scheda2 - Santi Vito e Modesto Spinea

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scheda2 - Santi Vito e Modesto Spinea
Dalla Lettera del Vescovo (nn. 38-39):
Il bambino è «battezzato nella fede della
chiesa». In realtà, anche la fede del battezzato adulto è una «fede della chiesa»,
non è semplicemente la sua fede personale; né si può pensare che si battezzi
solo nella fede personale del sacerdote,
o dei genitori o di altre persone presenti.
Essi, rappresentano la fede della chiesa
tutta intera. La fede della chiesa sarà anche quella che i genitori, e non solo loro,
dovranno trasmettere al battezzato.
Forse molti di noi, battezzati nell’infanzia,
possono affermare che fin da piccoli si
sono sentiti accolti, circondati, dalla fede
della chiesa. È stato un clima, un habitat
cristiano che ha fatto assimilare a poco a
poco quella fede, che ha dato significato
al battesimo ricevuto subito dopo la nascita e lo ha fatto sentire come un dono
della chiesa percepita come “madre” e
come “famiglia”. Scrive papa Francesco:
«Chi riceve la fede scopre che gli spazi
del suo “io” si allargano, e si generano in
lui nuove relazioni che arricchiscono la
vita».
Per questo l’educazione cristiana da parte dei genitori viene richiesta esplicitamente e ripetutamente nel corso della
celebrazione.
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G. Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.
T. Amen.
Vieni, Spirito Santo,
dono del Padre altissimo,
acqua viva, fuoco, amore.
Fa’ che noi siamo docili
alla tua Grazia.
ASCOLTIAMO LA PAROLA DI DIO (GV 4,1-10)
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù
fa più discepoli e battezza più di Giovanni» - sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli -, lasciò
allora la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva
perciò attraversare la Samaria.
Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al
terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui
c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge
una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù:
«Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare
provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come
mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e
chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a
lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
DOMANDE PER NOI
• Quale “viaggio” dentro me è necessario che io intraprenda? Quale sete mi spinge
a correre al pozzo della mia vita?
• Credere, avere fede, è solo un contorno sbiadito della mia vita, o mi sono incamminato con la samaritana a scoprirne la vera essenza?
• «Se tu conoscessi il dono di Dio...». Quale dono ha portato con sé il battesimo
nella mia vita? Quali frammenti di eternità mi ha aperto? Come percepisco l’amore
di Dio nella mia vita?
Secondo incontro
PREGHIERA A MARIA
Santa Maria, creatura nuova dello Spirito,Vergine fatta Chiesa, salve!
Tu, che hai collaborato all’opera della salvezza
e nella pienezza del tempo hai donato Cristo, fonte di acqua viva,
in cui l’umanità intera può saziare
l’ardente fame e sete di comunione e di amore,
insegnaci ad essere docili alla voce interiore dello Spirito,
attenti ai suoi richiami alla nostra responsabilità di testimoni della fede.
Madre della misericordia e madre dei credenti,
ristora la nostra sete di Dio,
innaffia della Grazia del Signore il nostro cuore inaridito,
accogli la preghiera di noi tuoi figli.
Amen.
LA SAMARITANA “SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO (GV 4,10)
Il dono
PER RIFLETTERE INSIEME
• L’appuntamento
Gesù si mette in viaggio. “Doveva” attraversare la Samaria, luogo dei lontani, degli
infedeli religiosi. La attraversa per quel “dovere” che solo in Dio si chiama Amore. Per
un’urgenza di sconfinare nelle nostre lontananze, nelle nostre distanze, nelle zone deserte del cuore. Attraversa il flusso dei nostri
giorni distratti, l’insieme degli impegni, delle
preoccupazioni, delle fatiche... Attraversa e
attende. Dio ci visita in un preciso momento
della nostra storia, ci prende per mano e ci
conduce in uno spazio di interiorità e incontro: viene a “mezzogiorno”, un tempo riconosciuto e fissato per sempre. La samaritana è
l’appuntamento di Gesù... noi siamo il suo
appuntamento!
Tutta la nostra vita è fatta di incontri. Ma
quanto spesso sono banali o frettolosi; quelli
veri, invece, ci impegnano, ci stimolano, ci
fanno crescere e creano legami costruttivi,
segnano in qualche modo la nostra vita. Ci
aiutano a capire chi siamo, a trovare il nostro posto nel mondo. Anche l’incontro con
Gesù è così: scuote la polvere, smuove le
abitudini, cambia l’esistenza. Con quella
donna Lui è Colui che cerca, che incontra,
che ama per primo, che attende. Per la samaritana incontrare Gesù è incontrare la
Vita... Lo è anche per noi?
• La sete
La samaritana va ad attingere l’acqua al
pozzo portandovi ognuno di noi, che, come
lei, vi giungiamo con la brocca vuota: quanti
pozzi abbiamo visitato e non ci hanno dissetati, quante seti mai spente ci hanno prosciugato. Eccoci dinanzi a Dio, con il fardello
di storie colme di solitudini, di progetti mal
riusciti; con i cuori assetati di felicità, di vita
vera, d’amore e, se ne abbiamo il coraggio,
come piccoli cercatori di verità. Sui cerchi
d’onda che l’acqua imprime quando è scossa, c’è il nostro volto vero, quello che Lui
solo conosce.
