Milano Finanza - 18.02.11 pag 53
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Rapporto Bit Venerdì 18 Febbraio 2011 53 DI ANDREA G. LOVELOCK S empre più dura e sempre più complicata l’attività delle agenzie di viaggi in Italia: circa 11.850 imprese che si contendono poco più di 4,7 milioni di clienti-viaggiatori, con uno share al di sotto del 21%, ben lontano dagli indici di utilizzo (35%) vantati dalle agenzie in Francia e in Gran Bretagna. Bassa penetrazione nel mercato, dunque, bassi margini (con l’1,3% su ogni pratica-viaggio andata a buon fine) e l’aggravante che oggi il cliente entra in agenzia e pretende la massima consulenza al minor costo finale possibile. Su tutto questo sono piombate le emergenze Tunisia ed Egitto. Un quadro problematico che abbiamo cercato di decifrare insieme al presidente Fiavet (la federazione italiane delle imprese di viaggi e turismo), Cinzia Renzi Domanda. Iniziamo dall’attualità: qual è l’impatto nel settore delle due emergenze ancora in atto e relative alla Tunisia ed all’Egitto? Risposta. Gli eventi di queste settimane, che hanno portato praticamente al blocco dei viaggi Egitto e Tunisia restano al centro dell'attenzione Un mercato fluido, ma poco strutturato Eppur si muove: il mercato dell’intermediazione turistica italiana appare fluido, con un saldo ancora negativo circa il rapporto natalitàmortalità delle imprese (270 agenzie chiuse nel 2010 a fronte di circa 60 nuove aperture), ma in continua evoluzione e diversificazione di business. A fotografare il sistema distributivo del turismo organizzato ci ha provato Agenda, società fiorentina di consulenza e formazione professionale per le imprese di viaggio, che, nel suo Osservatorio, ha accertato che nelle 8.700 agenzie di viaggio monitorate, su un totale di 11.850, oggi lavorano circa 38 mila addetti, con una forte predominanza femminile (28 mila donne contro 10 mila uomini) e un’età media inferiore ai 32 anni. Imprese giovanissime, dunque, ma quasi sempre molto piccole perché il 65% di queste può vantare meno di 5 unità e solo il 15% dichiara più di 10 persone. Tuttavia il peso specifico nell’industria dei viaggi organizzati non è marginale, se si considera che la massa finanziaria movimentata dalle imprese di viaggio è pari a 14 miliardi di euro annui. «Ma il deficit di cui soffre l’intermediazione itagoverno una relazione dettagliata, contenente richieste di misure urgenti, senza le quali il settore rischia il collasso. Cinzia Renzi dapprima in Tunisia e quindi in Egitto, hanno aperto per le quasi 12 mila imprese del turismo organizzato italiane, che producono 14 miliardi di euro di fatturato, uno scenario di gravità senza precedenti. Cifre alla mano, queste due destinazioni vantano oltre 1,3 milioni di arrivi di italiani ogni anno e vendite per quasi 1,2 miliardi di euro. La loro chiusura corrisponde alla scomparsa repentina di un quarto del valore totale del venduto per viaggi all’estero. Stiamo perdendo 8 milioni di euro a settimana e questa cifra, con il progressivo crollo delle vendite, è destinata a salire, anche a fronte della fine dell'emergenza. A conti fatti, la situazione corrente vede a rischio insolvenza immediata almeno 2 mila agenzie, con un quinto dei 90 mila posti di lavoro attualmente garantiti (tra adv e t.o.), che viene posto a rischio di mobilità o di mancato rinnovo. D. A fronte di questo drammatico scenario, cosa si deve e si può fare nell’immediato? R. Insieme alla Federviaggio (che in Confturismo è l’organismo che rappresenta soggetti e imprese dell’intera filiera del turismo organizzato), abbiamo inviato al D. Alla luce di queste problematiche, qual è lo stato di salute delle agenzie? R. Abbastanza grave: la crisi dei consumi, che ha colpito in profondità le famiglie italiane, ha penalizzato il turismo domestico. Ancora più gravi le perdite che, in termini di redditività, hanno subito le imprese italiane: -5% nel liana», sottolinea Stefano Ugolini, responsabile di Agenda, «è in gran parte dovuto alla mancanza di leadership sia interna, ovvero la capacità di creare un team vincente, fedele ed efficiente, sia esterna, intesa nella forza di presidiare il territorio di riferimento». In realtà, sempre secondo l’Osservatorio Agenda, il turnover, all’interno delle agenzie, è tra i più alti, con un 15-20% di addetti, soprattutto al front-office (i banconisti) che ogni due anni esce dall’agenzia: o viene rinnovato dal titolare o si allontana spontaneamente. L’incapacità di trattenere personale vuol dire anche un patrimonio di know-how e relazioni umane che si perde quasi automaticamente, costringendo spesso l’agenzia a riconquistare fasce di clientela. Se a questo si aggiunge l’impossibilità di fare investimenti mirati, le scarse risorse per la formazione, l’aggiornamento professionale e l’agguerrita concorrenza sia di competitors sul territorio che dei players virtuali, come le Olta (Online travel agencies), e i portali turistici, quella delle imprese di viaggi diventa una corsa a ostacoli. Andrea G. Lovelock 2010. La crisi politica in Tunisia e in Egitto ha ulteriormente aggravato la situazione economica del comparto. Come Fiavet, chiediamo iniziative fiscali, previdenziali e regolamentari, indispensabili per non compromettere la sopravvivenza del settore. D. Nel macro-scenario e sul medio termine, quali sono le sfide che le agenzie dovranno affrontare? R. Il nanismo aziendale rimane il problema principale dell’inter- mediazione