la profezia del concilio, speranza per l`uomo
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la profezia del concilio, speranza per l`uomo
LA PROFEZIA DEL CONCILIO, SPERANZA PER L'UOMO. Caso speciale della Regione dei Grandi Laghi africani. Mgr Simone NTAMWANA Arcivescovo di Gitega Presidente dell’ACEAC. Oggi, si parla del Concilio Vaticano II, come se fosse un evento minore! Noi l'abbiamo conosciuto: nei già più o meno lontani anni 60, abbiamo pregato per la Chiesa che affrontava un Concilio ecumenico dopo quasi 100 anni, perché l'ultimo era stato il Concilio Vaticano I, 8 Dicembre 1869-8 Luglio 1870; noi abbiamo sperato qualcosa di molto innovante, nel seminario minore dove ero a Burasira; una certa stanchezza si istallava già presso qualche missionario, in qualche sacerdote diocesano, fra i primi che avevano approfondito la loro scienza dopo il loro seminario maggiore. Di sicuro, quello che accadde nell'Europa del Concilio Vaticano II. Questo mio contributo percorre i capi seguenti: 1. Dove ci trova il Concilio, noi Chiesa, noi Nazione? 2. La situazione particolare dei Laici nella Chiesa 3. L'Evento del Concilio Vaticano II. 4. Come è stato recepito il Concilio Vaticano II? e oggi quale interesse? Perspettive dell'approfondimento di questo grande Concilio 5. Attese specifiche dei Laici e dell'AC: per la formazione e la spiritualità in vista della testimonianza nella società. 1. DOVE CI TROVA IL CONCILIO VATICANO II, COME CHIESA E COME NAZIONE? Gli anni ’60 costituiscono un'epoca particolarmente travagliata da molte problematiche nel Mondo. A Nord, gli antichi paesi che governavano le colonie africane ed asiatiche le stanno perdendo per via dei movimenti di liberazione politica. Dubbio, sfiducia, scosse contro l'antica certezza delle materie prime o di relazioni più chiare fra le Nazioni, blocchi forti Est ed Ovest con rispettive ideologie, concetti umanistici contrastanti. Tutto questo scombussola le Nazioni e qualche parte, c'è bisogno di un lume forte a tutti i livelli per dare all'uomo una più grande certezza di sé, del mondo e della natura. Mentre Dio non trova più spazio nel cuore dell'uomo, questi si smarrisce e non trova più la via verso la vita (Karl Jaspers, La situation spirituelle de notre époque, Poche, Paris 1960). Quegli anni del Concilio Vaticano II preparano lo sbocco del 1968, quando tutta la gioventù occidentale si ribellerà contro ogni autorità, nel suo ruolo di leadership e di certezza sociale. Si prepara al contrario l'autoaffermazione e la rivolta in tutti campi si profila all'orizzonte. La comunità politica è chiaramente divisa in due blocchi e traballa fra comunismo ateo e pensiero liberale o già neoliberale dominato anche esso dal materialismo ateo, pur dando ancora un piccolo spazio alla teologia come discorso esistenziale. Penso ad un'Africa che gli uni e gli altri vogliono conquistare, un paradiso economico (sviluppo materiale ad Ovest, l'indomani cantante ad Est) che non esisterà mai, come i fatti l'hanno poi documentato. Gli africani stessi vanno e vengono presso le diverse forme dell'economia, cadendo spesso nel collettivismo comunista, un pochino vicino al sistema della tribù, del gruppo di interesse, che tradizionalmente reggeva le nazioni Africane. È in questo contesto che osserviamo l'evento delle indipendenze fasulle dell'Africa, quando sappiamo che il povero non può mai liberarsi, se non in Dio solo. La comunità cristiana vive anche essa delle sfide profonde. Anzi sono queste ultime ad aver provocato l'indizione del Concilio Vaticano II, tramite il profeta lungimirante del Signore che è stato il Papa bergamasco, Giovanni XXIIImo. In America latina, la teologia della liberazione sta cercando come venire fuori; in Africa, c'è l’impatto certo che subisce la coscienza cristiana da parte dei movimenti di liberazione politica che si sentono ovunque; in Europa, ci sono già segni di una stanchezza spirituale, giacché la fede, dichiarata o recepita come qualcosa d'individuale e di privato, stava subendo un declino abbastanza significativo. Qualche fessura nel corpo clericale la si osserva, proprio nella scarsezza delle vocazioni che comincia a farsi vedere, di fronte ai diversi materialismi che scartano Dio e quanto lo concerne. Il dopo-concilio immediato conoscerà un numero di partenze dallo stato clericale e dalle comunità religiose, più grande degli anni ’50; anzi negli anni ’70, conosceremo un intensificarsi di questa tendenza. La pastorale vocazionale era diventata consuetudinale, anche se, oggi, soprattutto in Europa, poco si sia fatto per essere vicino ai giovani che cercano a capire le esigenze vocazionali. 