camorra economia
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Conclusioni “Comprendere cosa significa l’atroce, non negarne l’esistenza, affrontare spregiudicatamente la realtà” (Hannah Arendt). Gli spari di Secondigliano, i morti ammazzati, la guerra, non sono tutta la realtà, di questa sono l’eco assordante che costringe tutti noi a prestare ascolto. È necessario capire, però, da dove proviene questa eco: le truci notizie di cronaca di cui, troppo spesso, i giornali ci fanno avere notizia sorgono da dinamiche rapide, veloci e impercettibili con cui si stipulano affari, si spartiscono territori, si decidono destini, si moltiplicano capitali. “È questo lavorio calmo e silenzioso, che condiziona profondamente l’esistenza quotidiana di milioni di persone, allignando come una mala pianta negli interstizi del tessuto sociale, dove si alimenta della connivenza e - forse ancor di più - dell’inerzia che impedisce qualsiasi inversione di rotta e induce una comunità a procedere nel solco tracciato dalla sua parte peggiore” (Satriani Lombardi, www.proteo.rdbcub.it, 2008). La parola “camorra” indica una realtà molto più ampia di quelle di cui parlano i media: i colpi di pistola non sono il vero ed unico problema, fanno solo molto più rumore delle loro cause più profonde. Con questo lavoro ho cercato di superare i luoghi comuni che condizionano la visione della camorra: non si può parlare di camorra come di un qualcosa che non ci riguarda, come “altro da noi”, come qualcosa di 89 malato che si oppone ad un corpo sano. C’è bisogno di altro, di uno sguardo, un punto di vista che sottolinei il fatto che la camorra è una nostra realtà, tutti siamo coinvolti nel problema: “quando parliamo di camorra parliamo anche di noi, non come individui ma come intera società” (Satriani Lombardi, www.proteo.rdbcub.it, 2008). La camorra ha la capacità e la versatilità di adeguare i campi di interesse dove di volta in volta si delinea la possibilità di maggiore profitto. “Settori precedentemente trascurati perché inesistenti o irrilevanti possono diventare oggetto principale di attenzione: il fenomeno delle ecomafie connesso al business dell’occultamento delle scorie radioattive, ad esempio, non si poneva con le dimensioni con cui si manifesta attualmente; la pratica sistematica dell’usura, come strumento per riciclare e non solo aumentare i profitti, è in costante crescita; lo sfruttamento della prostituzione delle straniere si regge su nuovi equilibri e specializzazioni etniche concordati con le organizzazioni criminali estere. Non possiamo conservare l’idea di […] una camorra immobile che, una volta analizzata, stia lì pronta a ricevere i nostri colpi. È un’entità sfuggente che si adegua continuamente e richiede pertanto ai suoi antagonisti la stessa mobilità” (Satriani Lombardi, www.proteo.rdbcub.it, 2008). Il Sistema camorra non si attesta su rendite di posizione, è una delle “multinazionali” più efficienti che operano in Italia. È possibile utilizzare il termine “multinazionale” in quanto per garantire ed ampliare i propri interessi economici necessita e crea ramificazioni in tutto il mondo, 90 sa come e dove investire, e affronta rapidamente ed efficacemente la riconversione delle attività produttive. Il Sistema basa ed attua le proprie strategie d’azione sull’impiego di sofisticate competenze specialistiche. L’organizzazione entra nel mondo delle professioni, utilizza il sistema bancario, condiziona tutto il meccanismo degli appalti con i propri rappresentanti ed intermediari. I figli dei boss studiano, si laureano, frequentano prestigiosi master , possono far parte dell’amministrazione pubblica, possono fare concorsi per la magistratura. La camorra non è quindi una “società dell’altro” ma è dentro la nostra società. Ne è profondamente all’interno. “La violenza esplicita non è una caratteristica fondamentale dell’agire camorristico. Ne è solo la forma estrema. Prima di giungere a tale ratio ultima, la camorra ha presumibilmente realizzato i suoi scopi per altra via: la strategia del consenso è di gran lunga più efficace di quella della sopraffazione. Per questo i periodi di relativa tranquillità, in cui tacciono le armi da fuoco, non devono far pensare che le organizzazioni criminali siano in recessione” (Satriani Lombardi, www.proteo.rdbcub.it, 2008). Il Sistema camorra non può essere liquidato come un fenomeno militare o di periferia, la sua potenza economica influenza l’economia locale, quella nazionale, quella europea se non addirittura quella mondiale. Da questo lavoro si può dedurre come la camorra non possa essere definita solo esclusivamente come un fenomeno criminale, poiché 91 esso è anche, e soprattutto, un fenomeno di potere. Si tratta di veri e propri cartelli imprenditoriali che hanno nel loro indotto criminale un valore aggiunto: non è l’impresa ad essere valore aggiunto del crimine ma è il crimine ad essere valore aggiunto all’impresa (Saviano Roberto, 2008, arcoiris tv). Gli