberbullismo
insegue la vittima anche in ambito domestico, il pc di casa mostra e ricorda, così chi subisce si
sente ancora più impotente».
Ma gli aggressori hanno la percezione del danno? Non tutti, non allo stesso modo. «Sono stati
identificati ruoli diversi», chiarisce la docente. «C'è il prevaricatore e la vittima, ma ci sono anche
quelli che noi definiamo gli aiutanti. Chi non blocca il passaggio di un mms, ad esempio, oppure chi
posta su youtube, o chi continua l'attacco creando un gruppo ad hoc su Facebook. E' per questo
che si deve intervenire sul gruppo e non individualmente. Si deve insegnare ai ragazzi a cambiare
le dinamiche, da sostenitori del bullo, anche involontari, a difensori della vittima».
I volontari Una Onlus, Associazione Cuore e Parole (www.cuoreparole.org), si sta muovendo in
questa direzione. Racconta una delle fondatrici, Paola Brodoloni: «Abbiamo messo a punto il
progetto «Scelgo io, bullismo no grazie» e lo offriamo gratuitamente alle scuole. Ad oggi siamo
stati in tre elementari e abbiamo organizzato due workshop per studenti delle superiori. La
drammaticità del cyberbullismo è emersa con molta chiarezza l'ultima volta, stimolata dalla
presenza di Antonio Apruzzese, dirigente della Polizia Postale arrivato apposta da Roma. Sono
bastate poche battute fra i ragazzi e Gherardo Colombo, al nostro fianco ad ogni appuntamento,
per imporre un veloce cambio di scaletta. Apruzzese si era preparato lucidi e slide, ma incalzato
dalle domande dei ragazzi ha preferito parlare a ruota libera, rispondendo ad ogni sollecitazione e
aprendo un dialogo davvero utile».