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RIFORME MODELLO
La lezione tedesca sul lavoro
Tre cardini: salari a doppio binario, formazione e welfare aziendale
di Michael Burda
La straordinaria performance del mercato tedesco è stata piuttosto ignorata negli ultimi due anni,
specialmente con aggravarsi della crisi europea del debito. Durante la Grande Recessione, mentre il
Pil del Paese scendeva oltre il 6% il tasso di disoccupazione addirittura calava.
Questo “miracolo” merita attenzione, perché i Paesi in difficoltà dell’Europa meridionale non
riusciranno a raggiungere un tasso di crescita sostenibile, adeguato a ridurre il loro debito se non
riusciranno a mobilizzare il lavoro non utilizzato verso impieghi produttivi, soprattutto le donne, i
giovani e i lavoratori non qualificati.
L’esperienza tedesca può insegnare molto sulla competitività il funzionamento del mercato in
condizioni economiche avverse. Le principali caratteristiche di questo sistema sono diverse. Primo,
un meccanismo di fissazione dei salari a doppio binario, ossia attraverso la contrattazione collettiva
tra sindacati e le associazioni delle imprese e la concentrazione decentrata tra rappresentazioni
aziendali e management. Secondo, un sistema di formazione e contratti di apprendistato bene
organizzato e finalizzato da una tela complessa formata da imprese e governo. Terzo, sistemi di
welfare sociale che aiutano i lavoratori disoccupati a trovare un nuovo impiego ma allo stesso
tempo che sanzionano chi smette di cercarlo. Quarto, un sistema di sussidi di breve periodo, tipo la
cassa integrazione italiana, che permette alle imprese di sopravvivere, superare la recessione e
salvaguardare prezioso capitale umano.
Questo sistema si è gradualmente affermato negli ultimi vent’anni in risposta alle sfide poste con la
Germania dell’Est e dalla globalizzazione, in particolar modo la concorrenza dai Paesi a basso costo
del lavoro in Europa centro-orientale. Dalla metà degli anni 90, imprese medie e grandi hanno
smesso di pagare il lavoro straordinario sostituendolo con un sistema di “contabilità del tempo di
lavoro” che permette ai dipendenti di gestire il proprio tempo in modo flessibile. Con questo
sistema, negoziato collettivamente e non posto dall’alto, i lavoratori che accumulano credito di ore
straordinario, lo possono utilizzare questa opzione a salario pieno entro una determinata finestra
temporale (ad esempio, sei mesi), dovranno pagare le ore di lavoro straordinario convenuto. I crediti
temporali dei lavoratori rappresentano un debito privilegiato delle imprese e devono essere pagati ai
lavoratori licenziati.
La contabilità del tempo di lavoro ha permesso alle imprese di ridurre il costo del lavoro e di fornire
un meccanismo per condividere gli oneri dell’aggiustamento durante la crisi, le aziende a cui
diminuiva la domanda chiedevano ai lavoratori di utilizzare i loro crediti di tempo di lavoro, di fatto
garantendo loro un permesso retributivo invece di licenziarli. Durante la crisi l’utilizzo dei crediti
ha permesso di evitare un forte impatto sul tasso di occupazione e, allo stesso tempo, ha preservato
quella moderazione salariale che ha caratterizzato il mercato del lavoro tedesco dopo l’introduzione
dell’euro.
La flessibilità delle regole del lavoro non spiega tutto. Circa il 40% del “miracolo” è dovuto anche
alla cautela che le imprese hanno avuto nell’aumentare l’occupazione durante la precedente
espansione, almeno fino al 2007, quando il Pil cresceva molto rapidamente. Nonostante la crescita,
quello è stato di grande incertezza: era difficile prevedere la dinamica della differenza aggregata
alla luce della crescente integrazione con Europa centro-orientale; gli effetti delle riforme del
mercato del lavoro (2003-2005) non erano ancora noti l’economia mondiale si stava riprendendo
dal crollo del dot-com. È certamente parte del miracolo è dovuta alla moderazione dei consumi e
alla parsimonia dei tedeschi. Comunque il ruolo delle riforme del mercato del lavoro nel ridurre la
disoccupazione di lungo periodo, attraverso governi e una recessione durissima, è stato
fondamentale .
Ora, è difficile per gli economisti concentrarsi sui problemi diversi dal salvataggio dei bilanci delle
banche e della ricerca della rettitudine fiscale. Tornare a una crescita sostenibile è un passo
essenziale per risolvere la crisi del debito. Un mercato del lavoro efficiente e flessibile è una
condizione fondamentale per ottenere il risultato, soprattutto data la concorrenza internazionale. È
importante fare tesoro delle lezioni tedesche prima che diventino una distante e vaga memoria.
Michael Burda è professore di Economia
all’Università di Humboldt di Berlino