dipendenze, abuso e rischi nel mondo adolescenziale

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dipendenze, abuso e rischi nel mondo adolescenziale
Riportiamo di seguito la relazione dell’incontro di restituzione ai genitori sul tema delle dipendenze tenuta dallo psicologo
Dott. Marchesi Gian Battista. La relazione sintetizza il percorso formativo che l’esperto ha condotto nelle classi terze
dell’Istituto Comprensivo di Albino. Riteniamo che la lettura di questo articolo possa essere molto interessante fornendo a noi
adulti riflessioni e spunti su un argomento sempre di pressante attualità.
“DIPENDENZE, ABUSO E RISCHI NEL MONDO ADOLESCENZIALE”
(Percorso di formazione per adolescenti)
Il percorso progettato per adolescenti circa il tema delle dipendenze è stato strutturato in tre incontri di due ore con
i ragazzi, uno di programmazione con gli insegnanti e due di restituzione con gli insegnanti ed i genitori.
Durante gli incontri con gli alunni, attraverso una prima indagine rispetto alle conoscenze dei ragazzi, l’intenzione è
stata quella di spingerli a pensare, a ragionare, a sforzarsi di capire per appassionarsi al conoscere facendo emergere
le loro lacune, i loro dubbi e le loro paure.
E’ la voglia ed il piacere di chiedersi il perché delle cose, non accettandole semplicemente per come ci vengono
presentate, che può fare la differenza nelle scelte di un futuro di responsabilità ormai imminente.
Ho mirato a renderli consapevoli di quanto possa essere scivoloso il terreno intorno alla conoscenza delle cose. La
confusione rispetto a simboli e significati ci mette sempre più a rischio rispetto ad ogni situazione.
Quindi partendo dalle loro conoscenze (spesso poco fondate e veritiere) e dubbi, ho dato informazioni rispetto al
mondo delle sostanze stupefacenti.
I ragazzi hanno bisogno di toccare con mano, di vivere esperienze forti, di avere esempi chiari e coerenti perché
stanno cercando, proprio ora, la loro identità o almeno la struttura portante che li accompagnerà nel tempo e nei
suoi nuovi cambiamenti che fino alla morte continueranno, in modo diverso nelle diverse stagioni della vita.
Mai come in adolescenza vale la massima : “ verba volant ”.
Non è sufficiente raccontare loro come stanno le cose, devono potersi sperimentare ed avere esempi da imitare.
Per stimolare la riflessione è stato anche proposta la visione di una scena di un film (“Radio freccia”).
Gli incontri sono stati strutturati in questo modo utilizzando due principali canali comunicativi: il canale espressivoriflessivo e il canale informativo .
Il canale espressivo-riflessivo è stato favorito per due motivi principali, primo per dare uno spazio di autodeterminazione ai ragazzi che oggi vivono un grande silenzio, e poi per riconoscerli come portatori di significato in
quanto protagonisti di questo tempo.
Inoltre favorire l’emergere dei loro pensieri ha fatto si che potessero prendere diretto contatto con la loro ignoranza
(intesa aristotelicamente come mancanza di conoscenza), poiché solo rendendoli consapevoli del loro vuoto
conoscitivo si può agire poi per riempirlo.
E’ stato invece privilegiato il canale informativo perché sono cambiate le sostanze stupefacenti e la nostra
percezione delle stesse.
Oggi ad esempio la droga assume pericolosamente un aspetto di “normalità” rispetto invece al passato dove era
vista come “devianza o malattia”.
Oggi droghe come la cocaina, l’ecstasy, la cannabis e da qualche anno di nuovo in auge fra i più giovani l’eroina, sono
fra le più diffuse nel mondo giovanile, sono di facilissima reperibilità, le occasioni attraverso le quali si può venirne a
contatto sono moltissime e spesso sopra ogni sospetto.
I “pusher” (spacciatori) non sono “mostri”, ma spesso gli stessi ragazzi solo un po’ più “intraprendenti”, incoscienti o
dipendenti, con il traffico della quale si procurano gratis la loro parte e se si parla per esempio di cocaina (il cui
traffico è molto redditizio) si può essere attirati anche dagli ingenti guadagni in denaro.
