Documento sui problemi del Partito - Circolo PD Salviano

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Documento sui problemi del Partito - Circolo PD Salviano
Documento del Circolo Enrico Berlinguer di Livorno ( Salviano – La
Leccia ) sui problemi del Partito.
Il Circolo Enrico Berlinguer ( Salviano – La Leccia ), dopo aver esaminato e discusso il “ Manifesto per
costruire il Partito Democratico che vogliamo “ predisposto dall’Unione regionale il 12 Settembre 2015 al
fine di avviare un confronto negli organismi dirigenti e a livello di base, ha ritenuto necessario produrre il
presente documento per offrire un contributo a una riflessione collettiva su problematiche di primaria
importanza. Per esigenze di sintesi e di chiarezza si pone l’accento su 10 questioni.
1.
La concezione generale, l’assetto organizzativo, le regole e le modalità di funzionamento del Partito
non possono essere separati dalla natura, dalla identità ideale, dalla strategia e dal progetto politico del
PD. In altre parole la struttura interna e l’organizzazione complessiva non rappresentano un fatto tecnico,
ma derivano da una visione politica, ideale e culturale. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un PD inteso
come grande forza democratica, progressista e riformista, popolare e di sinistra. Un Partito, quindi, che
non si riduce a un “ comitato elettorale “ ma che, al contrario, promuove un rinnovato protagonismo dei
lavoratori dipendenti e autonomi, dei giovani, delle donne, dei ceti produttivi. Un Partito radicato nei
quartieri e nei territori. Un Partito che, in coerenza con quanto prescrive la Costituzione della Repubblica,
opera per stimolare e organizzare la partecipazione dei cittadini alla vita sociale e alla formazione della
volontà politica nazionale e locale. In Europa all’interno del PSE. In Italia per la ricostruzione di un
progetto politico di centrosinistra in grado di affrontare e vincere le prossime scadenze elettorali sia a
livello nazionale che locale. In questa ottica deve essere ulteriormente evidenziata la necessità di un
Partito plurale e pluralista al proprio interno come condizione di esistenza stessa del PD che, appunto,
viene fondato e si sviluppa sulla base di questi presupposti. L’esigenza del carattere unitario del Partito e
della sua azione politica non contraddice, ma richiede una ricca vita democratica interna capace di
valorizzare il confronto delle idee.
2. Nel Manifesto regionale, a nostro avviso, pur facendo riferimento alla questione, non si mette in
evidenza, come invece è indispensabile, la centralità del ruolo, delle funzioni e della presenza dei Circoli
sia territoriali che di lavoro del PD in quanto struttura portante di un Partito che intende mantenere,
coltivare e sviluppare un rapporto continuo di ascolto e di confronto con i cittadini che in modo concreto
vivono, si muovono, lavorano, operano negli aggregati urbani, nei luoghi della formazione, della
produzione e dei servizi. Se il Circolo viene valorizzato – in termini di funzioni e di autonomia – come la
base di una costruzione complessa quale è un Partito, ne deriva il riconoscimento di un nuovo ruolo di
autentico protagonismo degli iscritti. In concreto soltanto con il riconoscimento della centralità del ruolo
dei Circoli e degli iscritti è possibile costruire un Partito organizzato e funzionante e, di conseguenza,
parlare agli elettori, a una platea sempre più ampia di elettori, da cui peraltro è indispensabile attrarre
forze nuove per l’organizzazione. Ragionando in questi termini scompare l’assurda contrapposizione tra
Partito degli iscritti e Partito degli elettori. Il Partito delinea un processo unitario dove una buona
organizzazione ( Circoli, assetti verticali, momenti innovativi di aggregazione e coinvolgimento ) si
configura in prassi di apertura e di reciprocità con la società civile, i cittadini e l’elettorato. I Circoli
( territoriali e di lavoro ) devono essere strumenti di organizzazione della partecipazione alla vita politica
nazionale, regionale e comunale; e, in modo particolare, sulla base di una attenta ricognizione oggettiva
della realtà in cui operano, devono essere sede di elaborazione, di proposta e di iniziativa sui problemi del
loro territorio o del luogo di lavoro di competenza.
3. Un simile Partito non può essere un “ Partito personale “ con un uomo o anche con poche persone al
comando. Un Partito sano si identifica con la collegialità e una dimensione collettiva che invece di
offuscare rendono correttamente evidente il ruolo di singole personalità. Inoltre il Partito, per le funzioni
che deve svolgere nella società e nelle Assemblee elettive, non può essere subalterno ( in via di diritto o
nei fatti ) al governo nazionale o ai governi locali anche quando lo stesso Partito ne ricopre primarie
responsabilità. Perché un Partito, pur sostenendo gli esecutivi quando ne fa parte, ha compiti più generali
di presenza nella società e di organizzazione di un processo di rinnovamento ai vari livelli.
