mandorla di noto
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Disciplinare di produzione del PRESIDIO SLOW FOOD® MANDORLA DI NOTO ART.1 DENOMINAZIONE E TIPOLOGIA DEL PRODOTTO La denominazione Mandorla di Noto Presidio Slow Food® è riservata alle mandorle della cultivar Pizzuta d’Avola, Romana e Fascionello, cultivar autoctone siciliane appartenenti alla famiglia delle Rosacee, specie Prunus amygdalus L.. ART.2 ZONA GEOGRAFICA DI PRODUZIONE L’areale di produzione della Mandorla di Noto Presìdio Slow Food® è identificato nei territori dei comuni di Noto, Avola, Rosolini e Canicattini Bagni, rispondenti alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione, conforme al Reg. CEE 2078/92. ART.3 RIFERIMENTI STORICI Si può affermare che la prima testimonianza sull’utilizzo delle mandorle risalga al vecchio testamento (Gen.43 , 11) dove il patriarca isdraele ordinò ai suoi figli di portare a Giuseppe, in Egitto, dei doni, tra i quali erano presenti anche le mandorle. Peraltro Hiller e Reynier non mettono in dubbio che gli ebrei coltivassero il mandorlo e posseduto le due varietà di esso frutto dolce e amaro. Abbiamo testimonianza che in Asia il mandorlo sia un’antica coltivazione. Nei testi di Teofrasto e Dioscroride sono numerose le citazioni sulle mandorle. In un relitto di una nave naufragata vicino all’isola di Majorca risalente al quarto secolo a.C., sono state trovate mandorle intatte si pensa appartengono alla cultivar “Pou” ancora diffusa nell’isola; gli altri resti della nave indicano la Sicilia, un importante centro commerciale di quel tempo, dove ancora oggi il mandorlo è diffusamente coltivato Si suppone che nella nostra isola il mandorlo arrivò con i Fenici o più tardi con la dominazione Greca. Da qui il mandorlo si diffusa nell’intera penisola, all’epoca dominata dai romani che ne appresero l’uso e ne diffusero la conoscenza. Catone e Columella chiamavano il mandorlo “Nouces Grecae”, Varrone lo chiamava Amjgdala. Autori come Virgilio ed Ovidio citano le mandorle nelle proprie opere. Nel 812 Carlo Magno ordinò di introdurre le piante di mandorlo nei campi imperiali. Verso la fine del medioevo la coltivazione di questa drupa viene introdotta in Francia e sul finire del 14° secolo Marino Sanuto diede testimonianza di un importante commercio di mandorle tra Venezia ed Alessandria. Tra i primi studiosi che si occuparono della catalogazione delle varietà di mandorle presenti nella Sicilia, Giuseppe Bianca nel suo manuale del 1872 elenca 752 cultivar di genere “amygdalaus” tra cui la cv. Romana diffusa principalmente in territorio di Noto ed il cui nome deriva dal patronimico della famiglia contadini nei cui campi fu rinvenuta ed a cui va ascritto il merito di diffonderla. ART.4 CARATTERISTICHE PEDO-CLIMATICHE DELL’ AREA DI PRODUZIONE La zona di produzione risulta caratterizzata da un clima mediterraneo subtropicale, semiasciutto con estati lunghe e siccitose, piovosità concentrate nel periodo autunnale ed invernale con notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte. I terreni di origine calcarea, il clima mite anche durante l’inverno, permettono al mandorlo di fiorire e allegare i frutti nel mese di gennaio-febbraio e conferiscono alle nostre cultivar particolari caratteristiche organolettiche di qualità. Si è constatato che nella Sicilia orientale specialmente nel territorio di Noto ed Avola il suolo è di origine calcarea, caratterizzato dalla presenza talvolta eccessiva dei carbonati. Il territorio è variegato, si passa da pochi metri sul livello del mare a 200m slm. ART.5 PRATICHE DI IMPIANTO I vecchi impianti sono caratterizzati da sesti non regolari, consociazioni di più specie e da assenza di irrigazione anche di soccorso. Premesso ciò, nell’ insediamento di nuovi impianti devono essere previste le operazioni culturali straordinarie, atte ad agevolare la coltura: lo scasso, spietramento, livellamento del terreno, senza modificare eccessivamente l’ambiente. Nei nuovi impianti le distanze più utilizzate variano da 4x4 a 6x6, a seconda di natura, giacitura e fertilità del terreno. La forma di allevamento è il vaso e i sistemi di potatura sono quelli tradizionali. Premesso che l’approvvigionamento di portinnesti presso vivai specializzati fornisce maggiori garanzie dal punto di vista sanitario, ferme restando tutte le disposizioni di legge in materia, per la realizzazione di nuovi impianti è ammessa indistintamente l’autoproduzione o l’acquisto di portinnesti presso vivai frutticoli. Nei nuovi impianti è previsto l’utilizzo dei portinnesti diversi dal franco: è ammesso l’uso di portinnesti clonali del pesco, del susino e del GF677. L’innesto a dimora si effettua ad inizio primavera, ad un’altezza da terra maggiore di 80 cm. La messa a dimora di nuovi soggetti da innestare, quindi, prevede l’impianto di franchi a radice nuda all’inizio dell’inverno. Nel caso per la raccolta si preveda l’uso di scuotitori da tronco l’innesto va fatto ad un altezza non inferiore agli 80 cm. Nel caso di nuovi mandorleti impiantati da produttori