Al pozzo vi è un uomo stanco che prende
l’iniziativa e chiede: «Dammi da bere!», «Ho
bisogno di te!». Gesù ha sete della fede di
quella donna, ha sete della nostra fede. Chi
ama ha sete di incontrare la creatura amata
e quando uno ama conosce la delicatezza,
è paziente e comprensivo. Gesù non inizia
con la donna un incontro di “verifica” della
sua vita, la incontra con dolcezza perché
desidera conquistare il suo cuore. È il nostro
cuore la sua méta: con Amore e Verità ci
vuole attirare a sé per condurci in una via di
fede, a scoprire le vere attese del cuore. Il
dialogo con Gesù, che nasce ai bordi del
nostro pozzo, ha la potenza della goccia
d’acqua che fende la roccia: scava nella
nostra interiorità per far nascere in noi una
sete eterna, sete d’Altro. Lui sa che abbiamo bisogno di un punto fermo, di un senso
vero e pieno, di un “di più” d’amore... di
un’acqua viva. Senza acqua non c’è vita.
Cristo è l’acqua per la nostra sete! Solo Lui
può spegnere la nostra sete d’amore!
• Il dono
L’amore ha il potere di cambiare il vuoto in
pienezza. Così nel deserto del cuore la Parola scava, illumina, crea, irriga e rigenera
l’arida sabbia in un giardino. Un giardino
di opportunità, di nuova vitalità, dono di Dio,
dove ci sentiamo amati senza limiti, perdonati senza riserve. «Se tu conoscessi...».
Gesù ci invita a desiderare il dono della sapienza, della conoscenza. C’è una regia
nell’esperienza della fede che non è nelle
mani dell’uomo, ma solo in quelle di Dio.
Ma è necessario il palpito del desiderio. E il
desiderio è il dono più grande che Dio ci
abbia fatto: scava in noi una voragine in cui
Lui può riversarsi e che solo Lui può raggiungere e colmare. Il tesoro che cerco è
già dentro di me: il mio più profondo è la
mia finestra su Dio, è l’Effatà, il mio “Apriti”
al dono dello Spirito. La bellezza del suo
dono è nell’essere immersi profondamente
nell’identità di figli ricevuta nel battesimo e,
nel desiderio di stare con Lui, sperimentare
la pienezza del suo amore vivifican-
te.l’acqua che Gesù ci ha offerto per la prima volta il giorno del nostro battesimo, e
che continua ad offrirci nei Sacramenti e
nella sua Parola, ha il potere di generare in
noi una vita nuova. È un’acqua che dilata
la nostra esistenza, dà un nome alle seti,
scioglie l’indifferenza, cancella i pregiudizi,
spazza i dubbi e le paure, libera la fede!
Gesù desidera portare la donna, come noi,
a conoscere il suo dono. Sogna per noi
una vita vera e nuova, di grazia, di libertà,
di occhi nuovi... una vita da Dio!
Una santo testimone: Filippo Neri nasce
a Firenze il 21 luglio 1515, e riceve il battesimo il giorno seguente. Era dotato di un
bellissimo carattere, pio e gentile, vivace e
lieto, il “Pippo buono”, e suscitava affetto
tra tutti i conoscenti. Ricevette una buona
istruzione e diciottenne andò a Roma.
Filippo vi giunse come pellegrino, visse gli
anni della sua giovinezza austero e lieto al
tempo stesso, tutto dedito a coltivare lo
spirito. Visse come laico per diciassette
anni e inizialmente si guadagnò da vivere
facendo il precettore, scrisse poesie e studiò filosofia e teologia. Cominciò a lavorare
fra i giovani della città e fondò una confraternita di laici che si incontravano per adorare Dio e per dare aiuto ai pellegrini.
Il desiderio di servire Dio si era impresso in
lui, insieme ad una grande umiltà: «Figlioli,
siate umili, state bassi», amava ripetere ai
suoi giovani. Nel 1551 fu ordinato prete e
andò a vivere nel convitto ecclesiastico di
san Girolamo, dove presto si fece un nome
come confessore; gli fu attribuito il dono di
saper leggere nei cuori. Ed è proprio con i
suoi penitenti che Filippo iniziò, nella semplicità della sua piccola camera, quegli incontri di meditazione, di dialogo spirituale,
di preghiera, che costituiscono l’anima ed il
metodo dell’Oratorio. Nacque così, la
“Congregazione dell’Oratorio. La sua sete
di Dio portava Filippo a passare molto tempo in preghiera, specialmente di notte. Nella catacomba di san Sebastiano, nel 1544,
sperimentò un’estasi di amore divino. Tanta
sete di Dio quanta del prossimo. Tanto zelo
nella preghiera quanto nel servire. Nelle
sue prediche insisteva più sull’amore e
sull’integrità spirituale che sulle austerità
fisiche, e le virtù che risplendevano in lui
venivano trasmesse agli altri: amore per
Dio e per l’uomo, umiltà e senso delle proporzioni, gentilezza e gaiezza. Trascorse
gli ultimi dodici anni della sua vita a S. Maria in Vallicella, dove incontrava ogni categoria di persone con animo paterno e dolcissimo, ma al tempo stesso forte ed impegnativo, nell’intento di condurre a Dio ogni
anima. Si spense il 26 maggio 1595, all’età
di ottant’anni. Nella sua vita cercò sempre
di restare “piccolo” di non subire la tentazione delle cariche importanti e dei riconoscimenti. «Paradiso! Paradiso!» era il grido
col quale calpestava ogni grandezza umana.