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IL PARTITO CHE VORREI Contributo di Vanni Gavioli (elettore ma, dalla Bolognina, non più iscritto) Introduzione Condivido alcune suggestioni lanciate da Barca attraverso il suo documento “ UN PARTITO NUOVO PER UN BUON GOVERNO”: mobilitazione cognitiva, sperimentalismo democratico, il Partito come fucina delle idee. Grazie agli studi e alle esperienze personali ciascuno di noi è portatore di conoscenze che, se opportunamente mobilitate e sollecitate, possono contribuire alla ridefinizione del nostro Partito in termini di obiettivi e metodi di lavoro. Tutti dovremmo quindi sentire il “dovere” di mettere al servizio del Partito tale potenziale, senza attendere di esserne direttamente richiesti. Per questo mi accingo a dare ordine ad una serie di riflessioni via via maturate. In ciò sollecitato anche dalla pubblicazione del documento “FARE il PD” e con l’intento di portarle all’attenzione di amici e compagni (è lecito usare ancora questo termine?). Per evitarmi complessità difficilmente gestibili, le considerazioni seguenti orienteranno il focus al tema della crescita economica. Premessa Ci diciamo continuamente che i cittadini debbono poter fare le loro scelte politiche sulla base di chiari e coerenti Programmi. Non entro nel merito dei Programmi esposti dai Partiti, PD compreso, nelle diverse tornate elettorali. Programmi di norma elaborati dalle Segreterie, nel migliore dei casi supportati da “Consulenti/Esperti di Area”. Mi pongo invece la domanda se alla stesura di tali documenti non debbano essere chiamati a concorrere i cittadini stessi, ciascuno sulla base delle proprie competenze. Mi spiego meglio: a mio avviso i Partiti, o almeno il nostro, dovrebbero indicare le Linee programmatiche, ma poi ciascuna di queste dovrebbe sostanziarsi in concreti Progetti operativi e relativi Piani di fattibilità definiti con il concorso di quanti vogliono dare un contributo personale attraverso Gruppi di lavoro finalizzati e interdisciplinari, che operino a livello territoriale, partendo dalle specificità socio-economiche locali. Per quanto mi riguarda, cercherò di sintetizzare il mio personale contributo nelle pagine seguenti, titolate “Manifesto per lo sviluppo”. 1 MANIFESTO PER LO SVILUPPO 1. Lavoro Tutti concordano che il problema più urgente per uscire dalla pluriennale crisi del nostro Paese sia l’abbassamento degli insostenibili livelli di disoccupazione raggiunti. Le soluzioni che si vanno ipotizzando sono orientate a favorire le assunzioni da parte delle Aziende. A me pare che questo non possa essere il “punto d’attacco”, in quanto la disponibilità ad assumere non è determinata tanto da “facilitazioni”, quanto dalle opportunità di “vendita” offerte dai mercati (interno ed esterno). Le difficoltà maggiori, che sotto questo profilo debbono affrontare le Aziende italiane, riguardano il mercato interno. Ma se così è, il più efficace punto di partenza è costituito da un Piano che rilanci i consumi interni allargando la capacità d’acquisto dei consumatori. Nota a margine: personalmente non credo che le norme relative alla flessibilità, come prevedibile sfociata in precarietà (percorso avviato dal così detto Pacchetto Treu, transitato attraverso la Legge Biagi, per concludersi al momento con la Riforma Fornero) possano avere un reale impatto positivo sui livelli occupazionali. Fatta eccezione per Lavori stagionali e Sostituzioni di maternità, un Paese civile dovrebbe prevedere Assunzioni a tempo indeterminato, affiancate da un Sistema di ammortizzatori che non prevedano l’inattività dei lavoratori, ma al contrario il loro impiego in opere socialmente utili (vedi il recente accordo Alessi) oppure, con Possibilità di licenziamento in caso di giustificati motivi economici, a cui si accompagnino Percorsi di sostegno economico e formativo che favoriscano il reinserimento lavorativo. 