Tunisia: la strategia di Ennahda dopo la nomina del primo
Transcript
Tunisia: la strategia di Ennahda dopo la nomina del primo
27 febbraio 2013 Tunisia: la strategia di Ennahda dopo la nomina del primo ministro Ali Larayedh Marco Nembrini(*) Dopo la dimissioni di Hemadi Jebali, la Tunisia ha conosciuto dal 22 febbraio il suo nuovo primo ministro, Ali Larayedh, nominato ufficialmente dal presidente Marzouki. Classe 1955, Larayedh è uno dei prinicipali leader e fondatori del partito islamista Ennahda, di cui è stato segretario generale fino al suo arresto nel dicembre 1990, a cui seguì una condanna definitiva a 15 anni di carcere, di cui 10 scontati in isolamento. Dal 26 dicembre 2011, data dell’insediamento del governo Jebali, fino alla settimana scorsa, Larayedh ha ricoperto l’incarico di ministro degli Interni, uno dei ministeri più delicati e, allo stesso tempo, controversi del governo post-rivoluzione: basti ricordare l’attacco all’ambasciata degli Stati Uniti e il saccheggio della scuola americana successivamente incendiata, gli scontri durante la manifestazione del 9 aprile, la crisi di Siliana, dove a fronte di uno sciopero la polizia reagì con colpi d’arma da fuoco sparati ad altezza d’uomo, o ancora l’ambiguità dimostrata esitando sulla condanna di alcuni atti di violenza da parte di gruppi salafiti. Da ultimo, l’omicidio di Chokri Belaid, circostanza in cui fu attribuita al ministero degli Interni una responsabilità perlomeno morale. In un contesto politico caratterizzato da confusione e conflitti interni ai partiti, questa nomina ha un importante valore simbolico: Ennahda ha infatti voluto dare un segnale forte alle parti politiche e all’opposizione, mettendo al potere un uomo tra i più fedeli al partito, nonostante non goda di buona fama tra il popolo tunisino. In questo modo il partito islamista vuole mostrarsi compatto e scongiurare ogni impressione di divisioni al suo interno, favorendo un componente del Consiglio della Shura, ampiamente apprezzato dai membri del suo stesso movimento. Ghannouchi e i leader del partito islamista riconoscendo nell’assassinio di Chokri Belaid un attacco diretto al loro partito, hanno optato per una soluzione che potesse assicurare la sopravvivenza di Ennahda e la sua permanenza al potere. Fedele alla sua promessa di rinunciare alla carica di primo ministro nel caso in cui non fosse riuscito a formare un governo di tecnocrati, Jebali si è dimesso, cedendo alla principale preoccupazione del partito islamista di garantirsi la continuità al governo attraverso la nomina di Ali Larayedh. Con questa mossa Ennahda ha quindi inviato un messaggio di immobilismo politico piuttosto che di ricerca di dialogo con i suoi detrattori, compromettendo, per il momento, la possibilità di nuovi negoziati per un governo che interagisca con le altre componenti politiche. A seguito di questa decisione, le reazioni dell’opposizione non si sono fatte aspettare: il Fronte Popolare e Al Joumhouri hanno dichiarato che tale nomina rappresenta un passo indietro nel già precario dialogo, mentre Al Massar e Nidaa Tounes si ritraggono da qualsiasi negoziato con Ennahda. Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. (*)Marco Nembrini, Field Office – Carter Center, Tunisi. 2 Tuttavia, con l’appoggio di Ettakatol e Cpr, le altre due componenti della Troika, Ennahda gode ancora una volta di una maggioranza politica all’interno dell’Assemblea Nazionale Costituente, se si considerano anche Al Wafa, movimento nato dalla scissione interna al Cpr, e il gruppo filo-islamista Libertà e Dignità. Complessivamente, questi partiti contano circa 120 membri all’interno dell’Anc, cifra che supera ampiamente la maggioranza (109) necessaria a un governo per essere approvato dal voto di fiducia. Un consiglio dei ministri composto da membri della Troika e dai due partiti alleati non avrebbe quindi alcuna difficoltà a essere nominato, costringendo l’opposizione a rimanere fuori da ogni potere decisionale. Ennahda è ben cosciente di poter ancora godere del vantaggio politico che si è guadagnato nelle prime elezioni democratiche del paese, ed è per questo che ha fin da subito rifiutato la possibilità di istituire un governo tecnico proposto da Jebali. Accolto da un sondaggio pubblicato lunedì 25 febbraio, secondo cui il 58% dei tunisini non crede che potrà riformare un governo in grado di fronteggiare l’instabilità politica e sociale del paese, Larayedh dispone attualmente di due settimane per poter proporre l’elenco dei nuovi ministri, da cui dipenderà la transizione del paese verso le prossime elezioni e la stesura definitiva della costituzione. ISPI - Commentary La ricerca ISPI analizza le dinamiche politiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale con il duplice obiettivo di informare e di orientare le scelte di policy. I risultati della ricerca vengono divulgati attraverso pubblicazioni ed eventi, focalizzati su tematiche di particolare interesse per l’Italia e le sue relazioni internazionali. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. ISPI Palazzo Clerici Via Clerici, 5 I - 20121 Milano www.ispionline.it © ISPI 2013