Omelia per la morte di don Satta
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Omelia per la morte di don Satta
Omelia celebrazione funebre di don Michele Satta 26 ottobre ’15 a Benetutti Siamo tutti addolorati per la morte del nostro caro don Michele Satta, un sacerdote a cui la nostra diocesi deve molta riconoscenza per la ricchezza della sua umanità, per l’incisività della sua testimonianza, per gli impegni pastorali che egli ha generosamente svolto in 65 anni di ministero. Don Michele figlio di Francesco e Cortes Maria nasce a Benetutti il 26 gennaio 1925; dopo il seminario è ordinato sacerdote da mons Cogoni a Benetutti il 20 agosto 1950. E’ inizialmente viceparroco ad Alà. Nel 1961 è parroco a Chilivani. Nle 1965 ad Ozieri nella Curia Vescovile e Beneficiato della Cattedrale. Parroco a Benetutti dal 1983 al maggio 2009. Nella permanenza ad Ozieri un generoso impegno è stato profuso nella scuola, indimenticabile educatore per tante generazioni di giovani ozieresi. Indimenticabile servizio alla diocesi lo ha reso anche con la casa per campeggi estivi a Cala Moresca (Golfo Aranci), anche lì a favore dei ragazzi e giovani. Sicuramente a Benetutti ha speso le sue forze, le sue capacità, lo zelo pastorale, anche la sua salute. E’ stato guida sicura e forte in momenti dolorosi e violenti della vita sociale di questa comunità. Capace di entrare in ogni famiglia e portare pace, perdono e parole di speranza. A Benetutti ha profuso la sua passione per la musica, ha voluto e animato una compagnia teatrale. Un uomo e prete che ha amato profondamente la sua gente e che fino a domenica mattina il suo cuore ha battuto per il Signore e la sua Chiesa. Grazie don Satta sei stato un esempio di vita sacerdotale per tutti quelli che ti hanno conosciuto. Desidero affidare la figura di don Satta alla memoria orante di questa comunità e del presbiterio diocesano, ispirandomi alla Parola di Dio prevista dalla liturgia del giorno. Amo pensare all’omelia del funerale di un sacerdote come alla sua ultima omelia. Oggi, a nostro ammaestramento e consolazione, abbiamo proclamato una stupenda pagina della lettera ai Romani. S. Paolo con una parola sintetizza il nostro rapporto con Dio: Abbà Padre. Padre è una dell’espressioni nelle quali Gesù stesso interpreta meglio il rapporto nuovo tra Dio e l’uomo. E’ diverso guardare dalla prospettiva di figlio di Dio il mondo, la vita dei fratelli, le vicende umane tristi, la morte stessa. Diventare figli è entrare nella gratuità della vita che non conosce ostacoli. Gesù nel Vangelo proclamato ce ne dà testimonianza: “E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata 18 anni, non doveva essere sciolta in giorno di Sabato…”. Carissimi essere figli non è un mito, ne una realtà che ci cali addosso attraverso un rito. Essere figli e figlie è il rapporto speciale tra Dio e l’uomo. Artefice e tessitore di questo legame profondo è lo Spirito Santo. Dopo questa verità che l’Apostolo ci propone chiediamoci: abbiamo ancora dubbi a guardare in faccia la morte, la nostra morte, per apostrofarla che noi abbiamo un Dio che ci è Padre e che ci ha fatto conoscere il nostro destino. E mentre ci indica questa meta ci ha indicato anche la via, ispirandoci la certezza che non ce ne altra. Innanzitutto l’ascolto e l’accettazione di fede della annuncio di Cristo risorto. Poi la certezza che chi crede in Gesù risorto viene mosso e guidato a una vita diversa non più secondo la carne , ma secondo lo Spirito. Cosa davvero meravigliosa che lo stesso Spirito testimonia al nostro spirito che siamo figli, che abbiamo accesso al Padre, che camminiamo verso di lui per vivere con lui l’eternità. Nel nostro essere figli la speranza della gloria futura: “Se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”. Ci è offerta una consolazione straordinaria: la nostra vita è orientata ad un futuro di gioia, che è Dio stesso. Dio ci attende come eredità. Dio è il nostro possesso futuro, definitivo e pieno. O meglio noi saremo suo possesso definitivo e pieno. Questa potrebbe essere l’ultima omelia di don Satta: chi ha Dio come sua eredità le sue opere non possono non essere opere che nascono dalla speranza che lo Spirito dona. Insieme al nostro grazie don Satta un’ultima preghiera: don Michele che ora contempli da vicino il tuo e nostro Signore, tu che quando eri tra noi lo hai amato intensamente e quindi servito nelle diverse membra del suo corpo che è la Chiesa, ricordati di noi, ancora pellegrini verso il paradiso: ottienici dal Signore nuove vocazioni al sacerdozio. Che Dio ci doni nuove famiglie e sante, che ogni casa diventi una piccola Chiesa dove regna la pace e la concordia. Prega dal cielo per Benetutti tua cittadina, per i tuoi famigliari che hai amato tanto e tanto ti hanno contraccambiato. Noi ti accompagniamo con la nostra preghiera e tanto affetto nel tuo “santo viaggio” perché tu giunga là dove nessuno potrà mai separarti dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù nostro Signore. Amen