2. Piano di rilancio dei consumi interni Se le Aziende non investono e non assumono, come si fa a rilanciare il ciclo dei consumi? L’unica soluzione percorribile è costituita da un Programma, il più vasto possibile, di lavori di pubblica utilità che si concretizzi attraverso Progetti nazionali / locali inerenti: recupero del dissesto idro-geologico, recupero dell’edilizia scolastica, efficienza del sistema dei trasporti locali (superare le condizioni, spesso incivili, dei Pendolari, risanamento della rete idrica, ampliamento degli edifici di detenzione (ma in parallelo anche una riforma relativa alle pene detentive), recupero, conservazione, valorizzazione dei Beni culturali (1). Basti un esempio sull’argomento: siamo arrivati al paradosso che l’UNESCO intende comminare all’Italia sanzioni se non provvede a recuperare il sito di Pompei, in quanto patrimonio dell’Umanità. In tal modo si attiva un “circolo virtuoso”, che allarga la base occupazionale, rivitalizza le Aziende e, attraverso l’incremento dei consumi, da’ inizio alla ripresa economica. Pleonastico aggiungere che, per non cadere nel velleitarismo, il Programma va corredato anche delle indicazioni relative all’individuazione ed al recupero delle risorse necessarie alla sua attuazione. A tal proposito, senza volere anticipare il lavoro di quanti vorranno dare un contributo alla definizione del Programma, ritengo non vadano trascurate le indicazioni ed i suggerimenti (temi ed esperti) che possono derivare da alcuni Programmi televisivi e radiofonici. Ad esempio: Reporter e Tutta la Città ne parla. 2 In parallelo, ma questo è un obiettivo di più lungo periodo, andrebbero individuate e attivate forme di ridimensionamento delle diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, causa non secondaria di rallentamento dei consumi. 3. Investimenti Altro fattore fondamentale per la ripresa economica è costituito dagli investimenti: italiani ed esteri, oggi praticamente assenti. Ma per attrarre investimenti è necessaria una lotta decisa e severa alle quattro piaghe che affliggono il contesto italiano: Corruzione. Il CPI 2012, l’indice di Transparency International che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico a livello globale - da quest’anno posiziona l’Italia al 72° posto su 174 nel mondo, con un punteggio di 42 su 100. Secondo la Corte dei Conti Il costo della corruzione in Italia equivale a 60 miliardi di euro all'anno Peso e lentezza della burocrazia (un esempio tra i tanti: rischiamo di perdere le somme messe a disposizione della UE per la ricostruzione delle zone terremotate), Lentezza dei processi civili, Malavita organizzata. 4. Liberare risorse Per crescere le Aziende hanno anche bisogno di recuperare la propria capacità competitiva a livello internazionale, il che richiede un progressivo contenimento dei due principali fattori frenanti: costo del lavoro, livello di tassazione, accesso al credito. Per intervenire in tal senso, lo Stato deve trovare nuove risorse avviando specifici Programmi di: Lotta all’evasione (stima: secondo Task Justice Network intorno a 180 miliardi all’ anno). Norme di contenimento in grado di ridurre le possibilità di evasione. E’ il caso del “contrasto di interessi”. Più efficaci modalità di recupero delle somme evase. Pene più severe per gli evasori. Riduzione dei costi della Pubblica Amministrazione, centrale e periferica. Controllo su obiettivi, costi, completamento delle Opere pubbliche (2). Utilizzo “completo e corretto” dei Fondi Europei. Indirizzo e controllo del Sistema bancario nei suoi rapporti con il Mondo imprenditoriale, con particolare riguardo alle PMI (Piccole e Medie Imprese) e alle Start Up. 5. Rilancio dei Settori ad alto valore aggiunto Qui il riferimento è rivolto ai Settori con elevato tasso di innovazione: di prodotto e di processo. Un esempio per tutti: l’Information and Communication Technology (ICT). Come è possibile che l’Italia sia totalmente assente da uno dei settori che maggiormente contribuisce allo sviluppo del PIL, dell’occupazione, della competitività? Eppure siamo il Paese che nel 1957 ha visto la progettazione e il lancio commerciale dell’Olivetti ELEA 9003, primo Computer totalmente a Transistor del mondo. Dove è scritto che l’Italia non possa diventare la sede di una nuova Silicon Valley? 