Subentra quindi anche il mito del denaro , della “bella vita” a basso costo (inteso in fatica e sacrificio) che abbaglia ed
ammaglia facendo costruire un mondo di illusioni destinato inesorabilmente a cadere andando a contribuire nel
disgregare un’identità che fra l’altro nei ragazzi non è nemmeno ancora formata (“..come calpestare una pianta
ancora piccola…i rischi che poi cresca storta sono altissimi.”).
Il ritmo forsennato che il nostro stile di vita ci impone quotidianamente si espleta in un meccanismo insostenibile
del: “chi si ferma è perduto.”
Il tempo è segmentato, non è più continuo, estremamente programmato, dal quale è difficile svincolarsi e prendersi
il proprio tempo per parlare con i figli ed i figli con i genitori.
Le nuove tecnologie (internet) e vecchie (TV) sicuramente uccidono le parole, sempre più spesso si sostituiscono al
dialogo, al confronto inibendo la crescita psicologica-cognitiva ed etico-morale, al punto da essere intrusioni
talmente subdole che i ragazzi parlano sempre meno anche tra di loro.
Inibiscono le emozioni e sconvolgono la realtà dietro un video terminale, che sia il display del cellulare con un sms o
quello del computer con una chat, non importa: il viso, il profumo, l’espressione, l’emozione di toccare svaniscono di
colpo immergendoli in un mondo di totale fantasia ed illusione, un mondo virtuale.
Nonostante ciò data l’evidente e larga diffusione di queste nuove realtà, una delle strategie che possiamo adottare
per avvicinarci agli adolescenti è quella di informarsi, utilizzando e comprendendo queste nuove forme di
comunicazione, cercando così di aprirsi un varco, uno spiraglio nel mondo dei ragazzi. Cosicché poi si possano
condividere con loro anche le nostre passioni, le nostre idee, i nostri punti di vista; ma tutto ciò solo quando c’è stato
permesso perché altrimenti la fuga e la chiusura sono le difese massime per gli adolescenti.
Mai come oggi l’adolescenza è un campo minato, in un tempo in cui gli esempi da seguire, o non seguire, sono
infiniti, le strade da percorrere sono tante e spesso false ed illusorie, ma soprattutto dove il principio del dovere è
sempre più sovvertito da quello del piacere.
Il desiderio infonde il bisogno nella persona ed è fra l’altro questa l’anima del mercato (della pubblicità), altrimenti
perché produrremmo più di quello che consumiamo, continuando imperterriti nel nostro agire?
L’adolescente andrebbe ascoltato, guidato non solo con la voce, ma con i gesti, i fatti, le esperienze. E soprattutto
non andrebbe giudicato, ma compreso e guidato perché vive già fisiologicamente un momento di dubbi infiniti verso
se stesso, la sua immagine, i suoi pensieri.
Il mercato, la droga ed in generale le illusioni vivono e proliferano sui messaggi ambigui, poiché ostacolano la
formazione di idee e pensieri condivisi e solidi, rendono ambigue anche le figure di riferimento e quindi l’identità
della persona, in particolare dell’adolescente che mai come in questo periodo cerca ed ha bisogno di punti fermi ai
quali appoggiarsi o aggrapparsi. Questi purtroppo spesso vengono meno, perché inesistenti oppure troppi e confusi.
Viviamo oggi in un ritmo vorticoso, che impedisce o meglio sacrifica a favore dell’affanno di fare, produrre e godere,
il tempo utile al confronto, al dialogo con i figli, con i pari e con noi stessi.
Questo tempo che non è mai abbastanza, sfugge dalle mani, spesso ci travolge senza lasciarci pensare, crea intorno a
noi e soprattutto ai ragazzi un mondo di solitudine, in cui muoversi è pericoloso. Senza guida si prosegue solo per
tentativi ed errori, ovviamente con tutti i rischi di un procedere cieco e senza consapevolezza.
Questo può mettere in scacco il naturale percorso di crescita e di formazione strutturale della personalità che nel
suo percorso richiede il confronto (anche sotto forma di sfida) e l’identificazione con buone figure di riferimento,
esempi solidi capaci di sostenerli, unico presupposto perché poi si possa verificare poi una sana separazione dalle
figure stesse che ci hanno permesso di crescere, permettendo così la realizzazione del meccanismo di
individuazione-separazione che sta alla base del processo di costruzione dell’identità.
RISULTATI DEL QUESTIONARIO DI GRADIMENTO
In coda ai tre incontri è stato sottoposto agli studenti un questionario di gradimento del corso, sia per dare a loro un
ulteriore spazio dove esprimere un proprio giudizio che per dare a noi un quadro generale dell’efficacia o meno dei
nostri interventi, così da poter aggiustare sempre di più la mira.