che intendono aderire e perseguire gli obiettivi di cui al presente disciplinare, le marze devono essere fornite dai produttori già in possesso di mandorleti delle tre cultivar e aderenti al progetto della Mandorla di Noto Slow Food®, ovvero deve dimostrare di essere nella disponibilità di impianti delle tre cultivar. L’irrigazione non è pratica diffusa negli impianti tradizionali ma l’organizzazione di un apporto idrico di soccorso o di un apporto idrico minimo nella stagione è di sicuro ausilio soprattutto per mitigare eventuali fenomeni di alternanza di produzione, frequenti in regime asciutto. ART.6 TECNICHE COLTURALI Le aziende agricole facenti parte dell’associazione dei produttori della Mandorla di Noto Presìdio Slow Food® debbono tutte produrre con metodi biologici o attenersi, al minimo, alle direttive comunitarie 1257/1999 ex Reg. 2078/1992. Le operazioni culturali previste sono: una erpicatura o trinciatura a dicembre-gennaio prima della ripresa vegetativa e 2-4 erpicature o trinciature da marzo a giugno per combattere le infestanti. ART. 7 CONCIMAZIONE Per la concimazione si somministra esclusivamente stallatico ogni due anni. In ogni caso, venendo meno la disponibilità di stallatico, è ammessa esclusivamente la distribuzione di concimi di matrice organica. ART.8 DIFESA Le fitopatologie a cui è soggetta la nostra mandorlicoltura, non sono causa di gravi danni alle piante, tali da compromettere la produzione, le più frequenti sono: gli afidi, la camicetta (Monosteria unicostata), la moniliosi (Monilia laxa), il corineo (Corjneum brijerikii) sono quelle più frequenti. Sono in ogni caso da tenere in considerazione i dispositivi normativi previsti ai fini della gestione in biologico. ART.9 RACCOLTA L’epoca di raccolta dipende, dalle zone di produzione, dall’andamento climatico e dalla tecnica colturale adottata. Devono essere svolte nel periodo che va dalla fine di luglio a settembre e comunque avere inizio quando l’apertura del mallo è completa su quasi tutti i frutti. Si deve evitare di raccogliere e mescolare le mandorle amare, causa deprezzamento del prodotto. Le mandorle dopo la raccolta devono essere smallate e opportunamente essiccate al sole per 4-5 giorni e dopo (quando scuotendo il frutto si sente muovere il seme dentro il guscio) immagazzinate. I magazzini di stoccaggio devono essere asciutti, ventilati privi di odori estranei, protetti dalla luce diretta del sole, opportunamente disinfestati ed essere provvisti di sistemi di controllo degli insetti infestanti e dei roditori. Le mandorle vengono conservate in guscio, che fornisce maggiori garanzie sulla stabilità del prodotto; infatti l’endocarpo preserva il seme da repentini fenomeni ossidativi che causano l’irrancidimento e l’imbrunimento, in sacchi nuovi ed opportunamente marcati da contrassegni predisposti a cura del Consorzio recanti l’indicazione dell’epoca di raccolta, la data di magazzinaggio, la partita e la zona di produzione. Il periodo di conservazione, considerando le caratteristiche della cultivar che presenta un guscio molto duro, impermeabile, può essere prolungato fino a 14-16 mesi. Le lavorazioni svolte dal consorzio sono la sgusciatura, la pelatura e confezionamento. ART.10 CONSERVAZIONE, STOCCAGGIO, LAVORAZIONE I magazzini di stoccaggio devono essere asciutti, ventilati privi di odori estranei, protetti dalla luce diretta del sole, opportunamente disinfestati ed essere provvisti di sistemi di controllo degli insetti infestanti e dei roditori. Le mandorle vengono conservate in guscio, che fornisce maggiori garanzie sulla stabilità del prodotto; infatti l’endocarpo preserva il seme da repentini fenomeni ossidativi che causano l’irrancidimento e l’imbrunimento, in sacchi nuovi ed opportunamente marcati recanti l’indicazione dell’epoca di raccolta, la data di magazzinaggio, la partita e la zona di produzione. Il periodo di conservazione, considerando le caratteristiche della cultivar che presenta un guscio molto duro, impermeabile, può essere prolungato fino a 14-16 mesi. Le lavorazioni sono la sgusciatura, la pelatura e confezionamento. ART.11 CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE IDENTIFICATIVE DEL PRODOTTO Le caratteristiche del prodotto all’atto dell’immissione al consumo devono rispondere alle seguenti norme di qualità, che prevedono che mandorle siano: - intere, devono avere un massimo del 2 % di rottame; - sane e pulite con un massimo dello 0.1 % di polvere e gusci; - asciutte con umidità pari a 6.5 - 7 %; - prive di odori sapori estranei con l’assenza di mandorle amare. ART.12 CONFEZIONAMENTO Il prodotto in guscio, sgusciato e/o pelato e selezionato viene immesso al consumo confezionato in imballaggi nuovi di diversa tipologia conformi alla normativa vigente. Le tipologie commerciali ammesse ai fini di quanto previsto dal presente disciplinare sono: - Mandorle in guscio - Mandorle sgusciate (al naturale o pelate) La Mandorla di Noto Presidio Slow Food® deve necessariamente rientrare nella categoria commerciale EXTRA, ovvero con calibro 36-38.