3 Impressionante vedere su Wikipedia il numero di Italiani che hanno contribuito allo sviluppo della Silicon Valley, il più noto dei quali è il vicentino Federico Faggin. Capo progetto dell’Intel, a lui va la paternità del primo microprocessore (1970) e dei primi Touchpad e Touchscreen. Il 19 ottobre 2010 ha ricevuto da Barack Obama la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l'Innovazione, il più alto riconoscimento americano in campo scientifico. Il recupero del nostro ritardo nell’area delle tecnologie digitali dovrebbe vedere più frequenti iniziative simili a quella organizzata dalla Fondazione Giannino Bassetti a San Francisco nell’ambito dell’Anno della Cultura italiana negli Stati Uniti. L’iniziativa promuove l’incontro tra la Silicon Valley del mondo digitale e gli ambasciatori del “saper fare” e della “creatività” italiana. (Corsera 22.6.13) Siamo grandi assenti anche nel mondo del Web e di Internet. Ma, oltre a questi, esistono altri Settori ad alto valore aggiunto in cui potremmo giocare un ruolo primario. Non ci mancano le Risorse intellettuali, costrette ad emigrare. Ci mancano le risorse finanziarie e Politiche industriali di sostegno. Anche questa è quindi un’area in cui come Partito dovremmo e potremmo raccogliere idee per specifici Progetti di sviluppo. 6. Sistemi economici integrati Si può favorire lo sviluppo di un territorio (Regione) attraverso l’integrazione tra settori diversi ma complementari quali: agricoltura, industria agroalimentare, meccanica per l’industria di trasformazione, turismo e ricettività alberghiera? La risposta è SI e la Regione Emilia-Romagna ne è una felice testimonianza. E allora perché non promuovere nelle altre Regioni studi, progetti, programmi che facciano riferimento a questa esperienza? 7. Carta costituzionale Tra i compiti primari del PD andrebbe inserita un’ampia e continuativa campagna di alfabetizzazione sulla Costituzione, i suoi principi ispiratori, i lavori che l’hanno preceduta. A livello locale non dovrebbe essere difficile coinvolgere risorse intellettuali per la realizzazione di tale obiettivo in maniera diffusa. Obiettivo che solo apparentemente può sembrare distaccato dalle tematiche economiche e di sviluppo. In realtà una nuova cultura civile e un rinnovato senso dello stato sono precondizioni che vanno ad incidere positivamente e in maniera significativa sulla diffusione di comportamenti virtuosi, capaci di ridare slancio a tutto il sistema economico. D’altra parte come possono i cittadini seguire e prendere posizione con “cognizione di causa” su temi di grande attualità quali: riforme istituzionali, legge elettorale, semipresidenzialismo ? E infine cosa deve essere il PD se non il partito che intende realizzare Politiche economiche, sociali, culturali che diano attuazione al dettato costituzionale ? 8. Questione di metodo Se queste sono le Linee su cui si dovrebbe impegnare un concreto Programma economico del Partito, va ribadito il concetto che per l’elaborazione dei rispettivi Progetti di attuazione andrebbe promossa la partecipazione del più ampio numero di persone, attraverso la promozione ed il coordinamento di Gruppi di lavoro interdisciplinari. 4 Questo significa anche che Programmi e Progetti non andrebbero frettolosamente elaborati alla vigilia delle scadenze elettorali (attuale prassi), ma dovrebbero essere il frutto di una costante mobilitazione delle risorse che, per sapere ed esperienze, sono in grado di offrire un costruttivo contrivo. 9. Domanda Ma di cosa stiamo parlando? Di Programma di Partito o di Programma di Governo? Dell’uno e dell’altro contemporaneamente, in quanto il primo esprime la visione attraverso cui il Partito si attrezza per concorrere efficacemente allo sviluppo del Paese in armonia con i propri principi e valori fondativi: sia che svolga il ruolo di opposizione sia che gli esiti elettorali gli assegnino la responsabilità diretta nella guida del Governo. (1) Centri di formazione dedicati al recupero e conservazione dei Beni culturali Un Piano di Recupero e conservazione dei Beni culturali dovrebbe prevedere, almeno nelle Regioni in cui questa necessità si profila più alta, l’istituzione di Centri di formazione dedicati. Scopo di tali Centri: la creazione di figure professionali altamente specializzate, ricche di sapere e di artigianalità, a cui affidare la custodia e la manutenzione del Patrimonio artistico. Eventualmente sostenuti/sponsorizzati da Imprese locali, i Centri andrebbero aperti anche a studenti stranieri, che potrebbero svolgere opera di promozione nei loro Paesi di origine. (2) Le opere pubbliche inutili ci sono costate due miliardi (L'Italia inutile da sito Repubblica, 30.5.13) Ospedali fantasmi, strade faraoniche che non portano ad alcuna meta, dighe mai utilizzate. Questi sono solo alcuni dei modi in cui l'Italia ha bruciato risorse. Monumenti allo sperpero, costruiti, a volte sotto la guida delle grandi archistar, ma mai utilizzati. 5