Il questionario chiedeva di esprimere il proprio parere, scegliendo da una scala di valori un numero compreso fra 1
(gradimento minimo), 2, 3, 4 o 5 (gradimento massimo), rispetto a quanto fosse piaciuto il corso e a quanto fosse
servito, secondo il loro punto di vista. Inoltre si chiedeva di esprimere un pensiero completando la frase di apertura:
“Non posso fare a meno di dire che…”.
Impressioni generali raccolte a fine corso fra i partecipanti:
I ragazzi hanno riconosciuto in generale l’utilità del corso ed anche una buona piacevolezza;
hanno
evidenziato l’importanza di avere buoni strumenti per proiettarsi in un futuro sempre più incerto;
sono emerse spinte di consapevolezza e di senso di responsabilità rispetto ai rischi di condotte future;
è chiaro il bisogno di ascolto in un sistema sempre più individualista e caratterizzato da momenti, nonché dinamiche,
di silenzio.
Alcuni fattori predittivi di un atteggiamento deviante e dipendente
 Bassa qualità delle relazioni familiari (mancanza di dialogo, di confronto, di affettività, di tempo condiviso,
di sostegno e comprensione nel processo di individuazione-separazione fondante l’identità,…).
 Chiusura ed isolamento dalla vita familiare e comunitaria (assenza o basso impegno sociale, religioso o
politico)
 Insuccesso scolastico, che però non si identifica necessariamente con i meri risultati, ma forse si identifica
maggiormente con un elevato dis-investimento, un atteggiamento squalificante nei confronti dell’istruzione
(oggi indispensabile strumento per una migliore qualità della vita).
 Incostanza nell’affrontare e portare a termine impegni e progetti (non avere mete da raggiungere).
 Mancanza di “buoni” modelli di riferimento, soprattutto solidi e coerenti.
Alcuni possibili strumenti di prevenzione
 Costante informazione e possibilità per ragazzi ed adulti, coinvolti nella loro educazione, di accedere a spazi
e percorsi formativi.
 Agire con un’azione educativa efficace sin dalla prima infanzia
 Coinvolgere i ragazzi nella vita adulta per valorizzarli, riconoscergli la loro spinta evolutiva in pieno corso in
modo che si possano identificare con un nuovo mondo che li spaventa,ma gli dimostra anche che li sa
accettare, è ben disposto ad accoglierli.
 Agire educativamente cercando di costruire in loro un atteggiamento critico e propositivo, che diminuisca in
qualche modo i rischi legati al bisogno sano dell’adolescente di sperimentare (negare la possibilità di
un’esperienza quando si presenta, piuttosto che appoggiarlo nel suo superamento rischia di innescare
dinamiche di “malsana” curiosità ed innalzare muri di sfida).
 Controllo nel limite del possibile dell’accesso alla libera (a volte barbarica) informazione (internet). Ma non
in senso repressivo, ma sempre educativo e con il reale fine di migliorarne la qualità.
 Riempimento del tempo libero (hobby, passioni,sport,…e doveri) che per i ragazzi oggi e sempre più “tempo
vuoto”, che produce noia e tutti i rischi annessi.
Come ci possiamo porre nei confronti di questo problema e pro-porre agli adolescenti
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Dobbiamo cercare di tenere sempre conto delle spinte contrastanti di “nuova” autonomia e “vecchia”
dipendenza che il ragazzo sta vivendo ed alle quali non si può sottrarre.
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Nel limite del possibile (senza snaturarci del tutto) applicare l’arte della negoziazione nel decidere e
discutere le regole.
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Porci nei confronti del mondo adolescenziale con una spirito di accoglienza e curiosità, cercando per quanto
c’è possibile sospendere il giudizio adulto, che fra l’altro poco calza con un mondo che funziona con principi
diversi.
Rapportarci ai ragazzi nel modo più autentico che conosciamo, di modo da sottolineare non la nostra
autorità, ma la nostra autorevolezza, molto meglio accettata dai ragazzi.
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Risvegliare in noi la nostra sopita capacità di “rompere le regole” (trasgredire), per poter leggere più
facilmente le reali richieste che a volte si mascherano dietro le provocazioni.
Dott. Gian Battista Marchesi