del 28 Giugno

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del 28 Giugno
Del 09 Giugno 2014
Estratto da pag. 12
Coop: da Ravenna alla City In rampa di lancio un bond da 300 milioni
Il taglio del nastro è in agenda per fine giugno quando il presidente Massimo Matteucci affronterà a Londra la
platea degli investitori istituzionali. Un bel salto per la Cmc di Ravenna, fin qui abituata a giocare in casa e
confrontarsi con i 3mila soci locali uniti nel gruppo di costruzioni, un colosso da 1 miliardo di ricavi, il terzo
dopo Salini-Impregilo e Astaldi. Poi il road show toccherà Milano, quindi Parigi e Francoforte. Sempre che i
fondi pensione e le assicurazioni della City, alla ricerca di buoni rendimenti, non prenotino in anticipo
un’ampia fetta dei titoli obbligazionari Cmc. Già, perché la società di costruzioni di matrice Legacoop sta per
aprire un nuovo cantiere. Quello dell’emissione di un bond high yield (alto rischio e alto rendimento) di taglia,
pari a 300 milioni. L’operazione va così a infoltire la pattuglia delle aziende debuttanti sul mercato del debito
(Officine Maccaferri, Ivs, Kedrion, TerniEnergia) che da gennaio hanno sfilato con soddisfazione davanti agli
investitori stranieri. Nel mondo cooperativo aveva già aperto la strada dei bond Manutencoop facility
management che però era già addestrata ai rapporti con investitori istituzionali, visto che nel capitale ospita
fondi come 21 investimenti, MPventure e Idea capital. Per Cmc (nata come cooperativa muratori e cementisti)
è una prima assoluta.
Il gruppo emiliano sarà con tutta probabilità seguito da Unicredit e Bnl-Bnp Paribas (le banche fin qui più
coinvolte) in qualità di istituti capofila e dagli studi legali Chiomenti e Shearman & Sterling (Bep e
Cravath Swaine & Moore per le banche). Ci vorrà poi un rating, indispensabile per presentarsi agli
istituzionali, e la quotazione su un mercato regolamentato per la quale sono state scelte le piazze di
Lussemburgo e Milano. Il bond avrà un doppio scopo. Da una parte allentare la dipendenza dai finanziamenti
bancari (spuntando condizioni più vantaggiose visto che la società ha circa 200 milioni di debito) in modo da
avere poi il loro sostegno per gli impegni futuri.
In secondo luogo, servirà a mettere fieno in cascina per sostenere il piano industriale che promette 1,2 miliardi
di ricavi nel 2014,forte di un portafoglio lavori di 3 miliardi. Tra Bologna, Reggio Emilia e Ravenna, cuore
delle grandi cooperative rosse nelle costruzioni, Cmc è fin qui stata un’eccezione, dopo le difficoltà
attraversate da coopsette, Unieco, Cesi e coop costruzioni di Bologna, alle prese con debiti insostenibili e un
mercato interno che dal 2008 ha lasciato sul tappeto il 40%. Per l’impresa ravennate è merito di una forte
esposizione del business sulle commesse dall’estero (60% il peso sui ricavi) con lavori come la metropolitana
di Singapore, opere fluviali in Cina, impianti idroelettrici in Sudafrica.
Senza contare i lavori legati all’Expo per la costruzione dei padiglioni di Francia e Tailandia, che
sembrerebbero esclusi dal contratto di consulenza firmato dall’amministratore delegato di Cmc Dario Foschini
con la Seinco, riconducibile al faccendiere Primo Greganti.
daniela polizzi