4.
Sulla base della visione di cui al punto precedente e in conseguenza della concreta esperienza
accumulata consideriamo necessario il superamento della identificazione tra la figura del segretario del
Partito e la figura del Presidente del Consiglio dei ministri. Questo superamento può valorizzare meglio le
potenzialità delle due figure garantendo, al tempo stesso, l’unità fondamentale di un disegno politico e
strategico ( * ).
Pagina 1.
5. Le trasformazioni economiche, sociali e istituzionali già emerse o ancora in essere a livello provinciale
e regionale sollecitano indubbiamente adeguamenti nell’assetto della forma Partito. La costituzione di
Coordinamenti di Area Vasta a livello di Partito in corrispondenza degli Ambiti territoriali di
programmazione sub regionale rappresenta una scelta giusta e necessaria. Affinché questo nuovo
momento organizzativo ( di per se fisicamente abbastanza lontano dalle sedi locali ) non si cristallizzi in
una nuova occasione di autoreferenzialità è indispensabile che ne vengano precisate modalità di
costituzione e di accesso, funzioni e relazioni con l’insieme del Partito. Riteniamo che, comunque, resti
ineliminabile il ruolo delle Federazioni ( nel nostro caso è auspicabile l’unificazione di Livorno e Piombino )
e delle Unioni comunali.
6. Nel Manifesto regionale del 12 Settembre, finalmente, si offrono nuove riflessioni sulla problematica
delle primarie del PD che – come si afferma introducendo una discontinuità – dovrebbero essere aperte
solo agli iscritti per la scelta dei segretari locali, territoriali e regionali mentre devono continuare ad
essere uno strumento importante per la scelta delle candidature alle principali cariche pubbliche.
Complessivamente occorre una rivisitazione della “ materia primarie “ al fine di valorizzarle quando sono
effettivamente necessarie e di disciplinarle attraverso l’Albo degli elettori.
7. Occorre affermare con chiarezza che il Partito fino a oggi è stato strutturalmente e praticamente
inadeguato e subalterno al governo nazionale. Questo si è riflesso sulla quantità numerica e la
composizione sociale e anagrafica degli iscritti, sulla capacità di effettiva iniziativa politica, sulla
discussione e il confronto politico interno. Una riflessione sul Partito a livello regionale e locale sono di per
sé necessari e positivi. Una tale riflessione, però, dovrebbe svilupparsi anche in sede nazionale
individuando le forme più adeguate di svolgimento.
8. Il Partito deve recuperare una funzione esplicita per la formazione politica e culturale dei suoi iscritti
e per la selezione della classe dirigente nella governance pubblica che non può essere affidata
esclusivamente a personalità esterne e talvolta assai estranee all’organizzazione.
9.
Occorre ridare centralità al tesseramento e al proselitismo stimolando nuovi apporti in primo luogo
dei giovani. Altrettanto deve avvenire per il necessario finanziamento del Partito e della sua attività
politica ( versamenti degli amministratori, contributi degli iscritti e degli elettori, Feste de l’Unità ).
10.
Affinché la discussione sui problemi del Partito non sia dispersiva e inconcludente diventa
necessario che su queste problematiche vengano convocati gli organi dirigenti sia dell’Unione comunale,
sia della Federazione territoriale. Consapevole della complessità e dell’articolazione delle questioni sul
tappeto il Circolo Enrico Berlinguer di Livorno si propone di sviluppare ulteriormente la riflessione e la
discussione al proprio interno per elaborazioni ancora più puntuali. Nell’immediato ritiene utile rilanciare il
momento di Coordinamento con i Circoli Collinaia, Colline e Coteto peraltro già delineato nel documento
comune del 26 Ottobre.
Il Comitato Direttivo del Circolo Enrico Berlinguer di Livorno ( Salviano – La Leccia ).
Livorno, Novembre 2015.
Nota aggiunta.
( * ) Il presente documento è il risultato di discussioni svoltesi in tre Comitati Direttivi del Circolo. Sul
punto 4 del presente documento una parte dei partecipanti alla discussione ha espresso contrarietà
motivata da argomentazioni oggi prevalenti in sede nazionale, regionale e provinciale.
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