2. LA SITUAZIONE PARTICOLARE DEI LAICI NELLA CHIESA. L'adesione del fedele alla Chiesa sembrava a quel tempo ancora massiccia, ma qualcosa slittava, soprattutto in Europa, per diventare una questione seria della pastorale ecclesiale. Se negli anni sessanta il pensiero politico cristiano dimostrava una certa robustezza, siamo tutti d'accordo per dire che il tramonto delle democrazie cristiane allertava già una Madre che è la Chiesa, allora coinvolta in questo Concilio anche esso profetico. Sintetizzando il volto dei laici cattolici, vediamo subito che il Concilio li trova in una crescita interiore abbastanza forte, ma tradizionale; ci si entra nel movimento che sia, vi si rimane più o meno; l'impegno della testimonianza di fede non è granché, per cui si direbbe che non sia il tempo della "marturia". Occorreva qualcuno che ci risvegliasse! Quanto alla salute spirituale dei laici in Africa, il mio sguardo è un po’ esitante a vederli. Con la corrente delle indipendenze dei paesi e l'inclino verso il blocco comunista di allora, una certa paura della Chiesa di parlare ai suoi laici invade il campo pastorale. La Chiesa fortemente impiantata dai missionari e guidata da loro, non osa andare verso quel aeropago. La grande massa dei fedeli analfabeti è certo in Chiesa le domeniche, ma tralascia i propri figli nelle mani del comunismo ateo. Una gioventù che ottiene borse di studio nei paesi comunisti allora più generosi in questa materia, tornerà a casa tutta disfatta e ormai incapace di orientarsi verso Dio e chi lo predica. I movimenti dell'Azione cattolica erano allora molto giovani e non esercitavano nessun influsso sulla società. Temo proprio che la manovra materialistica dell'allora Unione Sovietica avrebbe potuto cancellare la Chiesa in paesi che le erano sottomessi. Ma Dio è grande; Dio è forte! L'Africa appartiene a Dio che le parla nel cuore. 2 3. IL CONCILIO VENNE! Il frastuono di tutte queste situazioni a Nord, a Sud, nella comunità cristiana, nei nostri movimenti di Azione Cattolica, non rimarrà a lungo. Qualcosa arriva, risveglia i pastori e il gregge; mette in evidenza la vanità di scelte quantunque leggere che lasciano la persona in mezzo a tanti quesiti senza soluzione. Ci basti percorrere i grandi insegnamenti di questo Concilio per rendercene conto. E lo faccio a caso! 3.1. Chiesa di Dio, chi sei tu ? Per molti anni la catechesi non era andata così lontano. Ora, ecco la Chiesa è ben definita, in un linguaggio più vicino al tempo che corre: "Essendo Cristo la luce delle genti, questo Santo Concilio radunato nello Spirito Santo, ardentemente desidera con la luce di Lui, splendente sul volto della Chiesa, illuminare tutti gli uomini annunziando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16,15). E siccome la Chiesa è, in Cristo, come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende CON MAGGIORE CHIAREZZA illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la sua natura e la sua missione universale. LE PRESENTI CONDIZIONI DEL MONDO RENDONO PIÙ URGENTE QUESTO DOVERE DELLA CHIESA, affinché tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (LG 1). Questo frontespizio della Costituzione dogmatica su la Chiesa ne dice già molto di questa famiglia di Dio sulla terra che è la comunità dei credenti. Sappiamo che la struttura architettonica di questa Costituzione corre dal mistero della Chiesa, alla foto della Chiesa come popolo di Dio e della gerarchia, alla vocazione Universale alla santità nella Chiesa, attraverso tutte le categorie del popolo di Dio (religiosi), l'indole escatologica della Chiesa, per contemplare in fine, l'icona della beata Vergine Maria, come compimento della Chiesa in Lei. 3.2. Questa Chiesa deve uscire fuori verso il mondo e dimorarvi (GS). La Costituzione pastorale "La Chiesa nel mondo contemporaneo" (GS) colloca la Chiesa in mezzo al crocevia, quasi per dire a tutti che la Chiesa non è più in sagrestia, ma nel popolo di Dio che la forma, il quale si trova ovviamente nel mondo, in mezzo ai problemi di tutta l'umanità. Di nuovo, ci basti leggere l'apertura di questa sinfonia ecclesiale, per capirlo senza fatica: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" (GS 1). La Chiesa occupa così il posto più convenevole e più onorifico, quando si siede accanto all'uomo, ovunque sia, chiunque sia, qualunque cosa egli faccia. Il destino dell'uomo è ormai quello della Chiesa, perché come lo scriverà più tardi il Beato Papa Giovanni Paolo II: "L'uomo è la strada e la meta della Chiesa” (…). 