Chi salva un bimbo, salva il mondo maggio 2012

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Chi salva un bimbo, salva il mondo maggio 2012
 “Chi salva un bambino, davvero salva il mondo intero”. Lo ha affermato don
Fortunato Di Noto, fondatore e presidente dell’associazione Meter, intervenendo ieri
sera all’affollata diretta web del laboratorio online “animatori cultura e
comunicazione” del Copercom sul tema “Media e minori: come prevenire e come
affrontare i rischi?”. “Un bambino amato difficilmente viene abusato. I genitori che
sanno amare i propri figli riescono a cogliere meglio i loro segnali. Un abbraccio, una
parola affettuosa e la dolcezza di un genitore possono fare molto”.
“L’ambiente virtuale ha effetti reali”. Qualunque cosa di negativo accada in Rete “si
ripercuote sulle persone, soprattutto sui minori. Bambini e ragazzi vengono lasciati
soli davanti al pc. Al di sotto dei 13 anni – ha denunciato don Di Noto – si calcola
che siano oltre 300mila gli iscritti ai social network con generalità false”. Così
“corrono il rischio di essere adescati dai pedofili”. Insomma, “non possiamo
permettere che i nostri ragazzi abbiano 500 contatti su un social network con
sconosciuti che entrano in casa”, senza che “un padre e una madre si chiedano cosa
facciano e quante ore rimangano connessi”.
Il pedofilo, ha osservato il sacerdote, “vuole e cerca bambini e bambine prepuberi,
sotto i dodici anni. Sono il frutto di questa società”, affetta da “disumanizzazione” ed
“erotizzazione”. È “un fenomeno drammatico anche perché si investe poco
nell’educazione”. Tra le ferite più profonde che lasciano nelle loro vittime: “sensi di
colpa e ansia”. Sono “problemi devastanti” che colpiscono “l’autostima”. L’abuso, in
sostanza, “ruba non solo il corpo ma anche l’anima” di chi lo subisce.
Rispondendo a una domanda di un videoascoltatore collegato in chat, don Di Noto ha
detto di non temere calunnie e ritorsioni. “Qualcuno – ha confessato – ha avanzato
calunnie per screditarmi. Ho ricevuto anche minacce di morte. Profili falsi su di me”
sono stati messi in Rete, “a cui ho risposto con denunce all’autorità competente”. Ma
“ne è valsa la pena, perché negli anni abbiamo salvato tanti bambini”. Numerose “le
segnalazioni di Meter”, anche alle forze di polizia internazionali”, e “gli arresti”.
I minori possono essere “attrezzati culturalmente”, rendendoli “capaci di autodifesa”,
nella “misura in cui riescono a interfacciarsi con gli adulti”, con “l’esplicazione dei
doveri dei genitori”. È “la prima necessità”, ha precisato il sacerdote. Una “maturità
umana trasmessa ai bambini”. Se “diamo loro questo sostrato, allora è possibile che
vivano in condizioni migliori”.
Per don Di Noto “l’autoregolamentazione, la restrizione o la censura di Internet non
sono possibili. È uno spazio di grande creatività”, ma c’è chi vi fa “profitto”
intaccando così “la libertà” di chi naviga. “Bisogna invece abitare con responsabilità
la Rete”.
Meter, ha ricordato il fondatore, “è stata una profezia che si è incarnata”, nata in
parrocchia “a contatto con la sofferenza”.
Si è poi soffermato sulla piaga della pedofilia nella Chiesa. La Chiesa, ha precisato,
“ama i bambini e li accoglie”: “Chi accoglie i bambini, accoglie il Signore”. Ma
alcuni sacerdoti hanno “macchiato la propria vocazione”. L’impegno del Papa contro
la pedofilia nella Chiesa, la sua vera portata, “la coglieremo appieno soltanto col
passare degli anni”. “Il Santo Padre ci incoraggia e ci sostiene”. La maggior parte dei
sacerdoti, “per fortuna, in questa Chiesa viva, aiutano e si sacrificano per gli altri.
Tante storie, nel mondo, lo testimoniano”.