aspetti economici sono gli aspetti fondanti riguardo il potere dei clan, l’aspetto criminale, il più delle volte, è una scorciatoia che va ad incidere sull’aspetto legale, ad esempio, sbaragliando la concorrenza. I clan si pongono sul piano legale con un valore aggiunto che altrimenti, senza la violenza, non avrebbero. La presenza della criminalità organizzata in Campania condiziona l’intero tessuto produttivo, sovvertendo le normali regole di comportamento degli imprenditori e stravolgendo, completamente, le regole della concorrenza. Il Sistema espande il proprio potere ed esercita il proprio controllo sul territorio, conquistando posizioni economiche dominanti e, spesso, addirittura, monopoliste, che costituiscono un vero attacco agli equilibri economici dell’intera nazione. La libertà di iniziativa economica, sancita, peraltro, dalla Costituzione, è messa seriamente in discussione da dinamiche economiche e di potere che sono, ormai, una costante nella storia d’Italia. Un potere economico che nasce dall’economia illegale e si trasforma, con incredibile rapidità, in “partecipazione al mercato legale”. La criminalità organizzata campana ha iniziato con i tabacchi, per proseguire, poi, con gli stupefacenti, il commercio illegale di armi ed i 92 rifiuti. Grazie all’enorme quantità di denaro incassata dai traffici illeciti la camorra è entrata nell’economia legale ed in particolare nel settore del calcestruzzo, delle costruzioni, dei trasporti, delle strutture sanitarie, della grande distribuzione, dello smaltimento dei rifiuti industriali, del tessile. Essa ha, quindi, un forte potere di condizionamento e, di conseguenza, di inquinamento dell’economia legale: vi è una “zona grigia” tra economia legale ed economia illegale, in cui la violenza criminale e, si può dire anche, economica, diventa una risorsa spendibile sul mercato. Una delle caratteristiche principali delle aziende, in tempi di mondializzazione, sta nella capacità di percepire le occasioni di profitto presenti in vari mercati, sfruttando la mobilità geografica. Le imprese più efficienti valuteranno, attentamente, la possibilità di rilocalizzare l’investimento verso nuovi mercati, che risultano più convenienti. La presenza della camorra provoca uno di quei fenomeni che gli economisti chiamano di adverse selection : ossia, tale meccanismo spontaneo del mercato, favorisce la permanenza in loco delle aziende meno efficienti, che per sopravvivere danno luogo ad intese collusive volte a restringere il mercato. (Cavallaro Luigi, La Rivista del Manifesto, 2001).Questo comporta, ovviamente, un forte danno all’economia campana e di conseguenza anche a quella nazionale. In conclusione, con questo lavoro, ho cercato di dimostrare come la camorra non possa essere considerata solo esclusivamente un fenomeno locale, circoscritto alla Campania. Si tratta di una holding imprenditorialcamorristica capace di influenzare l’economia Italiana e quella europea. 93 Paradossalmente hanno più a che fare con la camorra Los Angeles, Tenerife, Aberdeen, Pechino che San Cipriano d’ Aversa, Secondigliano, Marano, Casal di Principe; perché in questi territori ci sono i conflitti militari, l’estrazione dei capitali, la ricerca di manovalanza, mentre fuori c’è l’investimento, c’è la creazione di profitto, c’è il business che nasce dal crimine che si alimenta di crimine e che sbaraglia l’economia legale o che spesso crea delle vere e proprie imprese a “partecipazione camorra”. Un’ economia di oltre trenta miliardi di euro annui fatturati soltanto dalla camorra casalese sommata all'economia della camorra napoletana capace di fatturare oltre venti miliardi di euro annui, genera un mondo finanziario ed una potenza infinita (Saviano Roberto, Il Manifesto, 24-092004). Sono stati emessi centotrentuno decreti di sequestro riguardanti imprese, terreni, aziende agricole, per un valore complessivo di centinaia di milioni di euro. Nel corso degli anni sono stati sequestrati solo alla famiglia Schiavone “beni per quattrocentocinquanta miliardi di euro, aziende, villini, terreni, fabbricati, automobili; sequestri che avrebbero distrutto qualsiasi azienda, perdite che avrebbero messo sul lastrico ogni imprenditore” (Saviano Roberto, 2006, p.230), qualsiasi gruppo economico. Qualsiasi, ma non il cartello dei Casalesi. La famiglia Di Lauro, uno dei clan più forti di Napoli che diede inizio nel 2004 alla guerra di Secondigliano, è capace di fatturare solo con il narcotraffico cinquecento mila euro al giorno. Il clan Giuliano, presente a Forcella, quartiere nel cuore di Napoli, investiva nel settore commerciale: 94 gestiva intere catene di negozi e marchi divenuti notissimi in Italia, a Tokyo, a Bucarest, a Lisbona, a Tunisi. Un’attività imprenditoriale di ventotto mililioni di euro (Saviano Roberto, 2006, p. 167). Il fatturato per ogni famiglia coinvolta nella contraffazione si aggira in torno ai trecento milioni di euro. Si tratta di un vero impero economico. “ 95