3.3. La sorgente della vita della Chiesa: la Parola di Dio (DV). La Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione ha aperto alla Chiesa e all'umanità un cammino di pace e di serenità. Mentre la Chiesa sa di annunciare la Parola di Dio ad ogni creatura, essa è diventata conscia di trovarsi di fronte a tanti semi della verità che il Verbo divino stesso ha gettato in ogni cultura, in ogni anima di uomo. Per questo, la Chiesa va verso il mondo per un incontro e non una conquista, per una sfida di mostrare la piena luce di Cristo Redentore, mentre Lui stesso il Pastore della pecora smarrita ci precede in questa missione, per via di quei semi che il Creatore ha sparso ovunque l'uomo si trova. 3 3.4. Tu Chiesa, raggiungi i popoli nei loro ambienti. (SC) Con la saggia decisione di rimodellare il tesoro liturgico della Chiesa, il Concilio Vaticano II ha proposto a sé stessa di riflettere sul tesoro della Liturgia, quale tesoro comune a tutti i credenti, mentre la sua espressione può calcarsi agli usi e alla cultura del luogo. Se l'annuncio missionario è un dovere della Chiesa che coincide con la sua stessa natura, esso si realizza in tal modo da farsi capire, perché quella intima comunione fra Dio e l'uomo sia effettiva. C'è chi si chiede se l'apertura liturgica della Chiesa sia davvero proficua! Dio conosce tutte le lingue, tutte le culture; perché non si lascerebbe parlare nella tua lingua, come nella mia, o in quella di quest'altra persona che magari scopriremo domani! ?! Come ho detto più in alto, non era il mio intento di far la storia del Concilio Vaticano II. Volevo solo mostrare, così a caso, come questo Santo Concilio è stato, nella sua interezza, una profezia e una speranza per tutta l'umanità. 3.5. Voi laici, "andate anche voi a lavorare nella mia vigna" (Mt 20,1-16) (AA). Il Signore vi interpella, tramite questo Concilio. Penso che sia la prima volta che la Chiesa, per mezzo dei suoi pastori, vi abbia parlato così chiaramente, con una fiducia di mamma. Essa è “mater et magistra”: quindi si colloca proprio nella sua missione. Dio vi ha voluto vicino al Suo Figlio quando quest'ultimo ci salvava sulla Croce. Uomini e donne sono chiamati urgentemente a partecipare alla sua missione. Giovani e anziani, ciascuno nella sua specifica capacità, devono offrire alla Chiesa e al suo Signore un proprio contributo alla realizzazione della missione. In un modo speciale, il Concilio chiama i movimenti detti di Azione Cattolica ad una mai stancata generosità per essere nella parrocchia lo strumento sempre disponibile della missione. Questo decreto è diventato sorgente di tutte le regole dei movimenti che coinvolgono laici nella pastorale della Chiesa. È stata una vera chiamata del Signore, perché ciascun fedele vada a lavorare nella sua vigna. "I nostri tempi poi non richiedono minore zelo da parte dei laici, anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso. Infatti l'aumento costante della popolazione, il progresso scientifico e tecnico, le relazioni umane che si fanno sempre più strette, non solo hanno allargato straordinariamente lo spazio dell'apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo ad essi, ma hanno anche suscitato nuovi problemi che richiedono il loro sollecito impegno e zelo" (AA 1). Il Concilio non dimentica mai questa costante partecipazione dei laici alla vita e alla missione della Chiesa. Anzi, con un affetto sempre desideroso di vederli all'opera, essa chiama tutti costantemente a "recarsi nella vigna del Signore". 4. COME È STATO RECEPITO IL CONCILIO VATICANO II? E OGGI, QUALE INTERESSE? Mi giro verso l'Africa per questo punto. A dire vero, l'Africa ha fin’ora avuto delle briciole del Concilio Vaticano II. Le ragioni di questo fatto sono molteplici: scarsezza di teologi; catena informativa insufficiente; traduzioni rare in lingue vernacolari; Chiese locali sprovviste di un personale pastorale (sacerdoti, consacrati e laici) competente in numero sufficiente. Questo lo si verifica subito dopo il Concilio. Ma già negli anni ’70-‘80, ci si vede un passo maggiore e una attenzione più interessata, tramite la formazione sacerdotale nei seminari, dove i futuri presbiteri ricevono una formazione più approfondita sul Concilio. Le Università Cattoliche cominciano anche esse a nascere sul continente ed hanno evidentemente una buona visione sul come far conoscere il Vaticano II. Istituti che approfondiscono gli insegnamenti del Concilio sono creati presso queste Università (Nairobi, Kinshasa, Yaoundé, Kampala, Abidjan). 