italiana. Il più importante t.o. italiano occupa il 12% del movimento turistico. Sul territorio italiano, secondo i dati del secondo rapporto sull’intermediazione turistica italiana, la metà delle 12 mila agenzie presenta un valore stimato della produzione inferiore a 500 mila euro. In un mercato con queste caratteristiche, le sfide sono soprattutto legate alla capacità di innovarsi in termini di servizi e prodotti, essere un punto di riferimento per il cliente, ma anche al passo con le nuove tecnologie e Astoi (t.o.): lasciati soli a gestire le crisi Dal mondo dei tour operator arrivano segnali di insofferenza, soprattutto nei confronti di un governo che non mostra sensibilità per un sistema di imprese ad «alta vulnerabilità»: da 10 anni, a partire dall’attacco alle torri gemelle, è un susseguirsi di emergenze. Terrorismo, calamità naturali, colpi di stato, sommosse sociali, epidemie, hanno messo in quarantena mezzo mondo e talvolta le destinazioni estere più amate dagli italiani. Ormai si lavora alla giornata, ma cosa si può e si deve fare per scongiurare situazioni-limite, arginando danni e possibili dissesti? Lo abbiamo chiesto a Roberto Corbella, presidente di Astoi. «Noi, come singoli operatori, abbiamo dovuto far fronte autonomamente a tutte le più recenti emergenze, con costi diretti (voli di rimpatrio, assistenza in loco, riprotezioni alberghiere) davvero importanti, stimati intorno a 110 milioni di euro. Da mesi ormai sollecitiamo sistematicamente un fondo di garanzia adeguato, che non può essere quello attuale, sia per la «non capienza», in quanto alimentato soltanto dalla percentuale che gli operatori calcolano sulle polizze assicurative, sia per il sistema di gestione, troppo farraginoso e con scarsa tempestività». Domanda. Ma qualche mese fa è stato stilato il Codice del Turismo: qual è il vostro giudizio? Risposta. Innanzitutto questo Codice è stato scritto senza la minima consultazione delle imprese e quindi viziato da contenuti spesso lontani dalla realtà e poco attuabili: ma il punto inaccettabile è la super polizza assicurativa, che dovrebbe essere fatta da tour operator e agenti di viaggio a copertura di eventi eccezionali, casi di insolvenza o di fallimento: ebbene, nessuna compagnia è pronta a fare queste polizze e, anche se la trovassimo, il premio sarebbe così elevato che tutti i prodotti da vendere verrebbero gravati di un plus che li metterebbe fuori mercato, con supplementi da 100 a 150 euro. Lo abbiamo detto in un’audizione parlamentare, ma sappiamo che il testo è già all’esame delle commissioni. D. Sul versante operativo quali sono le sfide più impegnative per i t.o.? R. L’efficace sfruttamento di internet, che è strumento essenziale e ormai insostituibile, e quindi il presidio dei portali di settore, i social network. C’è poi la scommessa di restare sul mercato: e la condizione è data dalla capacità di intercettare i newcomers, i giovani clienti e di fornire un vero valore aggiunto nell’assistenza. Ritengo che non esista una vacanza buona per tutti, ma esistano reali aspettative personali che sia il tour operator che l’agente di viaggi deve saper interpretare. Infine, da parte dei t.o., c’è da consolidare il dialogo con il consumer e con l’agente. Ormai nessuna delle tre figure può fare a meno dell’altra. Andrea G. Lovelock quindi con l’informazione. D. Di fronte alle sempre più frequenti casistiche di annullamenti, sconsigli, cancellazioni, come gestite i rimborsi e la ricalendarizzazione delle partenze? R. In questi casi gli agenti di viaggio seguono le regole che sono chiare e certe. Ad esempio, per Tunisia ed Egitto, nel periodo in cui vige lo sconsiglio della Farnesina, le alternative possibili sono il rinvio della data di partenza per la stessa destinazione, la scelta di un altro viaggio tra quelli proposti dai tour operator, la richiesta e quindi il rilascio di un bonus equivalente alla somma versata, da utilizzare in altro periodo concordato con il t.o. (anche se non previsto dal codice del consumo); in ultima istanza, la restituzione della somma versata senza l’applicazione di penali. Ma c’è anche un problema di mancato coordinamento tra le parti, che manda in tilt il sistema. D. Il Codice del turismo: cosa può cambiare? R. Il codice del turismo rischia di essere il punto di rottura definitivo per il sistema dell’intermediazione. Fiavet, in occasione dell’incontro avvenuto presso il dipartimento del turismo, ha consegnato un documento dove sono rilevate le problematiche principali. A oggi, ci sentiamo confortati dal parere del Consiglio di stato, che ha di fatto avallato tutte le nostre osservazioni, dalle assicurazioni ai tempi e modalità dei contenziosi. Hotel di lusso Non c’è crisi Non c’è crisi che regga alla vacanza di lusso. Così The Residence hotels, marchio che fa capo a Bonvests holdings, società di Singapore, punta sullo sviluppo. Alle due strutture esistenti, quelle di Tunisi e di Mauritius, aperte nella seconda metà degli anni 90, stanno per aggiungersene altre due. Quella di Zanzibar, per la quale sono stati investiti 48 milioni di dollari, aprirà in aprile: sarà la prima a livello mondiale ad avere una spa con i trattamenti del dottor Ohashi. A fine anno sarà la volta di una struttura alle Maldive. Ogni hotel dispone di circa 200 posti letto. La commercializzazione di The Residence hotels avviene attraverso i cataloghi di alcuni tour operator di fascia alta, tra cui Hotelplan.