Atto 3° L`IMPRESA INTEGRALE E LE RETI ORGANIZZATIVE

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Atto 3° L`IMPRESA INTEGRALE E LE RETI ORGANIZZATIVE
Atto 3°
L’IMPRESA INTEGRALE E
LE RETI ORGANIZZATIVE
L’impresa integrale
L’economia finanziaria non si sta limitando a supportare l’economia produttiva ma tende a
soppiantarla. I danni sono sotto gli occhi di tutti a livello macro e micro.
L’antidoto è fare impresa invece che rendita e speculazione.
E quale modello di impresa può essere alla base di tale nuovo modello economico?
Le nostre ricerche hanno mostrato che nelle imprese italiane migliori si è sviluppata negli
ultimi dieci anni una originale Italian Way of Doing Industry. Si tratta di un gran numero di
casi, ma il loro modello non si diffonde sufficientemente alle tante aziende in difficoltà.
Essa è fatta di imprese integrali che coniugano eccellenza economica e eccellenza sociale.
Scriveva Adriano Olivetti che “l’impresa non esiste solo per fare profitti ma per assicurare lo
sviluppo dei propri dipendenti, dei fornitori e della comunità”, che “l’impresa ha un’anima”. I
due lati della via Jervis a Ivrea, dove si fronteggiavano lo stabilimento di vetro e le palazzine
dei servizi sociali e culturali, rendevano visibile a tutti che innovazione tecnologica e
organizzativa da una parte e cura delle persone e dell’ambiente dall’altra, erano due facce
della stessa medaglia,della stessa impresa integrale.
L’impresa integrale è anche un’istituzione che è tenuta ad avere una etica rigorosa: il
contrasto alla corruzione, piaga italiana, parte dall’impresa e finisce nella Pubblica
Amministrazione.
L’impresa integrale è necessaria non solo per proteggere l’ambiente e le persone, ma per la
stessa capacità dell’impresa di competere e di durare.
Ma tutto questo è possibile oggi? Anche questo è materia di progettazione della Italy by
Design. E ci sono gli esempi, più diffusi di quello che si pensi, di imprese che ci sono riuscite
da Cucinelli a Loccioni, da Luxottica a Zambon, la quale dell’impresa integrale ha fatto il
proprio manifesto.
Progettare e sviluppare l’impresa rete integrale protagonista dell’economia e società
glocale è oggi necessario e possibile. La formazione degli imprenditori centrata sui
loro problemi reali sono variabili chiave perché questo avvenga.
Dal Castello alla Rete
L’impresa verticalizzata che aveva caratterizzato le grandi imprese simboleggiata dalla
Krupp, che possedeva miniere, acciaierie, aziende meccaniche, diviene negli anni 70 una
fonte di rigidità: il controllo e la burocrazia industriale prevalgono sulla imprenditorialità e
l’efficienza.
Per ovviare a questa rigidità, l’impresa iniziava a mutarsi da castello a rete. Nel 1988 l’Istituto
tiene a Camogli un pionieristico workshop internazionale sull’impresa rete, a cui partecipano
famosi studiosi come Williamson, Aldrich, Beccattini, De Mattè e imprese come Fiat,
Benetton, Enea.
Con questo convegno viene introdotta in Italia l’idea che l’impresa monolitica come un
castello può lasciar luogo a reti di imprese, istituzioni, persone. Sono gli anni dei nostri libri
sulle reti organizzative e sui nostri progetti a Tecnopolis e in Fiat, mentre si diffondono
esponenzialmente i casi di imprese rete e di reti di imprese.
In una economia e società glocale le reti organizzative che “rendono grande il piccolo” sono
un modo di fare impresa industriale capace di far a meno della dominanza delle agenzie
finanziarie. La loro costituzione e crescita è resa sempre più possibili dalle tecnologie digitali.
Si aprono ora alcune questioni.
Come collocare le reti di impresa nell’economia globalizzata?
Come aiutare gli imprenditori a sviluppare imprese rete e ad avere successo?
Se il ruolo degli imprenditori e dei manager si trasforma da comando e controllo a business
design come cambierà l’offerta delle business school che hanno saputo insegnare a svolgere
il primo tipo di ruolo. E il secondo?
Progettare e sviluppare l’impresa rete protagonista dell’economia e società glocale è
oggi necessario e possibile. Il supporto e la formazione degli imprenditori sono
variabili chiave perché questo avvenga.