4 Si vedono anche pastori, vescovi e sacerdoti che accompagnano i fedeli con un riferimento preciso e frequente al Concilio Vaticano II. Questa via piuttosto diretta ed espressa per la conoscenza del Concilio è stata la più praticata, sia per i laici, che per la vita consacrata, dove il Concilio fu conosciuto per settori che interessavano direttamente i soggetti dell'insegnamento. Siamo quindi ancora agli inizi della conoscenza di questo Concilio. Sappiamo che le due Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi 1994 e 2010 si sono interessante specificatamente ai problemi drammatici del Continente, sfiorando così appena qualche insegnamento dei Concilio. Certo, il richiamo continuo all'impegno di tutta la Chiesa-Famiglia di Dio sulla terra si rifaceva al Concilio, ma non tanto in un modo sistematico, da far scoprire tutta la ricchezza del Vaticano II. È ancora indispensabile andare alla fonte, per attingere abbondantemente negli insegnamenti tutt'ora valevoli del Concilio, alla luce di tanti documenti del Magistero successivo dei Pontefici. Penso, per esempio, alla Costituzione pastorale GS, combinata con le due Esortazioni postsinodali Ecclesia in Africa e Africae Munus. Credo proprio ad una crescita della Chiesa in Africa, se il Simposio delle Conferenze Episcopali dell'Africa e del Madagascar decidesse un programma strutturale oggettivo per far conoscere dettagliatamente il Concilio Vaticano II. 5. VERSO UNA MIGLIORE CONOSCENZA DEL VATICANO Il Senza dubbio, questo Concilio ha scosso e scuote anche oggi, il mondo intero. L'Africa, e specialmente l'area dei Grandi Laghi Africani, ha urgente bisogno di abbeverarsi dall'acqua della vita che sgorga dal Vaticano II. Si possono sfruttare molte vie. 1° Le facoltà teologiche e quelle delle scienze umane e sociali delle nostre Università Cattoliche possono impegnarsi in programmi attualizzati sul Concilio Vaticano II; esse possono organizzare dei seminari che evidenziano questi insegnamenti. 2° II SECAM promuoverebbe delle settimane di studio del Concilio Vaticano II. 3° Le Conferenze regionali, ad esempio del SECAM, possono organizzare delle attività analoghe. Questo stimolerà le Conferenze nazionali, oggi più ricche in un personale formato. 4° La festa del 50° Anniversario del Concilio può invitare ad un nuovo inizio. 5° I movimenti dell'Azione Cattolica possono organizzarsi secondo il loro interesse, percorrendo però tutto il Concilio. 6° Le congregazioni e gli Istituti di vita consacrata profitteranno di questa ricorrenza per applicarsi il Concilio Vaticano II. 6. ATTESE DEI LAICI E DELL'AZIONE CATTOLICA. AI momento di costatare gli effetti positivi del Concilio nella società e nella Chiesa, è ovvio chiederci se i laici come parte integrante della Chiesa aspettano ancora qualche cosa che li spinga più avanti nella loro testimonianza. L'Europa e l'Africa hanno bisogno di conoscere intensamente il Concilio. Anche se il cammino compiuto può rivelarsi ricco, è evidente che la generazione attuale del laicato, anche in Europa, non conosce il Concilio Vaticano II. Bisognerebbe creare dei programmi agevolati per proporre alla Gioventù le ricchezze del Vaticano II. In Africa, visto il nostro ritardo, abbiamo bisogno di una "Conquista", un "appropriamento", una dimesticazione del Concilio Vaticano II. Organizzare una catechesi che faccia scoprire il Concilio alla gioventù dei nostri movimenti nella loro marcante diversità. 5 La comunità ecclesiale di base o la piccola comunità cristiana è il luogo di fede privilegiato dove si imparerà con certezza questo Concilio le cui dimensioni raggiungono la vita quotidiana del discepolo di Cristo nella Chiesa. Così, avremo promosso. e rinnovato la spiritualità dei laici, specialmente dei membri dell'AZIONE CATTOLICA. Infatti, venendo a recepire quanto il Concilio richiede al fedele cattolico in ogni campo della sua vita, i laici capiranno quale deve essere la vita interiore di ciascuno, nel proprio modo di far parte attiva del corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa. La testimonianza si rinvigorirà, con la speranza di vedere rifiorire la Chiesa nelle famiglie, nelle parrocchie e nelle diocesi. CONCLUSIONE. Qualcuno si augura nella Chiesa un nuovo Concilio ecumenico. Per quanto capisco dell'attuale situazione ecclesiale, penso piuttosto ad una conoscenza più organizzata del Concilio Vaticano II. Se tutta la Chiesa si imbarca su questa navicella, sicuramente essa troverà cibo sufficiente per altri 50 anni, prima di stancarsi. Intanto, le diverse Consultazioni intraecclesiali e di tutti i livelli possono bene rispondere, attualizzandoli, a tutti i quesiti del mondo contemporaneo. Viva il Concilio Vaticani II. 6